giorgio47
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lunedì 12 febbraio 2018
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la scena con il prete un piccolo capolavoro
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Non credo che si possa commentare un film che mette sul fuoco tutta una serie di problematiche e che alcune riesce a definirle con una solo unica scena. Insomma oltre che un film piacevole da vedere, anche se molto duro, attira la riflessione su una serie infinita di problemi quali la giustizia, la vendetta, il razzismo, la chiesa e via dicendo, insomma un film da non mancare!
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lbavassano
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domenica 11 febbraio 2018
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grottesco e dolentemente umano
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Bello. Soprattutto nella capacità di passare dal grottesco al dolentemente umano, agli scoppi improvvisi di violenza, secondo quella che da tempo si è dimostrata la cifra stilistica più interessante del miglior cinema americano, la più adatta a rappresentare le contraddizioni degli Stati Uniti di oggi e di ieri, ma anche dell'altro ieri. Transitando da un piano all'altro senza forzature e stridori, ma sorprendendo costantemente lo spettatore. Bella la storia, con qualche eco, credo, de "La promessa" di Durrenmatt, e solidissima la sceneggiatura. Bella la fotografia, e la colonna sonora che ben asseconda l'andamento di ballata del Sud. Sempre pienamente convincente l'interpretazione di Frances McDormand, fulcro indispensabile.
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Bello. Soprattutto nella capacità di passare dal grottesco al dolentemente umano, agli scoppi improvvisi di violenza, secondo quella che da tempo si è dimostrata la cifra stilistica più interessante del miglior cinema americano, la più adatta a rappresentare le contraddizioni degli Stati Uniti di oggi e di ieri, ma anche dell'altro ieri. Transitando da un piano all'altro senza forzature e stridori, ma sorprendendo costantemente lo spettatore. Bella la storia, con qualche eco, credo, de "La promessa" di Durrenmatt, e solidissima la sceneggiatura. Bella la fotografia, e la colonna sonora che ben asseconda l'andamento di ballata del Sud. Sempre pienamente convincente l'interpretazione di Frances McDormand, fulcro indispensabile.
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zarar
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giovedì 8 febbraio 2018
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sinfonia drammatica nell'america profonda
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Bel film sull’ America profonda di quel che crudelmente è stato definito il white trash di zone rurali e semiabbandonate del Midwest. Mildred, donna povera, rabbiosa e disperata, non tollera che le indagini sulla figlia stuprata, uccisa e bruciata segnino il passo. La sua disperazione è tanto più forte quanto più le relazioni con questa figlia adolescente ribelle sono state in passato conflittuali e un suo rifiuto di prestarle la macchina per uscire ne ha indirettamente causato la morte orribile. Di fronte al muro di impotenza e indifferenza che la fronteggia, ha un’idea: tre giganteschi manifesti che interrogano la comunità e soprattutto lo sceriffo Bill Willoughby su quanto stanno facendo per risolvere il caso.
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Bel film sull’ America profonda di quel che crudelmente è stato definito il white trash di zone rurali e semiabbandonate del Midwest. Mildred, donna povera, rabbiosa e disperata, non tollera che le indagini sulla figlia stuprata, uccisa e bruciata segnino il passo. La sua disperazione è tanto più forte quanto più le relazioni con questa figlia adolescente ribelle sono state in passato conflittuali e un suo rifiuto di prestarle la macchina per uscire ne ha indirettamente causato la morte orribile. Di fronte al muro di impotenza e indifferenza che la fronteggia, ha un’idea: tre giganteschi manifesti che interrogano la comunità e soprattutto lo sceriffo Bill Willoughby su quanto stanno facendo per risolvere il caso. Intorno a lei altri personaggi derelitti: l’apparente detentore di un potere ostile, lo sceriffo stesso, in realtà impotente quanto lei e per di più malato terminale di cancro; Jason Dixon, il poliziotto omosessuale violento per frustrazione, dominato da una madre autoritaria e cattiva; Red Welby, il ragazzo che l’aiuta a comporre i manifesti, povero Cristo interessato inizialmente solo alla pagnotta, ma poi soggiogato dall’energia selvaggia della protagonista e suo alleato; altri