laurence316
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domenica 19 marzo 2017
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il diritto all'uguaglianza, il diritto di contare
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Scritto da Abi Morgan (la stessa di The Iron Lady), Suffragette si propone di rendere partecipe il grande pubblico di una delle più importanti lotte per l'uguaglianza del '900, raccontando del movimento suffragista inglese, concentrandosi in particolare sulla parabola fondamentale dell’Unione sociale e politica delle donne (Women’s Social and Political Union [WSPU]), fondata da Emmeline Pankhurst nel 1903 con lo specifico intento di far ottenere alle donne il diritto di voto. E rievocando il periodo che va dal 1912 al 1913 in cui nella Londra prebellica le suffragette, per attirare l’attenzione sulla propria causa, scendevano in piazza, incendiavano le cassette postali, rompevano finestre e vetrine e così via.
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Scritto da Abi Morgan (la stessa di The Iron Lady), Suffragette si propone di rendere partecipe il grande pubblico di una delle più importanti lotte per l'uguaglianza del '900, raccontando del movimento suffragista inglese, concentrandosi in particolare sulla parabola fondamentale dell’Unione sociale e politica delle donne (Women’s Social and Political Union [WSPU]), fondata da Emmeline Pankhurst nel 1903 con lo specifico intento di far ottenere alle donne il diritto di voto. E rievocando il periodo che va dal 1912 al 1913 in cui nella Londra prebellica le suffragette, per attirare l’attenzione sulla propria causa, scendevano in piazza, incendiavano le cassette postali, rompevano finestre e vetrine e così via. Si conclude proprio con il Derby di Epsom del 1913 ed Emily Davison. Mentre alcune scritte poste sui titoli di coda, informano lo spettatore che le donne inglesi otterranno infine il diritto di voto nel 1928 (solo parzialmente nel 1918), ed indicano poi le date in cui questo è avvenuto negli altri Paesi: in Nuova Zelanda addirittura nel 1893, in Italia nel 1946, mentre in Arabia Saudita l’estensione di questo diritto anche alle donne è stata solo “promessa” nel 2015.
Naturalmente, gli intenti sono benemeriti ma il film è alquanto convenzionale, didascalico, prevedibile. Da un punto di vista formale è assolutamente curato (ricostruzione d’epoca, recitazione [eccellente C. Mulligan, come gran parte del cast], fotografia), anche se, a dirla tutta, il continuo ricorso alle riprese con camera a spalla distrae e alla lunga stanca, ma il problema vero risiede nella sceneggiatura, fin troppo schematica e corretta, che possiede nobili intenti educativi ma, stilisticamente parlando, è piuttosto piatta (e, difatti, nel film finito, alcune scene mancano della necessaria carica emotiva e non coinvolgono). Questo, ovviamente, nulla toglie al fatto che invece diverse altre scene siano riuscite, interessanti ed emblematiche (la scoperta da parte della protagonista degli abusi a cui il proprietario della lavanderia in cui lavora costringe l’appena dodicenne figlia di Violet, Maggie [a cui probabilmente è stata costretta anche lei, da giovane], la cacciata di casa di Maud, a cui il marito impedisce perfino di vedere il figlio, il breve comizio della Pankhurst [una sempre incisiva Streep], il finale ad Epsom), ma “una materia così incandescente avrebbe meritato una messa in scena […] più coraggiosa” (Mereghetti).
Il film della Gavron, di buona qualità, non convince fino in fondo, ma è comunque da vedere, nel caso non si sia bene informati sui fatti narrati. Anche perché, ai giorni nostri, rimangono ancora molte le disparità tra uomini e donne. Distribuito in Italia in occasione della Giornata mondiale della donna 2016.
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riccardo tavani
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venerdì 25 novembre 2016
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la loro voce parla sempre al presente
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Il film non solo ricostruisce una pagina fondamentale nella configurazione politica, sociale e culturale dell’Europa di oggi, ma si restituisce nei suoi tratti meno edulcorati, più drammatici e violenti.
