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giovedì 19 gennaio 2017
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non basta una sola visione
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Tante sono le domande aperte da quest''opera che, come in altri film di Scorsese, non trovano una risposta univoca e definitiva alla fine. Film per menti solide e aperte che le irrobustisce e apre ancor di più. Tecnicamente nulla da eccepire ma è nel rapporto spettatore-protagonisti che Silence trova il suo punto di forza. Le domande più forti sono: "Cosa farei io? Quanto la mia fede (o le proprie convinzioni fondate per chi non crede), per quanto radicata e profonda possa essere, può reggere davanti al dolore psicologico e fisico? La verità vale la vita?". Capolavoro da riguardare e studiare più approfonditamente e che ogni volta lascerà sempre sull''orlo di un burrone
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enzo70
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lunedì 23 gennaio 2017
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un film potente e profondo sul ruolo della fede
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La grandezza di un grande regista, come Scorsese, è anche nel saper scegliere ritmi narrativi disomogenei nei propri film. E la storia, vera, di due sacerdoti gesuiti che sulle orme di Francesco Saverio si recarono in Giappone per continuare l’opera di evangelizzazione dell’ordine e per cercare un fratello accusato di apostasia viene raccontata con un ritmo di una lentezza estenuante. Il film è tratto da un romanzo di Shusaku Endo e si colloca sicuramente nell’alveo dei grandi lavori cinematografici di ricostruzione storica.
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La grandezza di un grande regista, come Scorsese, è anche nel saper scegliere ritmi narrativi disomogenei nei propri film. E la storia, vera, di due sacerdoti gesuiti che sulle orme di Francesco Saverio si recarono in Giappone per continuare l’opera di evangelizzazione dell’ordine e per cercare un fratello accusato di apostasia viene raccontata con un ritmo di una lentezza estenuante. Il film è tratto da un romanzo di Shusaku Endo e si colloca sicuramente nell’alveo dei grandi lavori cinematografici di ricostruzione storica. Uno spaccato tracciato con potenza del Giappone del 600, il periodo delle grandi colonizzazioni europee, in tutto il mondo risuonavano i rumori delle armi degli eserciti e delle preghiere dei preti. Ma il Giappone da sempre ha rifiutato lo straniero, salvaguardando sempre le proprie tradizioni e la propria cultura. E la storia, drammatica, del giovane gesuita Rodrigues e del suo predecessore padre Ferreira, entrambi costretti a rinnegare il loro Dio, sono l’occasione per una seria riflessione sul tema della fede, inteso come valore e di speranza. E le peculiarità della cultura giapponese, messe in rilievo da due angoli visuali antitetici, ossia dalla miseria dei contadini e dalla visione lucida dell’inquisitore, è un ottimo spunto di partenza per approfondire il ruolo della religione nella storia dell’uomo. Silence è fuori dai canoni del cinema contemporaneo, anche dello stesso Scorsese, e richiede allo spettatore un notevole sforzo di concentrazione; ma il risultato è un film che entra in profondità.
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iuriv
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domenica 12 febbraio 2017
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un finale non riuscito.
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Questa volta affrontare la discussione è pericoloso. Si sta pur sempre parlando di uno dei più grandi narratori del cinema contemporaneo e l'accusa di blasfemia è un rischio concreto. Comunque, proviamo. Siamo abituati a vedere Scorsese alle prese con riduzioni da tre e più ore, nelle quali ha sempre dimostrato grande capacità di gestione. Stavolta, però, il regista sceglie di prendersi un rischio: adeguandosi allo spirito della trama, Martin dilata i tempi, decidendo di puntare sull’intensità piuttosto che sul ritmo. E’ un’idea giusta, nonostante tutto. La narrazione ha modo di affrontare temi come lo scontro tra culture e filosofie, il dramma della persecuzione e la battaglia interiore con i precetti della fede, lasciando che le emozioni sgorghino dagli attori stessi.
