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lunedì 27 marzo 2017
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essere donna, essere intelligente, essere nera
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L'incontenibile passione per la scienza e la conoscenza superano la brutalità di chi subisce le discriminazioni di una società sessista e razzista. Sullo sfondo una comunità scientifica della NASA indifferente e cinicamente utilitarista. I chilometri di corsa per andare ogni giorno nel bagno delle donne di colore e poi tornare in tempo per consegnare perfetti calcoli astronomici metafora della condizione umiliante imposta da una sadica concezione del lavoro. Dimenticate dalla storia americana (come milioni di altre persone di colore) e riabilitate dalla volontà dell'ex presidente Obama di rendere omaggio al popolo invisibile di cittadini straordinari che hanno contribuito alla crescita scientifica (e conseguentemente socio-economica degli USA), le tre scienziate di colore sono la voce narrante di una femminilità impegnata, ostinata, curiosa, tollerante con i propri detrattori.
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L'incontenibile passione per la scienza e la conoscenza superano la brutalità di chi subisce le discriminazioni di una società sessista e razzista. Sullo sfondo una comunità scientifica della NASA indifferente e cinicamente utilitarista. I chilometri di corsa per andare ogni giorno nel bagno delle donne di colore e poi tornare in tempo per consegnare perfetti calcoli astronomici metafora della condizione umiliante imposta da una sadica concezione del lavoro. Dimenticate dalla storia americana (come milioni di altre persone di colore) e riabilitate dalla volontà dell'ex presidente Obama di rendere omaggio al popolo invisibile di cittadini straordinari che hanno contribuito alla crescita scientifica (e conseguentemente socio-economica degli USA), le tre scienziate di colore sono la voce narrante di una femminilità impegnata, ostinata, curiosa, tollerante con i propri detrattori. L'intelligenza che prende il sopravvento sul potenziale rancore ed espande la consapevolezza che lottare per ciò in cui si crede è il motore per affermare la dignità umana. Se nella storia americana essere neri ha significato sofferenza, questa condizione è stata ancora più dolorosa per le donne intelligenti, incredule dinanzi alla barbarie razzista, tenaci nel difendere la propria identità scientifica, morbide nella coltivazione dei propri sogni.
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feliciar
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lunedì 1 maggio 2017
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il diritto di esistere
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Il diritto di contare è un film entusiasmante.
Parla di due cose fantastiche: delle tre donne afro-americano che hanno partecipato al programma NASA e dei viaggi nello spazio.
Dentro c'è tutto: la Virginia segregazionista degli anni '60, Kennedy, il reverendo King, la competizione USA-URSS per lo spazio, i "" computer-colored"" che verificavano i calcoli degli ingegneri.
Era il metodo NASA: matematici di colore verificavano i calcoli. IBM era di là da venire, c'erano i negri a fare da computer, non uomini o donne ma, macchine colorate, separate dai bianchi, nei bagni, nelle scuole, nelle chiese e, finanche, nella macchina del caffè.
Kennedy non aveva ancora presentato il Civil Rights Act.
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Il diritto di contare è un film entusiasmante.
Parla di due cose fantastiche: delle tre donne afro-americano che hanno partecipato al programma NASA e dei viaggi nello spazio.
Dentro c'è tutto: la Virginia segregazionista degli anni '60, Kennedy, il reverendo King, la competizione USA-URSS per lo spazio, i "" computer-colored"" che verificavano i calcoli degli ingegneri.
Era il metodo NASA: matematici di colore verificavano i calcoli. IBM era di là da venire, c'erano i negri a fare da computer, non uomini o donne ma, macchine colorate, separate dai bianchi, nei bagni, nelle scuole, nelle chiese e, finanche, nella macchina del caffè.
Kennedy non aveva ancora presentato il Civil Rights Act.
Ma le tre signore erano scienziate, non macchine di colore e, alla fine, la spuntarono.
La storia è vera: sono state le prime donne di colore ad accedere ad un programma NASA: Katherine verificò la traiettoria del colonnello Glenn, il primo a girare intorno alla Terra. Il colonnello disse che non si sarebbe imbarcato, senza i suoi calcoli: in pratica, aprì la strada allo sbarco sulla Luna.
