carloalberto
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domenica 18 marzo 2018
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tre personaggi in cerca d'autore
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Harrelson, lo sceriffo, McDormand, la madre, Rockwell, l’agente, un trio di attori drammatici che stupisce per bravura e rende la pellicola interessante nonostante una storia dalla costruzione esile e poco convincente e a tratti surreale che lascia spazio, proprio per questo, a una meravigliosa prova attoriale. La storia di una famiglia allo sbando come tante nella provincia di un’America ancora contadina dove la povertà di spirito e materiale vanno a braccetto, il paesotto con lo sceriffo malato terminale che accarezza moglie e cavalli e scrive lettere testamento-guida prima di morire suicida, l’agente di polizia col complesso edipico ottuso e violento ma buono, la madre eroina dura e irriverente in cerca di giustizia a tutti i costi per la figlia assassinata, il fucile nel portabagagli nell’auto diretta verso il nulla per la vendetta impossibile, l’impotenza, i tre manifesti, la tv del dolore che irrompe, la violenza fine a se stessa, qualche risata, in un film che lascia il vuoto ed è il vuoto voluto, che i personaggi trasmettono, personaggi interpretati da attori che avrebbero ben potuto rappresentare, con gli stessi effetti drammatici, una storia diversa, più realistica e verosimile, per mettere a nudo finalmente quel fantasma ineffabile che è la società americana, almeno nella sua versione country.
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giovedì 15 marzo 2018
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finalmente un film
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La prima volta dopo anni che si vede un film degno di questo nome, dopo i puffi 3d e transformers avevo perso le speranze
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gabriella
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venerdì 9 marzo 2018
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mildred va alla guerra
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Mildred è una madre in cerca di giustizia , una donna ferita, arrabbiata, avvelenata perchè dopo sette mesi dall'uccisione della figlia Angela, ancora non c'è un colpevole, da qui l'idea di affittare dei cartelloni pubblicitari lungo la strada di Ebbing in Missouri per sottolineare l'inettitudine della polizia , troppo impegnata a suo dire a picchiare i neri che indagare su un omicidio. I tre manifesti attirano l'attenzione dei media ma semina disappunto tra i concittadini, oltre , ovviamente delle forze dell'ordine, il cui sceriffo , lo stimato Willough si sia dato da fare per trovare il colpevole e continua a farlo, nonostante un cancro al pancreas in fase terminale e il suo vice, Dixon ( un Sam Rockwell incredibile)poliziotto violento , sfasciato, mammone e ubriacone che reagisce con mugugni e aggressività.
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Mildred è una madre in cerca di giustizia , una donna ferita, arrabbiata, avvelenata perchè dopo sette mesi dall'uccisione della figlia Angela, ancora non c'è un colpevole, da qui l'idea di affittare dei cartelloni pubblicitari lungo la strada di Ebbing in Missouri per sottolineare l'inettitudine della polizia , troppo impegnata a suo dire a picchiare i neri che indagare su un omicidio. I tre manifesti attirano l'attenzione dei media ma semina disappunto tra i concittadini, oltre , ovviamente delle forze dell'ordine, il cui sceriffo , lo stimato Willough si sia dato da fare per trovare il colpevole e continua a farlo, nonostante un cancro al pancreas in fase terminale e il suo vice, Dixon ( un Sam Rockwell incredibile)poliziotto violento , sfasciato, mammone e ubriacone che reagisce con mugugni e aggressività.E' un'umanità dolente in un'America intollerante e razzista, omofoba e bigotta quella che ci viene mostrata da Martin McDonagh, ma è anche un'umanità che svela inaspettatamente un cuore nel momento quando sembra perduta ogni speranza, che si rivela migliore sotto i lividi e le ammaccature e non ha paura a mostrarli. Mildred non è una madre esemplare, ha un rapporto teso con la figlia, è una donna divorziata cui l'ex marito scorazza con una diciannovenne, è una donna frustrata e stremata, ma è anche una donna che non si piange addosso e non arretra davanti a nulla, contro tutti e tutto, sola nella sua domanda che esige risposta, sola anche in quei brevi momenti che si lascia andare al pianto. Donna che non esita a dire ciò che pensa ( memorabile la scena con il prete), ma che tuttavia dimostra la sua fragilità e contraddizione ( la cena con il nano e il suo evidente disagio)
Le interpretazioni dei protagonisti sono magnifiche a cominciare da Frances Mc Dormand con il suo viso tutto spigoli, i capelli strattonati all'indietro, la camminata maschile il linguaggio scurrile che reprime qualsiasi forma di femminilità, ma anche gli altri interpreti che poi sono i già citati Woody Harrelson e Sam Rockwell formano un trio di notevole bravura in questa dark comedy dove si strappa anche una risata.... a denti stretti, perchè subito arriva un pugno nello stomaco , c'è dolore e sofferenza che convivono con cinismo e ingiustizia, ma mai con rassegnazione.
