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venerdì 20 gennaio 2017
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l''ultima tentazione di martin
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Martin Scorsese è finalmente riuscito a trasporre il romanzo "Silenzio" dello scrittore giapponese di religione cristiana Shusaku Endo. A sua volta ispirato da una storia vera di gesuiti che hanno tentato, tra mille dificoltà e atrocità, di portare il cristianesimo in Giappone nel 1600. Una terra paludosa, dove non cresce niente, come la definiscono metaforicamente gli stessi protagonisti del film.
Nel guardare le gesta dei due missionari portoghesi Padre Rodrigues e Padre Garupe, alla disperata ricerca di Padre Ferreira, missionario che ha finito per abiurare la sua religione, viene in mente Apocalypse Now e il medesimo tentativo dei militari americani di recuperare il colonnello Kurtz in Vietnam.
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Martin Scorsese è finalmente riuscito a trasporre il romanzo "Silenzio" dello scrittore giapponese di religione cristiana Shusaku Endo. A sua volta ispirato da una storia vera di gesuiti che hanno tentato, tra mille dificoltà e atrocità, di portare il cristianesimo in Giappone nel 1600. Una terra paludosa, dove non cresce niente, come la definiscono metaforicamente gli stessi protagonisti del film.
Nel guardare le gesta dei due missionari portoghesi Padre Rodrigues e Padre Garupe, alla disperata ricerca di Padre Ferreira, missionario che ha finito per abiurare la sua religione, viene in mente Apocalypse Now e il medesimo tentativo dei militari americani di recuperare il colonnello Kurtz in Vietnam. Convertitosi alle tradizioni locali fino a diventare un semidio. Mentre la storia, seppur con ruoli invertiti, rievoca Mission.
La pellicola ci fa vivere in modo naturale e cruento le torture patite dai gesuiti in Giappone, nonché dagli stessi giapponesi, definiti Kirishitan, che volevano convertirsi. Inquadrature a effetto, sequenze toccanti, continui riferimenti, espressivi e simbolici, alla figura di Cristo. Scorsese però ancora una volta esagera coi tempi, proponendo un film con qualche ripetizione e indugio di troppo su certi aspetti. Arruffianamenti del pubblico non necessari. Il regista italo-americano ha perso ancora una volta l''occasione di proporre il suo capolavoro. Perdendosi in qualche autoreferenzialità di troppo. Le opportunità, vista anche l''impietosa anagrafe, saranno sempre meno. L''ultima tentazione di Martin, alla quale ha ceduto in pieno.
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filippo catani
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mercoledì 1 febbraio 2017
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un film che scuote la coscienza
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1640. Due giovani Gesuiti partono per il Giappone per continuare l'opera di evangelizzazione e andare in cerca del loro padre spirituale che da tempo non fornisce più notizie.
Il film di Scorsese è bellissimo e si gioca su svariati registri anche molto attuali. E' lecito andare in un paese diverso dal prorpio per portare la propria religione? La reazione dei giapponesi fu forte e feroce nei confronti degli evangelizzatori. Inoltre che tipo di religione sarebbe? Perchè ovviamente ogni cultura cercherà di rielaborare le dottrine religiose attraverso i propri schemi e quindi i martiri che muoiono per essa per cosa muoiono? Fino a dove si può o si deve spingere la testimonianza di fede e amore per la propria fede? Ecco lungo i 160 minuti del film i due protagonisti (e uno poi in particolare) e quindi anche gli spettatori si interrogano su queste tematiche.
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1640. Due giovani Gesuiti partono per il Giappone per continuare l'opera di evangelizzazione e andare in cerca del loro padre spirituale che da tempo non fornisce più notizie.
Il film di Scorsese è bellissimo e si gioca su svariati registri anche molto attuali. E' lecito andare in un paese diverso dal prorpio per portare la propria religione? La reazione dei giapponesi fu forte e feroce nei confronti degli evangelizzatori. Inoltre che tipo di religione sarebbe? Perchè ovviamente ogni cultura cercherà di rielaborare le dottrine religiose attraverso i propri schemi e quindi i martiri che muoiono per essa per cosa muoiono? Fino a dove si può o si deve spingere la testimonianza di fede e amore per la propria fede? Ecco lungo i 160 minuti del film i due protagonisti (e uno poi in particolare) e quindi anche gli spettatori si interrogano su queste tematiche. Ovviamente è un film che parla a chi ha intenzione e voglia di portare avanti questa serie di riflessioni davanti a una bellissima fotografia, scene fortissime e dialoghi stupendi. Complimenti vanno alla giovane coppia di attori protagonisti e anche a Liam Neeson che finalmente si spoglia dei panni del giustiziere e nel breve tempo della sua apparizione ci e si regala una bellissima e toccante interpretazione. Un film che scuote e interroga le coscienze.