Le fu riconosciuto il talento.
Le altre, pure, si affermarono e, pare impossibile in anni bui ed in ambienti maschili.
Noi non sapiamo se fu il bisogno di sopravanzare i Russi o la pressione per i diritti civili ma, accadde il miracolo e si accettò che l'intelligenza fosse democratica, senza colore, sesso, razza o religione.
l film è affascinante, intreccia storie personali e documenti di archivio, chiunque abbia visitato il KSC a Cape Canaveral ( evitando Disneyland), resta a bocca aperta. La base Nasa è un grandioso monumento alla scienza e all'ardire umano.
Il viaggio nello spazio è l'avventura piu' grande dell'umanità e God bless America per avere consentito a queste donne di dare il proprio contributo alla storia.
Un'ultima nota: la signora Katherine ( classe 1918) è, oggi, in vita.
Evidentemente, la Scienza la ha fatto bene.
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marcobrenni
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sabato 20 gennaio 2018
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un film storico contro i pregiudizi di sempre
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Pensavo al solito polpettone hollywoodiano, invece rimasi stupito-allibito. Una prima assoluta che finalmente rivela il ruolo di primo piano che ebbero tre donne afroamericane, assolutamente geniali in matematica (!) che furono essenziali per il volo del primo astronauta americano John Glenn che nel 1962 riuscì a superare l'exploit di Yuri Gagarin. Si tratta di una storia vera che ha dell'incredibile, soprattutto alla luce dei soliti pregiudizi, sia contro i neri, sia contro le presunte incapacità scientifiche del gentil sesso, addirittura poi se anche africane. La NASA nascose il fatto alla cronaca, anche per i comprensibili segreti aziendali. Solo ora viene alla luce una vicenda che aiutò non poco gli USA ad uscire dai pregiudizi e dalla segregazione razziale, non solo, ma anche nella rivalutazione dell capacità femminili.
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Pensavo al solito polpettone hollywoodiano, invece rimasi stupito-allibito. Una prima assoluta che finalmente rivela il ruolo di primo piano che ebbero tre donne afroamericane, assolutamente geniali in matematica (!) che furono essenziali per il volo del primo astronauta americano John Glenn che nel 1962 riuscì a superare l'exploit di Yuri Gagarin. Si tratta di una storia vera che ha dell'incredibile, soprattutto alla luce dei soliti pregiudizi, sia contro i neri, sia contro le presunte incapacità scientifiche del gentil sesso, addirittura poi se anche africane. La NASA nascose il fatto alla cronaca, anche per i comprensibili segreti aziendali. Solo ora viene alla luce una vicenda che aiutò non poco gli USA ad uscire dai pregiudizi e dalla segregazione razziale, non solo, ma anche nella rivalutazione dell capacità femminili. L'eroina del film è rappresentata da una fantastica e arguta Taraji P. Henson che all'ultimo momento fu la persona-chiave per la riuscita del lancio di J. Glenn nello spazio. E chi l'avrebbe mai sospettato che alla NASA funzionava un gruppo segregato di "black-computers", cioè un gruppo di afroamericani fra cui molte donne, selezionate in tutti gli USA per le loro incredibili capacità di calcolo. Un lavoro che i bianchi disdegnavano, preferendo attività più creative-ingegneristiche. Stavano pure nascendo i primi computer IBM, ma con capacità di calcolo nemmeno lontanamente paragonabile a quelli attuali. In sostanza, per verificare l'esattezza dell'angolo di rientro della capsula spaziale nell'atmosfera, all'ultimo momento il computer IBM non fu più in grado di svolgere tutti i calcoli in una volta sola. Quasi alla disperazione, la NASA si rivolse all'ultima risorsa di calcolo disponibile e affidabile: al computer-donna afroamericana, impersonata dalla Henson, che dopo aver verificato tutti i calcoli con una tempestica ed esattezza sovrumana, dette il benestare definitivo al lancio dell'astronauta nello spazio, assumendosi con ciò responsabilità incredibili. Dopo il successo della rischiosa missione, fu pure premiata al merito, ma la notizia restò celata, tant'è che quasi nessuno finora ha mai saputo di quest'incredibile vicenda. Un film da vedere assolutamente, perché storico, avvincente-arricchente-commovente, ma soprattutto utile per sfatare i soliti pregiudizi, sia razziali (mai morti) , sia contro le presunte inadeguatezze scientifiche del gentil sesso.
