francesco
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domenica 22 marzo 2020
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capolavoro
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Film di altri tempi, una bella storia corposa interpretata in modo magistrale da due grandi attori. Quello che stupisce è la storia vera, narrata in 130 minuti, cosa non comune di questi tempi. La Universal sa produrre ancora capolavori.
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calogero licata
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martedì 24 dicembre 2019
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il miglior on the road di sempre
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Capolavoro di scrittura, Recitazione E regia! Solo applausi per il miglior on the road di sempre a parer mio. Poteva anche non essere una storia vera... Perché molti film tratti da storie vere reggono solo perché storie vere...qui regge tutto a prescindere!
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nadia meden
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domenica 1 settembre 2019
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amicizia
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Ho potuto rivedere con soddisfazione , nell' arena estiva della mia città ,un film che già mi aveva colpito moltissimo per le interpretazioni superlative dei due attori. America anni 60, Apartheid, periodo buio e retrogrado della storia americana dove non conta essere uomini, istruiti o meno, ma il colore della pelle. Due ottimi attori per portare sullo schermo una storia vera, di personaggi veri, esistiti veramente che ci fanno capire e ben sperare che la diversità di vita, di stile e dicolore della pelle non dovrebbero mai più esistere ..........speriamo.........Una splendida amicizia. Grazie
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great steven
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domenica 28 luglio 2019
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via sulla strada a smascherare i benpensanti!
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GREEN BOOK (USA, 2018) di PETER FARRELLY. Con VIGGO MORTENSEN, MAHERSHALA ALI, LINDA CARDELLINI, MIKE HATTON, DON STARK, SEBASTIAN MANISCALCO, P. J. BYRNE, BRIAN STEPANEK, IQBAL THEBA, DIMITER D. MARINOV
Al musicista afroamericano Donald Shirley, in partenza per una tournée per il profondo sud degli USA che durerà da inizio ottobre fino a Natale, occorre una guardia del corpo che gli faccia anche da autista e uomo tuttofare nel corso del viaggio. Interessato alla proposta anche perché stanco del massacrante lavoro quotidiano che lo vede impegnato sia in un cantiere edile sia come buttafuori in un locale chic notturno, l’italoamericano Frank Anthony Vallelonga, soprannominato Tony Lip, accetta il posto.
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GREEN BOOK (USA, 2018) di PETER FARRELLY. Con VIGGO MORTENSEN, MAHERSHALA ALI, LINDA CARDELLINI, MIKE HATTON, DON STARK, SEBASTIAN MANISCALCO, P. J. BYRNE, BRIAN STEPANEK, IQBAL THEBA, DIMITER D. MARINOV
Al musicista afroamericano Donald Shirley, in partenza per una tournée per il profondo sud degli USA che durerà da inizio ottobre fino a Natale, occorre una guardia del corpo che gli faccia anche da autista e uomo tuttofare nel corso del viaggio. Interessato alla proposta anche perché stanco del massacrante lavoro quotidiano che lo vede impegnato sia in un cantiere edile sia come buttafuori in un locale chic notturno, l’italoamericano Frank Anthony Vallelonga, soprannominato Tony Lip, accetta il posto. Si rivela un lavoro tutt’altro che semplice, soprattutto per l’immane differenza di stile che vede contrapposti i due uomini: uno elegante, raffinato e imperscrutabile, l’altro rozzo, becero e particolarmente iracondo. Ma, dopo che Shirley rischia di essere malmenato da un gruppo di teppisti mentre andava in un bar per prendere da bere e Tony lo soccorre minacciando di intervenire con la pistola contro gli aggressori, si comincia a capire la reale sensibilità di entrambi, che, come basi di partenza, non differisce assolutamente in nulla: Tony e Don sono due uomini che vanno alla ricerca di un significato per la loro esistenza, che non si sentono troppo apprezzati da chi li circonda e reputano il massimo impegno e spirito di sacrificio nello svolgere un compito la miglior risorsa per farsi strada ottenendo così un pieno riconoscimento