L'Isola dei Cani |
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Un film di Wes Anderson.
Con Bryan Cranston, Scarlett Johansson, Tilda Swinton, Greta Gerwig, Bill Murray.
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Titolo originale Isle of Dogs.
Animazione,
Ratings: Kids+13,
durata 101 min.
- USA 2018.
- 20th Century Fox Italia
uscita martedì 1 maggio 2018.
MYMONETRO
L'Isola dei Cani
valutazione media:
3,84
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Un trascinante vagabondaggio visualedi ZararFeedback: 13464 | altri commenti e recensioni di Zarar |
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martedì 22 maggio 2018 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Wes Anderson saccheggia una quantità di materiali eterogenei preesistenti, dall’animazione della Pixar (chi , nell’isola dei cani reietti, non rivede l’ambientazione di Wall-e?) a quella Disney di Lilli e il Vagabondo, alla grafica aggressiva dei manga giapponesi, fino al raffinatissimo Hokusai della Grande onda, per costruire un prodotto totalmente suo, un animatissimo stop-motion in cui il gusto della narrazione che straborda, che usa gli schemi classici per rovesciarli in modo surreale, ironico, grottesco, è tutto. Narratore senza freno, il regista si prende tutte le libertà possibili: quella di decidere che il punto di vista è quello dei cani, non quello degli umani (sono loro che parlano agli spettatori, gli umani sono ‘tradotti’; quella di perdersi dietro divagazioni ‘inutili’ giusto per il gusto di farlo, perché quell’immagine in movimento lo trascina e conquista la macchina da presa (la traversata dell’isola in carrello dei quattro cani, Atari che non resiste ad una discesa sullo scivolo), quella di una denuncia ‘politica’ così esasperata nella sua schematizzazione e tipizzazione estrema da avere la forza subliminale della parabola da una parte, della favola crudele dall’altra; quella di una gamma di colori accesi nella gamma degli acidi, del bianco sporco, dei prugna, dei violetti, dei neri, così lontani dai pastelli dell’animazione occidentale; quella del brutto sporco, buono o feroce che sia (indifferentemente cane o umano), ma con occhi sempre curiosamente imploranti, che chiama continuamente in causa lo spettatore con primi primissimi piani da attore drammatico; quella di ritrovare l’umano/canino e il sogno e la favola anche in un paesaggio di spazzatura senza cielo; quella del piccolissimo dettaglio inaspettato dove meno te lo aspetteresti; quella che accetta come possibili tutte le metamorfosi, anche le più improbabili. In questo caleidoscopio narrativo, la trama ti arriva sotto traccia, mentre ti godi quello che il regista ti offre, tra una sorpresa e l’altra, come straordinario viaggio visuale.
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