Marco Brenni
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martedì 21 febbraio 2017
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un viaggio verso le stelle tra razzismo e sessismo
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Una storia vera di tre tenaci afroamericane che si sono imposte nel mondo dei cervelloni bianchi durante la corsa allo spazio degli anni sessanta. Basato sul libro "Hidden Figures: The Story of the African-American Women Who Helped Win the Space Race" di Margot Lee Shetterly e pluricandidato all'oscar come Miglior Film, miglior sceneggiatura non originale e miglior attrice non protagonista di Octavia Spencer. Una storia drammatica raccontata con ironia e consapevolezza confezionata da una scenografia e fotografia ben realizzate. Attori di primo ordine come, la già citata, Octavia Spencer e il celebre Jim Parsons che, neanche a dirlo, veste i panni dello scienziato presuntuoso. Valutazione positiva per un film sull'uguaglianza sociale che, quando non arriva dai diritti civili, affiora dalla società grazie al coraggio e alla determinazione.
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flyanto
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mercoledì 15 marzo 2017
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l'emancipazione delle tre donne nere presso la nas
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Con "Il DIritto di Contare" il regista Theodore Melfi affronta per la prima volta sullo schermo una pagina della storia degli uffici della NASA poco conosciuta, concernente le tre scienziate-matematiche afro-americane e la discriminazione pesante che negli anni '60 esse dovettero subire. Pur intelligenti oltre la media, le tre donne di colore, a Langley, presso, appunto, gli uffici della NASA, come del resto in tutto il territorio della Virginia ogni persona di colore, dovett[+]
Con "Il DIritto di Contare" il regista Theodore Melfi affronta per la prima volta sullo schermo una pagina della storia degli uffici della NASA poco conosciuta, concernente le tre scienziate-matematiche afro-americane e la discriminazione pesante che negli anni '60 esse dovettero subire. Pur intelligenti oltre la media, le tre donne di colore, a Langley, presso, appunto, gli uffici della NASA, come del resto in tutto il territorio della Virginia ogni persona di colore, dovettero subire molteplici atteggiamenti ed azioni discriminatori da parte dei bianchi e pertanto a loro non era permesso, per esempio, sedere nei ristoranti o nelle mense vicino a quest'ultimi, così negli autobus, non potevano nemmeno usare le stesse toilettes, e così via... Il film segue la storia di ogni singola delle tre donne e, cioè, di colei che contribuì in maniera determinante con i suoi calcoli ad inviare gli astronauti americani, prima in orbita e poi sulla Luna, di quella che riuscì a diventare finalmente ingegnere e di quella che fu posta alla guida ed all'insegnamento della programmazione del grosso calcolatore elettronico dell'IBM.
Theodore Melfi riesce a costruire e dirigere una storia che, pur trattando tematiche già molteplici volte affrontate precedentemente nelle pellicole cinematografiche, e cioè il razzismo, la discriminazione sia razziale che sessista, e l'emancipazione, riesce ad essere originale nel suo svolgersi e pertanto avvincente. Ricostruendo alla perfezione gli anni '60 per ciò che concerne l'ambientazione ed i costumi, Melfi presenta in maniera realistica il mondo delle donne, ponendo l'accento sulle lotte dure e lunghe che esse dovettero sostenere al fine di un graduale, lento e definitivo miglioramento della propria condizione di reiette.
Consigliabile senza alcun dubbio.
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rubio93
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mercoledì 15 marzo 2017
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i diritti civili immersi nella corsa allo spazio
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Il diritto di contare è un film del 2016, diretto da Theodore Melfi, uscito nelle sale statunitensi il 25 dicembre 2016 e dall'8 marzo 2017 nelle sale italiane. E' stato candidato a tre premi Oscar, miglior film, miglior attrice non protagonista e miglior sceneggiatura non originale.
