flaw54
|
domenica 11 novembre 2018
|
ma è virzì?
|
|
|
|
Sono un grande estimatore di Virzì e sono rimasto allibito di fronte a questo film. Pesante, noioso, recitato volutamente in tono teatrale, con tutti i personaggi sopra le righe e con momenti ( le discussioni al ristorante guidate da un anacronistico Herlitzka ) veramente insopportabili! Metacinema? Ma dove voleva arrivare Virzì? Una critica al cinema stesso? Una rivolta contro il cinema impegnato? Boh! Impostato come un giallo durante i mondiali del 1990 in modo del tutto ruffianesco il lavoro si perde nei flashback dei tre giovani sceneggiatori interpretati da tre attori che spero di non vedere più al cinema. Perfino il personaggio toscano ( quasi sempre i toscani esprimono simpatia) riesce ad essere odioso e incapace di qualsiasi forma di recitazione.
[+]
Sono un grande estimatore di Virzì e sono rimasto allibito di fronte a questo film. Pesante, noioso, recitato volutamente in tono teatrale, con tutti i personaggi sopra le righe e con momenti ( le discussioni al ristorante guidate da un anacronistico Herlitzka ) veramente insopportabili! Metacinema? Ma dove voleva arrivare Virzì? Una critica al cinema stesso? Una rivolta contro il cinema impegnato? Boh! Impostato come un giallo durante i mondiali del 1990 in modo del tutto ruffianesco il lavoro si perde nei flashback dei tre giovani sceneggiatori interpretati da tre attori che spero di non vedere più al cinema. Perfino il personaggio toscano ( quasi sempre i toscani esprimono simpatia) riesce ad essere odioso e incapace di qualsiasi forma di recitazione. Perfino Giannini appare fuori parte per non parlare della ragazza coccodè che lo accompagna. Le citazioni cinematografiche poi sembrano inserite solo per attrarre lo spettatore e appaiono del tutto distanti dalla storia. Un brutto scivolone per Virzì.
[-]
[+] condivido pienamente
(di micio micio)
[ - ] condivido pienamente
[+] condivido in tutto ma non sono estimatore di virzi
(di giannaccio)
[ - ] condivido in tutto ma non sono estimatore di virzi
[+] deterioramento cognitivo in corso?
(di laurastorm)
[ - ] deterioramento cognitivo in corso?
[+] condivido
(di ignazio vendola)
[ - ] condivido
|
|
[+] lascia un commento a flaw54 »
[ - ] lascia un commento a flaw54 »
|
|
d'accordo? |
|
samanta
|
mercoledì 14 novembre 2018
|
le notti non magiche di virzì
|
|
|
|
Il film è stato definito una commedia gialla, ma in realtà l'elemento poliziesco è modesto ed è il pretesto per raccontare il mondo cinematografico romano nel periodo dei campionati del mondo del 1990 in Italia (8 giugno-8 luglio). Il film inizia il 3 luglio durante la semifinale Italia-Argentina, un'auto cade dal ponte sul tevere i sommozzatori la ripescano e si trova il cadavere di un uomo, che si accerta era già morto prima di cadere in acqua è Leandro Saponaro produttore cinamtografico (Giancarlo Giannini), 3 giovani che sono identificati da una fotografia e che avevano trascorso la serata prima dell'incidente con Saponaro, sono fermati dai carabinieri e all'ufficiale che li interroga raccontano la loro storia.
[+]
Il film è stato definito una commedia gialla, ma in realtà l'elemento poliziesco è modesto ed è il pretesto per raccontare il mondo cinematografico romano nel periodo dei campionati del mondo del 1990 in Italia (8 giugno-8 luglio). Il film inizia il 3 luglio durante la semifinale Italia-Argentina, un'auto cade dal ponte sul tevere i sommozzatori la ripescano e si trova il cadavere di un uomo, che si accerta era già morto prima di cadere in acqua è Leandro Saponaro produttore cinamtografico (Giancarlo Giannini), 3 giovani che sono identificati da una fotografia e che avevano trascorso la serata prima dell'incidente con Saponaro, sono fermati dai carabinieri e all'ufficiale che li interroga raccontano la loro storia. Dei 3 giovani Antonino (Mauro Lamantia) e Luciano (Giovanni Toscano) sono arrivati a Roma all'inizio del campionati dalla Sicilia e dalla Toscana, perché insieme a Eugenia (Irene Vetere) ragazza affetta da fobie della ricca borghesia romana, sono finalisti ad un premio per la migliore sceneggiatura. Il premio viene vinto da Antonino, ma tutti e tre diventano amici dormono nella casa della ragazza e cercano con vario esito a entrare nel mondo cinematografico.