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alberto
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lunedì 23 gennaio 2017
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una visione modernissima della fede
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Il povero Russell Crowe aveva provato con insistenza a far legittimare il suo noioso Noah del controverso regista Darren Aronofsky presso il Vaticano. Era perfino venuto in Italia nel tentativo di farsi ricevere dal Papa ma inutilmente.
Vedendo il film di Martin Scorsese ho capito perché è stato preso in seria considerazione dal Papa e dal Vaticano e trattato come una grande opera d'arte quale essa è. Perché il film contiene un'idea antica e allo stesso tempo modernissima della fede. Il regista sembra simpatizzare per la posizione dei giapponesi che vedono nell'evangelizzazione del loro paese l'opinione preconcetta e arrogante di supremazia degli europei in relazione ai propri modelli culturali e filosofici.
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Il povero Russell Crowe aveva provato con insistenza a far legittimare il suo noioso Noah del controverso regista Darren Aronofsky presso il Vaticano. Era perfino venuto in Italia nel tentativo di farsi ricevere dal Papa ma inutilmente.
Vedendo il film di Martin Scorsese ho capito perché è stato preso in seria considerazione dal Papa e dal Vaticano e trattato come una grande opera d'arte quale essa è. Perché il film contiene un'idea antica e allo stesso tempo modernissima della fede. Il regista sembra simpatizzare per la posizione dei giapponesi che vedono nell'evangelizzazione del loro paese l'opinione preconcetta e arrogante di supremazia degli europei in relazione ai propri modelli culturali e filosofici. E i due protagonisti del film assecondano il punto di vista dei giapponesi in virtù della salvezza dei contadini trucidati dall'Inquisizione locale come Cristo che morì sulla croce per salvare l'umanità. Ma nello stesso tempo essi conservano fino alla morte e segretamente la loro fede cristiana. Come a dire che oggi, più che mai, la fede religiosa deve essere un sentimento personalissimo e ciascuno deve essere libero di vivere e praticare la propria senza prevaricare gli altri.
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cristian
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martedì 24 gennaio 2017
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"alla mia preghiera risponde il silenzio".
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Probabilmente l’opera più sentita e personale del premio oscar Martin Scorsese (Taxi Driver; Toro scatenato; Quei bravi ragazzi; Gangs of New York; The Departed - Il bene e il male; Shutter Island; The Wolf of Wall Street), Silence va a collocarsi nella nicchia dei capolavori non universalmente riconosciuti del cinema, intriso di messaggio morale veicolato attraverso un film che non è per tutti. Scorsese partecipa direttamente anche alla sceneggiatura insieme a Jay Cocks (L’età dell’innocenza; Strange Days; Gangs of Nwe York). Dialoghi e pensieri dei protagonisti, così come i lunghi silenzi, palesano l’intento di far riflettere lo spettatore.
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Probabilmente l’opera più sentita e personale del premio oscar Martin Scorsese (Taxi Driver; Toro scatenato; Quei bravi ragazzi; Gangs of New York; The Departed - Il bene e il male; Shutter Island; The Wolf of Wall Street), Silence va a collocarsi nella nicchia dei capolavori non universalmente riconosciuti del cinema, intriso di messaggio morale veicolato attraverso un film che non è per tutti. Scorsese partecipa direttamente anche alla sceneggiatura insieme a Jay Cocks (L’età dell’innocenza; Strange Days; Gangs of Nwe York). Dialoghi e pensieri dei protagonisti, così come i lunghi silenzi, palesano l’intento di far riflettere lo spettatore. Fotografia di Rodrigo Prieto (La 25esima ora; 21 grammi; Alexander; I segreti di Brokeback Mountain; Argo; The Wolf of Wall Street). Musiche di Kim Allen Kluge, Kathryn Kluge. I protagonisti Andrew Garfield e Adam Driver danno buona prova di sé nel film, senza dubbio, più impegnativo della loro giovane carriera.