Come recita il titolo originale Hidden Figures, ovvero figure nascoste, la vicenda, ispirata a fatti realmente accaduti, narra di alcune personalità che, benchè abbiano compiuto grandi passi avanti nell'evoluzione della conoscenza umana, la storia ha lasciato un pò in disparte.
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Il diritto di contare è un film del 2016, diretto da Theodore Melfi, uscito nelle sale statunitensi il 25 dicembre 2016 e dall'8 marzo 2017 nelle sale italiane. E' stato candidato a tre premi Oscar, miglior film, miglior attrice non protagonista e miglior sceneggiatura non originale.
Come recita il titolo originale Hidden Figures, ovvero figure nascoste, la vicenda, ispirata a fatti realmente accaduti, narra di alcune personalità che, benchè abbiano compiuto grandi passi avanti nell'evoluzione della conoscenza umana, la storia ha lasciato un pò in disparte.
Siamo negli anni della guerra fredda, dove la lotta per due visioni opposte del mondo non si svolge sul suolo terrestre con soldati e carrarmati, ma nella corsa alla conquista dello spazio, attreverso calcoli, complesse equazioni e soprattutto grandi menti. Gli autori, però non si limitano a questo; in tale contesto intrecciano le lotte intestine e le proteste degli afroamericani per la conquista dei diritti civili, il loro disagio nei confronti di una nazione che fatica ad accettare il diverso colore della pelle. Un disagio che deve essere affrontato anche dalle donne, colpite ancor di più dagli atteggiamenti sessisisti, che rendeno la loro posizione più precaria e discriminata rispetto a quella degli uomini.
I personaggi principali sono tre: Katherine Johnson (Taraji P. Henson), Dorothy Vaughan (Octavia Spencer) e Mary Jackson (Janelle Monàe). Esse fanno parte di un gruppo della Nasa, addetto ai calcoli, ma per il quale lavoro ricevono solo un minimo merito, se non addirittura nessuno.
Grazie, però, all'evoluzione delle circostanze, ma soprattutto per merito di loro stesse, ciascuna di esse attreverso un proprio percorso, fatto di intraprendenza e ad anche di sacrifici, sfonderà le barriere dei pregiudizi, sia legati al colore della loro pelle che al loro sesso. Grazie al loro talento e capacità professionali si faranno spazio nel mondo della scienza aerospaziale.
Il film inequivocabilmente di sapore politico e sociale, riesce a dimostrare, portando in primo piano l'esperienza di queste tre grandi donne, quanto poco importa, anzi per niente, il colore della pelle o l'essere maschio o femmina, nell'evoluzione della razza umana. Sostanzialmente dice allo spettatore, senza esagerare e senza darsi troppe arie, che non si dovrebbe giudicare un libro dalla copertina.
Inoltre, il film, in questo suo trattare di tematiche politiche, razziste e sessiste, trova un ambito e un punto d'approccio originale, riuscendo anche narrare abilmente la storia di queste tre donne, le cui esperienze verrano ora ricordate in tutto il mondo.
Una narrazione drammatica, se si guarda alla cornice più ampia, quella delle marce antisegregazioniste e dei distanti conflitti coi sovietici. Ma è anche una storia narrata con leggerezza ed ironia, le cui critiche a determinate questioni sono quisitamente sottili.
La solida scenaggiatura sociale, che anche grazie alle brillanti interpretazioni delle protagoniste, raggiunge una sua validità storica nell'ambito cinematografico e rende il film uno di quelli che verrebbe eti
chettato come impengnato, senza però divenire per questo pesante e lento.