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Questa volta affrontare la discussione è pericoloso. Si sta pur sempre parlando di uno dei più grandi narratori del cinema contemporaneo e l'accusa di blasfemia è un rischio concreto. Comunque, proviamo. Siamo abituati a vedere Scorsese alle prese con riduzioni da tre e più ore, nelle quali ha sempre dimostrato grande capacità di gestione. Stavolta, però, il regista sceglie di prendersi un rischio: adeguandosi allo spirito della trama, Martin dilata i tempi, decidendo di puntare sull’intensità piuttosto che sul ritmo. E’ un’idea giusta, nonostante tutto. La narrazione ha modo di affrontare temi come lo scontro tra culture e filosofie, il dramma della persecuzione e la battaglia interiore con i precetti della fede, lasciando che le emozioni sgorghino dagli attori stessi. Il tutto immerso in una regia quadrata, i cui pregi non serve nemmeno stare a sottolineare, visto il calibro del director in questione. Il concetto di silenzio viene esplorato a tutto tondo, persino con la decisione coraggiosa di privare la visione di una colonna sonora (esclusi dialoghi e suoni ambientali), rendendo il titolo di questo lavoro un vero cardine attorno al quale la storia ruota. Il risultato di tutto ciò è, ovviamente, una pellicola molto poco user friendly. Tuttavia la capacita di estrapolare gli argomenti, unita a una giusta attitudine da parte di uno spettatore consapevole di ciò che andrà a guardare, riescono a colpire nel segno, anche se a un livello forse un po’ troppo intellettuale. Poi però accade il disastro (e qui chi non ha visto il film magari è meglio se smette di leggere). Una vecchia regola del cinema che ho sentito da qualche parte, sostiene che utilizzare la narrazione esterna è un errore, in quanto stratagemma utile a tenere insieme una storia che con le sole immagini non funziona. Ora, tutti sappiamo che ciò non corrisponde necessariamente a verità. Qui, forse per via di un climax arrivato troppo presto, Scorsese piazza una voce fuori campo appartenente a un personaggio mai entrato in gioco che va a occupare l’ultima fase della pellicola. Dal mio punto di vista è una decisione sciagurata, perché scombina completamente il mood assaporato fino quel punto cambiando arbitrariamente il punto di vista. L’epilogo della vicenda ne risulta frustrato e va a macchiare anche tutto il resto di quest’opera mastodontica, azzerando ogni riflessione per imporre un messaggio che suona forzato. Più in generale, e qui arriva la blasfemia di cui sopra, ho avuto l’impressione che Scorsese abbia perso il controllo del suo racconto, trovandosi costretto ad utilizzare una tecnica approssimativa per poter arrivare in fondo. Finendo per rovinare una pellicola che non sarebbe diventata un capolavoro, magari, ma che comunque stava funzionando. Riassumendo, non mi sento di consigliare questo lavoro. Affrontare un film di tre ore dotato di questi ritmi sarebbe in ogni caso un’operazione difficile, ma comunque fattibile arrivando con la giusta preparazione. Però la parte finale mi ha proprio amareggiato.
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filippotognoli
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sabato 14 gennaio 2017
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alla ricerca della fede
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Scorsese torna a raccontare una storia dai contenuti estremamente intimi e religiosi, ponendo quesiti esistenziali che toccano la coscienza piu' profonda di ogni essere umano. Dopo "Kundun", questa volta ci trasporta in Giappone nell'anno di Cristo 1633, dove alcuni preti cattolici spagnoli e portoghesi provano a portare la parola del Vangelo. I missionari pero' si trovano a dover scegliere se diventare martiri, attraverso indicibili torture e sofferenze, o abiurare il loro Credo. La pellicola ha un tono e un ritmo molto realistici e diretti. Non cade mai in retorica ed evita qualunque tipo di spettacolarizzazione. Riesce quindi a mantenere un linguaggio neutrale ed oggettivo. Il contrasto tra la carita' e la sofferenza fisica e interiore dei missionari e dei loro adepti giapponesi, contro il sadismo e la cattiveria dei loro aguzzini e' veramente sconvolgente.