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tmpsvita
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giovedì 1 marzo 2018
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un altro grande film da martin mcdonagh
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Martin McDonagh nonostante abbia realizzato davvero pochi film, appena due prima di questo (7 psicopatici e In Bruges), con ognuno di essi ha dimostrato di essere un grande regista, sinceramente il fatto che abbia lavorato "poco" mi dispiace un po' però meglio tre soli film ed ottimi che trenta mediocri.
Ed anche con questo "Tre Manifesti ad Ebbing, Missouri" McDonagh riesce a svolgere un ottimo lavoro, anzi in questo caso lo si potrebbe promuovere a straordinario lavoro; non è infatti difficile definirlo il suo miglior film.
Un film molto potente, forte, anche abbastanza pesante ma comunque coinvolgente che riesce a raccontare una storia veramente incredibile in maniera molto credibile ed umana.
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Martin McDonagh nonostante abbia realizzato davvero pochi film, appena due prima di questo (7 psicopatici e In Bruges), con ognuno di essi ha dimostrato di essere un grande regista, sinceramente il fatto che abbia lavorato "poco" mi dispiace un po' però meglio tre soli film ed ottimi che trenta mediocri.
Ed anche con questo "Tre Manifesti ad Ebbing, Missouri" McDonagh riesce a svolgere un ottimo lavoro, anzi in questo caso lo si potrebbe promuovere a straordinario lavoro; non è infatti difficile definirlo il suo miglior film.
Un film molto potente, forte, anche abbastanza pesante ma comunque coinvolgente che riesce a raccontare una storia veramente incredibile in maniera molto credibile ed umana.
Umana, potente ma allo stesso tempo anche un po' fredda e forse questo è uno dei pochissimi difetti che riesce ad attribuirgli, il regista infatti, probabilmente con il timore di esagerare ed infine realizzare un feel-good movie ha cercato il più possibile di non spingere troppo sull'emozione. Per quanto apprezzi ciò (i film strappalacrime non sono proprio il mio genere) devo dire che avrei preferito da parte sua una maggiore attenzione sui sentimenti, non fraintendetemi il film emoziona ma in alcuni momenti ho percepito una certa lontananza/freddezza del regista ed a causa della quale il film non riesce a spiazzare completamente lo spettatore né a farlo emozionare quanto avrebbe potuto.
Con tutto questo non voglio però screditare esageratamente la pellicola, si tratta comunque di un grande film, come ho detto nelle prime righe.
La regia, a parte ciò, è veramente notevole, soprattutto dal punto di vista più visivo e tecnico, le inquadrature sono, infatti, straordinarie: estremamente precise, pulite, suggestive. Alcune delle immagini presenti nel film sono davvero indimenticabili.
Indimenticabile è anche l'interpretazione della protagonista, Frances McDormand, attrice che apprezzo particolarmente e che in questo caso ha veramente dato il meglio di sé, è entrata perfettamente nella parte e riesce, grazie alle sue espressioni ed ai suoi sguardi incredibilmente convincenti, ad essere credibile come pochi sarebbero riusciti.
