amarolucano
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lunedì 22 gennaio 2018
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poderoso
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film poderoso, difficilmente classificabile, ottima sceneggiatura e grandi interpreti.
I temi toccati nel film sono molteplici e delicati (violenza, razzismo, malattia, famiglia, diversità) e toccati, probabilmente per scelta, in modo molto cinico con alcuni passaggi che risultano un pò forzati/sbrigativi (la redenzione del poliziotto cattivo su tutti).
E' un film che comunque non ci dà delle risposte, ma ci pone molte domande, ed il finale-non finale ne rappresenta al meglio il senso.
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mauridal
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lunedì 22 gennaio 2018
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e mildred prese il fucile..
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TRE manifesti a Ebbing un film di Martin Mc Donagh
Quando una storia racconta di un personaggio e questo diventa protagonista e occupa tutta la storia , con una presenza direi esclusiva e massiccia ,allora un film come Tre manifesti a Ebbing , riesce a imporre la figura di Mildred ,una donna matura madre di una ragazza uccisa per stupro ,che combatte per ottenere giustizia in una cittadina americana , Ebbing, del sud agricolo arretrato culturalmente, e socialmente malato di pregiudizi razziali e di chiusure mentali.
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TRE manifesti a Ebbing un film di Martin Mc Donagh
Quando una storia racconta di un personaggio e questo diventa protagonista e occupa tutta la storia , con una presenza direi esclusiva e massiccia ,allora un film come Tre manifesti a Ebbing , riesce a imporre la figura di Mildred ,una donna matura madre di una ragazza uccisa per stupro ,che combatte per ottenere giustizia in una cittadina americana , Ebbing, del sud agricolo arretrato culturalmente, e socialmente malato di pregiudizi razziali e di chiusure mentali. Questa figura domina la scena condizionando la storia e tutti gli altri personaggi che le ruotano intorno. Ecco che possiamo tralasciare con facilità la trama ,e i suoi significati sia palesi che di seconda lettura, per apprezzare e godere del personaggio Mildred, donna americana moderna ma che grazie alla bravura superlativa di Frances Mc Dormand, attrice di razza, diventa ,donna madre tragica di antica tradizione del teatro classico, archetipo delle figure femminili di sempre. Questo film deve molto al personaggio Mildred senza il quale scadrebbe nel banale gioco tra violenza e ingiustizia dove la giustizia in un paese dalla pistola facile spesso diventa vendetta .Non guasta nel film un tratto ironico e di sarcasmo nei confronti della legge e dei suoi tutori come appaiono i poliziotti e sceriffi siano essi buoni o cattivi alternativamente. Non bisogna quindi pensare ad un film di denuncia di una società americana incolta e incapace di civiltà, ma ad una storia di una donna che vuole a tutti i costi trovare una verità a dispetto di quelli che pur preposti non lo fanno o non vi riescono. Una bella prova di recitazione quindi e un personaggio che rivela la maturità di un’attrice molto americana ma con una cifra internazionale.(mauridal)
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skywalker70
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domenica 21 gennaio 2018
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3 cartelloni per dire niente
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Classica Americanata. Niente di nuovo. Soliti personaggi stereotipati, solita storia di dolore / incomprensione / alienazione / ricerca di giustistia e riscatto. La storia però si mantiene un po' troppo sopra le righe, non si regge in piedi...tante incongruenze e banalizzazioni.
Si lascia vedere, ma non lascia segno nè soddisfazione.
Evitabile.
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simoalex
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domenica 21 gennaio 2018
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tra fargo e true detective, un piccolo gioiello.
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Per tutti gli amanti del cinema dei fratelli Coen, ma anche non, non perdetevi Tre manifesti a Ebbing Missouri, diretto da Martin McDonagh. Un film nero, duro e a tratti grottesco ma anche poetico e viscerale in bilico tra misericordia e ira. Girato interamente nella provincia americana, il film porta alla luce il vero volto della nazione dove ancora oggi violenza, razzismo e omofobia nutrono i sentimenti di chi ci abita e mostra un panorama umano miserabile e dannato, un posto in cui a morire sono le speranze prima ancora delle persone. La sontuosa Frances McDormand (la poliziotta incinta di Fargo e la moglie massacrata di Missisipi burning) ha già praticamente prenotato l’oscar, affitta tre manifesti per ricordare alla polizia il caso della figlia violentata e bruciata viva, andando ad infrangere l’apatia dei poliziotti locali fino a coinvolgere l’intero paese.
