dave69
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sabato 20 giugno 2015
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che energia, il 70enne george miller !
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Esattamente a 30 anni di distanza dal terzo capitolo della saga ("Mad Max - Oltre la sfera del tuono", 1985), l'australiano George Miller torna dietro a macchina da presa per dirigire questo anomalo "seguito" e lo fa con un entusiasmo, una vitalità ed un'energia davvero insospettabili per un regista della sua età (70 anni). Intendiamoci, non si tratta di un capolavoro (come non lo erano nemmeno i film precedenti), ma la carica che trasmette la sua opera - stracolma di azione, inseguimenti, personaggi assurdi e grotteschi, eppure a tratti anche intensi - è indiscutibile ed è decisamente superiore a quella della stragrande maggioranza degli action-movie in circolazione.
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Esattamente a 30 anni di distanza dal terzo capitolo della saga ("Mad Max - Oltre la sfera del tuono", 1985), l'australiano George Miller torna dietro a macchina da presa per dirigire questo anomalo "seguito" e lo fa con un entusiasmo, una vitalità ed un'energia davvero insospettabili per un regista della sua età (70 anni). Intendiamoci, non si tratta di un capolavoro (come non lo erano nemmeno i film precedenti), ma la carica che trasmette la sua opera - stracolma di azione, inseguimenti, personaggi assurdi e grotteschi, eppure a tratti anche intensi - è indiscutibile ed è decisamente superiore a quella della stragrande maggioranza degli action-movie in circolazione. Da ricordare in modo particolare l'interpretazione di Charlize Theron, vera protagonista del film, che ruba la scena a Tom Hardy, comunque bravo nel rendere contratto e problematico il proprio personaggio. Pellicola da guastare tutta d'un fiato, meglio se al cinema! ^_^
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bericopredieri
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giovedì 18 giugno 2015
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mad max più in forma che mai.
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e alla fine tra esplosioni, pezzi di lamiera e brandelli di carne che volano da tutte le parti, chitarristi assatanati in fronte ai camion come le polene delle navi, tra tutto questo frastuono ti ritrovi a sospirare l'intervallo tra i due tempi per riposare un pò le orecchie e il cervello. Ma poi la chitarra ridà il là ai tamburi che percossi a tutta forza danno il tempo alle macchine lanciate a velocità folle sulla sabbia. E' tutto esagerato in questo film, è una indigestione strabordante di azione come non si vedeva da tempo, un grande spettacolo di fuochi artificiali e quando infine esci dal cinema nel buio silenzioso della notte ti ritrovi a pensare che alla fine era da un pò che non ti divertivi così.
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e alla fine tra esplosioni, pezzi di lamiera e brandelli di carne che volano da tutte le parti, chitarristi assatanati in fronte ai camion come le polene delle navi, tra tutto questo frastuono ti ritrovi a sospirare l'intervallo tra i due tempi per riposare un pò le orecchie e il cervello. Ma poi la chitarra ridà il là ai tamburi che percossi a tutta forza danno il tempo alle macchine lanciate a velocità folle sulla sabbia. E' tutto esagerato in questo film, è una indigestione strabordante di azione come non si vedeva da tempo, un grande spettacolo di fuochi artificiali e quando infine esci dal cinema nel buio silenzioso della notte ti ritrovi a pensare che alla fine era da un pò che non ti divertivi così.
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dave san
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mercoledì 17 giugno 2015
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cyber-punk di frontiera
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La pellicola si divide in tre parti. Nella parte centrale il manipolo di ribelli si rifocilla e pianifica una specie di ritorno a casa. L’apertura della storia è priva di preamboli e Max (solo alla fine ci rivelerà il suo nome), si trova subito immerso nel caos. Tutta la prima parte è un inseguimento articolato e brutale. La scenografia è impregnata di feticci cyber-punk. Il set è il deserto, percorso e invaso da predatori iper-tatuati, veicoli corazzati al limite del pacchiano. Molti uomini sono mutanti e il popolo è spremuto sino allo stremo. Il cattivo personifica questo mondo come carnefice, ma porta in sé i segni del territorio che governa. I volti e le personalità hanno tratti grotteschi.