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Scorsese torna a raccontare una storia dai contenuti estremamente intimi e religiosi, ponendo quesiti esistenziali che toccano la coscienza piu' profonda di ogni essere umano. Dopo "Kundun", questa volta ci trasporta in Giappone nell'anno di Cristo 1633, dove alcuni preti cattolici spagnoli e portoghesi provano a portare la parola del Vangelo. I missionari pero' si trovano a dover scegliere se diventare martiri, attraverso indicibili torture e sofferenze, o abiurare il loro Credo. La pellicola ha un tono e un ritmo molto realistici e diretti. Non cade mai in retorica ed evita qualunque tipo di spettacolarizzazione. Riesce quindi a mantenere un linguaggio neutrale ed oggettivo. Il contrasto tra la carita' e la sofferenza fisica e interiore dei missionari e dei loro adepti giapponesi, contro il sadismo e la cattiveria dei loro aguzzini e' veramente sconvolgente. E' preferibile vivere una vita di stenti e sacrifici, morire di fame, essere vessati dalle tasse, o morire in nome di Dio? O ancora, e' piu' giusto vedere morire le persone che ci circondano e che credono in quello che professiamo, o salvarle attraverso la rinuncia al senso stesso della nostra vita (in questo caso, la fede Cristiano Cattolica)? La tematica e' talmente vasta e profonda che puo' essere contestualizzata in ogni epoca e paese, anche e soprattutto ai giorni nostri. Film che fa riflettere e pensare, toccando argomenti universali. E per questo per pochi e non per tutti. Unica nota negatva, a parer mio, la scelta de Cast. A parte Liam Neeson, i due giovani Andrew Garfield e Adam Driver, non mi hanno convinto. Come neppure i Giapponesi, sia 'buoni' che 'cattivi'. Non e' scattata la scintilla e non sono riuscito ad immedesimarmi con loro, come invece il film meriterebbe abbondantemente. X questo risulta un lavoro ottimo, ma non eccellente come sarebbe potuto e dovuto essere.
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flyanto
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lunedì 16 gennaio 2017
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la storia dell'insediamento cristiano sul suolo gi
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Il tanto atteso ultimo film di Martin Scorsese "Silence" può finalmente essere ora visto nelle sale cinematografiche. Il regista affronta e racconta una realtà del tutto nuova o, per lo meno, poco conosciuta e rappresentata al cinema: il tentativo da parte dei missionari cristiani di convertire alla religione Cristiana le popolazioni giapponesi nel corso del XVII secolo ed il loro conseguente sterminio da parte delle più alte cariche del Sol Levante.
Vi è un prete missionario (Liam Neeson) il quale insieme ad un suo compagno, fallisce nella sua impresa di cristianizzazione e viene preso prigioniero ed obbligato ad abiurare da parte dell'inquisitore giapponese. Poichè di lui in Portogallo, da dove era partito, si apprende la notizia che abbia rinnegato la religione cristiana, due suoi ex allievi giovani preti, decidono di andare di persona in terra giapponese e verificare bene la realtà dei fatti.
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Il tanto atteso ultimo film di Martin Scorsese "Silence" può finalmente essere ora visto nelle sale cinematografiche. Il regista affronta e racconta una realtà del tutto nuova o, per lo meno, poco conosciuta e rappresentata al cinema: il tentativo da parte dei missionari cristiani di convertire alla religione Cristiana le popolazioni giapponesi nel corso del XVII secolo ed il loro conseguente sterminio da parte delle più alte cariche del Sol Levante.
Vi è un prete missionario (Liam Neeson) il quale insieme ad un suo compagno, fallisce nella sua impresa di cristianizzazione e viene preso prigioniero ed obbligato ad abiurare da parte dell'inquisitore giapponese. Poichè di lui in Portogallo, da dove era partito, si apprende la notizia che abbia rinnegato la religione cristiana, due suoi ex allievi giovani preti, decidono di andare di persona in terra giapponese e verificare bene la realtà dei fatti. Dopo un viaggio lungo, estenuante e pericoloso essi raggiungono finalmente il Giappone dove però vengono fatti prigionieri a loro volta dall'inquisitore giapponese che, affinchè anch'essi abiurino la propria Fede, li incarcererà (uno dei due però non si piegherà al volere dei suoi carcerieri e preferirà morire) e mostrerà loro, come monito, le svariate e crudeli torture inflitte alle popolazioni convertite. Qui, nel frattempo, il giovane gesuita incontrerà nuovamente il suo maestro, ormai piegato(apparentemente) al volere dei suoi superiori orientali ed anche lui alla fine obbedirà (apparentemente) ai loro dettami per tutto il resto della sua esistenza in Giappone sino alla morte sopraggiunta naturalmente.
