Notti magiche |
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Un film di Paolo Virzì.
Con Mauro Lamantia, Giovanni Toscano, Irene Vetere, Roberto Herlitzka, Marina Rocco.
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Commedia,
Ratings: Kids+13,
durata 125 min.
- Italia 2018.
- 01 Distribution
uscita giovedì 8 novembre 2018.
MYMONETRO
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Notti da dimenticare
di gabriellaFeedback: 13304 | altri commenti e recensioni di gabriella |
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martedì 15 gennaio 2019 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Ho sempre apprezzato il cinema di Virzì e anche se ovviamente come ogni regista, ha lavori più buoni ed altri inferiori, gli ho sempre riconosciuto un’onestà e un occhio attento e analitico della nstra società e della nostra generazione,, però qui mi trovo in gran difficoltà, di fronte a questo suo ultimo lavoro , trovo estremamente difficile trovarci dei pregi. C'è una scena in questo film che commuove, ed è quella di Luciano tra gli operai di Piombino. Troppo poco una scena soltanto, ma tanto è bastato per non lasciare la sala cinematografica prima del finale, mentre molti altri spettatori non si facevano i miei scrupoli, prendevano i cappotti e si defilavano…. Pessima abitudine, però comprensibile, in certi casi. Il regista livornese descrive un pezzo d’Italia negli anni 90, precisamente la notte del mondiale in cui l’Italia venne buttata fuori dall’Argentina ai rigori, mentre i tifosi sono con il fiato sospeso, un’auto cade nel Tevere, il cadavere ripescato è di Lendro Saponaro, noto produttore cinematografico in declino. I maggiori indiziati sono tre giovani aspiranti sceneggiatori , il siciliano Antonino, il toscano Luciano e la romana problematica Eugenia, illusi e disillusi dai grandi interpreti, i grandi protagonisti che sono invecchiati male e si limitano a sentenziare nostalgie del passato in cui non credono più. Purtroppo a non crederci è anche lo spettatore che annaspa confuso in uno script quasi lisergico, persino i tre sceneggiatori che dovrebbero rappresentare la parte empatica, non suscitano emozioni, non si ha minimamente la sensazione di sincera partecipazione con quell’ovosodo che non va né su né giù,come nel film omonimo del 97 di Virzì, film che a vent’anni di distanza appare più vitale e contemporaneo di quest’ultimo. La lunghezza non aiuta, l’intreccio si complica fino quasi a perdere di vista l’obiettivo, anche il finale zoppica, troppo didascalico e sempliciotto, si arriva esausti e alla fine ecco che le parole del film di Fellini “La voce della luna” hanno un senso… se ci fosse più silenzio, forse si potrebbe capire….. troppe parole in questo film e Virzì come regista lo dovrebbe sapere che certe cose non vanno spiegate con le parole, ma con quello sguardo di malinconica tenerezza che è ancora autentico, quando si mette dalla parte dei precari, degli ultimi, perché è proprio la scena con gli operai quella che rimane dentro, tutto il resto è fumo.
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