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gianleo67
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giovedì 30 marzo 2017
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black women, white chalks
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Impiegate presso la NASA come calcolatrici umane nel programma Mercury, le tre amiche e matematiche di colore Katherine, Dorothy e Mary vivono e lavorano in un clima di pesanti discriminazioni sessiste e razziste nella Virginia dei primi anni 60. Dotate ciascuna di un talento particolare, di una ferrea volontà e spirito di adattamento alle mansioni richieste, le tre ragazze si faranno strada contribuendo in modo determinante al successo di una missione fondamentale per il programma spaziale americano e per colmare il gap tecnologico e geopolitico con l'odiata controparte sovietica. Dalle parti della retorica eroistica di Apollo 13 e dei toni ironicamente agiografici delle lotte per i diritti civili di un cinema liberal politicamente corretto, questa storia esemplare di orgoglio e riscatto di donne nere doppiamente discriminate agita la sua bandierina sul confine periglioso che separa il fronte interno di un'America alle prese con gli anticorpi alle contraddizioni della propria storia e quello esterno di una supremazia organizzativa messa in crisi dal volo orbitale di Gagarin in anticipo di un anno sul proprio ruolino di marcia.
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Impiegate presso la NASA come calcolatrici umane nel programma Mercury, le tre amiche e matematiche di colore Katherine, Dorothy e Mary vivono e lavorano in un clima di pesanti discriminazioni sessiste e razziste nella Virginia dei primi anni 60. Dotate ciascuna di un talento particolare, di una ferrea volontà e spirito di adattamento alle mansioni richieste, le tre ragazze si faranno strada contribuendo in modo determinante al successo di una missione fondamentale per il programma spaziale americano e per colmare il gap tecnologico e geopolitico con l'odiata controparte sovietica. Dalle parti della retorica eroistica di Apollo 13 e dei toni ironicamente agiografici delle lotte per i diritti civili di un cinema liberal politicamente corretto, questa storia esemplare di orgoglio e riscatto di donne nere doppiamente discriminate agita la sua bandierina sul confine periglioso che separa il fronte interno di un'America alle prese con gli anticorpi alle contraddizioni della propria storia e quello esterno di una supremazia organizzativa messa in crisi dal volo orbitale di Gagarin in anticipo di un anno sul proprio ruolino di marcia. Quello che ne esce è un cinema di genere che riesce a sfruttare bene i suoi 127 minuti di metraggio per un calcolato countdown alla conquista dei 400 km yankee sulle nostre teste, alternando con sagacia un montaggio che ripartisce responsabilità e successi delle tre protagoniste quali impavide antesignane di un pionieristico campo di ricerca (la matematica computazionale, l'ingegneria aerospaziale, la meccanica orbitale), propugnandone le relative cause tanto in ambito lavorativo quanto sul piano dell'autonomia sociale (tutte madri, mogli, donne in carriera e...con la pigmentazione meno adatta al particolare luogo e momento storico). Se lo schematismo narrativo ed il chiaro intento didascalico possono togliere credibilità ad un'operazione piaciona come questa, sono la leggerezza del registro, l'attendibilità dell'ambientazione e la verve degli interpreti (pure teutonici 'pezzi grossi' come Kostner e Dunst sono relegati in secondo piano rispetto alle tre bravissime primedonne) a conferire al film smalto ed energia sufficienti a dimostrare per l'ennesima volta la tesi di una supremazia nazionalistica di un Paese che basa le sue chances di successo sulla qualità dei suoi uomini e sulla infallibilità della sua organizzazione: al primo contribuisce più la statistica, al secondo la Storia. Particolarmente abile nell'imbastire una dramedy brillante e divertente sullo snodo cruciale di un riscatto di genere (a quando la trasposizione cinematografica della esaltante avventura delle calcolatrici umane dell'Harem di Pickering?) e di razza come paradigmi di una nazione che progredisce dall'interno per affermarsi all'esterno, il giovane e semisconosciuto Melfi mette in primo piano quelle figure nascoste (da qui il titolo originale) che agiscono nell'ombra per dare lustro alla storia di un popolo, guadagnandosi la meritata ribalta di 3 nomination agli Oscar, 2 ai Globe ed 1 ai BAFTA proprio in un momento di curiosa inversione di tendenza della politica americana arroccata sulle retrograde posizioni protezionistiche e xenofobe del suo platinato ed egocentrico comandante in capo. Interpreti principali e secondari tutti abilmente in parte e spassosissimo commento musicale di Zimmer&C. a sottolineare gli intermezzi semiseri di una intolleranza etnica vissuta con leggerezza.
