wathan
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giovedì 25 aprile 2019
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prevedibile, scontato.
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Tratto da una storia vera ma raccontata in modo scontato e banale, inoltre 130 minuti per questo filmetto sono troppi, assolutamente in disaccordo per i riconoscimenti assegnati.
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jl
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martedì 23 aprile 2019
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laggiù nel profondo sud
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“L’amicizia non incontra barriere” è questo il messaggio del film diretto da Peter Farrelly in grado di raccontare il legame che si venne a creare nel corso dell’inverno del 1962 fra un uomo di colore, cresciuto vivendo per la propria arte, e il New Yorkese di origini italiane Tony ‘Lip’ Vallelonga, dedito al lavoro di buttafuori e amico di persone ben poco raccomandabili. L’amicizia che ne scaturì, unì Shirleye Lip per oltre cinquant’anni, facendo ricredere entrambi sul senso vacuo dei rispettivi preconcetti. Preconcetti che sono racchiusi nel green book del titolo, ovvero la guida stradale con l’elenco di locali e alberghi idonei per persone di colore e dalla quale queste ultime non potevano assolutamente prescindere se volevano viaggiare.
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“L’amicizia non incontra barriere” è questo il messaggio del film diretto da Peter Farrelly in grado di raccontare il legame che si venne a creare nel corso dell’inverno del 1962 fra un uomo di colore, cresciuto vivendo per la propria arte, e il New Yorkese di origini italiane Tony ‘Lip’ Vallelonga, dedito al lavoro di buttafuori e amico di persone ben poco raccomandabili. L’amicizia che ne scaturì, unì Shirleye Lip per oltre cinquant’anni, facendo ricredere entrambi sul senso vacuo dei rispettivi preconcetti. Preconcetti che sono racchiusi nel green book del titolo, ovvero la guida stradale con l’elenco di locali e alberghi idonei per persone di colore e dalla quale queste ultime non potevano assolutamente prescindere se volevano viaggiare.
Basato su una sceneggiatura scritta a sei mani, fra le quali spiccano quelle di Nick Vallelonga, figlio di Tony Lip e presente con un breve cameo. Il film di Farrelly sa distinguersi per la capacità di vedere oltre l’ostacolo del semplice razzismo, riuscendo a far capire come anche un animo semplice come quello di Tony Vallelonga possa ricredersi davanti all’evidenza dei fatti che gli si presentarono di fronte. Nessuno dei due protagonisti è poi giudicato e alla fine del tutto immune da critiche di comportamento, non certo il debordante Viggo Mortensen nel ruolo di un italo - americano zotico e privo di sovrastrutture mentali e che per un amico potrebbe veramente uccidere. Ma nemmeno Mahershala Ali, alias Don Shirley, pieno di vizi, di segreti e di atteggiamenti che lo allontanarono dalle ‘proprie origini’ e dalla ‘sua gente’. Film fra i migliori di questo primo scorcio d’anno anche se è forse nelle scene maggiormente incentrate sul razzismo che si perde nei più classici stereotipi. Cinque comunque le meritatissime candidature agli Oscar fra cui un Viggo Mortensen debitamente appesantito abile nel calarsi nel ruolo che a oggi meglio ha saputo sfaccettare.
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domenica 21 aprile 2019
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tra ironia e profondità
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Film davvero ben fatto che sa coniugare leggerezza ironia e profondità di temi.
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barbara genise
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domenica 21 aprile 2019
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riso amaro
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Film sulla discriminazione e segregazione razziale ce ne sono tantissimi....la nostra letteratura cinematografica è piena di pellicole di denuncia attraverso racconti e storie tristissime che colpiscono e mortificano il genere umano.
Eppure questa pellicola è stata per me sconvolgente....due anime che hanno tutto all'opposto...carattere, temperamento, preferenze sessuali, colore della pelle, struttura fisica, esperienze....due anime, dicevo, che non avrebbero nulla da dirsi nè da scambiarsi, due finestre sul mondo diametralmente opposte, senza alcun minimo punto di contatto, se non una miccia appiccata dal destino, o dalla casualità di cui si nutre il destino stesso, talvolta.
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Film sulla discriminazione e segregazione razziale ce ne sono tantissimi....la nostra letteratura cinematografica è piena di pellicole di denuncia attraverso racconti e storie tristissime che colpiscono e mortificano il genere umano.
Eppure questa pellicola è stata per me sconvolgente....due anime che hanno tutto all'opposto...carattere, temperamento, preferenze sessuali, colore della pelle, struttura fisica, esperienze....due anime, dicevo, che non avrebbero nulla da dirsi nè da scambiarsi, due finestre sul mondo diametralmente opposte, senza alcun minimo punto di contatto, se non una miccia appiccata dal destino, o dalla casualità di cui si nutre il destino stesso, talvolta.
Siamo nel profondo Sud dell'America di John e Bob Kennedy, anno 1962, nei luoghi dove la discriminazione razziale è feroce, il pregiudizio e la segregazione sono cultura imperante e incontrovertibile, una vera e propria forma mentis.
Il grande musicista di piano Donald Shirley, di colore, sceglie, si scoprirà poi appositamente, di tenere una serie di concerti di musica classica proprio laggiù, dove la vita di un uomo di colore non vale nulla ed è segregata dal resto del genere umano.
Sceglie a questo punto di assumere come autista di questo tour concertistico Tony Vallelonga, detto Tony Lip, un Italoamericano di origini siciliane, che ha imparato a vivere nei quartieri del Bronx, che si adatta a fare di tutto, per sopravvivere, che ha ben chiara l'arte di arrangiarsi e di saper convivere con malviventi e persone di ogni genere, riuscendo anche a farsi una famiglia, ad avere una moglie di cui è innamorato profondamente, a tenere alti, insomma, i valori della sua terra d'origine.