Diciamo che alla fine della loro storia il giallo si risolverà, i ragazzi rinunciano ai sogni del cinema e ritornano da dove sono venuti. Un prologo girato ai giorni nostri ci illustra che fine hanno fatto.
Il film vuole forse essere una specie di omaggio critico agli ultimi giorni gloriosi del nostro cinema, ma si risolve in uno spettacolo di un'umanita più che becera, grottesca, esagerata nella caricatura, a cominciare dal produttore fallito, allo scenografo che schiavizza "i negri" per scrivere le sceneggiature, e così via, Virzì calca la mano, non centrando il bersaglio, non che la volgarità e il "cafonal" manchino, ma siamo in un ambiente (come altri ...) in cui vige l'autoreferenzialità reciproca (salvo la pugnalata alle spalle), non è frequente l'insulto diretto. Ad esempio la scena nella trattoria per festeggiare il premio si trasforma in una "caciara" di insulti (manca la finezza di Scola in simili ambientazioni), insomma i personaggi sono grotteschi, smodati, sono stucchevoli i continui riferimenti espliciti a personaggi veri (Mastroiani, Fellini, De Michelis, Craxi ...identificati da controfigure) ovvero impliciti, così scatta il giuoco: chi ha voluto indicare? L'unico personaggio positivo ed equilibrato è l'ufficiale dei carabinieri, ma anche qui si scivola in un buonismo inverosimile. L'interpretazione è carente, i 3 giovani sono esordienti, ma ne hanno di strada da fare, specie la ragazza, lo stesso Giannini che è un valente attore è sottotono facendo un personaggio troppo caricaturale. In omaggio al Politically Correct c'é la scena lesbica, superflua, tra due donne nude. Per concludere un film mediocre e inutile.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a samanta »
[ - ] lascia un commento a samanta »
|
|
d'accordo? |
|
oro
|
lunedì 12 novembre 2018
|
film brutto
|
|
|
|
Viene quasi da difenderlo per quant'è brutto. Cioè l'idea è buona, buona l'ambientazione (scenografia/costumi), il genere (giallo/commedia all'italiana), forse la fotografia e anche l'organizzazione (è un film alla Virzì con molti personaggi)... Ma il resto? Appare decisamente impreciso, male interpretato, lento e noioso - e non perché sia lungo 125 minuti. Persino il finale è banale (omicidio del "maggiordomo" e l'aver lasciato al capitano dei carabinieri il compito altamente imporobabile di spiegare sbrigativamente il senso del film "...l'avete ucciso voi..."). Solo il riferimento ad una novella Monica Vitti (?) mi è particolarmente piaciuto ma è veramente troppo poco.
[+]
Viene quasi da difenderlo per quant'è brutto. Cioè l'idea è buona, buona l'ambientazione (scenografia/costumi), il genere (giallo/commedia all'italiana), forse la fotografia e anche l'organizzazione (è un film alla Virzì con molti personaggi)... Ma il resto? Appare decisamente impreciso, male interpretato, lento e noioso - e non perché sia lungo 125 minuti. Persino il finale è banale (omicidio del "maggiordomo" e l'aver lasciato al capitano dei carabinieri il compito altamente imporobabile di spiegare sbrigativamente il senso del film "...l'avete ucciso voi..."). Solo il riferimento ad una novella Monica Vitti (?) mi è particolarmente piaciuto ma è veramente troppo poco.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a oro »
[ - ] lascia un commento a oro »
|
|
d'accordo? |
|
gabriella
|
martedì 15 gennaio 2019
|
notti da dimenticare
|
|
|
|
Ho sempre apprezzato il cinema di Virzì e anche se ovviamente come ogni regista, ha lavori più buoni ed altri inferiori, gli ho sempre riconosciuto un’onestà e un occhio attento e analitico della nstra società e della nostra generazione,, però qui mi trovo in gran difficoltà, di fronte a questo suo ultimo lavoro , trovo estremamente difficile trovarci dei pregi. C'è una scena in questo film che commuove, ed è quella di Luciano tra gli operai di Piombino. Troppo poco una scena soltanto, ma tanto è bastato per non lasciare la sala cinematografica prima del finale, mentre molti altri spettatori non si facevano i miei scrupoli, prendevano i cappotti e si defilavano….