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La pellicola si divide in tre parti. Nella parte centrale il manipolo di ribelli si rifocilla e pianifica una specie di ritorno a casa. L’apertura della storia è priva di preamboli e Max (solo alla fine ci rivelerà il suo nome), si trova subito immerso nel caos. Tutta la prima parte è un inseguimento articolato e brutale. La scenografia è impregnata di feticci cyber-punk. Il set è il deserto, percorso e invaso da predatori iper-tatuati, veicoli corazzati al limite del pacchiano. Molti uomini sono mutanti e il popolo è spremuto sino allo stremo. Il cattivo personifica questo mondo come carnefice, ma porta in sé i segni del territorio che governa. I volti e le personalità hanno tratti grotteschi. Questo infonde ilarità a ogni personaggio. L’approfondimento psicologico è assente, niente fa pensare allo scandaglio interiore. Si distingue tra tutti, la regina Furiosa; leader e iniziatrice della rivolta. Una Theron in versione Jena Plissken, con tanto di protesi meccanica. I protagonisti si trascinano dietro il loro passato, nei ripetuti flash, negli sguardi e nei volti assenti, feroci o corrosi. L’incedere degli eventi porterà al compimento di una rivoluzione. George Miller ci offre un poderoso road movie post-apocalittico: serrato, grezzo, strambo e visivamente suggestivo. Supremo per carica di intrattenimento. Gli eroi in campo rompono con un passato doloroso e sfrecceranno letteralmente verso l’emancipazione. Ma si va oltre al semplice film di genere. Diciamo pure che Mad Max è tornato con forza nel XXI secolo.
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carlo145
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domenica 14 giugno 2015
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deludente
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George Miller, regista australiano 1945, si riallaccia a quello che fu il suo esordio, successo inaspettato e incredibile, (Mad Max - Interceptor) che diede vita alla trilogia che ci regalò tre bellissimi film dal 1979 al 1983, per stravolgerlo completamente. Il personaggio della saga originaria, interpretato da Mel Gibson, era un eroe solitario, un dramma terribile alle spalle, che doveva sopravvivere in uno scenario post-pocalittico tra bande di sopravvissuti incredibilmente feroci, che lottavano per la supremazia e la sopravvivenza, in pratica la stessa cosa. Il personaggio di Gibson era evocativo, drammatico,affascinante: un vero eroe solitario, duro e disincantato quanto basta per sopravvivere, anche feroce nelle sue reazioni, ma sempre capace di umanità e di commozione.
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George Miller, regista australiano 1945, si riallaccia a quello che fu il suo esordio, successo inaspettato e incredibile, (Mad Max - Interceptor) che diede vita alla trilogia che ci regalò tre bellissimi film dal 1979 al 1983, per stravolgerlo completamente. Il personaggio della saga originaria, interpretato da Mel Gibson, era un eroe solitario, un dramma terribile alle spalle, che doveva sopravvivere in uno scenario post-pocalittico tra bande di sopravvissuti incredibilmente feroci, che lottavano per la supremazia e la sopravvivenza, in pratica la stessa cosa. Il personaggio di Gibson era evocativo, drammatico,affascinante: un vero eroe solitario, duro e disincantato quanto basta per sopravvivere, anche feroce nelle sue reazioni, ma sempre capace di umanità e di commozione. E non era l'unico personaggio del film. Qui siamo in un'altra dimensione: siamo bombardati da una sequenza d'azione ininterrotta per almeno 1/4 d'ora dall'inizio. E poi altre ancora, con l'emozione che trapela è l'angoscia, praticamente per tutta la durata del film. Non il divertimento per le scene, o la tensione. Non c'è riscatto, anche quando i protagonisti riescono a sopravvivere alle ondate di assalti di questi assurdi nemici, dei sopravvissuti all'olocausto malati, orripilanti quasi sempre. Quindi preparatevi a questo. E anche alla noia. Sì, perché se l'azione violenta e tonitruante (c'è addirittura un chitarrista rock metallico che suona in maniera pazzesca durante gli assalti) è continua, finisce per annoiare. Manca un'alternanza tra momenti parlati, riflettuti, intimi, e l'azione (violenta), qui protratta dall'inizio alla fine. Gli effetti sono sicuramente eccezionali, ma alcuni numeri sono da circo: la gente in sala rideva ed esprimeva commenti che non sono ripetibili. Un'unica eccezione, un personaggio intenso, in grado di esprimere emozione e coinvolgere anche in un contesto così