Nella prima metà del XVII secolo due giovani padri gesuiti portoghesi, Sebastião Rodrigues (Andrew Garfield) e Francisco Garupe (Adam Driver), partono alla volta del Giappone perché venuti a conoscenza dell’abiura (rinuncia della fede) da parte del missionario, nonché loro mentore, Padre Cristóvão Ferreira (Liam Neeson). I due, increduli, decidono quindi di affrontare il viaggio e verificare di persona la veridicità della notizia. In Giappone, a quel tempo, lo shogunato perseguita e uccide i cristiani in nome dell’ordine politico, e tortura i preti costringendoli a rinnegare la propria religione. Padre Rodrigues e padre Garupe dovranno dunque fare i conti con il forte clima di ostilità e con la persecuzione in atto nei confronti dei convertiti nonché con la loro stessa spiritualità, vacillante di fronte a tanta crudeltà e diversità.
Martin Scorsese trae la sua ultima fatica, in cantiere dagli inizi degli anni ’90, dal libro Silenzio del giapponese Shusaku Endo. Questo dovrebbe già dire molto o tutto su quanto il regista sentisse nel profondo questa opera. Sin dai primi minuti del film si ha l’impressione di aver a che fare con qualcosa di intimo. Scorsese vuole trasmettere prepotentemente a chi guarda tutti i dubbi e le domande che un uomo adulto dovrebbe porsi sulla religione, sulla fede, sulla diversità. Insomma, nella lunga durata della pellicola il regista ha cercato di inserire tutto quello che il libro di Endō ha scatenato prima di tutto in lui. In occidente la religione cristiana, ai tempi della storia di cui si parla, ha visto più di un millennio di conflitti, sangue, modifiche, adeguamenti, indottrinamenti. Si pretende di voler portare “la Verità con la V maiuscola”, la propria concezione di Dio, di punto in bianco e con immediato successo, in un Paese altro, il quale già possiede credenze e modi di pensare e vivere ben radicati e identitari. La diversità di lingua non aiuta per nulla i missionari i quali tentano di diffondere una dottrina complessa senza adeguarsi e adattarsi minimamente al luogo che li ospita. E se quella della lingua è la disuguaglianza più eclatante, ecco che entrano in gioco situazioni ben più complesse come l’identità di un popolo. I missionari credono di avere successo sulle povere anime dei piccoli villaggi ma in realtà queste non fanno altro, ed è ovvio, che travisare e adattare il messaggio cristiano al proprio modo, già insito in loro, di percepire la spiritualità. C’è chi battezza il proprio figlio e crede dunque, di conseguenza, di meritare il paradiso; chi crede che qualsiasi tipo di peccato può essere sempre reiterato perché gli è garantita l’assoluzione di un prete; chi è disposto a morire per la persona fisica di padre Rodrigues e non per il Dio intangibile. Sono troppe le incompatibilità di base che non permettono un sodalizio tra due concezioni esistenziali ai poli opposti. Le crudeltà dello shogunato nei confronti dei “cristiani” si parano davanti agli occhi dei due padri portoghesi che, se all’inizio mostrano una fede forte che li rende consapevoli di un prossimo intervento risolutore di Dio, col passare del tempo e con la crisi fisica e mentale qualcosa in loro comincia a scricchiolare. Il Silenzio di Dio di fronte alle atrocità commesse pesa davvero. La fede è davvero così forte da non poter crollare davanti a soprusi e minacce? Rodrigues è un novello Gesù che vive la riproposizione delle persecuzioni delle prime comunità cristiane in Occidente, questa volta in terra d’Oriente. Comunità composte da acerbi fedeli che pregano di nascosto per sfuggire ad una legge spietata che li ritiene un problema politico, pratico. Il film di Scorsese mette dunque sul piatto dei fedeli, ma non solo, molti dubbi. Il rispetto nei confronti di un popolo deve necessariamente varcare i confini politici e religiosi. Nessuno è portatore della Verità assoluta ma soltanto della propria verità, che non è quella di un altro. Scorsese decide di abolire la musica durante tutto il film, lasciando parlare i suoni naturali al fine di rendere Silence un’esperienza meno cinematografica possibile e più personale. Andrew Garfield e Adam Driver sono molto credibili nei panni dei malnutriti gesuiti. Apprezzando a dismisura Garfield mi sarei però aspettato qualcosa in più da lui a livello interpretativo. Lo avrei voluto più intenso e convincente come in The Amazing Spider-Man o 99 Homes. Avrà tempo per fare il grande, grandissimo salto che merita