[+]
Ho sempre apprezzato il cinema di Virzì e anche se ovviamente come ogni regista, ha lavori più buoni ed altri inferiori, gli ho sempre riconosciuto un’onestà e un occhio attento e analitico della nstra società e della nostra generazione,, però qui mi trovo in gran difficoltà, di fronte a questo suo ultimo lavoro , trovo estremamente difficile trovarci dei pregi. C'è una scena in questo film che commuove, ed è quella di Luciano tra gli operai di Piombino. Troppo poco una scena soltanto, ma tanto è bastato per non lasciare la sala cinematografica prima del finale, mentre molti altri spettatori non si facevano i miei scrupoli, prendevano i cappotti e si defilavano…. Pessima abitudine, però comprensibile, in certi casi. Il regista livornese descrive un pezzo d’Italia negli anni 90, precisamente la notte del mondiale in cui l’Italia venne buttata fuori dall’Argentina ai rigori, mentre i tifosi sono con il fiato sospeso, un’auto cade nel Tevere, il cadavere ripescato è di Lendro Saponaro, noto produttore cinematografico in declino. I maggiori indiziati sono tre giovani aspiranti sceneggiatori , il siciliano Antonino, il toscano Luciano e la romana problematica Eugenia, illusi e disillusi dai grandi interpreti, i grandi protagonisti che sono invecchiati male e si limitano a sentenziare nostalgie del passato in cui non credono più. Purtroppo a non crederci è anche lo spettatore che annaspa confuso in uno script quasi lisergico, persino i tre sceneggiatori che dovrebbero rappresentare la parte empatica, non suscitano emozioni, non si ha minimamente la sensazione di sincera partecipazione con quell’ovosodo che non va né su né giù,come nel film omonimo del 97 di Virzì, film che a vent’anni di distanza appare più vitale e contemporaneo di quest’ultimo. La lunghezza non aiuta, l’intreccio si complica fino quasi a perdere di vista l’obiettivo, anche il finale zoppica, troppo didascalico e sempliciotto, si arriva esausti e alla fine ecco che le parole del film di Fellini “La voce della luna” hanno un senso… se ci fosse più silenzio, forse si potrebbe capire….. troppe parole in questo film e Virzì come regista lo dovrebbe sapere che certe cose non vanno spiegate con le parole, ma con quello sguardo di malinconica tenerezza che è ancora autentico, quando si mette dalla parte dei precari, degli ultimi, perché è proprio la scena con gli operai quella che rimane dentro, tutto il resto è fumo.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a gabriella »
[ - ] lascia un commento a gabriella »
|
|
d'accordo? |
|
angelo umana
|
giovedì 29 ottobre 2020
|
è il mondo del cinema , bellezza!
|
|
|
|
Film perfino interessante. anche se un pò ubriacante, una confessione del '90 (Italia '90, Notti magiche aspettando un gol...) sul cinema italiano: la sua crisi, vecchie glorie che hanno perso o stanno perdendo tutto, debosciati, cialtroni e spiantati, che si nutrono delle idee di tre freschi ragazzi, giovanotti di belle speranze e idealisti : a uno il vecchio produttore Giancarlo.Giannini spilla pure soldi perché ha perso tutto, anche la sua sciantosa discinta che finirà in una casa-famiglia, eppure lo amava tanto tanto intensamente con il corpo e con la mente - canzone. La ragazza, tra i tre giovani speranzosi e anche delusi da questo mondo, resta vittima presunta incinta dell'attore acclamato.
