Il toro |
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Un film di Carlo Mazzacurati.
Con Marco Messeri, Roberto Citran, Diego Abatantuono, Alberto Lattuada, Boris Dvornik.
continua»
Commedia,
Ratings: Kids+16,
durata 105 min.
- Italia 1994.
- Penta Distribuzione
uscita giovedì 29 settembre 1994.
MYMONETRO
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A testa bassa
di gabriellaFeedback: 20188 | altri commenti e recensioni di gabriella |
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venerdì 18 aprile 2025 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Sono molte le sale in Veneto che a undici anni dalla morte di Carlo Mazzucurati, ripropongono la visione dei suoi film, ed è stato un piacere per me rivedere in una versione restaurata "Il Toro", film del 94 premiato con il Leone d'argento a Venezia che è valso la Coppa Volpi a Roberto Citran, film che non invecchia, sorprendentemente attuale a distanza di trent’anni. Il suo è un cinema che amava definire parla di esseri umani, specie quelli più fragili, quelli mai da prima fila, storie marginali che trovano la loro ricchezza in una scrittura sensibile e profondamente umana. Franco ( bravissimo Diego Abatantuono)v iene licenziato dalla cooperativa per la quale lavora, per risarcirsi ruba Corinto, un toro da monta e decide di portarlo dal Veneto in Ungheria con l’aiuto di Loris ( Roberto Citran), un allevatore di vitelli in difficoltà. I due, diversissimi per carattere , si mettono in viaggio fino a raggiungere la ex Jugoslavia, un’avaria al motore del camion li conduce da una famiglia con un anziano che ha un figlio al fronte e vive con la nuora e il nipotino, le differenze linguistiche ( non tradotte), ci immergono nel loro mondo e uno spaesamento che scopre però di avere lo stesso cuore, la stessa sorte che li unisce e diventa voce. Poi l’attraversamento della frontiera, i paesaggi innevati, il freddo, il confronto scontro tra i due amici , Franco, l’uomo cinico, distaccato , un po' spaccone, per lui Corinto è solo un buon affare e cerca di guadagnarci il possibile, per Loris invece, uomo mite, abituato a faticare, che sa prendersi cura di persone e animali con la stessa cura e dedizione, scoprire che le cose non rimangono immutate, l’amico Sandor con il quale l’idea di partenza era concludere l’affare, non si occupa più di allevamenti, il post comunismo l’ha privato del prestigio che aveva, verso un finale speranzoso, la vita che ricomincia, dalla terra, dal lavoro. Il ritmo lento, la malinconia e la desolazione della guerra di un paese vicino, la narrazione intensa, il viaggio, l’amicizia aggiungono valore , ancora oggi al talento di uno dei registi più schivi e autentici del cinema italiano.
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