delle proprie fatiche. Il che, spesso, però, costa loro il fatto di doversi arruffianare qualcuno o, meglio, di scendere a compromessi con persone più altolocate che né Tony né Don assecondano volentieri: il primo si alza prestissimo al mattino e sgobba come muratore fino a tarda sera perché i figli e la moglie fedele non restino senza cibo; il secondo, divorziato da una consorte «illetterata ma di gran classe», si prepara a dovere per suonare il pianoforte davanti ad un pubblico composto interamente da aristocratici bianchi che, nonostante il suo innegabile talento, lo disprezzano per il colore della sua pelle. Pertanto, dopo i contrasti iniziali, fra i due uomini sorgerà una fruttuosa amicizia. La tournée non si concluderà come previsto, eppure Don avrà lo stesso un’occasione imperdibile, dopodiché Tony lo presenterà in pompa magna ad amici e familiari. Con questa meravigliosa opera che denuncia, più che il razzismo schietto, le differenze di classe che fanno della razza una motivazione di discredito ai danni di coloro che non meritano le ingiustizie di una simile débacle anche e soprattutto in ragione delle capacità che possiedono, P. Farrelly ha effettuato un superbo salto di qualità: dalle commedie demenziali dirette assieme al fratello Bobby alla narrazione comico-drammatica, profondamente agrodolce, della storia vera di Anthony Vallelonga e Donald Shirley, personaggi ignorati tanto dai libri di scuola quanto dalle cronache antologiche e/o giornalistiche come spesso lo sono quelli che son stati al centro di vicende così commoventi che risulta impossibile non dedicargli un film. Passando dal patetico all’ironico, dal pathos alla vena introspettiva, la cifra del racconto, nel complesso, non perde un colpo e si fa ammirare per il suo ritmo mai noioso e la successione di immagini che presentano sempre un doppio risvolto. C’è comunque molto da indagare, oltre quanto viene mostrato, poiché la morale che la pellicola svela va cercata dietro alla maschera dell’ovvietà: questa formidabile amicizia virile è uno strumento naturale che migliora i modi di fare e la personalità di ambedue, aiutando Tony a controllare meglio la rabbia e abbattere alcuni pregiudizi pesanti in cui prima credeva e Don a comprendere più in fondo le ragioni che mitizzano la sua musica non agli occhi di spocchiosi bianchi ricchi sfondati, ma a quelli che (pur non appartenendo al popolo afroamericano) riescono a intravedervi il «coraggio per cambiare la mente delle persone». Non a torto viene esemplificato da una sceneggiatura che straripa di idee brillanti il concetto che, se un individuo sbarca negli States da un paese straniero e professa ancora dopo molto tempo le sue origini palesandole in un qualsiasi modo, può anche essere malvisto e addirittura discriminato con ferocia, ma non è certo questo brutale accanimento che ce la farà a distruggere un credo che è difeso da una breccia inespugnabile, dal momento che a proteggerlo c’è l’audacia delle idee. Così sufficiente a sé stessa e, malgrado ciò, così generosa col mondo esterno da poter dare finché l’amore glielo permette. 2 Oscar: miglior film e M. Alì, attore non protagonista. Non protagonista?
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mauridal
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sabato 20 luglio 2019
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due amici per la pelle, anche di colore
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GREEN BOOK regia di Peter Farrelly con Viggo Mortensen e Mahershala Ali.
si parte per un lungo viaggio nell'America degli anni sessanta con il sottofondo del separatismo razziale e discriminatorio dove appunto il green book è una guida per persone di colore che viaggiano, al fine di evitare luoghi e zone di aperto razzismo .
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GREEN BOOK regia di Peter Farrelly con Viggo Mortensen e Mahershala Ali.
si parte per un lungo viaggio nell'America degli anni sessanta con il sottofondo del separatismo razziale e discriminatorio dove appunto il green book è una guida per persone di colore che viaggiano, al fine di evitare luoghi e zone di aperto razzismo . IN questo racconto tratto da una storia vera il viaggiatore , un pianista di fama internazionale, il pianista afroamericano Don Shirley, deve eseguire un lungo tour di concerti per tutta l 'America anche nel sud dove egli sfida l'aperta ostilità dei bianchi contro i neri chiunque essi siano.
