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The voice over di Riccardo Scamarcio ci introduce nel suo mondo, lui è Luca Messico, un professore di filosofia in un liceo di Roma, che ha abbandonato la tesi che gli avrebbe permesso l’accesso a una cattedra universitaria, sposato con Sara, medico in un ospedale civile, Luca è un uomo mediocre, senza ambizioni, senza coraggio, senza interessi, non riesce a tener testa a un suocero invadente e stronzo, che oltre a esercitare il controllo sulla figlia, non perde occasione per rinfacciargli la sua inferiorità sociale ed economica, ciononostante ha una moglie innamorata, comprensiva e incoraggiante con la quale sta cercando di avere un figlio con la fecondazione assistita. Progetto che però dovranno accantonare perché l’annuncio in tv del presidente del consiglio Conte, rinchiude in casa gli italiani per emergenza covid, così, mentre Sara sarà impegnata in ospedale con turni estenuanti, Luca, costretto e annoiato con la didattica a distanza, si trova a spiare la seducente sconosciuta della porta accanto, anzi è sempre la voice over a presentarcela come la donna artefice della sua rovina, perché l’attrazione , il desiderio avranno il sopravvento e mentre Sara è in ospedale con mascherina e scafandro a salvare vite, lui e Amanda se la spassano alla grande finché la femme fatale, non rivelerà la sua identità dando luogo a una serie di eventi tra il grottesco e il noir. Devo dire che gli sviluppi narrativi appaiono un po' deboli, come lo è il suo protagonista, sempre in bilico su un piano inclinato, tra il desiderio di colmare le lacune della sua esistenza , e quella di essere protagonista della sua vita, ma rimane un piccolo uomo tra due donne molto più in gamba di lui, manipolato dall’attraente vicina e dalle premure di una moglie affettuosa. Ma se il personaggio, peraltro ben interpretato da Scamarcio è il classico maschio che cede alla tentazione, le figure femminili non rappresentano modelli innovativi, Amanda , ( Mariela Garriga)è coilei che inganna , con quel corpo sinuoso, i vestiti attillati, il modo di muoversi provocante , mentre Sara ( Maria Chiara Giannetta), dolce, fedele, che veste maglie troppo larghe, poco appariscente, il porto sicuro, che non merita le venga fatto del male. Diciamo che il film di Stefano Sardo, pur lodevole nella fotografia sempre elegante e nel ritmo abbastanza equilibrato, non possiede quella forza intrinseca capace di sorprendere, forse perché inquinato da troppi registri che offuscano la tensione.
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