They'll call it a mystery But we're gonna call it victory We'll be writing history It's gon' be victory
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elgatoloco
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martedì 23 gennaio 2018
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film importante
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"Hidden Figures"di Theodore Melfi(2017)è un film importante sia a livello storico generale(primi anni Sessanta del 1900, guerra fredda, kennedyismo, viaggi spaziali intesi come simbolo dell'affermazione mondiale dell'imperialismo americano o"sovietico", questione dei diritti degli Afroamericani, con le epiche lotte di Martin Luther King e Malcom X), sia a livello di storia delle donne afroamericane particolarmente dotate a livello scientifico( in specie matematico-ingegneristico)e della loro difficoltà di essere riconosciute in un'organizzazione selettiva e"classista"come la NASA, l'ente spaziale USA, dove per es.la"leader"a livello matematico delle tre esponenti scientifiche di colore, all'inizio, viene sottoposta a un vero interrogatorio di tipo spionistico(le viene chiesto, fuori dai denti, se sia una spia russa!).
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"Hidden Figures"di Theodore Melfi(2017)è un film importante sia a livello storico generale(primi anni Sessanta del 1900, guerra fredda, kennedyismo, viaggi spaziali intesi come simbolo dell'affermazione mondiale dell'imperialismo americano o"sovietico", questione dei diritti degli Afroamericani, con le epiche lotte di Martin Luther King e Malcom X), sia a livello di storia delle donne afroamericane particolarmente dotate a livello scientifico( in specie matematico-ingegneristico)e della loro difficoltà di essere riconosciute in un'organizzazione selettiva e"classista"come la NASA, l'ente spaziale USA, dove per es.la"leader"a livello matematico delle tre esponenti scientifiche di colore, all'inizio, viene sottoposta a un vero interrogatorio di tipo spionistico(le viene chiesto, fuori dai denti, se sia una spia russa!). Ill titolo italiano"Il dirtto di contare", sia detto inter cetera, è furbo per la sua duplicità: diritto di contare come il diritto a"far di conto", come si diceva un tempo, per donne afroamericnae, ma anche, complessivamente, per tutta la comunità nera, di contare, passando, appunto, per le epiche lotte dei citati corifei della lotta di emancipazione"colored", dove il leader nonviolento King viene qui ben più omaggiato di Malcom X, leader"violento"e ispiratore dei"Black Panthers"... Le tre interpreti, che "riproducono"eroine reali del mondo civile e scientifico al tempo stesso, sono assolutamente convincenti e, molto meglio del solito, è qui anche(merito della regista)Kevin Kostner. El Gato
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elgatoloco
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lunedì 21 ottobre 2019
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film significativo versus pregiudizi
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"Hidden Figures"(2017, Theodore Melfi)è yna straordinaria sfida a chi crede di sapere e di poter affermare(invece crede di saperlo solo per uno sciocco preigiudizio, per un assurdo "sentito dire", degno di nessun commento, se non di una secca smentita, espressa anche abbastanza perentoriamente) che le ragazze e le donne non sanno nulla di logica, né di matematica né di scienza in genere o peggio che non ci capiscono nulla. . Donne e "nere"erano le tra scienziate che all'inizio degli anni 1960 erano state incoroporate nella NASA provocando l'ilarità di qualcuno(e anche di qualche donna, purtroppo, come si sa i pregiduzii di genre, "fioriscono" in utti e due oppure tre-almeno-i generi, visto che la dabbenaggine umana non ha limiti.