Inoltre sono rimasto senza parole nel vedere un Sam Rockwell così bravo, è sempre stato per me un attore difficile da apprezzare principalmente per il suo viso che non è mai riuscito ad andarmi a genio (nonostante l'abbia già apprezzato in "C'era una volta un'estate" mentre ancora devo vedere "Moon"), ma con questo film ho completamente cambiato idea, mi ha davvero sorpreso tantissimo.
Mentre di Woody Harrelson ho sempre pensato totalmente il contrario e con questo suo ruolo è interpretazione ha solamente riconfermato la sua bravura.
Una menzione speciale va alla sceneggiatura veramente straordinaria, accattivante, matura, tagliente e profonda.
Voto: 8,5/10
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tmpsvita
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giovedì 1 marzo 2018
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un altro grande film da martin mcdonagh
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Martin McDonagh nonostante abbia realizzato davvero pochi film, appena due prima di questo (7 psicopatici e In Bruges), con ognuno di essi ha dimostrato di essere un grande regista, sinceramente il fatto che abbia lavorato "poco" mi dispiace un po' però meglio tre soli film ed ottimi che trenta mediocri.
Ed anche con questo "Tre Manifesti ad Ebbing, Missouri" McDonagh riesce a svolgere un ottimo lavoro, anzi in questo caso lo si potrebbe promuovere a straordinario lavoro; non è infatti difficile definirlo il suo miglior film.
Un film molto potente, forte, anche abbastanza pesante ma comunque coinvolgente che riesce a raccontare una storia veramente incredibile in maniera molto credibile ed umana.
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Martin McDonagh nonostante abbia realizzato davvero pochi film, appena due prima di questo (7 psicopatici e In Bruges), con ognuno di essi ha dimostrato di essere un grande regista, sinceramente il fatto che abbia lavorato "poco" mi dispiace un po' però meglio tre soli film ed ottimi che trenta mediocri.
Ed anche con questo "Tre Manifesti ad Ebbing, Missouri" McDonagh riesce a svolgere un ottimo lavoro, anzi in questo caso lo si potrebbe promuovere a straordinario lavoro; non è infatti difficile definirlo il suo miglior film.
Un film molto potente, forte, anche abbastanza pesante ma comunque coinvolgente che riesce a raccontare una storia veramente incredibile in maniera molto credibile ed umana.
Umana, potente ma allo stesso tempo anche un po' fredda e forse questo è uno dei pochissimi difetti che riesce ad attribuirgli, il regista infatti, probabilmente con il timore di esagerare ed infine realizzare un feel-good movie ha cercato il più possibile di non spingere troppo sull'emozione. Per quanto apprezzi ciò (i film strappalacrime non sono proprio il mio genere) devo dire che avrei preferito da parte sua una maggiore attenzione sui sentimenti, non fraintendetemi il film emoziona ma in alcuni momenti ho percepito una certa lontananza/freddezza del regista ed a causa della quale il film non riesce a spiazzare completamente lo spettatore né a farlo emozionare quanto avrebbe potuto.
Con tutto questo non voglio però screditare esageratamente la pellicola, si tratta comunque di un grande film, come ho detto nelle prime righe.
La regia, a parte ciò, è veramente notevole, soprattutto dal punto di vista più visivo e tecnico, le inquadrature sono, infatti, straordinarie: estremamente precise, pulite, suggestive. Alcune delle immagini presenti nel film sono davvero indimenticabili.
Indimenticabile è anche l'interpretazione della protagonista, Frances McDormand, attrice che apprezzo particolarmente e che in questo caso ha veramente dato il meglio di sé, è entrata perfettamente nella parte e riesce, grazie alle sue espressioni ed ai suoi sguardi incredibilmente convincenti, ad essere credibile come pochi sarebbero riusciti.
Inoltre sono rimasto senza parole nel vedere un Sam Rockwell così bravo, è sempre stato per me un attore difficile da apprezzare principalmente per il suo viso che non è mai riuscito ad andarmi a genio (nonostante l'abbia già apprezzato in "C'era una volta un'estate" mentre ancora devo vedere "Moon"), ma con questo film ho completamente cambiato idea, mi ha davvero sorpreso tantissimo.