Per il viaggio in auto organizzato dalla casa discografica , si sceglie un autista con funzioni anche di bodyguard dell'artista , come il buttafuori italoamericano Tony Lip. Ovviamente anche l'autista italo americano nato nel Bronx oggetto nel passato lui di razzismo , non gradisce all'inizio di lavorare per un ricco negro o melanzana come li chiamavano gli italiani che vediamo nel film spesso riuniti in famiglia a tavola, parlando con un forte accento siciliano. Intanto Tony accetta il lavoro ,per un compenso elevato e da qui inizia il vero racconto che non è solo il viaggio on the road, attraverso le tante americhe , ma il percorso di trasformazione di un uomo semplice come Tony con un tratto comune, agli americani ricchi e colti, oppure bifolchi ,ma tutti incapaci di superare la discriminazione al confronto di un uomo nero pure se grande musicista affermato in tutto il mondo Questo percorso di Tony che sfocerà in una vera amicizia e stima tra i due è la chiave del film. La narrazione è scorrevole e porta alla fine a considerare i due personaggi talmente simili che paradossalmente potrebbero scambiarsi i ruoli come nel finale della storia avviene, quando finito il tour di concerti e infine rientrare a casa , Tony ubriaco viene riaccompagnato a casa in auto proprio dal Don Shirley stavolta come autista e amico .Gli esempi colti nel film sono semplici ma efficaci , al nero Shirley viene vietato di pranzare in una sala ristorante insieme ai clienti bianchi o di usare la toilette pure se accompagnato dal fido Tony che garantisce la sicurezza. Intanto la società americana di quel periodo proibiva addirittura la libera circolazione per strada o in auto alle persone di colore al di fuori di certi orari. Tutto questo è ben descritto e narrato , tuttavia il vero salto di qualità dell'America non si vede e infatti non c'è stato, se non nella speranza dell'uguaglianza tra gli uomini dei Kennedy che verrà tragicamente stroncata, ottimo film .(mauridal)
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felicity
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giovedì 18 luglio 2019
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due splendidi protagonisti on the road
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Green Book scivola via dolcemente, aggiungendo alle frizioni dei due improbabili compagni di viaggio un tocco di approfondimento psicologico, caricaturizzando personaggi e situazioni in maniera funzionale, e riuscendo a moderare l’enfasi.
Le dinamiche funzionano grazie all’interazione dei due attori protagonisti: l’ingrassato Viggo Mortensen, logorroico e ciondolante, e Mahershala Ali che tratteggia il suo personaggio con una fisicità ieratica, quasi astratta, raggiungendo momenti di grande intensità emotiva.
Per i protagonisti ovviamente non conta la meta, ma il viaggio.
Percorrono grandi distanze, per un paio mesi condividono ogni istante della giornata.
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Green Book scivola via dolcemente, aggiungendo alle frizioni dei due improbabili compagni di viaggio un tocco di approfondimento psicologico, caricaturizzando personaggi e situazioni in maniera funzionale, e riuscendo a moderare l’enfasi.
Le dinamiche funzionano grazie all’interazione dei due attori protagonisti: l’ingrassato Viggo Mortensen, logorroico e ciondolante, e Mahershala Ali che tratteggia il suo personaggio con una fisicità ieratica, quasi astratta, raggiungendo momenti di grande intensità emotiva.
Per i protagonisti ovviamente non conta la meta, ma il viaggio.
Percorrono grandi distanze, per un paio mesi condividono ogni istante della giornata. Comprendono l’importanza del rispetto e della condivisione. Un racconto umano, pieno di sentimento, con una coppia di attori di grande talento.
Green Book è un compito ben svolto, senza sussulti o sorprese, che ci conduce con naturalezza verso l’ovvio finale edificante senza pretese né mistificazioni.
Un film che fa bene all’anima.
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ralphscott
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sabato 25 maggio 2019
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un viaggio iniziatico
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Non ho mai creduto molto al cinema edificante,quello che migliora lo spettatore e mitiga i suoi pregiudizi. La simbiosi che nasce e cresce tra Doc e Tony,in questo riuscitissimo on the road,è un buon motivo per ricredermi. Ci si commuove,seguendo i percorsi mai banali della magica alchimia tra il pianista ed il suo autista..
Momento memorabile: Tony cambia la gomma bucata e Doc,il nero,resta sui sedili posteriori senza versare una stilla di sudore. I contadini,neri anch'essi,interrompono il lavoro e seguono increduli la scena. Oscar meritati.
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marcobrenni
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domenica 12 maggio 2019
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brillante e politically correct
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Peter Farrelley è stato bravissimo a dirigere film brillanti come "Scemo più scemo" , "Tutti pazzi per Mary" ecc. cioè film di grande successo di pubblico, grazie a storie paradossali raccontate e montate con abilità e umorismo. Con Greenbook ha voluto compiere un passo più in là, unendo ambiziosa critica sociale, difesa dei diritti umani, lotta alla discriminazione razziale con l'umorismo intelligente, in modo da risultare degno per gli Oscar: nominations che effetivamente ha ricevuto!
