| Titolo originale | Boku no ojisan |
| Anno | 2016 |
| Genere | Commedia |
| Produzione | Giappone |
| Durata | 110 minuti |
| Regia di | Nobuhiro Yamashita |
| Attori | Ryuhei Matsuda, Riku Ohnishi, Midoriko Kimura, Kankurô Kudô, Yôko Maki Susan Mathewson, Shinobu Terajima, Erika Toda, Shigeyuki Totsugi, Guin Poon Chaw, Kenji Iwatani, Shiori Kosuge, David James Sikkink, Lori Pelenise Tuisano, Marika Yamakawa. |
| MYmonetro | 3,00 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 26 aprile 2017
Un professore di filosofia viene spinto dal nipote a prendere in mano la sua vita per trovare l'amore.
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CONSIGLIATO SÌ
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Quando la maestra assegna come compito per casa la realizzazione di un tema che descriva un membro della propria famiglia, la scelta di Yukio, bambino tanto minuto quanto sagace, ricade sullo zio: un perdigiorno che si professa filosofo (svolge in realtà l'ufficio di lettorato in un'università, un'ora alla settimana), che vive sulle spalle del fratello e che è solito giustificare tramite accorte elucubrazioni la sua sostanziale nullafacenza. Ma una serie di improbabili circostanze lo porterà a condividere un viaggio alle Hawaii con lo scaltro nipote, in un simpatico scambio dei convenzionali ruoli gerarchici dove toccherà piuttosto al giovane ragazzino fare da tutore e prevenire le strampalate trovate del suo buffo accompagnatore.
Prendendo spunto da un romanzo di Kita Morio, il regista giapponese Yamashita Nobuhiro confeziona una commedia brillante e leggera, all'interno della quale trova la ghiotta occasione di dar spazio all'umorismo che contraddistingue da lungo tempo la sua opera.
La comicità viene qui costruita principalmente tramite l'opposizione tra la psicologia diretta e infantile di Yukio, la cui perspicacia è capace di far crollare ogni scusa dello zio, e la poco efficace sofistica di quest'ultimo: archetipo del professore di filosofia stralunato e completamente inetto nelle faccende pratiche, il quale utilizza i suoi studi per confezionare divertenti argomentazioni che possano difenderlo agli occhi del nipote e della famiglia.
Yamashita evita qui di costruire una morale, ma ricerca piuttosto un costante clima di spassosa spensieratezza, che sappia influire sull'umore del pubblico come un balsamo, rinforzando la narrazione grazie al continuo inserimento di gag comiche che sfruttano ogni cliché senza tuttavia farlo apparire pesante e già visto.
Ciò che a livello tecnico stupisce è soprattutto l'ottima capacità di direzione degli attori, in grado di rendere al meglio il duo zio/nipote tramite il convincente intreccio della pigra apatia del personaggio di Matsuda Ryuhei con la vivacità intelligente di Yukio, di gran lunga il più affidabile dei due, interpretato dall'undicenne Onishi Riku, lanciato nel 2012 grazie alla serie Going my Home del talento nipponico Hirokazu Koreeda.
È dunque una commedia da accogliere senza troppa seriosità questo My Uncle, che tuttavia è capace di inserire tra le inquadrature qualche pungente riflessione sulla realtà del quotidiano: dalla perspicacia infantile che troppo spesso tendiamo a sottovalutare, ma che è capace di coglierci in fallo con un'incredibile rapidità; fino alla presunzione che ognuno di noi dimostra nel raccontarsi continue scuse per poter rimandare ancora una volta le proprie responsabilità. Ma ciò che soprattutto l'ultimo lavoro di Yamashita ci mette davanti agli occhi è l'essenziale funzione lenitiva della risata, che ancora una volta il suo cinema utilizza come arma contro la pedanteria e la pesantezza, riuscendo ancora una volta a mostraci l'incredibile potenziale della commedia.