kitsch e grottesco: Charlize Theron, a tratti capace di grande sensualità, evocativa, in questo deserto espressivo o, meglio, in questa monotonia espressiva. Non pensate di ritrovare un eroe alla Mel Gibson: in questo film Mad Max è totalmente sottotono, inesistente. Il faccione inespressivo di Tom Hardy ti porta a chiederti il perché di questa scelta. E' un film ecologico? Erano più convincenti i primi. O Forse Miller si è adeguato ai tempi che cambiano per regalarci una sorta di giocattolone/videogioco senza spessore, pensando solo a fare cassetta? Il finale del film lascia altrettanto sconcertati: appare forzat e dotato di poco senso, anche perché il personaggio (inesistente) di Mad Max non giustifica la sua scelta, non appare convincente. Tutt'altro rispetto al Guerriero della strada (The Road Warrior), dove si percepiva un significato di ben altro spessore.
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paride86
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venerdì 12 giugno 2015
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esplosivo
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Mad Max è imprigionato da un orrendo dittatore e fugge aggregandosi ad una Charlize Theron versione soldato Jane, circondato da celebri top model e inseguito da orridi albini.
Il film va preso per quello che è: una roboante americanata tutta spari ed esplosioni con pochi dialoghi ed effetti speciali da brivido.
Una volta accettato ciò si può godere di questa storia rumorosa e adrenalinica senza stare a pensare ad un messaggio di fondo o ad una morale.
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dhany coraucci
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giovedì 4 giugno 2015
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new cyberpunk furibondo e indiavolato
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Ci sono dei momenti in cui anch'io vorrei essere come Furiosa (Charlize Theron), rasarmi i capelli, tingermi la faccia di nero e mettermi alla guida di un blindato indistruttibile che procede imperterrito, scalzando nemici, fanatici e detrattori. Forse anch'io, come lei, porterei con me delle donne giovani e innocenti, da salvare (le mogli e le madri) e sicuramente, come lei, darei ospitalità a un uomo bello e forte (Tom Hardy), che non dice una parola (o quasi), ma solo mi guarda con ammirazione e desiderio e mi protegge da tutti i pericoli. Nel film naturalmente c'è di più, ma non tanto di più.
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Ci sono dei momenti in cui anch'io vorrei essere come Furiosa (Charlize Theron), rasarmi i capelli, tingermi la faccia di nero e mettermi alla guida di un blindato indistruttibile che procede imperterrito, scalzando nemici, fanatici e detrattori. Forse anch'io, come lei, porterei con me delle donne giovani e innocenti, da salvare (le mogli e le madri) e sicuramente, come lei, darei ospitalità a un uomo bello e forte (Tom Hardy), che non dice una parola (o quasi), ma solo mi guarda con ammirazione e desiderio e mi protegge da tutti i pericoli. Nel film naturalmente c'è di più, ma non tanto di più. E' proprio la sua trama ridotta all'osso unita ad un ritmo indiavolato e frenetico a rendere questo quarto capitolo della saga di Mad Max il più bello e potente di tutti, mi sono enormemente divertita! In fuga verso un sole accecante, in una terra riarsa dalla siccità, rossa di giorno e blu di notte, Furiosa che guida con un braccio sano e uno monco (seppure dotato di lucente protesi), è alla ricerca di un paradiso e dietro di lei, nel tentativo di fermarla e di impossessarsi del prezioso “carico”, un esercito di creature selvagge, intubate, dai corpi scarificati, dagli occhi iniettati di sangue, dai trucchi portentosi e dallo spirito cyberpunk: non c'è un attimo di tregua, la lotta è magnifica, è un trionfo di eccessi, di fantasia, di originalità. C'è tutto lo spirito “Mutoid”, il gruppo di scatenati scultori e performer inglesi che da metà degli anni '80, traendo ispirazione proprio dal primo Mad Max hanno stupito tutti con le loro gigantesche sculture e i loro ritmi tribali, ma vi ho intravisto anche la geniale tensione di Duel (1971) e l'elettrizzante “ipertensione” di A 30 Secondi dalla Fine (1985). Il regista George Miller si conferma dunque in una forma smagliante, nonostante siano trascorsi trent'anni dall'esordio della saga che lui stesso ha scritto, diretto e in parte anche prodotto, ma c'è di più: alcune scene sono così spettacolari da rendere quasi superfluo il 3D perché... ti saltano letteralmente addosso!
