mciril
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domenica 19 novembre 2017
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mi spiace leggere...
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...le recensioni negative qui. Lento, copiato, scontato. Ma dove? Forse sono lento, scontato e copiato io (non me ne ero ancora accorto) ma ho trovato il film un prodotto di alta originalitá e professionalitá, gli attori diretti in modo magistrale, persino il personaggio della Ferilli magnetico, i temi toccati (fatalitá ed incertezza, amore, fede, violenza, violenza sulle donne, umile ma granitico coraggio, mancanza di responsabilitá delle proprie azioni) molti, intensi e mai banali.
Il protagonista contenitore delle pochezze umane giustamente sempre oggettivo, fermo ed, ovviamente, immensamente triste.
Il resto é giá stato scritto.
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...le recensioni negative qui. Lento, copiato, scontato. Ma dove? Forse sono lento, scontato e copiato io (non me ne ero ancora accorto) ma ho trovato il film un prodotto di alta originalitá e professionalitá, gli attori diretti in modo magistrale, persino il personaggio della Ferilli magnetico, i temi toccati (fatalitá ed incertezza, amore, fede, violenza, violenza sulle donne, umile ma granitico coraggio, mancanza di responsabilitá delle proprie azioni) molti, intensi e mai banali.
Il protagonista contenitore delle pochezze umane giustamente sempre oggettivo, fermo ed, ovviamente, immensamente triste.
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domenica 19 novembre 2017
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non consigliato
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Film pesante...monotono e noioso..sempre le stesse scene..non finiva più.
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roberteroica
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domenica 19 novembre 2017
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il diavolo si vede dai dettagli
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The Place” è il nome di una tavola calda situata all’angolo di una trafficata strada di una grande città. Al suo interno siede un misterioso individuo senza nome che riceve numerose persone che vorrebbero realizzare il loro desiderio: veder regredire la malattia del marito, ritrovare Dio, guarire il figlio dal cancro, riconquistare il compagno. Ma le prove che l’uomo assegna, per arrivare alo scopo, sono quasi sempre terribili: uccidere un bambino, violentare una donna, lasciare un ordigno in un ristorante. Ma chi è veramente l’abile tessitore, che scrive continuamente in una gigantesca agenda e chiede di conoscere i particolari delle azioni e dei pensieri dei suoi interlocutori ? Diciamolo subito: “The Place” accolto con molti dubbi all’ultima Festa del Cinema di Roma non è quel film artificioso e studiato a tavolino che molti critici hanno creduto di individuare.
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The Place” è il nome di una tavola calda situata all’angolo di una trafficata strada di una grande città. Al suo interno siede un misterioso individuo senza nome che riceve numerose persone che vorrebbero realizzare il loro desiderio: veder regredire la malattia del marito, ritrovare Dio, guarire il figlio dal cancro, riconquistare il compagno. Ma le prove che l’uomo assegna, per arrivare alo scopo, sono quasi sempre terribili: uccidere un bambino, violentare una donna, lasciare un ordigno in un ristorante. Ma chi è veramente l’abile tessitore, che scrive continuamente in una gigantesca agenda e chiede di conoscere i particolari delle azioni e dei pensieri dei suoi interlocutori ? Diciamolo subito: “The Place” accolto con molti dubbi all’ultima Festa del Cinema di Roma non è quel film artificioso e studiato a tavolino che molti critici hanno creduto di individuare. O meglio, il meccanismo, architettato da Paolo Genovese, lascia da subito le sponde di un potenziale cinismo e mette in campo uno strano gioco di possibilità combinatorie, come una sorta di “sliding doors” del libero arbitrio, in cui lo spettatore è da subito irretito. Si svolge tutto dentro il locale “The Place”, è un film di cui si vedono i margini, dove il fuori campo è importante come la faccia impassibile e al tempo stesso dimessa di Valerio Mastandrea, sempre in scena, per ricordare che alla fine, ogni scelta, è sempre e solo di chi decide di accettare. Il Male come il Bene, perché il primo potrebbe trasformarsi nel secondo e viceversa (come dimostra il personaggio di Rocco Papaleo, forse il più ambiguo, “malato” e inquietante dei clienti di Mastandrea). La formula è più vicina al format televisivo, va a braccetto con la serialità, si compiace di un percorso a tappe, senza soste (nonostante tantissime dissolvenze in nero), ma anche senza noia. Certo “Perfetti sconosciuti” era diverso e probabilmente più riuscito, ma “The Place” evita anche il baracconesco e la trivialità ed è un film che merita rispetto. Cast straordinario, con una menzione particolare per Giulia Lazzarini (già “madre” di Nanni Moretti).