marginali, come l’amico nano, l’amica di colore, che la capiscono anche se lei nella sua ossessione non ha più spazio psicologico per capire nessuno. In quest’ambiente in cui persino la solidarietà si manifesta come violenza (i colleghi e gli abitanti del paese non tollerano che lo sceriffo sia attaccato, bruciano i manifesti, attaccano Red, sono ostili a Mildred) qualcosa alla fine succede, perché l’ottimismo umanistico americano non rinuncia ad offrire una via d’uscita: alla morte dello sceriffo Willoughby, un nuovo sceriffo porta un’aria nuova e l’apparentemente irrecuperabile poliziotto Dixon, a cui il vecchio sceriffo ha lasciato con una lettera un mandato di fiducia, avendo visto un’anima anche nella sua personalità deformata e violenta, si libera dal suo sé peggiore e offre a un aiuto alla protagonista. Su i due che partono insieme per nuove indagini il film si chiude, con molti punti interrogativi e un timido invito alla speranza. Questa parte finale di improbabile riscatto e miracolosa trasformazione è il punto debole del film, pur non togliendo molto alla sua qualità complessiva. La regia è ottima, con una forza e un uso sofisticato della macchina da presa alla Altmann, che dosa toni diversi e opposti con grande efficacia; la colonna sonora è tutt’uno con l’immagine e lo sviluppo drammatico; Frances McDorman è bravissima nel ruolo di Mildred, a cui presta un volto ed una gestualità di grande forza espressiva nella sua asprezza quasi autistica. Tre stelle e mezzo.
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martedì 6 febbraio 2018
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l'unica via
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Nell'oblio di un paese del Missouri e nel silenzio delle autorità, l'insopportabile dolore della madre di una ragazza violentata ed uccisa si traduce nell'affissione di 3 manifesti su una strada statale, in cui incolpa direttamente il capo della polizia locale (malato terminale di cancro e a sua volta padre di famiglia) di non aver scovato il colpevole.
Questo evento scatenza un'onda anomala di tragiche ritorsioni in cui si mischiano i limiti non accettati di giustizia personale e legge, razzismo latente e risentimenti familiari che mettono tutti contro tutti e portano a galla una sottaciuta realtà fatta di rancori, provocazioni, sopprusi, desideri di vendetta, frustazioni.
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Nell'oblio di un paese del Missouri e nel silenzio delle autorità, l'insopportabile dolore della madre di una ragazza violentata ed uccisa si traduce nell'affissione di 3 manifesti su una strada statale, in cui incolpa direttamente il capo della polizia locale (malato terminale di cancro e a sua volta padre di famiglia) di non aver scovato il colpevole.
Questo evento scatenza un'onda anomala di tragiche ritorsioni in cui si mischiano i limiti non accettati di giustizia personale e legge, razzismo latente e risentimenti familiari che mettono tutti contro tutti e portano a galla una sottaciuta realtà fatta di rancori, provocazioni, sopprusi, desideri di vendetta, frustazioni.
Scritto benissimo, struggente, tremendamente attuale per ricchezza di temi (violenza sulle donne e razzismo, solo per citarne alcuni), è il tragico spaccato di una società ignorante e retrograda del Sud degli USA che vede nella violenza l'unica via per rimediare all'incapacità di cogliere e accettare i sentimenti positivi (anche dei piccoli gesti, un invito a cena o un sorso di aranciata).
Ogni personaggio, anche secondario, funzionale alla narrazione: dimostrazione di come anche nel 2018 si possa scrivere una storia di grande forza narrativa, senza effetti speciali, senza scadere nella volgarità, nei dettagli scabrosi o nei patetismi.
Recitazione sublime, in cui spicca la straordinaria performance di Frances McDormand, che delinea un personaggio femminile potente e fragile nella solitudine della sua battaglia personale, rancoroso e al tempo stesso capace di modificare atteggiamenti e convinzioni.
Da par suo, sopra le righe Sam Rockwell, a tratti al limite del caricaturale ma anche in questo caso necessario alla storia. Sono i due personaggi più tormentati, coloro che più di ogni altro necessitano di una vittima sacrificale da immolare per placare il proprio odio/dolore: inutile dire che sono facce della stessa medaglia e, non a caso, sono loro che nello splendido finale aperto si avventurano verso una personale e travagliata redenzione (forse impossibile da fare individualmente) dopo l'insieme degli avvenimenti che loro stessi hanno contribuito a causare.
Poteva essere un film di Eastwood, a metà strada tra Mystic River e Un mondo perfetto.