Proprio tra le strade, i quartieri poveri, i luoghi di sfruttamento del lavoro femminile nelle città inglesi prende le mosse Suffragette. Il contrasto tra le forme, le istituzioni, i riti della moderna democrazia occidentale e la condizione di sfruttamento, sottomissione delle donne è troppo violentemente ipocrita e stridente. I settori più avanzati del Parlamento britannico, rappresentati da Lloyd George, cercano di fare propria la spinta della rivendicazione suffragista solo per rafforzarsene politicamente, senza, però, concedere un solo passo in avanti verso il suo ottenimento.
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Il film non solo ricostruisce una pagina fondamentale nella configurazione politica, sociale e culturale dell’Europa di oggi, ma si restituisce nei suoi tratti meno edulcorati, più drammatici e violenti.
Proprio tra le strade, i quartieri poveri, i luoghi di sfruttamento del lavoro femminile nelle città inglesi prende le mosse Suffragette. Il contrasto tra le forme, le istituzioni, i riti della moderna democrazia occidentale e la condizione di sfruttamento, sottomissione delle donne è troppo violentemente ipocrita e stridente. I settori più avanzati del Parlamento britannico, rappresentati da Lloyd George, cercano di fare propria la spinta della rivendicazione suffragista solo per rafforzarsene politicamente, senza, però, concedere un solo passo in avanti verso il suo ottenimento. Di qui nasce la determinazione delle donne inglesi a rendersi soggetto politico e sociale autonomo, nella propria rappresentanza e forme di lotta. Questo determina lo scontro aperto, frontale, tra l’aspetto da autentico Ancien Régime della democrazia inglese e una necessaria estensione dei diritti universali alle donne.
Contrasto magistralmente rappresentato dai due grandi, veri protagonisti del film. Da una parte c’è la mite lavandaia Maud Watts, dall’altra Steed, il mastino capo della polizia cittadina. Nessuno conosce e meglio capisce quel mondo di operaie sottomesse, sfruttate e abusate che si ribella al falso regime democratico che il brutale poliziotto comandato a reprimerle, punirle, picchiarle, spiarle, imprigionarle con qualsiasi mezzo. Steed nasce dal ventre di una di loro e da un nucleo familiare di donne come quelle è stato cresciuto. È come se tutta la nazione fintamente democratica prendesse brutalmente a manganellate e a calci il ventre della sua stessa madre.
La scelta della regista e della sceneggiatrice di imperniare e sviluppare la ricostruzione della vicenda storica soprattutto dal punto di vista di queste semplici ma determinate operaie è dettata proprio da tale dover restituire i suoi veri, vasti termini sociali e inesorabilmente drammatici. L’ottenimento del pieno suffragio universale in Inghilterra, nel 1928, non è stato un tè di gala ma il frutto di un parto violento, tra ingiustificate sofferenze e patimenti crudeli che hanno subito le donne. Il film dedica solo riferimenti indiretti e un cammeo seppure prestigioso alla figura della fondatrice del Women's Social and Political Union, Emmeline Pankhurst, sensibilmente interpretata da Meryl Streep.
L’interprete principale, Carey Mulligan, riesce a mettere sul volto della sua Maud Watts, tutta la dolcezza, la sofferenza, il livido, sordido squallore di abusi e sfruttamento che la interna nazione delle donne inglese subiva ancora all’inizio del secolo scorso, ricordando che il termine nazione attiene a quello propriamente femminile di nascita. Come ogni lingua, in ogni parte e tempo, è sempre una madrelingua: la sua voce ci genera alla presenza, al presente detto e pensato del mondo.
I ripetuti casi di femminicidio, stupro abuso, sfruttamento lavorativo e sessuale, anche in versione virtuale, informatica in Occidente; la negazione totale di diritti, il soffocamento di ogni loro voce, possibilità di conoscenza ed espressione, l’eliminazione fisica diretta, l’imposizione di aberranti soprusi e umiliazioni personali a ogni età in altre parti del mondo contemporaneo, ci dicono che Suffragette non è un bel film da sistemare nelle teche del nostro passato ma una vicenda dell’ora presente.
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emanuele 1968
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mercoledì 5 ottobre 2016
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bello
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Cambiano i soggetti ma in sostanza......la vita è così, bisogna lottare per i nostri ideali, sperando che siano buoni.