un talento come lui ma direi che lavorare con Scorsese in un’opera così impegnativa è già un grande traguardo e una bella fatica. Lode al lavoro su scenografia e costumi dei pluripremiati Dante Ferretti (Medea; Salò e le 120 giornate di Sodoma; Amleto; L’età dell’innocenza; Intervista col vampiro; Gangs of New York; The Aviator; Sweeney Todd - Il diabolico barbiere di Eleet Street; Hugo Cabret) e, soltanto sulla scenografia, Francesca Lo Schiavo (Il nome della rosa; Gangs of New York; Ritorno a Cold Mountain; The Aviator; Sweeney Todd - Il diabolico barbiere di Eleet Street; Hugo Cabret). Ora, perché soltanto tre stelle? Il fatto che Scorsese sentisse troppo personalmente quest’opera non poteva avere soltanto lati positivi, anzi. Sia ben chiaro, quello che è riuscito a realizzare è, come ci si immaginava, sontuoso ma il film soffre, da una parte, proprio dei sentimenti del regista. La durata del film, seppur comprensibile viste le tematiche profonde, risulta eccessiva agli occhi dei più e la pellicola di conseguenza richiede molta concentrazione e pazienza soprattutto a causa di un ritmo lento che non aiuta a tenere alta l’attenzione. Comprendo dunque chi esce dalla sala annoiato e spazientito seppure inizialmente interessato e veramente coinvolto dalla trama e dal messaggio che trapela. Sinceramente, a me una seconda visione, ora come ora, risulterebbe difficile. E’ sicuramente l’opera più recente di Scorsese dove in realtà il protagonista non è altri che lui. Lo accetto ma non lo condivido. Silence è probabilmente quell’unico jolly che nella vita soltanto pochi registi come Scorsese possono giocarsi. D’altronde il sommo non ha bisogno di affermarsi e quindi si può ben permettere di realizzare un film come Silence che (e mi auto-cito perché non saprei come altro finire) “ va a collocarsi nella nicchia dei capolavori non universalmente riconosciuti del cinema, intriso di messaggio morale veicolato attraverso un film che non è per tutti”.
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domenica 29 gennaio 2017
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un silenzio che non convince
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La visione di Silence, il film di Martin Scorsese del quale si fa un gran parlare non è stata senz''altro una passeggiata. Devo ancora metabolizzare le quasi tre ore di film e capirne lo spessore dato che buona parte della pellicola è stato un assistere alle torture più impensate inflitte in Giappone nel 1600 ai cristiani da parte dell’Inquisizione. Il regista, che da tempo aveva in mente di realizzare un film sul tema della religione cattolica vissuta da lui in maniera molto sofferta, forse nel tentativo di indurre una riflessione sulle problematiche della fede religiosa, o meglio del fanatismo religioso mai così attuale ma anche incauto come di questi tempi, ha realizzato un film che di primo acchito non mi è sembrato abbia saputo approfondire gli aspetti spirituali in maniera convincente anche perché si percepisce lo sguardo laico e la vocazione al martirio, ossessivamente esibita come dono e offerta d''amore, risulta assai lontana dalla sensibilità dell’uomo d''oggi, sempre più alla ricerca di una conciliazione tra fede e vita.
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silvana
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venerdì 29 settembre 2017
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un profondissimo viaggio attraverso la fede!
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“Silence”, contrariamente a quanto si pensa, non vuole far commuovere o inorridire di fronte alle pratiche di tortura spiattellate senza filtri; “Silence” vuole fare semplicemente RIFLETTERE. E non vuole far riflettere su pratiche anticristiane oramai anacronistiche o su problemi di spiritualità circoscritti ad un ben preciso arco cronologico. “Silence” fa riflettere su una questione universale, senza tempo: LA FEDE. È proprio la fede quell’impalpabile motore narrativo, senza il quale i due preti protagonisti non si sarebbero imbattuti nel periglioso cammino che li conduce a padre Ferreira. Padre Rodriguez e Padre Francisco sono a conoscenza delle spietate persecuzioni anticristiane in cui versa il Giappone, ciononostante ottengono a tutti i costi di approdarvi: il desiderio di rivedere il loro mentore, guidati dalla forza della fede (per l’appunto), surclassa la paura dell’inquisizione nipponica.