Nel film si sente la voglia di calcare i contrasti per rendere il tutto più saporito: il musicista nero Doc Shirley, del tutto improbabile nel suo stile principesco-educatissimo impettito, degno di un alto Lord inglese che impartisce lezioni di stile e educazione a un robusto buttafuori da bar bianco assunto come suo autista che è il suo esatto opposto: un tizio risoluto alquanto grezzo, cafone e pure squattrinato, ma per contrasto anche padre e marito premuroso.
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Peter Farrelley è stato bravissimo a dirigere film brillanti come "Scemo più scemo" , "Tutti pazzi per Mary" ecc. cioè film di grande successo di pubblico, grazie a storie paradossali raccontate e montate con abilità e umorismo. Con Greenbook ha voluto compiere un passo più in là, unendo ambiziosa critica sociale, difesa dei diritti umani, lotta alla discriminazione razziale con l'umorismo intelligente, in modo da risultare degno per gli Oscar: nominations che effetivamente ha ricevuto!
Nel film si sente la voglia di calcare i contrasti per rendere il tutto più saporito: il musicista nero Doc Shirley, del tutto improbabile nel suo stile principesco-educatissimo impettito, degno di un alto Lord inglese che impartisce lezioni di stile e educazione a un robusto buttafuori da bar bianco assunto come suo autista che è il suo esatto opposto: un tizio risoluto alquanto grezzo, cafone e pure squattrinato, ma per contrasto anche padre e marito premuroso. Trai due si istaura sin da subito il meccanismo dialettico hegeliano Servo/Padrone che finirà inevitabilmente per rovesciarsi nell'opposto laddove l'impettito padrone nero diverrà dipendente dal proprio rozzo servo bianco, divenuto indispensabile. È qui che sta il divertente paradosso: di solito il cinema ci ha abituato ai bianchi (padroni) che impartiscono lezioni ai neri (servitori) e mai l'esatto opposto. In questo rovescaimento, Farrelley ha un guizzo innovativo geniale, praticamente inedito. Prendendo a pretesto la storia vera del brillante pianista nero Dr. Doc Shirley (abbastanza ignoto in Europa), ci ha tuttavia aggiuntomolto del suo, tant'è che i familgiari di Shirely musicista, nonché che dell'autista Tony Vallelunga, all'uscita del film si sono lamentati per la poca veridicità dei personaggi - e non solo caricaturale. Il regista ha preso al volo tutti gli ingredienti politcally correct attuali, come la non discriminazione razziale (mai risolta del tutto), i pregiudizi omofobi (mai risolti nemmeno quelli), il servilismo verso le autorità e la corruzione (tuttora sempre esistenti) ecc. Alla fine non manca nemmeno la scena finale più scontata del cinema americano che vuole tutti riuniti attorno al tacchino di Natale, in perfetta sintonia e amicizia (sic).
Insomma: riscoperta della Hollywood ottimista d'un tempo, assieme alla fiducia nella famiglia e istituzioni americane, con la risoluzione (apparente) dei conflitti razziali, con un entusiastico "embrassons nous" finale. Nonostante certa scontatezza, va detto che c'è molto sano umorismo anche critico, ottima regia, ottimo ritmo di narrazione con due protagonisti d'eccezione come Mortensen e Mahershala Alì. Farrell ha centrato il bersaglio riuscendo a entusiasmare e persino a commuovere; ma poi, in perfetto stile americano, finisce subito per rovesciare la commozione in una risata risolutoria ove ogni problema sembra risolto. Egli ci insegna che restando classici e di qualità, .... non si sbaglia mai.
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maria
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giovedì 2 maggio 2019
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che film ha visto?
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Spesso sono d'accordo con le sue recensioni ma questa volta ho l'impressione che non ci abbia capito niente, o che abbia visto un altro film. Il personaggio di Tony è pienamente positivo, senza l'ombra del pregiudizio razziale ma istintivamente, non in senso ideologico. L'altro è un personaggio fragile che trae forza da lui, anche se a sua volta gli trasmette un'altra visione della vita. Ma ci sono contenuti ben più profondi di cui lei non tiene conto. Il film è profondamente drammatico, anche se a volte cerca di alleggerire il dramma con qualche sorriso e con un registro ironico, non è affatto "un vero spasso". Capisco da questa recensione come il tema del razzismo negli USA fino agli anni Sessanta(e oltre), e quello delle discriminazioni attuali ovunque, non voglia essere affrontato.