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domenica 19 novembre 2017
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da vedere
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Una trama che ti cattura e che ti fa riflettere. Cosa siamo capaci di fare pur di soddisfare i nostri desideri? Cosa c'è dentro di noi? Una scelta tra il bene e il male.
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mtf74
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domenica 19 novembre 2017
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buon cinema italiano.
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All'inizio il film ti stranisce ma lentamente ti rapisce. Vuoi capire e conoscere meglio i personaggi magistralmente interpretati. Ti fai inevitabilmente delle domande, su te stesso e sull'Essere Umano in generale. Sicuramente non un film facile. Magari con qualche leggerezza ed incongruita nella sceneggiatura. Ma sicuramente da vedere
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trilly10
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domenica 19 novembre 2017
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con se stessi senza attenuanti
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Premetto che non condivido nessuna delle recensioni precedenti, tutte categoricamente negative. Il film si dipana tutto dentro un bar, dove un avventore con posto fisso riceve, in un via vai che dà movimento alla scena, diverse persone tutte scontente di sè e desiderose di esaudire i loro desideri. Dalla ragazza che vuole diventar più bella, al poliziotto che vorrebbe trovare il figlio scapestrato, al cieco che vorrebbe riacquistare la vista, alla suora che non sente più la voce di Dio, all'anziana che domanda di recuperare il marito malato, al meccanico in cerca di una notte con la modella dei suoi sogni, Valerio Mastrandrea promette risposte e soluzioni ma tutte a un costo molto alto.
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Premetto che non condivido nessuna delle recensioni precedenti, tutte categoricamente negative. Il film si dipana tutto dentro un bar, dove un avventore con posto fisso riceve, in un via vai che dà movimento alla scena, diverse persone tutte scontente di sè e desiderose di esaudire i loro desideri. Dalla ragazza che vuole diventar più bella, al poliziotto che vorrebbe trovare il figlio scapestrato, al cieco che vorrebbe riacquistare la vista, alla suora che non sente più la voce di Dio, all'anziana che domanda di recuperare il marito malato, al meccanico in cerca di una notte con la modella dei suoi sogni, Valerio Mastrandrea promette risposte e soluzioni ma tutte a un costo molto alto. La macchina da ripresa è quasi fissa, come uno sguardo su una finestra che acquista soggettivitá con i campi e controcampi. Le storie vengono solo raccontate e qui l'abilitá degli attori è decisiva e alimenta l'immaginazione dello spettatore costretto a uscire dalla pigrizia a cui la rappresentazione per immagini lo ha abituato. Il film ha momenti di sorpresa, quando idestini dei personaggi si intrecciano e quando, alla fine, son messi tutti difronte alla propria coscienza. Cosa son disposti a fare per ottenere ciò che desiderano? Il film non vuole affatto commuovere, non vuole "prendere", è un invito a esplorarecon il dialogo i meandri più nascosti della nostra coscienza, di cui Mastrandrea rappresenta l'alibi esterno o l'illusione di comodo. Quando i personaggi comprendono che è meglio abbandonare l'impresa ( qualcuno finge di aver portato a termine il compito), si vedono la pagina del quaderno bruciate.
La figura di Mastrandrea, nella sua potenza quasi taumaturgica, viene neutralizzata dalla cameriera Ferilli che rovescia il rapporto col suo interlocutore.
Il film, niente affatto banale come è stato scritto, ha una forte carica etica e accompagna lo spettatore nelle sua presa di coscienza con argomenti e simboli rivelatori.
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[+] perfetta lettura
(di palamit0)
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gaetanograziano
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domenica 19 novembre 2017
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l'idea di fondo è interessante ma non decolla
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Grande occasione per comporre un film da ricordare. E invece rimane senza peso psicologico. Anzi i temi messi in campo non vengono trattati con quella adeguata profondità che ci si aspettava. Ed è un vero peccato perché poteva coinvolgere emozionalmente lo spettatore, considerato lo svolgimento teatrale dell'azione con la sua unità di luogo. E proprio in rapporto a quest'ultimo aspetto non poteva che emergere solitaria su tutti la interpretazione superba e convincente di Giulia Lazzarini, indiscussa grande attrice del nostro teatro, unica preziosa nota positiva di questo film.