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“Silence”, contrariamente a quanto si pensa, non vuole far commuovere o inorridire di fronte alle pratiche di tortura spiattellate senza filtri; “Silence” vuole fare semplicemente RIFLETTERE. E non vuole far riflettere su pratiche anticristiane oramai anacronistiche o su problemi di spiritualità circoscritti ad un ben preciso arco cronologico. “Silence” fa riflettere su una questione universale, senza tempo: LA FEDE. È proprio la fede quell’impalpabile motore narrativo, senza il quale i due preti protagonisti non si sarebbero imbattuti nel periglioso cammino che li conduce a padre Ferreira. Padre Rodriguez e Padre Francisco sono a conoscenza delle spietate persecuzioni anticristiane in cui versa il Giappone, ciononostante ottengono a tutti i costi di approdarvi: il desiderio di rivedere il loro mentore, guidati dalla forza della fede (per l’appunto), surclassa la paura dell’inquisizione nipponica.
Quello che i due padri portoghesi scoprono nel villaggio è brutalmente sorprendente: un gruppo di christian (questo è il nome con cui si identificano) vive nel fango, di nascosto, al buio, al “silenzio”. Si tratta di un gruppo di cristiani intrisi di una fede profondissima! Tanto profonda da spingerli a condurre una vita disumana, regolata da soli sotterfugi pur di scampare agli occhi dell’inquisitore. Una vita che snerva già dal secondo giorno di permanenza i nostri due preti. Quest’ultimi toccano con mano la fame vera, non dovuta a mancanza di cibo ma dovuta all’assenza di segni di spiritualità. Non una chiesa in quel villaggio, non un simbolo dell’eucarestia, non un crocefisso, non un prete che possa dissolverli dai peccati. In quel villaggio esiste solo un inconsistente “deus” che dà loro speranza di un aldilà migliore: “Nel paradiso non si pagano le tasse, non c’è la guerra, si vive bene”. Sono proprio queste le parole pronunciate da una giovane christian che sta per essere imbacuccata con la paglia e arsa viva per ordine dell’inquisitore (ed è solo una delle tante tipologie di condanne a morte che Scorsese non risparmia ai suoi spettatori).
Ma la fede professata dai christian coincide con i dettami del Vangelo? Credono davvero che il loro Deus abbia voluto per loro una sorte simile e li abbia destinati tutti ad un Paradiso in cui vivere in eterno? Pregare Dio “silenziosamente” (da cui il titolo) sarebbe l’additivo a tutte le guerre e persecuzioni scatenate dalla supremazia della Chiesa? Papabili risposte sembrano provenire dalla seconda parte del film, che vede il fitto dialogo tra uno dei due padri sopravvissuti e il ritrovato Padre Ferreira (magistralmente interpretato da Liam Neeson), il quale rivela le motivazioni della sua abiura con fredda razionalità.
Quello che descrive “Silence” è lo spaccato di due culture agli antipodi che sembrano non trovare un punto di congiunzione; è la rappresentazione di un capitolo di storia seicentesca in parte camuffato dai libri, che stimola alla ricerca di risposte di senso anche a distanza di secoli. Bellissimo, a mio modesto parere, il modo attraverso cui viene affrontato il tema dell’iconografia cristiana. Non è un caso che la più toccante delle scene sia proprio quella in cui Padre Rodriguez distribuisce pezzi del suo rosario, riempiendo di gioia gli occhi dei christian, come se quelle perline sfamassero più di enormi razioni di cibo. Buona riflessione!
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domenica 22 gennaio 2017
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un silenzio assordante dalla palude dell''anima
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Martin Scorzese con la solita serietà culturale con la quale ci ha abituati, affronta l’argomento della Fede.. Coerenza tra vita vissuta e coscienza religiosa.. Una storia appassionante che si segue con non poca Difficoltà per lentezza di narrazione.. durata del film .. fotografia con sequenze Caravaggesche … che Mantengono comunque attento anche il più pigro degli spettatori… L’argomento è senza ombra di dubbio la ricerca interiore del “Cristiano “ nel tentativo di un dialogo con il Padre ..nel discernimento tra quello che è bene e quello che è male in situazioni estreme con diverse visioni della vita. Lo spettatore è coinvolto nelle battaglie interiori dell’anima nel dover scegliere se “calpestare” Il Cristo o rimanere Fedeli all’Amore… ma se dalla tua scelta dipende la sopravvivenza di un’altra persona ?.