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greyhound
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lunedì 29 aprile 2019
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l'amicizia che da luce all'anima
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Green Book. Con questo nome ancora negli Anni ’60 del secolo scorso veniva indicato un piccolo manuale consigliante ai cittadini afroamericani i luoghi sicuri (ma soprattutto permessi dal nemmeno troppo strisciante sentimento segregazionista) che si sarebbero potuti incontrare lungo le strade del sud degli Stati Uniti.
In realtà l’argomento razzismo è solamente lo spunto che il regista e gli sceneggiatori utilizzano alfine d’illustrare vicende ancora più complesse: una su tutte l’ostracismo da parte di una larga fetta della società statunitense nei confronti dei diversi. O più correttamente chi, dal punto di vista etnico o da quello sessuale, fosse così percepito rispetto alla maggioranza Wasp (White, Anglo-Saxon and Protestant).
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Green Book. Con questo nome ancora negli Anni ’60 del secolo scorso veniva indicato un piccolo manuale consigliante ai cittadini afroamericani i luoghi sicuri (ma soprattutto permessi dal nemmeno troppo strisciante sentimento segregazionista) che si sarebbero potuti incontrare lungo le strade del sud degli Stati Uniti.
In realtà l’argomento razzismo è solamente lo spunto che il regista e gli sceneggiatori utilizzano alfine d’illustrare vicende ancora più complesse: una su tutte l’ostracismo da parte di una larga fetta della società statunitense nei confronti dei diversi. O più correttamente chi, dal punto di vista etnico o da quello sessuale, fosse così percepito rispetto alla maggioranza Wasp (White, Anglo-Saxon and Protestant).
Il modo migliore per esplicarlo all’interno della pellicola è attraverso il viaggio dei due protagonisti, Tony Vallelonga (interpretato da un fantastico Viggo Mortensen) e Don Shirley; l’uno immigrato italiano apparentemente inserito nel tessuto sociale e l’altro cittadino ben accolto in ragione delle sue abilità musicali, ma respinto a causa del colore della sua pelle.
Le otto settimane di convivenza forzata permettono a entrambi di conoscere più approfonditamente il proprio compagno di viaggio, le sue debolezze e specificità, consentendo loro di migliorarsi sotto molteplici punti di vista. Da una parte il rude Tony imparerà a elevare la propria persona, lo stile di vita e il comportamento, mentre dall’altra Shirley comprenderà come al cospetto di alcuni individui, nel corso della vita, è possibile e persino doveroso dismettere la corazza che protegge dall’esterno e dai pericoli connessi a ciò che è “altro da sé”.
Tre le scene da ricordare, che non a caso aiutano a comprendere la complessità del viaggio interiore dei personaggi e il loro conseguente e progressivo avvicinarsi. La prima si ha nella strada del Kentucky in cui Shirley osserva ed è a propria volta osservato da contadini afroamericani: loro quasi schiavi impegnati a coltivare i campi, lui in attesa che il proprio autista bianco ripari l’auto. Pochi metri e una staccionata li dividono, ma si ha come l’impressione che siano migliaia di miglia.
La seconda, d’impatto emotivo altrettanto potente, è quella in cui vi è un confronto diretto tra i due viaggiatori riguardo la loro condizione sociale. Shirley grida a Tony tutto il suo dolore e il senso di esclusione da parte della società, sviluppatosi in una molteplicità di campi (etnico, di status sociale e di preferenze sessuali) tale da opprimerlo e renderlo un individuo sostanzialmente infelice e impossibilitato nell’essere compreso da qualcuno altro.
Infine, l’ultimo momento da sottolineare lo si trova quando i due si ritrovano a dormire nello stesso albergo e nella stessa stanza per la prima volta. Shirley comprende che, probabilmente, colui che gli sta accanto è un soggetto diverso da altri che precedentemente ha incontrato nel corso della propria esistenza, mentre Tony può appieno provare ciò che significhi essere un escluso. In ogni caso è qui che viene espressa una frase calzante per la trama del film ma applicabile anche a ulteriori situazioni di vita, ossia che “…il mondo è pieno di persone sole che non hanno il coraggio di fare il primo passo.”
In definitiva Green Book è una pellicola da vedere indubbiamente, in modo da riflettere non solo riguardo la condizione di alcuni soggetti presenti all’interno di una società considerata avanzata, ma anche semplicemente per percepire e quasi toccare la potenza che l’amicizia e i sentimenti portano con loro.
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