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nanni
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lunedì 5 febbraio 2018
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tre manifesti a ebbing. missouri
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Angela è stata violentata ed uccisa. E' passato un anno ma le indagini segnano il passo. Così sua madre affitterà tre cartelloni pubblicitari per denunciare le responsabilità dei ritardi o peggio l'insabbiamento delle indagini. La richiesta di risposte di Mildred per il terribile omicidio della figlia sarà l'occasione per svelare la deriva sociale che sottintende la mancanza di valori etici e morali condivisi; ciò che fa di un gruppo di individui una collettività. Razzismo, sessismo, omofobia, violenza di genere, pena di morte.........etc...etc...Ebbing, Missouri un'angolo sperduto della provincia americana diviene così metafora potente dello smarrimento di una intera nazione di nuovo in cammino per ridefinire un'identità ed una appartenenza.
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Angela è stata violentata ed uccisa. E' passato un anno ma le indagini segnano il passo. Così sua madre affitterà tre cartelloni pubblicitari per denunciare le responsabilità dei ritardi o peggio l'insabbiamento delle indagini. La richiesta di risposte di Mildred per il terribile omicidio della figlia sarà l'occasione per svelare la deriva sociale che sottintende la mancanza di valori etici e morali condivisi; ciò che fa di un gruppo di individui una collettività. Razzismo, sessismo, omofobia, violenza di genere, pena di morte.........etc...etc...Ebbing, Missouri un'angolo sperduto della provincia americana diviene così metafora potente dello smarrimento di una intera nazione di nuovo in cammino per ridefinire un'identità ed una appartenenza. McDonagh, con il suo stile sempre molto sopra le righe, torna con un lavoro perfetto ed oggi centrale, ineludibile ai tempi della globalizzazione, su individuo e comunità. Finale aperto, come si deve. Interpreti Super. film imperdibile. ciaonanni
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astromelia
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domenica 4 febbraio 2018
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genio o sregolatezza?
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tre cose: primo, film spiazzante nella sceneggiatura,secondo,regala un misto di crudeltà,dolore,amore se vogliamo,violenza,al limite del ridicolo in alcune scene e non manca pure la risata,terzo;potrebbe sembrare una furbata azzeccata rendendolo intriso di tutto ciò che può dare il cinema in un colpo solo,aggiungendo la denuncia verso una società ai margini,la mc dormand brava come sempre,harrelson qui "addomesticato" ruolo non consono al suo stile,non so se vale un'oscar, non lo trovo comunque eclatante....
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giulio_galasso
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domenica 4 febbraio 2018
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tre interpretazioni per tre manifesti
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I. Ad Ebbing la giustizia è un fatto privato. Vige la legge del più forte, la polizia non garantisce il rispetto delle regole ma maltratta cittadini indifesi. La violenza privata è il motore di una vicenda senza un vero protagonista. Si lotta non tanto per affermare sé stessi, ma piuttosto perché si rischia di perdere la propria posizione nella comunità. Sembra che sia mostrata solo una parte di una più lunga serie di eventi brutali. È solo così che nelle piccole cittadine si risolvono i problemi.
II. Piuttosto che la verità, Mildred cerca un colpevole. È evidente che l’omicidio della giovane figlia non sia da imputare solo al reale esecutore, ma anche a Mildred stessa, madre irresponsabile che si avvia verso una senilità solitaria e priva di possibilità di redenzione.
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I. Ad Ebbing la giustizia è un fatto privato. Vige la legge del più forte, la polizia non garantisce il rispetto delle regole ma maltratta cittadini indifesi. La violenza privata è il motore di una vicenda senza un vero protagonista. Si lotta non tanto per affermare sé stessi, ma piuttosto perché si rischia di perdere la propria posizione nella comunità. Sembra che sia mostrata solo una parte di una più lunga serie di eventi brutali. È solo così che nelle piccole cittadine si risolvono i problemi.
II. Piuttosto che la verità, Mildred cerca un colpevole. È evidente che l’omicidio della giovane figlia non sia da imputare solo al reale esecutore, ma anche a Mildred stessa, madre irresponsabile che si avvia verso una senilità solitaria e priva di possibilità di redenzione. Al suo fallimento si affianca quello dell’agente Dixon, che non riesce a risolvere il caso nonostante l'impegno. Avendo finalmente constato il tracollo delle proprie vite, entrambi decidono di vendicarsi contro le brutalità subite passivamente. Partono per un’insensata rappresaglia, ma sembra che cambino idea a metà strada.