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Per tutti gli amanti del cinema dei fratelli Coen, ma anche non, non perdetevi Tre manifesti a Ebbing Missouri, diretto da Martin McDonagh. Un film nero, duro e a tratti grottesco ma anche poetico e viscerale in bilico tra misericordia e ira. Girato interamente nella provincia americana, il film porta alla luce il vero volto della nazione dove ancora oggi violenza, razzismo e omofobia nutrono i sentimenti di chi ci abita e mostra un panorama umano miserabile e dannato, un posto in cui a morire sono le speranze prima ancora delle persone. La sontuosa Frances McDormand (la poliziotta incinta di Fargo e la moglie massacrata di Missisipi burning) ha già praticamente prenotato l’oscar, affitta tre manifesti per ricordare alla polizia il caso della figlia violentata e bruciata viva, andando ad infrangere l’apatia dei poliziotti locali fino a coinvolgere l’intero paese. Oscar sicuro anche per Sam Rockwell (il cattivo stupratore del miglio verde) come attore non protagonista, e alla sceneggiature originale. Un capolavoro.
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maumauroma
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domenica 21 gennaio 2018
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tre manifesti a ebbing, missouri
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A MIldred Hayes hanno ucciso la figlia Angela dopo averla stuprata. Il fatto e' avvenuto sette mesi fa e la donna e' convinta che la polizia locale non abbia fatto per intero il suo dovere per scovare il colpevole di questo efferato delitto. Decide allora di affittare tre cartelloni pubblicitari in disuso per farvi affiggere altrettanti manifesti con su stampate critiche e denunce verso l'inerzia e l' inettitudine dello sceriffo e dei suoi sbirri, intenti piu' a mettere al gabbio i colored di Ebbing magari per piccoli crimini che a impegnarsi a trovare il killer della figlia. Siamo nella profonda provincia del Missouri, dove la discriminazione razziale verso neri e omosessuali resta ancora ben presente e radicata.
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A MIldred Hayes hanno ucciso la figlia Angela dopo averla stuprata. Il fatto e' avvenuto sette mesi fa e la donna e' convinta che la polizia locale non abbia fatto per intero il suo dovere per scovare il colpevole di questo efferato delitto. Decide allora di affittare tre cartelloni pubblicitari in disuso per farvi affiggere altrettanti manifesti con su stampate critiche e denunce verso l'inerzia e l' inettitudine dello sceriffo e dei suoi sbirri, intenti piu' a mettere al gabbio i colored di Ebbing magari per piccoli crimini che a impegnarsi a trovare il killer della figlia. Siamo nella profonda provincia del Missouri, dove la discriminazione razziale verso neri e omosessuali resta ancora ben presente e radicata. L' inizio del film sembrerebbe dunque impostato sulla battaglia personale tra una madre disperata e una polizia cinica, corrotta e incapace, il classico lavoro di denuncia sullo scontro del singolo soffocato dal potere delle istituzioni. Ma ecco invece, e qui sta il merito principale della bella sceneggiatura di Tre manifesti a Ebbing , che a poco a poco l' opera di Martin Mc Donagh, inizia a scavare profondamente nel carattere e nel passato dei protagonisti della vicenda, dimostrando come spesso succede che la ragione e il torto non stanno tutti da una sola parte, che Mildred in realta' non e' stata mai una madre esemplare e amorevole verso la figlia o una moglie sempre presente e affettuosa, che lo sceriffo accusato di inettitudine e' in fondo un bravo marito e un buon padre, ammalato per di piu' di un tumore al pancres che gli concede ormai ben poco tempo da vivere, che il poliziotto mammone Dixon e' in realta' un uomo soggiogato da una madre aspra e cinica che lo tiene legato egoisticamente a se, soffocandogli ogni anelito di umanita' e generosita'. E l' improvviso suicidio dello sceriffo e le sue lettere di addio scritte alla moglie, a Mildred e a Dixon fungeranno quasi da catalizzatore per far sedimentare l' odio e il rancore covato da tutti per troppo tempo verso i singoli e verso la societa'.
