Tre manifesti a Ebbing, Missouri |
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Un film di Martin McDonagh.
Con Frances McDormand, Woody Harrelson, Sam Rockwell, Abbie Cornish.
continua»
Titolo originale Three Billboards Outside Ebbing, Missouri.
Thriller,
Ratings: Kids+13,
durata 115 min.
- USA, Gran Bretagna 2017.
- 20th Century Fox Italia
uscita giovedì 11 gennaio 2018.
MYMONETRO
Tre manifesti a Ebbing, Missouri
valutazione media:
3,88
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Anche una commedia nera andrebbe presa sul seriodi FreeRiderFeedback: 2775 | altri commenti e recensioni di FreeRider |
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venerdì 12 gennaio 2018 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Anche una “commedia nera”, così come è stata da più parti definita, non sfugge all’obbligo di presentare le sue credenziali sia in termini di verve dal lato brillante che in termini di tensione drammatica dal lato noir. In realtà, anche se chiaramente ispirato al cinema grottesco dei fratelli Coen, il film di Martin Mc Donagh è un oggetto anomalo che impiega un po’ di tempo a individuare con chiarezza la sua strada. L’intonazione con cui Tre manifesti ad Ebbing, Missouri esordisce sembra nascere più dall’urgenza di dichiararsi dal punto di vista politico che non da quella di assegnare un registro al narrato infatti, ancor prima che il film prenda la sua forma, il noto paradigma ideologico che infiamma gli ambienti dem di Hollywood viene evocato nei suoi assunti principali (polizia razzista e omofoba, maschi predatori, pedofilia ecclesiale, donne vittime ma in fondo toste e, ad abundantiam, un accenno garantista alle gang dei latinos di pertinenza tematica col film pari a zero). Ammessa tale misura di retorica da sfondamento come requisito immancabile, ci si domanda se la storia di Mildred Hayes avrà sufficiente forza intrinseca per affrancarsi e offrire spunti più strettamente cinematografici. Fortunatamente è proprio dopo gli adempimenti di rito che il film riesce a svincolarsi e a sfornare alcune scene indovinate, prima fra tutte quella dell’incendio, che restituiscono una dimensione e una direzione poi mantenute fino alla fine. L’ironia però non raggiunge mai vette di sarcasmo realmente audace (battute compiacenti che si esauriscono in fretta) e le escalation di violenza - abilmente supportate da suggestive note liriche – non hanno, per intenderci, nè la furente spavalderia tarantiniana alla quale evidentemente si ispirano nè un peso drammatico che possa fare veramente male. La presa di posizione contro il razzismo è - naturalmente e ovviamente, meglio specificarlo - sacrosanta, ma se il registro adottato dal film è quello grottesco, come si evince dalle situazioni iperboliche mostrate, allora si dovrebbe usare lo stesso rude trattamento con tutti senza risparmiare nessuno, invece a fronte della plateale invettiva contro la polizia la nostra intemperante protagonista è l’unica ad essere amica degli afroamericani e il solo poliziotto equilibrato e umano è quello di colore, aggiustamenti che riportano il film entro un perimetro molto più comune. Un bel trio di interpreti è chiamato al lavoro su un singolare trio di personaggi principali: l’aitante Harrelson nella pelle di un malato grave, Sam Rockwell in quella di un poliziotto caricatura e Frances McDormand nei panni di un’eroina stramba arrabbiata con tutti.
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