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Martin Scorzese con la solita serietà culturale con la quale ci ha abituati, affronta l’argomento della Fede.. Coerenza tra vita vissuta e coscienza religiosa.. Una storia appassionante che si segue con non poca Difficoltà per lentezza di narrazione.. durata del film .. fotografia con sequenze Caravaggesche … che Mantengono comunque attento anche il più pigro degli spettatori… L’argomento è senza ombra di dubbio la ricerca interiore del “Cristiano “ nel tentativo di un dialogo con il Padre ..nel discernimento tra quello che è bene e quello che è male in situazioni estreme con diverse visioni della vita. Lo spettatore è coinvolto nelle battaglie interiori dell’anima nel dover scegliere se “calpestare” Il Cristo o rimanere Fedeli all’Amore… ma se dalla tua scelta dipende la sopravvivenza di un’altra persona ?.. Cosa fare? ..Tutta la vicenda si sviluppa in un contesto ambientale particolare ..il Giappone.. In questo paese si considera la religione Cristiana troppo complicata e politicamente non Conveniente per dominare le masse .. quindi “ l’ Inquisitore “ destina a morte tutti quelli che non abiurano … E con ciò riconosce che il Cristianesimo è un atto di Fede … Da questa palude dove marciscono le radici le gerarchie cercano di sconfiggere la Religione colpendo quei Sacerdoti …che impantanati nei loro ragionamenti si limitano a tramutare il Credo religioso in una arrendevole esperienza di False scienze al servizio dei potenti… Il film andrebbe visto più volte per coglierne i molteplici messaggi.. Termina con una splendida conclusione La religione Cristiana è Testimonianza di un legame d’Amore tra Creatore e Creatura sancito dal Sacramento Battesimale per sempre .. e nel più profondo dell’Anima splende la fiamma della Fede Specialmente quando a riconoscerlo e a metterlo in atto è un’altra persona ..una moglie… una compagna… Una testimone…
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maopar
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domenica 22 gennaio 2017
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un silenzio assordante dalla palude dell'anima
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Martin Scorzese con la solita serietà culturale con la quale ci ha abituati, affronta l’argomento della Fede..
Coerenza tra vita vissuta e coscienza religiosa.. Una storia appassionante che si segue con non poca
Difficoltà per lentezza di narrazione.. durata del film .. fotografia con sequenze Caravaggesche … che
Mantengono comunque attento anche il più pigro degli spettatori… L’argomento è senza ombra di
dubbio la ricerca interiore del “Cristiano “ nel tentativo di un dialogo con il Padre .
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Martin Scorzese con la solita serietà culturale con la quale ci ha abituati, affronta l’argomento della Fede..
Coerenza tra vita vissuta e coscienza religiosa.. Una storia appassionante che si segue con non poca
Difficoltà per lentezza di narrazione.. durata del film .. fotografia con sequenze Caravaggesche … che
Mantengono comunque attento anche il più pigro degli spettatori… L’argomento è senza ombra di
dubbio la ricerca interiore del “Cristiano “ nel tentativo di un dialogo con il Padre ..nel discernimento
tra quello che è bene e quello che è male in situazioni estreme con diverse visioni della vita.
Lo spettatore è coinvolto nelle battaglie interiori dell’anima nel dover scegliere se “calpestare”
Il Cristo o rimanere Fedeli all’Amore… ma se dalla tua scelta dipende la sopravvivenza di un’altra
persona ?.. Cosa fare? ..Tutta la vicenda si sviluppa in un contesto ambientale particolare ..il Giappone..
In questo paese si considera la religione Cristiana troppo complicata e politicamente non
Conveniente per dominare le masse .. quindi “ l’ Inquisitore “ destina a morte tutti quelli che non
abiurano … E con ciò riconosce che il Cristianesimo è un atto di Fede … Da questa palude dove
marciscono le radici le gerarchie cercano di sconfiggere la Religione colpendo quei Sacerdoti …che
impantanati nei loro ragionamenti si limitano a tramutare il Credo religioso in una arrendevole
esperienza di False scienze al servizio dei potenti…
Il film andrebbe visto più volte per coglierne i molteplici messaggi.. Termina con una splendida conclusione
La religione Cristiana è Testimonianza di un legame d’Amore tra Creatore e Creatura sancito dal
Sacramento Battesimale per sempre .. e nel più profondo dell’Anima splende la fiamma della Fede
Specialmente quando a riconoscerlo e a metterlo in atto è un’altra persona ..una moglie… una compagna…
Una testimone…
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lunedì 23 gennaio 2017
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"alla mia preghiera risponde il silenzio".