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gabriella
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mercoledì 17 agosto 2016
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deeds, not words
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Solamente all'inizio del 900 si può parlare di donne in movimento, quando decisero di formare dei gruppi per combattere il loro ruolo in società che le volevano " angeli del focolare"completamente assoggettate ai maschi. Le condizioni lavorative erano decisamente inferiori a quelle degli uomini e i salari minori. Il movimento femminile si identifica con Emmeline Pankhurst che fonda nel Regno Unito un'organizzazione che mira al suffragio universale, da qui il termine suffragette, appellativo derisorio e sprezzante che però viene coniato dalle stesse seguaci il movimento " Sufra GET tes", con il verbo to get centrale ( ottenere). Nel film di Sarah Gravon viene evidenziata la ribellione de,le donne concentrando la vicenda a un ceto proletario.
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Solamente all'inizio del 900 si può parlare di donne in movimento, quando decisero di formare dei gruppi per combattere il loro ruolo in società che le volevano " angeli del focolare"completamente assoggettate ai maschi. Le condizioni lavorative erano decisamente inferiori a quelle degli uomini e i salari minori. Il movimento femminile si identifica con Emmeline Pankhurst che fonda nel Regno Unito un'organizzazione che mira al suffragio universale, da qui il termine suffragette, appellativo derisorio e sprezzante che però viene coniato dalle stesse seguaci il movimento " Sufra GET tes", con il verbo to get centrale ( ottenere). Nel film di Sarah Gravon viene evidenziata la ribellione de,le donne concentrando la vicenda a un ceto proletario. Londra, 1912, la giovane Maud Watts, operaia in una lavanderia, sposata e madre di un bambino, si avvicina al movimento femminile quasi per caso, inconsapevole e timida, trova la forza e il coraggio di andare avanti nonostante il netto divieto del marito che arriva a cacciarla di casa e dare in adozione il loro figlio, senza che lei possa opporsi. Licenziata anche dal proprietario della lavanderia, senza mezzi e casa, si butta nell'attività anima e corpo acquistando sempre più coscienza e consapevolezza, partecipa con fervore alla lotta dei suoi diritti e viene più volte arrestata, in carcere inizia lo sciopero della fame, viene sottoposta all'alimentazione forzata , una vera e propria tortura in cui la malcapitata veniva " affogata" con un sondino o un imbuto. Un tipo di maltrattamento che però costringe l'opinione pubblica a prendere in considerazione il caso, le donne otterranno il voto solo nel 1918, limitato però a chi avesse compiuto 30 anni e fosse sposata; si dovranno attendere altri dieci anni perchè il voto venga esteso a tutte.Il film della Gravon è un ritratto dignitoso e partecipe della condizione femminile al tempo, i soprusi da parte del proprietario della lavanderia che abusava delle sue operaie senza che i mariti o i padri potessero intervenire, gli orari estenuanti e la fatica di un lavoro manuale devastante. Carey Mulligan ha il viso intenso e doloroso di una moglie e madre considerata " inferiore" solo perchè donna e la sua interpretazione è sofferta e sentita, catapultata nella mischia, dapprima con timidezza, poi con determinazione partecipa a quelle che saranno vere e proprie forme di repressione. La cosidetta " guerra delle vetrine" ne è un chiaro esempio, infatti nel Regno Unito la lotta per il diritto al voto ha assunto una forma più radicale e violenta rispetto agli altri paesi, spranghe di ferro, sassi e piccoli ordigni esplosivi ai danni di cassette postali, tutto pur di rendersi visibili e sensibilizzare l'opinione pubblica.
E' una storia avvincente pur nella sua sobrietà, ma che ha l'ardore della speranza nei volti di quelle donne, pioniere di un'alba di progresso, di cambiamento, sole, ma che non temono le difficoltà e i sacrifici nel loro cammino. Un film doveroso, che illustra un percorso di storia forse mai raccontato con sincerità del tutto, complice anche il fatto che all'epoca molte donne erano analfabete e quindi non esistono molti scritti o quaderni, a riguardo, un film che può ispirare e originare altre storie di donne e non solo, per chi ogni giorno lotta per ottenere e affermare ciò che gli appartiene di diritto, in quanto essere umano.
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g_andrini
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venerdì 10 giugno 2016
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interessante
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Più che buona la ricostruzione storica. Le riforme sociali sono normali attività umane, che generano scompensi emotivi non indifferenti.