Bel film dunque, che oscilla sempre in maniera originale e ardita tra dramma e commedia con dialoghi franchi e diretti, ottimamente interpretato e con una efficace colonna sonora. Un atto d' accusa verso quella ricca provincia americana perennemente in bilico tra moderna democrazia e biechi rigurgiti razziali. Ma forse il fascino di questa grande nazione e' dato pure dai contrasti sociali che l' hanno caratterizzata nella storia e che sono bene presenti ancora oggi
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biso93
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domenica 21 gennaio 2018
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tre manifesti per un grande affresco
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Tre manifesti a ebbing, missouri e un film del 2017 scritto e diretto da Martin Mcdonagh, presentato al festival di Venezia e fresco vincitore di 4 Golden Globe. Mcdonagh sorprende un po tutti, soprattutto il sottoscritto. Insieme ad un amico sono andato al cinema per vedere questo film e le mie aspettative erano quelle di trovarmi di fronte ad un film simile ai precedenti del regista, humor nero, ironici, ben scritti e un po bizzarri. Con mia grande sorpresa qui Mcdonagh fa il salto di qualita'..prende una zappa la tira violentemente contro il terreno e non se la tira mai sui piedi, scrive una sceneggiatura superlativa, piena di ritmo, dialoghi taglienti e colorati di un linguaggio diretto e volgare, crea personaggi con mille sfaccettature e portati benissimo in scena dai tre attori principali, qui in gran forma.
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Tre manifesti a ebbing, missouri e un film del 2017 scritto e diretto da Martin Mcdonagh, presentato al festival di Venezia e fresco vincitore di 4 Golden Globe. Mcdonagh sorprende un po tutti, soprattutto il sottoscritto. Insieme ad un amico sono andato al cinema per vedere questo film e le mie aspettative erano quelle di trovarmi di fronte ad un film simile ai precedenti del regista, humor nero, ironici, ben scritti e un po bizzarri. Con mia grande sorpresa qui Mcdonagh fa il salto di qualita'..prende una zappa la tira violentemente contro il terreno e non se la tira mai sui piedi, scrive una sceneggiatura superlativa, piena di ritmo, dialoghi taglienti e colorati di un linguaggio diretto e volgare, crea personaggi con mille sfaccettature e portati benissimo in scena dai tre attori principali, qui in gran forma. Quindi a differenza di In Bruges e 7 psicopatici, Three billboards picchia sull'accelleratore del dramma, della violenza verbale e da un crudezza emotiva spiazzante, ben mitigata da un intelligente umorismo nero figlio in parte dei coen e di tarantino stesso (in parte). Questo film e' serio e tratta numerose tematiche sociali trasformando il piccolo paese di ebbing in un grande centro culturale, affresco di un intera societa'. La regia di Mcdonagh e' di livello per la sua capacita di stare legata ai personaggi e di nn essere mai invasiva. La marcia in piu al film la danno gli attori, Sam Rockwell, Woody Harrlenson e Francis Mcdormand ci donano performance incisve e taglienti riuscendo a trasmetterci le varie sfaccettature dei personaggi, permettendo a noi di immedesimarci nella vicenda. Certo il film non e privo di difetti, ma riesce a sorprendere e tiene molto bene il ritmo nonostante non sia un film leggero e ritmato. Gran bel film, vivamente consigliato e da nn lasciarsi scappare!!
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amos5
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sabato 20 gennaio 2018
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ansia e tristezza a 8 euro
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A parte una bravissima attrice , Ci sono tutti gli ingredienti per uscire a casa con un po di depressione , violenza , razzismo ,omosessuali e nani maltrattati,figli e famiglie in cancrena , cancro decessi morti stupro e tanta violenza e sangue,un padre che lascia la famiglia per farsela con una 19enne . Insomma tutto cio' che non vorresti incontrare nella tua vita e ci sei costretto da un film .La sceneggiatura e l'abilita degli attori non basta .
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alle72
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sabato 20 gennaio 2018
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finalmente un film
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guardando il film mi domandavo " ma perchè è così bello!" . La risposta è stata perchè è un FILM. Cosa deve possedere un film per dichiarasi tale? Sceneggiatura buona, storia buona, musica buona, personaggi interessanti, protagonista Mildred superlativa, considerato che parla pochissimo. I personaggi sono delineati straordinariamente, sono gustosi, irritanti, sorprendenti. La vicenda in sè potrebbe risultare non importante, ne abbiamo già viste,ma, è come viene gestita che risulta fantastica. Andate a vederlo.