[+] è decollato eccome se mai ha volato un po' troppo
(di claudiarammy)
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sabato 18 novembre 2017
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stupendo !
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Bellissimo film ,intimo che indaga sulla psiche umana e sulle stranezze dell' uomo moderno sempre più spesso ad inseguire una felicità impossibile.
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mariocicala
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sabato 18 novembre 2017
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perché questo film non è plagio?
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Avete visto la serie Netflix “The Boot at the End”? Quest’ultimo film di Genovese ne è la copia italiana: stessi personaggi, con stessi desideri, stesse prove date per raggiungerli, stesso intreccio di storie, tesse scene e, la cosa più incredibile, stessi dialoghi, stesse battute, stessi movimenti dei personaggi (tipo la suora che si nasconde la collana con il crocefisso nella scollatura del maglioncino). Stessa durata, due ore. Com’è possibile? Com’è possibile che Genovese abbia scritto questo film e l’abbia presentato come suo e poi gli abbiano fatto scrivere nei titoli di testa “liberamente tratto da”? Com'è possibile che dopo il successo di "Perfetti sconosciuti" abbia rischiato così una denuncia per plagio? Ne aveva bisogno? In Italia ci sono ormai fior fiori di sceneggiatori, e corsi e concorsi di sceneggiatura da cui emergono sempre più ottimi autori (penso all’ormai storico Premio Solinas).
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Avete visto la serie Netflix “The Boot at the End”? Quest’ultimo film di Genovese ne è la copia italiana: stessi personaggi, con stessi desideri, stesse prove date per raggiungerli, stesso intreccio di storie, tesse scene e, la cosa più incredibile, stessi dialoghi, stesse battute, stessi movimenti dei personaggi (tipo la suora che si nasconde la collana con il crocefisso nella scollatura del maglioncino). Stessa durata, due ore. Com’è possibile? Com’è possibile che Genovese abbia scritto questo film e l’abbia presentato come suo e poi gli abbiano fatto scrivere nei titoli di testa “liberamente tratto da”? Com'è possibile che dopo il successo di "Perfetti sconosciuti" abbia rischiato così una denuncia per plagio? Ne aveva bisogno? In Italia ci sono ormai fior fiori di sceneggiatori, e corsi e concorsi di sceneggiatura da cui emergono sempre più ottimi autori (penso all’ormai storico Premio Solinas). Se proprio non vuoi buttarti su un’idea originale, perlomeno non attribuirtene la paternità. Non promuovere, ma nemmeno per un attimo, questo film come un soggetto tuo. "Liberamente tratto da" vuol dire che ci metti del tuo, che cambi qualcosa, che prendi spunto da ma poi inventi almeno un po'. Qui addirittura il colore rosa dell'insegna al neon del locale è uguale. Lo trovo sinceramente scandaloso. Mi hanno segnalato la serie dopo che avevo visto il film, devo ammettere annoiandomi un po’. Certo, mi hanno detto, viene da una serie tv, non è cinema! Ma queste spiegazione mi sembrava troppo semplice: insomma le serie tv ormai hanno raggiunto livelli altissimi. Così l’ho vista. Non-è-possibile. Non è possibile copiare ogni cosa (quasi ogni inquadratura) di un lavoro altrui e attribuirsene il merito autoriale. E’ una truffa, pure per lo spettatore. Che non intende certo andare al cinema a vedere un collage di puntate di una serie tv disponibile su Netflix. Vi prego, spiegatemi come possa essere successo. Non voglio credere che il cinema italiano sia così a corto d'idee. Perfetti sconosciuti, Lo chiamavano Jeeg Robot e Indivisibili, solo per citarne alcuni, sembrava ci stessero portando in un'altra direzione.
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[+] te lo spiego io perchè non è plagio ....
(di petri)
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[+] questo copiare fa male al cinema
(di luigiiodice)
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sabato 18 novembre 2017
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no non ci siamo
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Film assurdo, per il quale sono anche stati impiegati nostri soldi pubblici.. distante anni luce da filmografia francese o us.
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