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"Hidden Figures"(2017, Theodore Melfi)è yna straordinaria sfida a chi crede di sapere e di poter affermare(invece crede di saperlo solo per uno sciocco preigiudizio, per un assurdo "sentito dire", degno di nessun commento, se non di una secca smentita, espressa anche abbastanza perentoriamente) che le ragazze e le donne non sanno nulla di logica, né di matematica né di scienza in genere o peggio che non ci capiscono nulla. . Donne e "nere"erano le tra scienziate che all'inizio degli anni 1960 erano state incoroporate nella NASA provocando l'ilarità di qualcuno(e anche di qualche donna, purtroppo, come si sa i pregiduzii di genre, "fioriscono" in utti e due oppure tre-almeno-i generi, visto che la dabbenaggine umana non ha limiti.,..), tanto che qualcuno le aveva persino scambiate per inservienti e per "limpiadoras"(donne delle pulizie), con tutto il rispetto, peraltro, per questa importante funzione/professione.... Un film asoslutamente rispettoso della realtà storica, anzi rigorosamente basato sulla stessa, certo ispirata da quel"Russies go home!"che in quell'epoca(cold war, sfida atomica e spaziale, appunto)dominava la scena, in tutto il mondo, ma questa componente"very american"è ineliminiabile., Quando l'uomo(ora anche la donna, a quant si apprende,,,)era arrivato sulla luna, la reazione fu"Ce l'abbiamo fatta prima dei Russi"e di questo elmento non si può non tener conto-d'altro sarebbe sciocco farlo. Taraij Henson e le sue due colleghe sono asoslutamente straordinarie(tra l'altro anche decisamente belle, senza lo sciocco apparato da"modelle forever"peraltro improponibile a ogni donna che sia tale, che non sia una mera immagine fantasmatica e senza l'apparato"migliorante"che in genere si appioppa a reginette di bellezza e simili); anche Kevin Kostner, però, rinunciando qui finalmente ad ogni protagonismo da"primo nome in cartellone"è efficace, più che in alrre occasioni recenti, più bravo che in altri film che abbiamo visto di recente...Da vedere cimunque, possibilmente anche quale invito ad approfondire le figure di queste tre matematiche che hanno posto le indispensabili radici teoriche a questa grande avventura che, volenti o nolenti, ci appassiona sempre, anche quando crediamo di pensare a tutt'altre cose. El Gato
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bizantino73
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sabato 11 marzo 2017
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il più bel film della stagione 16/17
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Questo non è un film sull'integrazione razziale, non è un film sulla corsa allo spazio, non è un film sulla guerra fredda e non è neppure un film sulla gioia della famiglia. Questo è un film BELLISSIMO che parla di tutte queste cose attraverso la storia di tre donne. E lo fa in modo splendido non retorico facendoti desiderare che non finisca mai. Non credete alle critiche di altre recensioni; dimenticatevi le delusioni di musical mancati (La,la land), di ordinari sketch televisivi travestiti da rivelazione dell'anno che non fanno ridere neanche un po' (Omicidio all'italiana), le pagliacciate cinesi -holliwoodiane per intelligenze adolescenziali sulla grande muraglia , e pure le storie di ordinaria macelleria (non serve che faccia il titolo ) dell'ennesimo film di guerra che si sono visti in questa stagione.
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Questo non è un film sull'integrazione razziale, non è un film sulla corsa allo spazio, non è un film sulla guerra fredda e non è neppure un film sulla gioia della famiglia. Questo è un film BELLISSIMO che parla di tutte queste cose attraverso la storia di tre donne. E lo fa in modo splendido non retorico facendoti desiderare che non finisca mai. Non credete alle critiche di altre recensioni; dimenticatevi le delusioni di musical mancati (La,la land), di ordinari sketch televisivi travestiti da rivelazione dell'anno che non fanno ridere neanche un po' (Omicidio all'italiana), le pagliacciate cinesi -holliwoodiane per intelligenze adolescenziali sulla grande muraglia , e pure le storie di ordinaria macelleria (non serve che faccia il titolo ) dell'ennesimo film di guerra che si sono visti in questa stagione. Dimenticatevi pure le recensioni ufficiali che danno il "consigliato sì e l'assolutamente sì " non si sa con quale criterio (forse quello del "Io sono un cinefilo raffinato e voi non siete niente"). Questo film vi farà sorridere, piangere, riflettere , vi farà venir voglia di vederlo di nuovo con un equilibrio una leggerezza un ritmo tra le diverse scene propria del grande cinema. Grandi attori a cominciare dalle tre protagoniste e anche K. Costner Il migliore ( e di gran lunga) film di questa stagione.
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