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catcarlo
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giovedì 4 giugno 2015
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mad max reloaded
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Riprendendo in mano la saga di Max Rockatansky dopo una pausa durata tre decenni, George Miller mette da parte l’idea di cominciare da capo: il suo (anti)eroe è sì tormentato dal passato in brevi, dolorosi lampi di memoria, ma viene coinvolto, suo malgrado, in un’avventura del tutto nuova che può essere goduta anche senza conoscere i capitoli precedenti. Sia stato grazie alla libertà concessa da una simile scelta o sia a causa dell’esperienza accumulata negli anni dal regista, fatto sta che ‘Fury road’ è un film dalle incredibili doti spettacolari che – nel suo genere – sfiora la perfezione spazzando il ricordo dei blockbuster dedicati ai supereroi negli ultimi anni.
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Riprendendo in mano la saga di Max Rockatansky dopo una pausa durata tre decenni, George Miller mette da parte l’idea di cominciare da capo: il suo (anti)eroe è sì tormentato dal passato in brevi, dolorosi lampi di memoria, ma viene coinvolto, suo malgrado, in un’avventura del tutto nuova che può essere goduta anche senza conoscere i capitoli precedenti. Sia stato grazie alla libertà concessa da una simile scelta o sia a causa dell’esperienza accumulata negli anni dal regista, fatto sta che ‘Fury road’ è un film dalle incredibili doti spettacolari che – nel suo genere – sfiora la perfezione spazzando il ricordo dei blockbuster dedicati ai supereroi negli ultimi anni. Anche perché i suddetti filmoni deviano spesso, alternando ai momenti più serrati rallentamenti in cui si sprecano le battute per alleggerire o ci si dilunga in verbose spiegazioni, mentre qui si va dritti al nocciolo: azione pura condita da splendide coreografie – quella dei cascatori a scuola dal Cirque du Soleil se non è vera è ben inventata – e fotografata in maniera impeccabile dal veterano John Seale che la fa brillare di colori squillanti in cui domina il giallo del deserto, ma che raggiunge forse il fascino maggiore nell’eterna penombra virata in blu della palude. Il risultato sono due ore di virtuosismi che impreziosiscono le variazioni su di un unico tema, la cisterna blindata dei buoni assaltata dai millanta mezzi dei cattivi come in una sorta di infinito assalto alla diligenza in ‘Ombre rosse’: quando a un bel momento i primi invertono la rotta, invece che pensare ‘oh no, ancora!’ ci si accomoda fiduciosi e se ne ha ben donde, visto che non c’è un momento di stanca (davvero brillante pure il montaggio di Margaret Sixel, moglie del regista) e la noia è del tutto bandita in uno spettacolo che lascia sovente senza fiato. Non stupisce allora che, prima di una lavorazione dalla genesi peraltro tormentata, sia stata data molta più attenzione alla preparazione dello storyboard, oltre tremila tavole, rispetto a una sceneggiatura in cui le parole sono davvero ridotte leonianamente all’osso: Miller ha scritto quest’ultima assieme a Brendan McCarthy e al fumettista Nick Lathounis che è facile associare almeno tanto alla parte visiva quanto a quella scritta. La quale narra di un mondo arido