roberto pasi
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mercoledì 29 gennaio 2020
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un film da vedere
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Vivo in Sud Corea e ho avuto occasione di vedere il film in occasione del centenario di Fellini.
Fellini è molto conosciuto in Sud Corea, e vedere un film su questo grande Maestro ci ricorda la grandezza del suo lavoro.
Un film interessante che non solo ci ricorda la bellezza e visione di Fellini, ma ci mostra la bravura del regista che racconta aspetti inediti di Fellini al grande pubblico.
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Vivo in Sud Corea e ho avuto occasione di vedere il film in occasione del centenario di Fellini.
Fellini è molto conosciuto in Sud Corea, e vedere un film su questo grande Maestro ci ricorda la grandezza del suo lavoro.
Un film interessante che non solo ci ricorda la bellezza e visione di Fellini, ma ci mostra la bravura del regista che racconta aspetti inediti di Fellini al grande pubblico.
In Sud Corea FELLINI FINE MAI ha avuto molto successo, anche perchè Fellini amava molto gli orientali, e nei suoi film metteva sempre figure orientali. La parte "mistica" ben illustrata dal regista, specialmente nella parte finale del film è molto toccante, ai coreani da sempre sensibili a questa tematica è piaciuta molto.
Un grande Film e due grandi registi, differenti tra loro, ma profondamente legati da visioni di vita e narrative. La grandezza di Eugenio Cappuccio è stato nel far parlare la narrazione filmica come qualcosa di separato dall'autore, come un estraniamento del regista che permette ad una creatura a se stante di prendere vita svilupparsi e poi terminare.
Un film che mostra una visione ironica della realtà, che offre allo spettatore un senso straniante, un allentamento dello spettatore dalla scena, non confondendo le idee allo spettatore, ma offrendo più chiavi per capire la realtà, non solo quella filmica di Fellini. Una distanza che allarga la visione.
In genere non è facile fare un documentario, poi se parliamo di Fellini il Maestro del cinema diventa impossibile, perché ti devi confrontare non solo conte stesso e con la tua bravura ma con il Maestro. Ma il lavoro del regista in questo film è encomiabile, perché Cappuccio ha lavorato “alto ma a pancia terra” e ciò che viene fuori da questo film è che è un film su Fellini, forse il migliore, dove emerge il lavoro del grande Maestro e non l’Io del regista che lo ha fatto. Cappuccio ha fatto un film su Fellini usando le tecniche di Fellini, come ad esempio l’estraniamento, l’ironia, la visione facendo sognare lo spettatore fino all’ultimo, creando una nuova forma di narrazione documentaristica, sapendo che lo spettatore sa che sta guardando un documentario, un film documentario però che va oltre il concetto di documentario stesso.
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federico perricone
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domenica 2 febbraio 2020
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il vero realista è il visionario
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Ho visto Fellini Fine Mai inizialmente con un po' di scetticismo. Temevo di trovarmi di fronte all'ennesimo documentario fatto di filmati di repertorio e spezzoni di opere già visti, uniti insieme dalla sola necessità di celebrare il centesimo anniversario della nascita del maestro. Ma il documentario (che documentario soltanto non è) porta la firma di Eugenio Cappuccio e, come in fondo mi attendevo, si è rivelato essere forse il più sincero e originale lavoro dedicato al grande artista.
Il film è nettamente diviso in due parti.
La prima è raccontata in prima persona da Cappuccio, che di Fellini è stato assistente, attraverso i suoi ricordi e quelli di Milo Manara, di Antonello Ghelen e - in particolare - di Andrea De Carlo e di Sergio Rubini, che - come Cappuccio - hanno avuto il privilegio di iniziare la loro carriera insieme al grande artista.
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Ho visto Fellini Fine Mai inizialmente con un po' di scetticismo. Temevo di trovarmi di fronte all'ennesimo documentario fatto di filmati di repertorio e spezzoni di opere già visti, uniti insieme dalla sola necessità di celebrare il centesimo anniversario della nascita del maestro. Ma il documentario (che documentario soltanto non è) porta la firma di Eugenio Cappuccio e, come in fondo mi attendevo, si è rivelato essere forse il più sincero e originale lavoro dedicato al grande artista.
Il film è nettamente diviso in due parti.
La prima è raccontata in prima persona da Cappuccio, che di Fellini è stato assistente, attraverso i suoi ricordi e quelli di Milo Manara, di Antonello Ghelen e - in particolare - di Andrea De Carlo e di Sergio Rubini, che - come Cappuccio - hanno avuto il privilegio di iniziare la loro carriera insieme al grande artista. "Fellini dava fiducia ai giovani, e tanta", dice Cappuccio, ed è in questa frase, e nelle immagini che sapientemente sceglie per illustrare il suo racconto, che il regista ci offre - da subito - un'interessante chiave di lettura. Perché ciò che interessa a Cappuccio non è riproporre uno sterile quanto inutile elenco delle opere e delle immagini del regista, bensì dimostrare come tutta l'opera di Fellini altro non sia che una "ininterrotta poesia sulla vita", un lungo sogno fantastico del quale si sono nutriti giovani sognatori come Cappuccio e del quale dovrebbero nutrirsi i giovani sognatori di oggi e di domani.
La seconda parte è completamente diversa, sia nei contenuti che nella forma. Non escludo che tale cesura, lo scarto stilistico che rompe nettamente la continuità del film, possa da alcuni essere vista come un difetto narrativo, ma - a mio avviso - lo straniamento che tale rottura produce è tutt'altro che casuale. "Il vero realista è il visionario", diceva Fellini. Cappuccio ci emancipa dalla realtà contingente del Fellini regista e, con un "colpo di scena" di rado possibile in un'opera di matrice documentaristica, ci porta altrove, nel mondo assolutamente reale della sua capacità visionaria. Cappuccio smette di documentare Fellini e, attraverso la vicenda misteriosa, onirica, inquietante della preparazione di "Viaggio a Tulun" (uno dei film che il regista concepì, ma non potè realizzare), ci propone il racconto più vero e originale, quello del Fellini uomo.
Fellini Fine Mai non è quindi, o solamente, un documentario, ma un film sulla vita, sul valore dei sogni e sulla necessità che tutti abbiamo, oggi come ieri, di avere tra noi qualcuno che ne sappia fare.
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