Un film senza alcun dubbio molto crudo sia nella sua rappresentazione sia nel suo contenuto: le torture fisiche inflitte ai sudditi "traditori" da parte delle alte cariche giapponesi erano terribili e vengono descritte da Scorsese in maniera esplicita e dettagliata, pertanto la pellicola risulta quanto mai veritiera e come un documento storico vero e proprio sull'andamento dei fatti a quei tempi. Il film, dunque, risulta ben fatto e assai dettagliato e riproducente l'atmosfera ed i costumi dell'epoca in maniera perfetta (grazie alla scenografia di Dante Ferretti) ma purtroppo Scorsese ha costruito un'opera che risulta troppo lunga in certe parti, soprattutto nella prima del viaggio dei due giovani gesuiti: la sua eccessiva minuzia di particolari rallenta notevolmente la vicenda e si contrappone alla seconda parte, quella in terra giapponese, che, invece, si rivela più svelta e risolta, al contrario, in maniera troppo spiccia. Tagliato di ben 30 minuti "Silence" sarebbe stato un film perfetto, così rischia di stancare e di far perdere in alcuni punti la concentrazione allo spettatore. Un vero peccato perchè il film è interessante nel suo contenuto e qualitativamente è molto ben narrato, documentato e recitato. Vale su tutte la scena del dialogo tra Liam Neeson ed il giovane suo allievo quando si incontrano per la prima volta in suolo giapponese dove vengono messi a confronto le due diverse scuole di pensiero in fatto di religione (come ugualmente in quella prima tra l'Inquisitore e il giovane gesuita. Ma, del resto, anche di Liam Neeson si conosce perfettamente la professionalità di cui anche in questa occasione ne dà piena conferma.
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venerdì 13 gennaio 2017
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silence
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Un viaggio immersivo he mi ha sconvolto emotivamente
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(di )
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sabato 14 gennaio 2017
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il silenzio, capolavoro cinematografico e spirituale
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Non è un film, Silence, ma un viaggio. Un viaggio nella coscienza umana, scandagliandone follia e fraternità, ragione e fede, risposta etica e incoerenza umana; un viaggio nella storia, paradigma di quanto e come il cristianesimo abbia fondato la civiltà occidentale, si sia incontrato e scontrato con altre culture, con la politica e il potere, vittima e carnefice al contempo; un viaggio spirituale, veramente, profondamente e assurdamente spirituale: non troveremo un film religioso, ma un capolavoro spirituale; un viaggio cinematografico, con i tempi lunghi, dialoghi e silenzio immensi,scene da togliere il fiato; un viaggio intellettuale, in cui non si trovano facili risposte, ma una ricerca sincera e appassionata della vita e della fede, del senso e dell''assurdo.
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Non è un film, Silence, ma un viaggio. Un viaggio nella coscienza umana, scandagliandone follia e fraternità, ragione e fede, risposta etica e incoerenza umana; un viaggio nella storia, paradigma di quanto e come il cristianesimo abbia fondato la civiltà occidentale, si sia incontrato e scontrato con altre culture, con la politica e il potere, vittima e carnefice al contempo; un viaggio spirituale, veramente, profondamente e assurdamente spirituale: non troveremo un film religioso, ma un capolavoro spirituale; un viaggio cinematografico, con i tempi lunghi, dialoghi e silenzio immensi,scene da togliere il fiato; un viaggio intellettuale, in cui non si trovano facili risposte, ma una ricerca sincera e appassionata della vita e della fede, del senso e dell''assurdo. Capita così di rado di immergersi completamente in un film e di uscirne potentemente consapevoli ed emotivamente provati: per questo lo ritengo un grande film, un immenso cinema.
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sabato 14 gennaio 2017
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il silenzio, capolavoro cinematografico e spirituale
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Non è un film, Silence, ma un viaggio. Un viaggio nella coscienza umana, scandagliandone follia e fraternità, ragione e fede, risposta etica e incoerenza umana; un viaggio nella storia, paradigma di quanto e come il cristianesimo abbia fondato la civiltà occidentale, si sia incontrato e scontrato con altre culture, con la politica e il potere, vittima e carnefice al contempo; un viaggio spirituale, veramente, profondamente e assurdamente spirituale: non troveremo un film religioso, ma un capolavoro spirituale; un viaggio cinematografico, con i tempi lunghi, dialoghi e silenzio immensi,scene da togliere il fiato; un viaggio intellettuale, in cui non si trovano facili risposte, ma una ricerca sincera e appassionata della vita e della fede, del senso e dell''assurdo.
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Non è un film, Silence, ma un viaggio. Un viaggio nella coscienza umana, scandagliandone follia e fraternità, ragione e fede, risposta etica e incoerenza umana; un viaggio nella storia, paradigma di quanto e come il cristianesimo abbia fondato la civiltà occidentale, si sia incontrato e scontrato con altre culture, con la politica e il potere, vittima e carnefice al contempo; un viaggio spirituale, veramente, profondamente e assurdamente spirituale: non troveremo un film religioso, ma un capolavoro spirituale; un viaggio cinematografico, con i tempi lunghi, dialoghi e silenzio immensi,scene da togliere il fiato; un viaggio intellettuale, in cui non si trovano facili risposte, ma una ricerca sincera e appassionata della vita e della fede, del senso e dell''assurdo. Capita così di rado di immergersi completamente in un film e di uscirne potentemente consapevoli ed emotivamente provati: per questo lo ritengo un grande film, un immenso cinema.