[+]
Film perfino interessante. anche se un pò ubriacante, una confessione del '90 (Italia '90, Notti magiche aspettando un gol...) sul cinema italiano: la sua crisi, vecchie glorie che hanno perso o stanno perdendo tutto, debosciati, cialtroni e spiantati, che si nutrono delle idee di tre freschi ragazzi, giovanotti di belle speranze e idealisti : a uno il vecchio produttore Giancarlo.Giannini spilla pure soldi perché ha perso tutto, anche la sua sciantosa discinta che finirà in una casa-famiglia, eppure lo amava tanto tanto intensamente con il corpo e con la mente - canzone. La ragazza, tra i tre giovani speranzosi e anche delusi da questo mondo, resta vittima presunta incinta dell'attore acclamato. Feste e ritrovi tra gente "alta" dell'ambiente, con ragazzette solo armate di "forme", gente che conclude la serata come meglio può fino all'alba (viene in mente il finale de La dolce vita). Notti magiche - nel senso di ex-maghi - presunte creative, gente che pontifica non avendo più nulla da dire. Una solitudine più un'altra che - ci viene detto - in qst caso non danno due solitudini ma una buona compagnia: ma le due solitudini sono quella di un vecchio regista che ancora sa cogliere la magia del cinema ed una giovane "di paese" molto ricettiva e ottimista. Gente che mangia e beve a sbafo, si canta cacao meravigliao quasi non ci fosse più nulla da inventare. Passa perfino Craxi col suo piglio fiero e deciso e il suo nugolo di politici, a lui si appressano attori produttori registi e attorucoli, cercano un santo protettore. I tre ragazzi creativi che fanno la loro suprema dichiarazione "portare la cultura a casa della gente" (ma nella realtà i cinespettatori sono molti meno degli spettatori di tv che prendono pure spazzatura). Giovani accusati dai vecchi cialtroni di far morire il cinema, rovina del cinema italiano ... La foto di Cossiga (evviva, tra lui e Craxi fu un tripudio) nell'ufficio del comandante carabinieri, che però raccomanda ai nuovi creativi di "raccontare la vita"... e guardare cercare di capire e appassionarsi ai personaggi, da parte dello spettatore. Tutto questo sullo sfondo di qualche immagine di Italia '90 con la voce di Martellini, e attorno ai gol in tv tutti sembrano uniti (altro film per associazione di idee, recente, il calcio che unisce all'inizio de I Miserabili).
[-]
|
|
[+] lascia un commento a angelo umana »
[ - ] lascia un commento a angelo umana »
|
|
d'accordo? |
|
raffele
|
martedì 4 dicembre 2018
|
ubriachi e maneggioni del cinema italiano
|
|
|
|
bè, io penso che uno scrittore, un artista, un regista possano soffermarsi su ciò che vogliono, senza il dovere di tratteggiare il tutto, senza la fissazione di significare un fallimento o un trionfo. ho come la sensazione che a volte le critiche si ispirino a ciò che ci si aspetta più che a quello che si è visto. io non so chi o cosa abbia ucciso il cinema italiano, e non so se Virzì volesse esprimere un requiem o comunque una sentenza (può darsi). ma il filo di continuità sottile come la seta fra l'essersi tanto amati, le terrazze romane e qualche grande bellezza, il miscuglio dei sogni di una ragazza che ha subito il padre e "prende il bromazepam", di un ragazzaccio toscano dall'ideazione frenetica, assolutamente antipatico o assolutamente simpatico, come sono i toscani, e di un siciliano intellettualino sapientino da lascia o raddoppia, l'esasperazione densa delle caratterizzazioni, la routine, la stanchezza da vecchie cariatidi, giovani lacchè, mezze tacche del mondo del cinema romano, incastonate nel periodo storico a suon di rigori sbagliati e fantasmi di Craxi e De Michelis, funziona, fa capire, addentra, più banalmente mi piace.