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Probabilmente l’opera più sentita e personale del premio oscar Martin Scorsese (Taxi Driver; Toro scatenato; Quei bravi ragazzi; Gangs of New York; The Departed - Il bene e il male; Shutter Island; The Wolf of Wall Street), Silence va a collocarsi nella nicchia dei capolavori non universalmente riconosciuti del cinema, intriso di messaggio morale veicolato attraverso un film che non è per tutti. Scorsese partecipa direttamente anche alla sceneggiatura insieme a Jay Cocks (L’età dell’innocenza; Strange Days; Gangs of Nwe York). Dialoghi e pensieri dei protagonisti, così come i lunghi silenzi, palesano l’intento di far riflettere lo spettatore.
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Probabilmente l’opera più sentita e personale del premio oscar Martin Scorsese (Taxi Driver; Toro scatenato; Quei bravi ragazzi; Gangs of New York; The Departed - Il bene e il male; Shutter Island; The Wolf of Wall Street), Silence va a collocarsi nella nicchia dei capolavori non universalmente riconosciuti del cinema, intriso di messaggio morale veicolato attraverso un film che non è per tutti. Scorsese partecipa direttamente anche alla sceneggiatura insieme a Jay Cocks (L’età dell’innocenza; Strange Days; Gangs of Nwe York). Dialoghi e pensieri dei protagonisti, così come i lunghi silenzi, palesano l’intento di far riflettere lo spettatore. Fotografia di Rodrigo Prieto (La 25esima ora; 21 grammi; Alexander; I segreti di Brokeback Mountain; Argo; The Wolf of Wall Street). Musiche di Kim Allen Kluge, Kathryn Kluge. I protagonisti Andrew Garfield e Adam Driver danno buona prova di sé nel film, senza dubbio, più impegnativo della loro giovane carriera.
Nella prima metà del XVII secolo due giovani padri gesuiti portoghesi, Sebastião Rodrigues (Andrew Garfield) e Francisco Garupe (Adam Driver), partono alla volta del Giappone perché venuti a conoscenza dell’abiura (rinuncia della fede) da parte del missionario, nonché loro mentore, Padre Cristóvão Ferreira (Liam Neeson). I due, increduli, decidono quindi di affrontare il viaggio e verificare di persona la veridicità della notizia. In Giappone, a quel tempo, lo shogunato perseguita e uccide i cristiani in nome dell’ordine politico, e tortura i preti costringendoli a rinnegare la propria religione. Padre Rodrigues e padre Garupe dovranno dunque fare i conti con il forte clima di ostilità e con la persecuzione in atto nei confronti dei convertiti nonché con la loro stessa spiritualità, vacillante di fronte a tanta crudeltà e diversità.
Martin Scorsese trae la sua ultima fatica, in cantiere dagli inizi degli anni ’90, dal libro Silenzio del giapponese Shusaku Endo. Questo dovrebbe già dire molto o tutto su quanto il regista sentisse nel profondo questa opera. Sin dai primi minuti del film si ha l’impressione di aver a che fare con qualcosa di intimo. Scorsese vuole trasmettere prepotentemente a chi guarda tutti i dubbi e le domande che un uomo adulto dovrebbe porsi sulla religione, sulla fede, sulla diversità. Insomma, nella lunga durata della pellicola il regista ha cercato di inserire tutto quello che il libro di Endō ha scatenato prima di tutto in lui. In occidente la religione cristiana, ai tempi della storia di cui si parla, ha visto più di un millennio di conflitti, sangue, modifiche, adeguamenti, indottrinamenti. Si pretende di voler portare “la Verità con la V maiuscola”, la propria concezione di Dio, di punto in bianco e con immediato successo, in un Paese altro, il quale già possiede credenze e modi di pensare e vivere ben radicati e identitari. La diversità di lingua non aiuta per nulla i missionari i quali tentano di diffondere una dottrina complessa senza adeguarsi e adattarsi minimamente al luogo che li ospita. E se quella della lingua è la disuguaglianza più eclatante, ecco che entrano in gioco situazioni ben più complesse come l’identità di un popolo. I missionari credono di avere successo sulle povere anime dei piccoli villaggi ma in realtà queste non fanno altro, ed è ovvio, che travisare e adattare il messaggio