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rongiu
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venerdì 15 aprile 2016
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“deeds not words”
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Londra 1912-1913. E’ in questa città che tantissime “Everywoman” al grido di “Deeds not Words” \ Fatti non parole /, iniziano una lotta per vedere riconosciuto il loro diritto al voto e con esso una dignità mai riconosciuta. "Suffragette," ci mostra che come tale lotta è stata portata avanti. Maud Watts \ Carey Mulligan /, ha lavorato in una lavanderia industriale fin da piccola. Nella stessa lavanderia ha perso la madre per gravissime ustioni ed ha incontrato suo marito, Sonny \ Ben Whishaw /. Come se non bastasse, una brutta cicatrice, “medaglia al lavoro” conquistata sul campo, copre una parte del braccio e della spalla.
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Londra 1912-1913. E’ in questa città che tantissime “Everywoman” al grido di “Deeds not Words” \ Fatti non parole /, iniziano una lotta per vedere riconosciuto il loro diritto al voto e con esso una dignità mai riconosciuta. "Suffragette," ci mostra che come tale lotta è stata portata avanti. Maud Watts \ Carey Mulligan /, ha lavorato in una lavanderia industriale fin da piccola. Nella stessa lavanderia ha perso la madre per gravissime ustioni ed ha incontrato suo marito, Sonny \ Ben Whishaw /. Come se non bastasse, una brutta cicatrice, “medaglia al lavoro” conquistata sul campo, copre una parte del braccio e della spalla. Una lavanderia industriale dove per Maud, il tempo ed il mondo sembrano non darle altre possibilità fin quando è testimone di una sassaiola e riconosce, tra le partecipanti, una collega, Violet Miller \ Anne-Marie Duff /. Prima curiosa, poi convinta attivista Maud perde il suo vecchio mondo, ma guadagna il suo vero sé.
Alice \ Romola Garai / attivista benestante, chiede alle operaie della lavanderia di render conto in Parlamento, del loro lavoro, delle inquietanti ed insalubri condizioni nelle quali prestano la loro opera. Violet invitata a tenere il suo discorso, ne è impossibilitata a seguito del pestaggio subito dal marito. Sarà Maud a sostituirla e lo farà nel migliore dei modi, parlando della sua vita lavorativa con incisiva onestà intellettuale. Ed è proprio quest’ultima che strappa a David Lloyd George \ Adrian Schiller / la promessa di inserire nel prossimo dibattito parlamentare, la concessione alle donne del diritto di voto. Quando poi, davanti alla Camera dei Comuni, le Suffragette vedono negato questo diritto con uno stringato annuncio, inizia una concitata ma pacifica protesta che ben presto si trasforma in una sommossa sedata dal brutale intervento della polizia. Diverse sono le arrestate e tra questa c’è Maud. La settimana di carcere la “segna” sensibilmente e per sempre. Il rientro a casa è dei meno felici. Sonny è furioso, ha vergogna della moglie ed il matrimonio naufraga mostrando un'altro triste vuoto legislativo anglosassone. Maud non vuole tornare più indietro ed è convinta più che mai a riprendere la lotta. Il film è pieno di tracce d'epoca, una di queste e la scena in cui le donne cantano un po’ de "La Marcia delle Donne" del compositore Dame Ethel Smyth.
"Suffragette" ha alla regia una donna \ Sarah Gavron /, alla sceneggiatura \ Abi Morgan / e produttori \ Alison Owen e Faye Ward /. La scelta della donna simbolo è stata sicuramente appropriata, così come quella degli uomini - un marito inizialmente solidale, che sembra non comprendere ciò che sta accadendo, un ispettore di polizia in conflitto \ Brendan Gleeson /. Gavron e il suo direttore della fotografia Eduard Grau fanno vivere le scene di protesta come se fossero notizie in diretta, conferendo all’azione una reale immediatezza che spazia fino nello stato d'animo del momento.
Il film di Gavron affianca altri film di drammi di donne sotto pressione come Norma Rae di Martin Ritt USA 1979, Silkwood di Mike Nichols USA 1983 ed Erin Brockovich – Forte come la verità di Steven Soderbergh USA 2000.
"Suffragette" termina mostrando le date in cui varie nazioni hanno dato il voto alle donne. In America, tutte le donne lo hanno esercitato nel 1920, ma le leggi hanno tenuto le donne “nere” fuori dalla cabina elettorale in molte zone fino a decenni più tardi.