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francescameneghetti
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sabato 20 gennaio 2018
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frances, donna da far west
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Ebbing non esiste (il film è ambientato nella località si Sylva, nel North Carolina): è il prototipo di una cittadina americana, molto provinciale e chiusa, lontana dalle grandi città, crocevia di popoli, lingue, affari, culture: luoghi di melting pot, di apertura culturale (ma anche di separatezza, per cui i ricchi borghesi, come quelli ritratti da Woody Allen,vivono a Chelsea o nel Greenwich Village, non esattamente gomito a gomito con il Bronx). America: terra di contrasti, terra che mai ha dimenticato lo spirito di frontiera, il senso della conquista, non solo in senso materiale: in altre parole l’essenza del Far West scorre nelle vene dell’americano medio (quello che alla fine si riconosce in Trump).
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Ebbing non esiste (il film è ambientato nella località si Sylva, nel North Carolina): è il prototipo di una cittadina americana, molto provinciale e chiusa, lontana dalle grandi città, crocevia di popoli, lingue, affari, culture: luoghi di melting pot, di apertura culturale (ma anche di separatezza, per cui i ricchi borghesi, come quelli ritratti da Woody Allen,vivono a Chelsea o nel Greenwich Village, non esattamente gomito a gomito con il Bronx). America: terra di contrasti, terra che mai ha dimenticato lo spirito di frontiera, il senso della conquista, non solo in senso materiale: in altre parole l’essenza del Far West scorre nelle vene dell’americano medio (quello che alla fine si riconosce in Trump). Quel tipo di americano che in Easy Rider fa fuori due hippies solo perché gli danno fastidio, sono diversi da lui. Colpisce, proprio riguardo all’ambientazione, un altro contrasto: tra la dolcezza del paesaggio verdeggiante e la durezza degli abitanti, rancorosi, incattiviti, come se la frontiera contro cui combattono fosse diffusa. Fosse ovunque. E il loro è il linguaggio dei soldati: spigoloso, farcito di volgarità e di insulti. Non si sottrae a questo neanche Frances, donna che si potrebbe definire “cazzuta”, in modo informale e colorito, o guerriera, in modo più elegante. Non si differenzia molto nel suo stile, nel suo vestire (una tuta da lavoro indossata perennemente e una fascia in fronte che ricorda gli indiani Sioau, abitanti originari del Missouri. Richiama alla mente Maggie di Million Dollar Baby: entrambe sfogano la loro rabbia per i tanti dolori che la vita ha loro riservato. Ma in fondo anche Walt Kowalaski di Gran Torino è un tipo del genere. Un tipo che piace per la schiettezza, per il suo essere vicino a un modello umano primitivo e incontaminato da incrostazioni culturali, che vuole, a suo modo, giustizia. Anche Walt ha il pelo sullo stomaco, come Frances: che non ha voluto uccidere, attaccando la sede della polizia, ma non fa una piega di fronte alla vittima non prevista. Resta incerto, volendo scavare più a fondo sul piano umano, se la sua ribellione sia alimentata principalmente dal dolore per la straziante perdita della figlia o dai sensi di colpa verso la stessa. La durezza dei rapporti umani si stempera solo nella conclusione (con tocco lieve) e attorno alla figura dello sceriffo. Ottima la sceneggiatura e la colonna sonora, che, con la sua tendenziale dolcezza, si sposa con il paesaggio naturale e contrasta con quello umano. Molti hanno già commentato questo film. Molti lo hanno già visto: i giudizi sui social sono stranamente concordi: è un grande o grandissimo film. Una recensione di taglio tradizionale sarebbe stata superflua.
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sabato 20 gennaio 2018
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delusione
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Devo dire che non sono rimasta entusiasta come avrei dovuto... Scene che sfiorano il grottesco,piene di volgarità, insulti e violenze...L’unica cosa che si salva è l’interpretazione della Frances McDormand che si conferma una grande attrice e qui merita l’Oscar, e forse del poliziotto malato di cancro... Gli altri personaggi sfiorano il ridicolo... penose caricature, a cominciare dall’insulso marito che esce con la ragazzina e del poliziotto mammone e violento. Io lascerei stare i Cohen e Tarantino... Se ha avuto tanto successo e’ perché nel momento che sta attraversando l’America oggi lo trovo un film polically correct...
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