Carlo Mazzacurati: Una certa idea di cinema |
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Un film di Mario Canale, Enzo Monteleone.
Documentario,
durata 80 min.
- Italia 2024.
- Fandango
MYMONETRO
Carlo Mazzacurati: Una certa idea di cinema
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La poetica di uno sguardo provinciale
di gabriellaFeedback: 20188 | altri commenti e recensioni di gabriella |
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giovedì 20 marzo 2025 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Carlo Mazzacurati è stato un regista che ho particolarmente amato e del quale mi sarebbe piaciuto continuare a godere della visione dei suoi film, dei suoi personaggi, apparentemente piccoli e insignificanti, figure ai margini eppure dignitose, di continuare quei sentieri visivi e narrativi raccontati sempre con grande delicatezza e sensibilità Ci hanno pensato due registi, il padovano Enzo Monteleone e il ferrarese Mario Canale a rendere omaggio al regista veneto scomparso prematuramente nel gennaio 2014 con un docufilm che attraverso una lunga intervista a Mazzacurati e i ricordi degli amici, raccontano aneddoti, particolari del suo cinema, ma sopratutto il legame che riusciva a creare con i suoi attori. Ne esce un ritratto sincero, genuino, per niente ricattatorio di un uomo e del suo profilo autentico, autoriale, del suo sguardo che sapeva cogliere, osservare, comprendere, del suo desiderio di raccontare storie di provincia, di paesaggi nebbiosi del nord est veneto , i suoi acquitrini, le sue nebbie, oppure quelli toscani, in una Livorno illuminata dalla fotografia di Luca Bigazzi, o i paesi dell’est europeo, del viaggio ( Il toro) come riscatto dalla precarietà, immagini cullate dalle note di Ivano Fossati, “ Vesna va veloce, che rovescia lo sguardo , di chi sta dall’altra parte, è straniero , non parla la nostra lingua e non ha una connotazione geografica. Pian piano vediamo scorrere uno ad uno immagini e brevi scene dei suoi film, i suoi ritmi e i suoi silenzi , i suoi ambienti popolati da gente che non ce la fa, che ha una sua fierezza nel cercare di sopravvivere, raccontati con espressione indulgente, mai giudicante, ma impreziosita da un linguaggio semplice, immediato, consapevole mai banale, un idioma profondamente intenso che cura i dettagli e i particolari con il cesello della mitezza e della generosità. C’è rispetto, rimpianto, ma sopratutto amicizia nelle parole di Roberto Citran, interprete di quasi tutti i suoi film, in quelle di Fabrizio Bentivoglio, Antonio Albanese, Giuseppe Battiston, Marco Messeri, Maja Sansa, Paola Cortellesi e molti altri, ma anche, parafrasando uno dei suoi migliori lavori, la giusta distanza tra emozione e accurata descrizione. Ritengo che oltre a essere un doveroso tributo al cineasta padovano, il documentario rappresenta un’occasione di far conoscere un autore di cui mi auguro il suo cinema venga distribuito nelle sale perché è un cinema da recuperare e salvaguardare, e non solo perché in esso c’è un cuore che non ha mai cessato di battere. Nell’ormai lontano febbraio del 1987 nasceva la Sacher Film , società di produzione cinematografica voluta da Nanni Moretti e Angelo Barbagallo, e come sostiene lo stesso Moretti, voleva che il primo film prodotto fosse qualcosa che avesse una sua voce, la scelta cadde su un trentenne esordiente, “Notte italiana “ di Carlo Mazzacurati. “ Le cose belle a volte avvengono un po' per caso e tu non ne sei il determinatore. Sei semplicemente lo spettatore e un po ne approfitti, come i grandi fotografi”
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