[+]
bè, io penso che uno scrittore, un artista, un regista possano soffermarsi su ciò che vogliono, senza il dovere di tratteggiare il tutto, senza la fissazione di significare un fallimento o un trionfo. ho come la sensazione che a volte le critiche si ispirino a ciò che ci si aspetta più che a quello che si è visto. io non so chi o cosa abbia ucciso il cinema italiano, e non so se Virzì volesse esprimere un requiem o comunque una sentenza (può darsi). ma il filo di continuità sottile come la seta fra l'essersi tanto amati, le terrazze romane e qualche grande bellezza, il miscuglio dei sogni di una ragazza che ha subito il padre e "prende il bromazepam", di un ragazzaccio toscano dall'ideazione frenetica, assolutamente antipatico o assolutamente simpatico, come sono i toscani, e di un siciliano intellettualino sapientino da lascia o raddoppia, l'esasperazione densa delle caratterizzazioni, la routine, la stanchezza da vecchie cariatidi, giovani lacchè, mezze tacche del mondo del cinema romano, incastonate nel periodo storico a suon di rigori sbagliati e fantasmi di Craxi e De Michelis, funziona, fa capire, addentra, più banalmente mi piace. il film non è affatto brutto, anzi. descrive qualcosa di brutto, di decadente, ma è bello. se no è brutto pure l'inferno di Dante, scusate. si potrebbe chiedere a Virzì di rifarlo illuminando il bello di quelle serate e quelle fiammate di passione, ce ne sarà rimasto un po' fra le cartacce di Roma.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a raffele »
[ - ] lascia un commento a raffele »
|
|
d'accordo? |
|
jonnylogan
|
giovedì 4 novembre 2021
|
notti non troppo magiche
|
|
|
|
Roma, 3 luglio 1990, mentre l’Italia è incollata davanti alla TV per assistere alla semifinale dei mondiali fra la nazionale e l’Argentina, una macchina precipita nel Tevere. Al suo interno viene trovato il cadavere del celebre produttore cinematografico Leandro Saponaro. I maggiori indiziati dell’omicidio sono tre giovani sceneggiatori, finalisti del premio Solinas.
Mentre L’Italia viene giustiziata dagli undici metri, a Roma si consuma un’altra tragedia meno appariscente ma con evidenti ripercussioni sul mondo del cinema Italiano. Un produttore di B Movies viene assassinato, ma da chi?
Dietro la sembianza di un film giallo Paolo Virzì maschera una commedia e anche una severa critica al mondo del cinema, in particolare Romano, con produttori arraffoni, registi che vogliono sfruttare le idee altrui, e tre sceneggiatori in erba che arrivati a Roma con la convinzione di poter svoltare le proprie esistenze si troveranno invece coinvolti, loro malgrado, nell’omicidio di un produttore caduto in disgrazia, impersonato da Giancarlo Giannini, e a cui il ruolo, molto stereotipato, calza a pennello, con numerosi giri loschi da coprire oltre a un’amante, Marina Rocca, perfetta da cercare di piazzare in qualche produzione tv o cinematografica.
[+]
Roma, 3 luglio 1990, mentre l’Italia è incollata davanti alla TV per assistere alla semifinale dei mondiali fra la nazionale e l’Argentina, una macchina precipita nel Tevere. Al suo interno viene trovato il cadavere del celebre produttore cinematografico Leandro Saponaro. I maggiori indiziati dell’omicidio sono tre giovani sceneggiatori, finalisti del premio Solinas.
Mentre L’Italia viene giustiziata dagli undici metri, a Roma si consuma un’altra tragedia meno appariscente ma con evidenti ripercussioni sul mondo del cinema Italiano. Un produttore di B Movies viene assassinato, ma da chi?
Dietro la sembianza di un film giallo Paolo Virzì maschera una commedia e anche una severa critica al mondo del cinema, in particolare Romano, con produttori arraffoni, registi che vogliono sfruttare le idee altrui, e tre sceneggiatori in erba che arrivati a Roma con la convinzione di poter svoltare le proprie esistenze si troveranno invece coinvolti, loro malgrado, nell’omicidio di un produttore caduto in disgrazia, impersonato da Giancarlo Giannini, e a cui il ruolo, molto stereotipato, calza a pennello, con numerosi giri loschi da coprire oltre a un’amante, Marina Rocca, perfetta da cercare di piazzare in qualche produzione tv o cinematografica.