Mentre di Woody Harrelson ho sempre pensato totalmente il contrario e con questo suo ruolo è interpretazione ha solamente riconfermato la sua bravura.
Una menzione speciale va alla sceneggiatura veramente straordinaria, accattivante, matura, tagliente e profonda.
Voto: 8,5/10
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no_data
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mercoledì 28 febbraio 2018
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nonostante il decadimento sociale i sentimenti resistono.
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Un bel quadro, questo film, un bel quadro dell’impoverimento della piccola borghesia americana che vive ai margini, a Ebbing, ai confini del Missouri. Un angolo sperduto della provincia diventa una rappresentazione accusatoria molto dura verso, in realtà, l’intera nazione, dove si è perduto qualsiasi valore. Tutti i personaggi, pur rappresentando la deriva sociale nella quale si manifestano la mancanza di valori, la violenza, e la povertà intellettuale, hanno quasi miracolosamente conservato qualcosa che li rende ancora umani: una dimensione affettiva. Un film molto duro che si avvicina alla visione di Q. Tarantino, con meno sangue ma carico di quell’humor nero che lo caratterizza: razzismo, omofobia, prepotenza, violenza della polizia, disinteresse delle regole del vivere civile, sono gli elementi di cui si nutre questa piccola comunità.
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Un bel quadro, questo film, un bel quadro dell’impoverimento della piccola borghesia americana che vive ai margini, a Ebbing, ai confini del Missouri. Un angolo sperduto della provincia diventa una rappresentazione accusatoria molto dura verso, in realtà, l’intera nazione, dove si è perduto qualsiasi valore. Tutti i personaggi, pur rappresentando la deriva sociale nella quale si manifestano la mancanza di valori, la violenza, e la povertà intellettuale, hanno quasi miracolosamente conservato qualcosa che li rende ancora umani: una dimensione affettiva. Un film molto duro che si avvicina alla visione di Q. Tarantino, con meno sangue ma carico di quell’humor nero che lo caratterizza: razzismo, omofobia, prepotenza, violenza della polizia, disinteresse delle regole del vivere civile, sono gli elementi di cui si nutre questa piccola comunità. Dentro questo quadro si muove Mildred Hayes, una donna dura e determinata, senza paura e addolorata per l’uccisione e lo stupro di una figlia molto giovane. Mildred ha una grande idea, affittare tre enormi manifesti di una strada provinciale secondaria che porta al paese, sui quali scrive, “violentata mentre stava morendo”, “perché ancora nessun arresto?”, “Cosa sta facendo lo sceriffo Willoughby?”. Da quel momento si scatena nel paese una avversione da parte di molti (il sacerdote, la polizia, il dentista, i negozianti, il barista) concittadini, come non volessero “vedere” per sensi di colpa, un evento che li spaventa e li inquieta. Tutti sembra abbiano qualcosa da rimproverarsi, anche la stessa madre. La degenerazione della convivenza civile si confronta con la risolutezza di Mildred che riesce a contrastare l’imbecillità e la violenza dei suoi concittadini. Il bello del film è che tra questi rapporti frantumati (lei è separata dal marito che ora convive con una diciannovenne un po’ stupida) l’affettività non è del tutto perduta e sembra aleggiare quasi ad esprimere l’unica resistenza rimasta contro la stupidità generale. Molto bello il contrasto tra sentimenti forti, linguaggio scurrile e percezione del dolore e delle difficoltà altrui solo in apparenza negate. La tragica morte dello sceriffo lascia intravedere questa comprensione affettiva nelle lettere che lui stesso lascia alla moglie, a Mildred e al vice sceriffo. Il finale infatti esprime sorprendentemente il superamento di quella sentenza varie volte sentita “la rabbia genera altra rabbia”. Mildred insieme all’aiuto sceriffo, Dixon, che aveva quasi ucciso durante un incendio nella sede della polizia, sono in auto armati di un fucile e si chiedono se veramente ancora vogliono andare ad uccidere uno stupratore riconosciuto come presunto colpevole. L’ America provinciale arretrata culturalmente, carica di violenti pregiudizi razziali, claustrofobica chiusura mentale si manifesta prepotentemente non riuscendo però a sopraffare quella dimensione interna ancora rimasta umana e che forse non porterà a compimento la vendetta programmata. Claudio Ricciardi