in cui chi controlla l’acqua ha il potere (istanza ecologista? Boh) e lo esercita con ferocia rendendo il prossimo schiavo e/o in miseria. Da una di queste satrapie sfugge un gruppo di donne a cui ben presto si associa Max, prigioniero impiegato a far la sacca di sangue (prima di tante idee geniali): sulle loro tracce si butta tutto il variopinto esercito del tiranno, le cui truppe si avvicinano, si affiancano, assaltano, ma vengono continuamente respinte. Girato nel deserto della Namibia e nel sud dell’Australia, l’infinito rimpiattino mette in scena morti spettacolari ed esibizioni ginniche, mentre la tonitruante colonna sonora martella impietosa anche grazie alla ‘fanfara’ che accompagna gli inseguitori (quattro enormi tamburi e un chitarrista con strumento sputa fuoco). Insomma, Miller dimostra di avere grandi capacità di sbrigliare l’immaginazione - ecco allora che le deviazioni come ‘Babe’ o ‘Happy feet’ appaiono meno stravaganti – tanto è vero che la libertà più grande che si prende è di affibbiare a Max il ruolo di coprotagonista: al centro della storia c’è infatti chi è al comando del gruppetto delle fuggitive, ovvero l’Imperatrice Furiosa nei cui panni Charlize Theron sa affascinare anche rasata e con un braccio di meno (sarà perché il nerofumo ne esalta gli occhi?). Al suo fianco, Tom Hardy ci mette essenzialmente il fisico, anche per ‘colpa’ di un personaggio che per lunghi tratti più che parlare grugnisce, mentre gli altri attori sono assai poco riconoscibili, da Nicholas Hoult nello smunto aspetto di Nux al veterano della serie Hugh Keays-Byrne dietro alla maschera del repellente Immortan Joe. Il ribaltamento dei ruoli principali pare anticipare quello conclusivo in cui le donne – fra le quali appare per poche scene Megan Gale – vengono chiamate a riappiccicare i cocci di una società quasi azzerata dall’imperio di uomini non proprio in salute e sostanzialmente deficienti: una morale un po’ semplicistica, ma non è a film come questi che si chiedono doti umanistiche. Sono invece necessari intrattenimento e adrenalina che in ‘Fury road’ brillano per qualità e quantità, tanto che lo spettatore, un po’ rintronato all’uscita, finisce per guardare con preoccupazione ai seguiti già annunciati: è noto che partendo dalla cima si può solo scendere.
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shagrath
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lunedì 1 giugno 2015
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medioevo motorizzato
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Tempo fa un futurista disse "la velocità è il ruggito della nostra epoca", citazione che voglio usare per tentare di descrivere quest'opera, su cui non si trovano parole. Una sequenza di due ore di velocità turbiante in una accelerazione ininterrotta, tra i rombi di motori, fiamme chimiche, umorismo nero, crudeltà, furia della guerra, attacchi kamikaze in un allucinante culto della macchina e del valallah, schitarrate elettriche e fucilate; follia, azione e spettacolo grezzo allo stato puro. Quasi un videoclip metal di 120 minuti dove chi si ferma è perduto. Azione, azione e ancora azione. Dialoghi e trama ridotti all'osso, i personaggi parlano e comunicano letteralmente con gli sguardi, non c'è tempo per le parole.