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andreagiostra
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sabato 15 aprile 2017
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andate in tutto il mondo e predicate il vangelo.
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Pochi occidentali sanno che uno dei più grandi massacri di cristiani della storia della Chiesa Cattolica sia avvenuto in Giappone nel XVII secolo quando i gesuiti portoghesi provarono ad evangelizzare la popolazione buddista nipponica: oltre duecentomila cristiani, convertiti al cristianesimo dai temerari missionari della Compagnia di Gesù fondata da Ignazio da Loyola, furono massacrati, torturati e uccisi dai potenti inquisitori dell’impero del Sol Levante! Insieme ai cristiani giapponesi, furono torturati, costretti alla morte oppure al rinnegamento della fede in Gesù Cristo, tutti i Preti cattolici portoghesi che avevano creduto di portare in Giappone la fede nel loro Dio sostituendo la millenaria fede autoctona in Buddha.
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Pochi occidentali sanno che uno dei più grandi massacri di cristiani della storia della Chiesa Cattolica sia avvenuto in Giappone nel XVII secolo quando i gesuiti portoghesi provarono ad evangelizzare la popolazione buddista nipponica: oltre duecentomila cristiani, convertiti al cristianesimo dai temerari missionari della Compagnia di Gesù fondata da Ignazio da Loyola, furono massacrati, torturati e uccisi dai potenti inquisitori dell’impero del Sol Levante! Insieme ai cristiani giapponesi, furono torturati, costretti alla morte oppure al rinnegamento della fede in Gesù Cristo, tutti i Preti cattolici portoghesi che avevano creduto di portare in Giappone la fede nel loro Dio sostituendo la millenaria fede autoctona in Buddha. I gesuiti portoghesi non avevano tenuto conto della profonda e radicata cultura giapponese, che il potente inquisitore Inoue Masashige sintetizza al Padre gesuita Sebastião Rodriguez con queste parole: «Montagne e fiumi si possono spostare, ma la natura di un uomo non si può spostare!». Il vero nemico del cristianesimo in Giappone non fu l’Impero, bensì la natura stessa di quel popolo e della sua civiltà che Padre Rodriguez con arroganza religiosa ebbe a definire a Masashige con queste parole: «In una palude non cresce niente. Il Giappone è come una palude.»
La vera sfida del buddhismo nipponico, visceralmente radicata nel potere temporale giapponese di allora, non fu solo quella di torturare e uccidere tutti i cristiani, ma quella di convertire alla loro religione i Padri gesuiti, proprio per dare un esempio a tutta la popolazione, col chiaro messaggio che la loro era una religione più potente del cristianesimo: molti furono i Padri Caduti che alla morte preferirono il buddhismo e che contribuirono, con diversi saggi e scritti, confortati dalla loro cultura cristiana, a potenziare la barriera “spirituale” contro il cristianesimo. Fu questa la vera vittoria del buddhismo giapponese sul cristianesimo gesuita portoghese!
Il bellissimo film di Scorsese è liberamente tratto dal romanzo “Silenzio” dello scrittore giapponese di religione cristiana Shusaku Endo, basato sulla storia di personaggi portoghesi e italiani del XVII secolo realmente esistiti, come Padre Christovao Ferreira e il gesuita Giuseppe Chiara, su cui Endo costruisce il protagonista del suo romanzo, Padre Rodrigues, interpretato nel racconto filmico dal bravissimoAndrew Garfield.
Ma il film di Scorsese non è solo un racconto storico-religioso impietoso e devastante, ma ha una stratificazione di messaggi religiosi, spirituali, culturali, umani, emozionali, straordinaria e ricchissima.
La passione e morte di Cristo viene modellata e resa contemporanea dal personaggio del gesuita Padre Rodriguez, con tutte le contraddizioni, i dubbi, i pensieri, le solitudini, le sofferenze delle torture, l’opprimente prigionia, le persecutorie allucinazioni spirituali, i silenzi divini, che cercano rassicurazione nell’altro protagonista della storia, il gesuita Padre Caduto Ferreira, interpretato da un ottimo Liam Neeson, che era stato il Padre Spirituale di Rodriguez ma che in Giappone, per sfuggire alle torture e per salvare le vite di tanti cristiani, decide obtorto collo, di abbandonato “apparentemente” il cristianesimo per convertirsi al buddhismo.