III. L’omicidio e lo stupro sono avvenimenti non straordinari nella vita di provincia: lo è piuttosto l’azione di Mildred, che sconvolge tutti. Sebbene sia spinta da una motivazione molto forte, il suo gesto appare inaspettato e casuale, come tanti altri nel corso della vicenda. Gli autori sono noti quasi sempre, ma sembra che le cose accadano in modo passivo, che nessuno ne tragga beneficio, ma che tutti piuttosto sono perdenti di fronte ad un destino brutale ed incontrovertibile.
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enzo70
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venerdì 2 febbraio 2018
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il dolore di una madre, un lungo canto americano
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Il terzo film di Martin McDonagh entra nel cuore degli States, Ebbing, Missouri. Angela Hayes è stata uccisa durante uno stupro. E la madre Mildred non si dà pace, e soprattutto non accetta l’incapacità della polizia locale di trovare il colpevole. Decide così di comprare lo spazio pubblicitario su tre manifesti stradali per gridare la sua indignazione. Ma Mildred non gira intorno alle cose, va dritta al cuore, e così attacca direttamente lo sceriffo di Ebbing, Bill Willoughby. Lo sceriffo è malato di un grave cancro al pancreas, ha una bellissima moglie, due figlie; ma non ha risolto il caso di Angela; e non ha una vita davanti. Ma i manifesti agiscono su tutta la comunità locale che viene, bene, indagata da McDonagh che caratterizza molto bene i diversi co protagonisti del film.
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Il terzo film di Martin McDonagh entra nel cuore degli States, Ebbing, Missouri. Angela Hayes è stata uccisa durante uno stupro. E la madre Mildred non si dà pace, e soprattutto non accetta l’incapacità della polizia locale di trovare il colpevole. Decide così di comprare lo spazio pubblicitario su tre manifesti stradali per gridare la sua indignazione. Ma Mildred non gira intorno alle cose, va dritta al cuore, e così attacca direttamente lo sceriffo di Ebbing, Bill Willoughby. Lo sceriffo è malato di un grave cancro al pancreas, ha una bellissima moglie, due figlie; ma non ha risolto il caso di Angela; e non ha una vita davanti. Ma i manifesti agiscono su tutta la comunità locale che viene, bene, indagata da McDonagh che caratterizza molto bene i diversi co protagonisti del film. E i vizi dell’America vera, quella del Missouri, tra razzismo e omofobia. Due parole sugli attori: Frances McDormand è perfettamente a suo agio nella parte di una madre affranta del dolore; e così per Woody Harrelson che interpreta il sofferente sceriffo Bill Willoughby; ma, che dire del sempre ottimo Sam Rockwell che nei panni del disadattato veste come con un abito su misura. Tutti candidati all’Oscar, non ho visto i film concorrenti, ma uscito dal cinema l’impressione è che McDonagh è riuscito da vero irlandese a omaggiare per l’ennesima volta gli States.
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chiquita
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mercoledì 31 gennaio 2018
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la provincia americana
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Pensavo di vedere il solito film di vendetta o inchiesta. Invece mi trovo a ridere e pure a piangere. Ho trovato incredibile il quadro della provincia americana. A tratti ridicolo, a tratti ermetico e in altri profondo. Temi che spaziano dal dramma famliare, alle minoranze di molti generi, all'abuso di potere e chi più ne ha più ne metta. Bello. Un film bello come se ne vedono pochi in giro. Persino il finale non è scontato e lascia un po' di spazio alla fantasia. Non sono un critico cinematografico, ma se un film colpisce e fa riflettere vuol dire che ha fatto il suo incredibile "lavoro".
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maddalena
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martedì 30 gennaio 2018
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aggiungerei un elemento
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C'è tutto ciò che hai scritto ma anche il tema dell'elaborazione del lutto. Ciascuno a suo modo con la propria storia che condiziona,con gli inevitabili sensi di colpa, con le risposte violente alla frustrazione della propria inanita' a fronte dell'inevitabile. È un memorabile concerto sul dolore la perdita la vendetta l'impotenza che esige la coralità per accedere alla catarsi. Davvero magnifico con tocco leggero vestito di panni quotidiani e domestici. Grazie Maddalena
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