Perché questa palese omissione?
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marce84
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giovedì 7 aprile 2016
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perdere tutto per combattere per un ideale
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Suffragette è un film che ha il merito di accendere le coscienze su questioni che ora diamo per scontate e “normali” ma che, all’epoca dei fatti, nella Londra del 1912, erano ancora tutte da conquistare. Ha il merito di ricordarci che tutti i diritti acquisiti oggi, solo qualche decennio fa erano improbabili e che la donna era considerata inferiore, schiava di una società maschilista, sottomessa culturalmente da una morale ingiusta e meschina. Suffragette è un film sulla forza delle donne, pronte a perdere tutto, lavoro, famiglia, figli, dignità, per combattere per un’ideale, un obiettivo, un sogno, non senza sofferenza e difficoltà.
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Suffragette è un film che ha il merito di accendere le coscienze su questioni che ora diamo per scontate e “normali” ma che, all’epoca dei fatti, nella Londra del 1912, erano ancora tutte da conquistare. Ha il merito di ricordarci che tutti i diritti acquisiti oggi, solo qualche decennio fa erano improbabili e che la donna era considerata inferiore, schiava di una società maschilista, sottomessa culturalmente da una morale ingiusta e meschina. Suffragette è un film sulla forza delle donne, pronte a perdere tutto, lavoro, famiglia, figli, dignità, per combattere per un’ideale, un obiettivo, un sogno, non senza sofferenza e difficoltà. Il film scorre lineare ed è un intrattenimento interessante e coinvolgente, pur non avendo particolari colpi di scena al proprio interno. Probabilmente la parte più riuscita del film è su come riesce a rendere l’idea della parabola della protagonista, la quale inizialmente scettica e diffidente riguardo al movimento femminile, gradualmente se ne lascia trascinare, aiutata anche dalle ingiustizie che vede attorno a sé, fino ad abbracciarne totalmente la causa, perdendo tutto ciò che di più caro aveva, acquisendo man mano una consapevolezza di sé che la rende forte e determinata, come in un tipico romanzo di formazione. Una delle scene a più alto impatto emotivo è quando la donna è costretta a perdere il figlio: questi viene venduto a un’altra famiglia da un marito bigotto e insensibile quando inizia a disconoscere la propria moglie. Si tratta di un dolore insopportabile per una madre che non ha fatto niente per meritarsi queste disgrazie, se non la speranza di avere un futuro migliore e di combattere per questo. Il regista sceglie la strada della storia privata e lascia sullo sfondo, ad esempio, le altre componenti del movimento, le loro lotte, la politica, le reazioni del mondo maschile e le tappe di questa battaglia per i diritti. Questo lo rende un film non riuscito perfettamente, ma che ha la capacità, concentrandosi sulla vicenda personale della protagonista, di trasmettere coinvolgimento e partecipazione emotiva allo spettatore, che vive in prima persona le ingiustizie le quali la donna è costretta a subire.
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[+] sufraggette con furore
(di chiaretta1990)
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raffele
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mercoledì 30 marzo 2016
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eroine, inerzia, sangue
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bello, puntuale nel cogliere il precipitare di eventi drammatici, la contaminazione finalmente inevitabile del personale col sociale, il momento in cui non ci si può più tirare indietro, lo stallo di chi emargina le anime perse, le "puttane" di tutti i tempi, guardando con lo sdegno del benpensante... dal marciapiede del torto, dalla finestra dell'alcova tiepida di buon senso conservatore. detto con un velo di ironia rispettosa, però. perché dopo un secolo è facile additare buoni e cattivi, ricostruire coagulando tutto attorno ai ruoli di sperimentato successo scenico... lo slancio giovanile, temerario, sovversivo, il carisma di un viso maturo, la stanchezza e la follia di chi, sconfitta, si vota alla morte per il futuro di chi resta.