Gli strumenti di conversione gesuiti visti da una prospettiva contemporanea, che vengono sintetizzati nel film nel dialogo tra una donna cristiana giapponese e Padre Rodriguez, entrambi prigionieri e pronti a sacrificare la propria vita in nome della fede nel Dio cristiano:
- «Padre, ma se moriamo andremo in Paradiso?»
- «Sì, certo.»
- «Ma allora meglio il Paradiso che questa vita. In Paradiso non soffriremo, non dovremo lavorare, non ci sono tasse da pagare, non c’è la paura, saremo liberi e felici.»
- «Sì, in Paradiso saremo uniti a Dio e non soffriremo più.»
- «Allora è meglio morire.»
Il tradimento e il continuo peccare del pescatore ubriacone Kichijiro, che cerca subito dopo la redenzione dal peccato con la confessione cristiana; ma che, nella sua fragilità umana e paura terrena, vende all’inquisizione nipponica, per trecento monete d’argento, Padre Rodriguez che verrà arrestato, imprigionato e torturato psicologicamente e fisicamente fin allo sfinimento. In Kichijiro si racchiudono diversi personaggi del Vangelo, dal padre della Chiesa Cattolica Pietro, all’apostolo traditore di Gesù Cristo, Giuda. Anche questa è una prospettiva resa contemporanea da Scorsese che lascia allo spettatore diversi ed importanti elementi di riflessione sull’umanità e sulla spiritualità.
Il film di Scorsese è certamente da vedere, ma solo per chi ha voglia di immergersi in un turbinio di dubbi e di componenti umani, religiosi, spirituali, culturali, psicologici, che inevitabilmente lo trascineranno a riflettere sulla religione, sul senso della vita in questa terra, sul perché dell’azione di conversione della Chiesa Cattolica che segue le parole di Gesù che disse ai suoi discepoli: «Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato.» (Vangelo secondo Marco, 16, 14-15).
ANDREA GIOSTRA.
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francesco izzo
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domenica 15 gennaio 2017
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troppo rozzo,troppo ripetitivo (forse alla fine..)
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Nel film viene battuto e ribattuto in modo decisamente troppo rozzo per i miei gusti sui temi: onore del mantenere la propria fede, importanza della vita umana, e se anche l'abiura possa essere perdonata se salva vite umane altrui. Sul confine coerenza con sé stessi / responsabilità verso gli altri, specie se si è pastori di anime. Sul senso della fede e della dignità. Sulla onnicomprensività - per i credenti ad esso - del Cristianesimo, che arriva a perdonare persino chi lo calpesta; anzi poi, come vediamo alla fine nella figura del pluripeccatore recidivo, gli ultimi diventano i primi (anche se continuano a mentire umanamente per salvarsi la vita, non abiurano più però).
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Nel film viene battuto e ribattuto in modo decisamente troppo rozzo per i miei gusti sui temi: onore del mantenere la propria fede, importanza della vita umana, e se anche l'abiura possa essere perdonata se salva vite umane altrui. Sul confine coerenza con sé stessi / responsabilità verso gli altri, specie se si è pastori di anime. Sul senso della fede e della dignità. Sulla onnicomprensività - per i credenti ad esso - del Cristianesimo, che arriva a perdonare persino chi lo calpesta; anzi poi, come vediamo alla fine nella figura del pluripeccatore recidivo, gli ultimi diventano i primi (anche se continuano a mentire umanamente per salvarsi la vita, non abiurano più però). L'ho trovato spesso stucchevole, troppo calcato nella sua ripetitività e pure un po' ignorante.E pesante nelle scene di esecuzioni varie offerte al pubblico voyeur.
Le scene migliori forse sono state solo il dialogo fra il vecchio Prete ormai apostata e il giovane che lo diventerà, e Cristo che parla al giovane Prete offrendosi al suo calpestarlo che avrebbe salvato diversi fedeli dal martirio, ma portato lui anche involontariamente all'apostasia -anche se ancora vigile, diciamo così.
Solo alla fine il livello migliora un po', quando il messaggio di vittoria del Cristianesimo viene comunque insinuato dal regista , anche se umanamente la moglie giapponese- già moglie di un martire- non piangerà il protagonista apostata morto anche se gli lascerà nella cassa un crocifisso di nascosto.
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