cristiano al proprio modo, già insito in loro, di percepire la spiritualità. C’è chi battezza il proprio figlio e crede dunque, di conseguenza, di meritare il paradiso; chi crede che qualsiasi tipo di peccato può essere sempre reiterato perché gli è garantita l’assoluzione di un prete; chi è disposto a morire per la persona fisica di padre Rodrigues e non per il Dio intangibile. Sono troppe le incompatibilità di base che non permettono un sodalizio tra due concezioni esistenziali ai poli opposti. Le crudeltà dello shogunato nei confronti dei “cristiani” si parano davanti agli occhi dei due padri portoghesi che, se all’inizio mostrano una fede forte che li rende consapevoli di un prossimo intervento risolutore di Dio, col passare del tempo e con la crisi fisica e mentale qualcosa in loro comincia a scricchiolare. Il Silenzio di Dio di fronte alle atrocità commesse pesa davvero. La fede è davvero così forte da non poter crollare davanti a soprusi e minacce? Rodrigues è un novello Gesù che vive la riproposizione delle persecuzioni delle prime comunità cristiane in Occidente, questa volta in terra d’Oriente. Comunità composte da acerbi fedeli che pregano di nascosto per sfuggire ad una legge spietata che li ritiene un problema politico, pratico. Il film di Scorsese mette dunque sul piatto dei fedeli, ma non solo, molti dubbi. Il rispetto nei confronti di un popolo deve necessariamente varcare i confini politici e religiosi. Nessuno è portatore della Verità assoluta ma soltanto della propria verità, che non è quella di un altro. Scorsese decide di abolire la musica durante tutto il film, lasciando parlare i suoni naturali al fine di rendere Silence un’esperienza meno cinematografica possibile e più personale. Andrew Garfield e Adam Driver sono molto credibili nei panni dei malnutriti gesuiti. Apprezzando a dismisura Garfield mi sarei però aspettato qualcosa in più da lui a livello interpretativo. Lo avrei voluto più intenso e convincente come in The Amazing Spider-Man o 99 Homes. Avrà tempo per fare il grande, grandissimo salto che merita un talento come lui ma direi che lavorare con Scorsese in un’opera così impegnativa è già un grande traguardo e una bella fatica. Lode al lavoro su scenografia e costumi dei pluripremiati Dante Ferretti (Medea; Salò e le 120 giornate di Sodoma; Amleto; L’età dell’innocenza; Intervista col vampiro; Gangs of New York; The Aviator; Sweeney Todd - Il diabolico barbiere di Eleet Street; Hugo Cabret) e, soltanto sulla scenografia, Francesca Lo Schiavo (Il nome della rosa; Gangs of New York; Ritorno a Cold Mountain; The Aviator; Sweeney Todd - Il diabolico barbiere di Eleet Street; Hugo Cabret). Ora, perché soltanto tre stelle? Il fatto che Scorsese sentisse troppo personalmente quest’opera non poteva avere soltanto lati positivi, anzi. Sia ben chiaro, quello che è riuscito a realizzare è, come ci si immaginava, sontuoso ma il film soffre, da una parte, proprio dei sentimenti del regista. La durata del film, seppur comprensibile viste le tematiche profonde, risulta eccessiva agli occhi dei più e la pellicola di conseguenza richiede molta concentrazione e pazienza soprattutto a causa di un ritmo lento che non aiuta a tenere alta l’attenzione. Comprendo dunque chi esce dalla sala annoiato e spazientito seppure inizialmente interessato e veramente coinvolto dalla trama e dal messaggio che trapela. Sinceramente, a me una seconda visione, ora come ora, risulterebbe difficile. E’ sicuramente l’opera più recente di Scorsese dove in realtà il protagonista non è altri che lui. Lo accetto ma non lo condivido. Silence è probabilmente quell’unico jolly che nella vita soltanto pochi registi come Scorsese possono giocarsi. D’altronde il sommo non ha bisogno di affermarsi e quindi si può ben permettere di realizzare un film come Silence che (e mi auto-cito perché non saprei come altro finire) “ va a collocarsi nella nicchia dei capolavori non universalmente riconosciuti del cinema, intriso di messaggio morale veicolato attraverso un film che non è per tutti”.
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