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bello, puntuale nel cogliere il precipitare di eventi drammatici, la contaminazione finalmente inevitabile del personale col sociale, il momento in cui non ci si può più tirare indietro, lo stallo di chi emargina le anime perse, le "puttane" di tutti i tempi, guardando con lo sdegno del benpensante... dal marciapiede del torto, dalla finestra dell'alcova tiepida di buon senso conservatore. detto con un velo di ironia rispettosa, però. perché dopo un secolo è facile additare buoni e cattivi, ricostruire coagulando tutto attorno ai ruoli di sperimentato successo scenico... lo slancio giovanile, temerario, sovversivo, il carisma di un viso maturo, la stanchezza e la follia di chi, sconfitta, si vota alla morte per il futuro di chi resta. e non poteva mancare, accanto al molestatore, il nemico riflessivo e dolente, dal volto scolpito nella pietra dura del passato ma che azzarda un consiglio sincero, si lascia scappare che ha vissuto accanto a donne così, coraggiose, ma sempre sconfitte. è vero che certi cambiamenti iniziano solo quando la lotta esce dai salotti, macchia di rosso le strade e attira i giornali, per farla breve "quando ci scappa il morto", come è vero che anche un film storico necessita di appartenere ad una formula che avvince e non annoia. il segno di Sarah Gavron sa di storia vera, sia chiaro. ma io vorrei vedere, come ho visto a volte, anche il travaglio più lento e probabilmente più tortuoso da rappresentare di chi, in buona fede, era dall'altra parte della barricata senza la faccia del cattivo, e col passare degli anni ha accettato la lezione della ragione, suo malgrado, con le buone e.. con le cattive. quel travaglio stucchevole attraversa ancora i decenni sottile e resistente come il filo di una ragnatela.
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zarar
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lunedì 28 marzo 2016
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quando cessarono di essere 'invisibili'
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‘Suffragette’ è un buon prodotto stile BBC, che ha il merito di dare volti, parole, ambiente, storie personali, spaccati di vita ad un problema storico più evocato che conosciuto. Un merito ulteriore è quello, giustamente già sottolineato, di non aver puntato su grandi personaggi, ma di aver concentrato l’attenzione sull’eroismo quotidiano delle donne suffragette che aggiungevano ai mille svantaggi di genere quelli della povertà, di lavori duri e precari, di sistematica sopraffazione e sfruttamento in famiglia e nei luoghi di lavoro. Meno convincente lo specifico filmico. La protagonista Carey Mulligan non è un personaggio forte. La regista ne fa una lavandaia che scivola nel suffragismo quasi senza sapere perché, dolce, accattivante e un po’ sperduta.
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‘Suffragette’ è un buon prodotto stile BBC, che ha il merito di dare volti, parole, ambiente, storie personali, spaccati di vita ad un problema storico più evocato che conosciuto. Un merito ulteriore è quello, giustamente già sottolineato, di non aver puntato su grandi personaggi, ma di aver concentrato l’attenzione sull’eroismo quotidiano delle donne suffragette che aggiungevano ai mille svantaggi di genere quelli della povertà, di lavori duri e precari, di sistematica sopraffazione e sfruttamento in famiglia e nei luoghi di lavoro. Meno convincente lo specifico filmico. La protagonista Carey Mulligan non è un personaggio forte. La regista ne fa una lavandaia che scivola nel suffragismo quasi senza sapere perché, dolce, accattivante e un po’ sperduta. La ‘casualità’ dell’adesione di tante che diventa ‘necessità’ in itinere confrontandosi con la durezza della repressione e le buoni ragioni delle compagne è un ottimo tema (il personaggio del commissario di polizia ne è un buon interprete), ma la Mulligan esaspera i toni dello smarrimento, sicché la sua storia, nonostante la sua intrinseca tragicità, non è così incisiva da costituire la spina dorsale del film. Più che costruire una storia, la regista offre una successione di quadri dickensiani, con un approccio tra il melo e il documentario. Ma l’argomento è trascinante e il film deve essere visto.
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francy99
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mercoledì 23 marzo 2016
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storia importante, per un film congruo.
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Un gruppo di donne che lotta per avere il consenso al voto a pari dei diritti maschili rappresentato da una vivace Carey Mulligan, una sensazionale Helena Bonham Carter ed una raffinata Meryln Streep. Il film merita, perchè è riuscito a cogliere la piena essenza del periodo di ribellione, tra cui, la sofferenza e l'ingiustizia. Consigliato da vedere anche per chi non è certo che questo sia il suo genere di film.
Voto: 9
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