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Tempo fa un futurista disse "la velocità è il ruggito della nostra epoca", citazione che voglio usare per tentare di descrivere quest'opera, su cui non si trovano parole. Una sequenza di due ore di velocità turbiante in una accelerazione ininterrotta, tra i rombi di motori, fiamme chimiche, umorismo nero, crudeltà, furia della guerra, attacchi kamikaze in un allucinante culto della macchina e del valallah, schitarrate elettriche e fucilate; follia, azione e spettacolo grezzo allo stato puro. Quasi un videoclip metal di 120 minuti dove chi si ferma è perduto. Azione, azione e ancora azione. Dialoghi e trama ridotti all'osso, i personaggi parlano e comunicano letteralmente con gli sguardi, non c'è tempo per le parole. E riescono a comunicare divinamente, meglio di mille spiegazioni e disquisizioni superflue, perché il mondo che Miller ci mostra è perfettamente comprensibile e congruente nella sua assoluta pazzia. Quando uscì il primo Mad Max l'umanità aveva paura della guerra atomica. Cos'è invece che ci fa paura oggi? Ed ecco che il mondo "postapocalittico" viene riscritto, reimmaginato, riempito di fanatismi religiosi, indottrinati che scendono in guerra al suono delle chitarre elettriche correndo lungo i deserti, sventolando bandiere e lanciando proclami, esseri umani ridotti a oggetti, forse utili solo come donatori di sangue o incubatrici, schiavi delle macchine e degli assolutismi del potere, dove aleggia sullo sfondo perfino lo spettro della razza perfetta e del culto della personalità elevato all'ennesima potenza. Ma tutto questo viene contrastato dallo spirito invincibile dell'essere umano, che nonostante gli immani stravolgimenti trova ancora una volta la redenzione attraverso lo sbugiardamento delle menzogne e dei misticismi, attraverso la distruzione dei corrotti e dei falsi poteri, per iniziare un nuovo rinascimento. Un film di intrattenimento puro, assolutamente catartico e liberatorio nella sua ruvidezza, film di genere come questo non se ne vedevano da 30 anni.
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jlkbest72
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venerdì 29 maggio 2015
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ben fatto e guardabile
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Non è scontato riuscire a tenere attaccati gli spettatori con un film dove praticamente i dialoghi sono ridotti al limite soprattutto quelli del protagonista.
Eccezionali anche i "cattivi" schierati in diverse "tribù" che sembrano usciti dal noto manga Ken il Guerriero (in realtà pare che proprio il cartone si sia ispirato a Mad Max 2)
consigliatissimo
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mark78
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mercoledì 27 maggio 2015
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max ridotto a un unico istinto : sopravvivere!!!
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Il film è ambientato in futuro non troppo lontano dove non vi è alcuna traccia del mondo precednte all'inverno nucleare, i pochi sopravvissuti vivono in bande e si arrangiano come possono difendendo i propri territori con armi e veicoli di rara immaginazione!
Max (interpretato splendidamente da un Tom Hardy sempre più convincente) è un sopravvissuto solitario che si ritrova per una serie di circostanze ad affiancare e difendere una meravigliosa Charlize Theron nei panni di Fuorisa nel tentativo disperato di sfuggire a Immortal Joe e ai suoi alleati per salvare le mogli e i figli del tiranno e condurli alla Terra Verde con la speranza di ricominciare!
Centoventi minuti di azione fantascienza e tanta tanta adrenalina!
Mad Max :
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Il film è ambientato in futuro non troppo lontano dove non vi è alcuna traccia del mondo precednte all'inverno nucleare, i pochi sopravvissuti vivono in bande e si arrangiano come possono difendendo i propri territori con armi e veicoli di rara immaginazione!
Max (interpretato splendidamente da un Tom Hardy sempre più convincente) è un sopravvissuto solitario che si ritrova per una serie di circostanze ad affiancare e difendere una meravigliosa Charlize Theron nei panni di Fuorisa nel tentativo disperato di sfuggire a Immortal Joe e ai suoi alleati per salvare le mogli e i figli del tiranno e condurli alla Terra Verde con la speranza di ricominciare!
Centoventi minuti di azione fantascienza e tanta tanta adrenalina!
Mad Max : Fury Road è il migliore dei quattro dopo sotto tanti aspetti, vero il primo interceptor ha fatto epoca con un Mel Gibson bello e giovane ma rimane comunque una pellicola mediocre a mio avviso, questo non vi annoierà neanche un istante anzi vi lascerà a bocca aperta per gli effetti speciali e per un sonoro mozzafiato
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