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marcomichielis
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sabato 24 febbraio 2018
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tre manifesti a ebbing, missouri
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McDonagh dipinge un'America dai tanti volti stereotipati che mano a mano mutano e si sciolgono. Un Missouri popolato da donne irose con sensi di colpa, poliziotti razzisti che vivono con la mamma, nani dai sentimenti calpestati e sceriffi in fin di vita attaccati alla tradizione della famiglia. Tre manifesti, silenti nella loro eloquenza e spettatori, scatenano rabbie e conflitti mai sopiti all'interno di una comunità estremamente chiusa che all'improvviso si rivela fallace e piena di contraddizioni. Forse semplicistico in alcuni suoi tratti, con una gradevole colonna sonora straniante ma senza la forza e la carica dissacrante dei Coen, Three Billboards Outside Ebbing, Missouri ci lascia con un bel finale aperto e qualche interrogativo, probabilmente non così profondo come nelle intenzioni del suo autore, ma in ogni caso quanto mai vivo e attuale.
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giuliog02
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venerdì 23 febbraio 2018
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mi sembra di esserci stato
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Gran bel film. Mi sembra di esserci stato nel Wet in posti come Ebbing. Girato magistralmente, con una sceneggiatura e una ambientazione perfetta. Protagonisti scelti con cura per rappresentare una trama che se non vera è assolutamente verosimile. Sono uscito con un sorriso sul volto, non mi aspettavo una così bella rappresentazione dello spirito profondo della provincia americana e dei soggetti, umani, che la abitano, la gestiscono, la rendono affascinante e meschina allo stesso tempo. Bella la storia tra il figlio poliziotto e la madre.
Recitazione molto buona di tutti, eccezionale quella della McDormand. Assolutamente da vedere.
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daniela
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martedì 20 febbraio 2018
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tutto giusto, ma...
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Concordo complletamente con peergynt e antoniomontefalcone: hanno espresso perfettamente i grandi meriti di questo film, uno dei migliori che io abbia visto negli ultimi anni (apprezzo anche la sottile critica di PeerGynt al titolo, decisamente poco attraente).
Bisognerebbe forse tuttavia avvertire il futuro spettatore della durezza del film: non ho rimpianto per un secondo di essere andata a vederlo, ma ero preparata. Certo non ci si diverte, vi pare? E' duro, doloroso, e se c'è effettivamente qualche sprazzo di humour, lo si paga con tanta sofferenza ('simpatetica', se mi consentite l'anglicismo) con i personaggi.
Il finale, forse, è un poco liberatorio; ma, certo, non si ride nemmeno un po'.
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Concordo complletamente con peergynt e antoniomontefalcone: hanno espresso perfettamente i grandi meriti di questo film, uno dei migliori che io abbia visto negli ultimi anni (apprezzo anche la sottile critica di PeerGynt al titolo, decisamente poco attraente).
Bisognerebbe forse tuttavia avvertire il futuro spettatore della durezza del film: non ho rimpianto per un secondo di essere andata a vederlo, ma ero preparata. Certo non ci si diverte, vi pare? E' duro, doloroso, e se c'è effettivamente qualche sprazzo di humour, lo si paga con tanta sofferenza ('simpatetica', se mi consentite l'anglicismo) con i personaggi.
Il finale, forse, è un poco liberatorio; ma, certo, non si ride nemmeno un po'...
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domenica 18 febbraio 2018
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fantastico
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7 nomination agli Oscar e gliene mancano almeno due. Quella alla regia e alla fotografia, entrambe ottime. Una storia di una potenza incredibile, trascinata dall'indomito coraggio di una madre alla ricerca della verità, simbolo di quell' America che non si piega all'ipocrisia razzista e violenta del sud degli Stati uniti,specie il Missouri. Chapeau McDonagh
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