Il film, pur arrivando a un finale che completa in maniera decisamente migliore un arco narrativo che si perde in una lunghezza eccessiva, oltre le due ore, ha momenti di evidente stanca non impreziositi dai tre protagonisti che, come tutti i membri del jet set, risultano sempre troppo sopra le righe, a partire da Eugenia (Irene Vetere) ragazza borghese, ipocondriaca, figlia di un noto politico del quale odia praticamente tutto, inclusa la propria estrazione sociale. Luciano (Giovani Toscano), Piombinese con una carattere fin troppo espansivo, per finire con Antonio (Mauro Lamantia), messinese, laureato in lettere e dai toni formali. Tutti s’illudono di poter piazzare un soggetto che li possa lanciare nel mondo della settima arte, ma si troveranno in pochi giorni a passare dal discutere di Truffaut e Buñuel a fornire un alibi a un capitano dei carabinieri molto comprensivo (Paolo Sassanelli). Virzì desidera celebrare con questa pellicola i propri inizi difficoltosi affidando al Piombinese Luciano il proprio alter ego, ma come detto non riuscendo a catturare l’attenzione del pubblico nonostante una pellicola nata sotto i migliori auspici ma naufragata in una trama troppo dispersiva e non appassionante.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a jonnylogan »
[ - ] lascia un commento a jonnylogan »
|
|
d'accordo? |
|
francesco
|
mercoledì 14 novembre 2018
|
chi ha ucciso il cinema italiano?
|
|
|
|
Secondo me, è un film discreto, forse non ben riuscito in tutta la sua totalità. Da una parte viene descritta una realtà e un contesto dissacrante, pieno di illusioni e disillusioni, e dall'altra ci ritroviamo dei personaggi fin troppo grotteschi (voluto da Paolo Virzì). Virzì ha cercato di raccontare una fiaba nera per poter raccontare il mondo del cinema che è fatto di magia, ma che forse non è un mondo cosi tanto idiliaco e perfetto. Proprio perchè si tratta di una fiaba, tutto quanto è molto grottesco, partendo dai protagonisti. Non credo abbia voluto fare una satira, ma anzi credo che abbia cercato soltanto di raccontare una pagina di storia importante del cinema italiano.
[+]
Secondo me, è un film discreto, forse non ben riuscito in tutta la sua totalità. Da una parte viene descritta una realtà e un contesto dissacrante, pieno di illusioni e disillusioni, e dall'altra ci ritroviamo dei personaggi fin troppo grotteschi (voluto da Paolo Virzì). Virzì ha cercato di raccontare una fiaba nera per poter raccontare il mondo del cinema che è fatto di magia, ma che forse non è un mondo cosi tanto idiliaco e perfetto. Proprio perchè si tratta di una fiaba, tutto quanto è molto grottesco, partendo dai protagonisti. Non credo abbia voluto fare una satira, ma anzi credo che abbia cercato soltanto di raccontare una pagina di storia importante del cinema italiano..una fase di transizione. Molti si chiedono sempre chi abbia ucciso il cinema italiano. La risposta è semplice tutti e nessuno. C'è un parallelo con la morte di Saponara. Leandro non è stato ucciso da nessuno perchè ha avuto un attacco al cuore, ma in realtà l'hanno ucciso tutte le persone che li stavano vicino, compreso i protagonisti, perchè l'hanno completamente abbandonato. Cosi anche il cinema italiano è stato uccisso da tutti, dai vecchi maestri e sceneggiatori, fino alle nuove leve, passando per i produttori. Lo spiega molto bene il carabiniere che la storia reale non è scritta da un autore, ma va avanti in maniera casuale. Il tempo distrugge tutto.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a francesco »
[ - ] lascia un commento a francesco »
|
|
d'accordo? |
|
vanessa zarastro
|
domenica 18 novembre 2018
|
uno scola mal riuscito
|
|
|
|
Polo Virzì è un regista italiano cinquantenne, un autore di film memorabili, come ad esempio “Ovosodo” del 1997 e “La pazza gioia” del 2016. Credo che abbia creatività, una buona dose di comicità e grande interesse umano. Però, penso anche, non si sentisse il bisogno di un ennesimo film su Roma e sui protagonisti del cinema nella capitale.