In particolare l'importanza dei legami affettivi.
Ma la cosa sconcertante, stridente e destabilizzante, la cosa che conferma ogni volta la follia decorticata del genere umano, ( e non è un caso che il regista sia di origine ebree), è il contrasto tra il personaggio Shirley, onorato e riverito, applauditissimo nelle affollatissime serate "sold out" dei suoi concerti, e l'essere umano Shirley, costretto a non poter cenare al ristorante attiguo alla sala concertistica perchè "nero", a cambiarsi in uno sgabuzzino delle cucine, rivelando un'ambiguità e una frantumazione cerebrale che ci permette di farne un parallelo con la Shoah; le due aberrazioni mentali si rivelano appaiate, simili, mortificano e fanno soffrire ancor di più lo spettatore, che rimane sospeso tra gli esilaranti e conmmoventi episodi di una relazione di amicizia ed empatia, e la vergogna profonda e terribile per il genere umano, quella ferita sanguinante che in ogni epoca ed in ogni latitudine, non ha mai occasione di rimarginarsi e di riabilitare noi e i nostri simili....
Non avevo mai provato una vergogna così intensa e struggente, quasi fisica, al di là dell'atmosfera leggera, appositamente e magistralmente strutturata per tenere vivo il sorriso e l'empatia divertita dello spettatore . "CASTIGAT RIDENDO MORES"., recita un proverbio latino.
Splendidi gli attori protagonisti, ognuno immerso magnificamente nella sua identità, nel suo vissuto e nella sua sensibilità....scriverei per ore su questa pellicola, che mi ha raggiunto con forza nel profondo dell'animo, e che ritengo un vero capolavoro.
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nino pellino
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domenica 24 marzo 2019
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pellicola di straordinaria bellezza ed originalità
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Questo film del regista Peter Farrelly è senza dubbio di straordinaria bellezza ed originalità. I pregiudizi razziali così radicati nell'America del sud degli anni '60 fanno da sfondo ad una trama splendidamente interpretata dai due attori protagonisti Viggo Mortensen e Mahershala Ali. Pellicola meritevole della vittoria finale nella notte degli Oscar come miglior film dell'anno grazie allo stile della storia che ci descrive la piaga sociale sopra evidenziata in maniera non pesante, addirittura quasi ironica, ma comunque sempre pungente e ricca di profondi spunti riflessivi. Molto bello e commovente, infine, il finale
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cine64
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domenica 24 marzo 2019
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bel film da vedere
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E' un bel film da vedere. Si esce soddisfatti dal cinema!
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ruggerozanolini
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sabato 23 marzo 2019
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intenso, appassionante e dannatamente attuale.
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Film intenso, che racconta i tempi della segregazione raziale. Il film va ben oltre, affrontando gli aspetti positivi e negativi della fama, della grandezza, della solitudine, dell'amore e dell'amicizia.
Un film terribilmente attuale, più di cronaca che di storia.
Consigliatissimo!
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cinephilo
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giovedì 21 marzo 2019
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melenso
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Non brilla in niente. Scontato, banale. Privo di una qualsiasi originalità in un soggetto già visto e rivisto.Uno di quei film che non ti rimangono certo impressi. La sufficienza scarsa per i sentimenti e i buoni propositi ma niente di più.
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clod
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giovedì 21 marzo 2019
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dimenticabile
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un film piacevole ma prevedibile nella trama e ordinario nell'esecuzione: chissà se qualcuno, tra un paio d'anni, si ricorderà di questo film...
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umberto
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giovedì 14 marzo 2019
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green book
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Purtroppo sono riuscito a vederlo tardi rispetto alla data di uscita, ma soprattutto rispetto alla premiazione degli Oscar. Non volevo essere condizionato da eventuali riconoscimenti che, giustamente, sono arrivati. Peter Farrelly racconta, in modo molto ironico e leggero, ma allo stesso tempo profondo, l'amicizia vera tra un buttafuori italoamericano e un pianista afroamericano nell'America negli anni Sessanta, periodo in cui si viveva forte la discriminazione razziale verso le persone di colore. A tratti, ricorda molto un'altra storia di grande amicizia, quella del film "Quasi amici". Come nella pellicola francese, le diffidenze e i muri iniziali, tra due mondi agli antipodi, vengono abbattuti dal vivere quotidianamente a stretto contatto, riuscendo a superare gli ostacoli ora dell'uno e ora dell'altro.
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Purtroppo sono riuscito a vederlo tardi rispetto alla data di uscita, ma soprattutto rispetto alla premiazione degli Oscar. Non volevo essere condizionato da eventuali riconoscimenti che, giustamente, sono arrivati. Peter Farrelly racconta, in modo molto ironico e leggero, ma allo stesso tempo profondo, l'amicizia vera tra un buttafuori italoamericano e un pianista afroamericano nell'America negli anni Sessanta, periodo in cui si viveva forte la discriminazione razziale verso le persone di colore. A tratti, ricorda molto un'altra storia di grande amicizia, quella del film "Quasi amici". Come nella pellicola francese, le diffidenze e i muri iniziali, tra due mondi agli antipodi, vengono abbattuti dal vivere quotidianamente a stretto contatto, riuscendo a superare gli ostacoli ora dell'uno e ora dell'altro. Protagonisti a tutti gli effetti uno sbracato, ma sempre carismatico Viggo Mortensen (senza Rami Malek avrebbe vinto lui l'Oscar) e un impeccabile Mahershala Ali (alla sua seconda statuetta). L'Oscar come miglior film è più che meritato.
Voto: 9
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