Anno | 2019 |
Genere | Documentario |
Produzione | Italia |
Durata | 67 minuti |
Regia di | Ana Shametaj |
Attori | Arianna Aragno, Lorella Barlaam, Elena Bastogi, Silvia Curreli, Elena Griggio Mariangela Gualtieri, Rossella Guidotti, Enrico Malatesta, Lucia Palladino, Alessandro Percuoco, Ondina Quadri, Piero Ramella, Marcus Richter, Cesare Ronconi, Gianfranco Scisci, Stefania Ventura. |
MYmonetro | 3,07 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 29 marzo 2019
Dodici artisti immersi nel bosco per cercare ispirazione.
CONSIGLIATO SÌ
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Un gruppo di dodici giovani interpreti trascorre tre mesi di studio, prove, vita in comune in un luogo unico e appartato: un arboreto sulle alte colline romagnole, all'interno del quale c'è un teatro di legno di recente costruzione, una foresteria, una grande cucina e tutto intorno un bosco avvolto dalla nebbia invernale. Quattro guide artistiche li condurranno in un percorso fatto di training fisico nei boschi, cori e canti polifonici, esercizi di silenzio, di attenzione, di memoria, di studio filosofico, secondo metodi che si rifanno ai maestri del passato.
Ogni giorno la poetessa Mariangela Gualtieri scrive facendosi ispirare dalle ragazze e dai ragazzi e cuce i versi addosso a ciascuno, pensando ai loro tratti salienti.
Il gruppo di attori è allenato dal regista Cesare Ronconi a diventare un coro, un corpo unico e compatto in scena, al tempo stesso ogni ragazzo è spinto a penetrare nella propria solitudine. Non è mai facile sintetizzare un percorso di ricerca che dura mesi in un film. Lo è ancora di meno se ci si è data la giusta misura di poco più di un'ora di proiezione. Ana Shametaj ci è riuscita cogliendo il farsi di una messa in scena che non aveva come scopo quello di far 'recitare' dei giovani interpreti ma quello, più complesso, di fondere il loro vissuto con l'intensità della parola che da poesia si fa carne viva. Lo sguardo della telecamera coglie situazioni collettive ma anche spazi di solitudine in cui ci si appropria individualmente di ciò che era scritto e che così si trasforma progressivamente in suono e in gesto.
Si rimesta la polenta in una pentola enorme così come si anima con il proprio corpo un grande cerchio in questo film. Si intuisce che la regista ha lavorato al montaggio su un materiale molto più vasto sapendo scegliere alla fine non solo le immagini esteticamente più riuscite ma anche quegli slanci di vitalità o anche di dubbio che contribuiscono alla costruzione di un opera collettiva che non dimentica mai l'individualità delle persone. Gualtieri e Ronconi ne sono gli esperti demiurghi ed anche i sensibili custodi.