Siamo appunto a Roma nel 1990, durante i Mondiali di Calcio – detti anche Italia ’90 - che si svolsero in Italia dall'8 giugno all'8 luglio e si conclusero con la vittoria della Germania Ovest che batté in finale l’Argentina per 1-0. Il film inizia con la sequenza dei rigori nella sfortunata semifinale, dove siamo stati battuti dall’Argentina di Maradona.
[+]
Polo Virzì è un regista italiano cinquantenne, un autore di film memorabili, come ad esempio “Ovosodo” del 1997 e “La pazza gioia” del 2016. Credo che abbia creatività, una buona dose di comicità e grande interesse umano. Però, penso anche, non si sentisse il bisogno di un ennesimo film su Roma e sui protagonisti del cinema nella capitale.
Siamo appunto a Roma nel 1990, durante i Mondiali di Calcio – detti anche Italia ’90 - che si svolsero in Italia dall'8 giugno all'8 luglio e si conclusero con la vittoria della Germania Ovest che batté in finale l’Argentina per 1-0. Il film inizia con la sequenza dei rigori nella sfortunata semifinale, dove siamo stati battuti dall’Argentina di Maradona. Dall’uscita sbagliata di Zenga su Caniggia, che ci è costato il pareggio - un errore mai perdonato - fino allo psicodramma dei rigori. Paolo Virzì rende omaggio, sin dall’inizio, Gianna Nannini ed Edoardo Bennato, interpreti della colonna sonora di quei giorni di calcio: Forse non sarà una canzone/A cambiare le regole del gioco/Ma voglio viverla cosi quest'avventura/Senza frontiere e con il cuore in gola/E il mondo in una giostra di colori/E il vento accarezza le bandiere/Arriva un brivido e ti trascina via/E sciogli in un abbraccio la follia/Notti magiche/Inseguendo un goal/Sotto il cielo/Di un'estate italiana/E negli occhi tuoi/Voglia di vincere/Un'estate/Un'avventura in più.
La telecronaca di Bruno Pizzul che risuona per le strade di Roma e sale da un chiosco lungo il Tevere: rigore di Donadoni, parato, rigore di Maradona, dentro, infine arriva Aldo Serena per un ultimo tiro della speranza. Ma anche lì Goycochea para.
Ecco che in quell’istante, mentre tutti sono intenti a guardare la partita e a bestemmiare, un’auto cade dal ponte e finisce nel Tevere. È Leandro Saponaro (Giancarlo Giannini) il produttore cinematografico morto nel fiume.
Il Comandante dei Carabinieri (Paolo Sassinelli) cercherà di ricostruirne le ultime ore di vita del produttore, trascorse tra sceneggiatori, registi, cineasti, attori, press-agent, cene da “Checco er carrettiere” che sostituisce il famoso “Otello” (il solito tavolino alla solita osteria di sempre) attraverso i racconti di tre giovani sceneggiatori che si erano incontrano in concorso al premio Solinas per la migliore sceneggiatura un mese prima e avevano fatto amicizia (ricordano un po’ i tre protagonisti di “C’eravamo tanto amati” di Ettore Scola del 1974): Luciano Ambrogi (Giovanni Toscano) viene da Colmata, una frazione del comune di Piombino, Antonino Scordia (Mauro Lamantia) è un erudito ricercatore messinese e la ricca, ma disturbata, Eugenia Malaspina (Irene Vetere) che prende molti additivi chimici per vincere la timidezza e tamponare le varie nevrosi.
Siamo in un periodo di craxismo dilagante, due anni prima di Tangentopoli che farà fuori un’intera classe dirigente. Politici e cineasti si incontrano, si mescolano e la prima parte del film è densa di riferimenti e di rimandi a quell’epoca. Nello studio della famosa avvocatessa Giovanna Cao c’è Marcello Mastroianni che piange perché è stato lasciato da Catherine Deneuve; Federico Fellini e Roberto Benigni sono sul set de “La voce della Luna”, mentre l’allora mondano Ministro degli Esteri Gianni De Michelis, balla con varie attricette. Nel film si mescolano personaggi reali a quelli di invenzione di cui molti ispirati ad altri personaggi realmente esistiti, come ad esempio il finto Furio Scarpelli interpretato da Roberto Herlitzka
Presentato alla Festa del Cinema di Roma 2018, il film a mio avviso è troppo denso ed è mancante di quella carica e quel ritmo che hanno invece le commedie di Ettore Scola cui il film si ispira. Ho la sensazione che sia la sceneggiatura a non convincere, forse perché ci sono troppe mani, oltre a Virzì Francesca Archibugi e Francesco Piccolo.
La prima parte ci fa immergere in questo mondo tra realtà e leggenda troppo in fretta, si fa fatica a distinguere e a riconoscere i personaggi e risulta noiosa e confusa. Solo verso la fine i ragazzi con le loro storie vengono messi meglio a fuoco e diventano protagonisti e il film si fa seguire meglio.
Così scrive Federico Gironi in comingsoon.it: «Difficile dire di cosa parli davvero “Notti magiche”. Se più dei ricordi del giovane Virzì appena arrivato nella Capitale, delle persone che ha conosciuto e frequentato, o del cinema italiano, dei suoi vezzi e del suo sistema, e della sua morte (avvenuta allora? Prima? Oggi? Da qualche parte lì nel mezzo?). O magari del suo futuro, che però viene stuzzicato e auspicato da un lato, e negato dall’altro. O se voglia essere solo un omaggio al cinema italiano tout court, quello di allora, quello di oggi, e quello al di là da venire».
[-]
|
|
[+] lascia un commento a vanessa zarastro »
[ - ] lascia un commento a vanessa zarastro »
|
|
d'accordo? |
|
ralphscott
|
domenica 16 dicembre 2018
|
meglio se appassionati
|
|
|
|
Film ambizioso e coraggioso,mi ha appassionato e divertito,consapevole che molti rimandi,allusioni (le citazioni sono tante) ,possano arrivare solo a chi dei film ha sempre guardato l'intero apparato e non solo il prodotto finito. Tuttavia,come non cogliere la freschezza di Giovanni Toscano e la simpatia contagiosa del suo riuscitissimo Luciano? Cast ben diretto,ma citazione per il sublime Roberto Herlitzka,in un ruolo che pare nato per lui. Il suo monologo accusatorio mette i brividi e vale da solo la visione dell'opera. Infine una riflessione: come altre pellicole che negli ultimi anni hanno esaltato la bellezza di Roma,anche questa non poteva che ambientarsi nella Capitale,che tutto giustifica,dove tutto diventa possibile.
[+]
Film ambizioso e coraggioso,mi ha appassionato e divertito,consapevole che molti rimandi,allusioni (le citazioni sono tante) ,possano arrivare solo a chi dei film ha sempre guardato l'intero apparato e non solo il prodotto finito. Tuttavia,come non cogliere la freschezza di Giovanni Toscano e la simpatia contagiosa del suo riuscitissimo Luciano? Cast ben diretto,ma citazione per il sublime Roberto Herlitzka,in un ruolo che pare nato per lui. Il suo monologo accusatorio mette i brividi e vale da solo la visione dell'opera. Infine una riflessione: come altre pellicole che negli ultimi anni hanno esaltato la bellezza di Roma,anche questa non poteva che ambientarsi nella Capitale,che tutto giustifica,dove tutto diventa possibile. Virzì fa film con il cuore: è un innamorato del cinema. I risultati sono,pertanto,sempre meritori.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a ralphscott »
[ - ] lascia un commento a ralphscott »
|
|
d'accordo? |
|
|