folgore94
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venerdì 22 maggio 2015
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Azione allo stato puro dall inizio alla fine . E' valsa la pena aspettare x questo film quasi allucinatorio, scenografia e costumi eccezionali sembrava quasi la trasposizione dei migliori manga postapocalittici(ken il guerriero su tutti).Aspettiamo il seguito,grande Miller
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venerdì 22 maggio 2015
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questo non è un film per vecchi
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Io sono semplicemente schifato da film come questo, di cui da anni è inflazionato il mercato. Forse dipenderà dal fatto di essere un pensionato ultrasessantenne ma l'età non è necessariamente un punto negativo perchè significa aver visto migliaia di film nella mia vita, di ogni genere, e moltissimi con argomento 'postatomico' o avventuroso puro. Ai ragazzini glielo lascio naturalmente, con tutti i pregi che loro naturalmente vi troveranno (il regista d'altra parte ha 33 anni e fa bene a puntare al divertissment puro e semplice, senza alcuna pretesa innovativa se non gli effetti e la rudezza e il manicheismo dei personaggi). Ma io vorrei porvi una domanda : se questo è un capolavoro applauditissimo a Cannes, cosa accadrebbe se uscisse oggi il primo episodio della sagra di Indiana Jones ? Sv
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Io sono semplicemente schifato da film come questo, di cui da anni è inflazionato il mercato. Forse dipenderà dal fatto di essere un pensionato ultrasessantenne ma l'età non è necessariamente un punto negativo perchè significa aver visto migliaia di film nella mia vita, di ogni genere, e moltissimi con argomento 'postatomico' o avventuroso puro. Ai ragazzini glielo lascio naturalmente, con tutti i pregi che loro naturalmente vi troveranno (il regista d'altra parte ha 33 anni e fa bene a puntare al divertissment puro e semplice, senza alcuna pretesa innovativa se non gli effetti e la rudezza e il manicheismo dei personaggi). Ma io vorrei porvi una domanda : se questo è un capolavoro applauditissimo a Cannes, cosa accadrebbe se uscisse oggi il primo episodio della sagra di Indiana Jones ? Svenimenti in sala ?
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giorpost
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giovedì 21 maggio 2015
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tra road warrior e buronson,gran ritorno di miller
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Per parlare di Mad Max: Fury Road (Australia, 2015), occorre conoscere approfonditamente l’ universo che ruota attorno al personaggio creato dalla mente intuitiva e geniale di George Miller, il grande regista di culto australiano di origini greche. Quella che è certamente una delle 3 saghe più amate della storia cinematografica (insieme a Star Wars e Rocky) nacque alla fine dei prolifici anni ’70 con il capolavoro Mad Max (in Italia arrivato come Interceptor) e si chiuse momentaneamente nell’ 85 allorquando, con Beyond Thunderdome, Miller passò da un’ ambientazione dark e tipicamente on the road ad una più fantasy.
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Per parlare di Mad Max: Fury Road (Australia, 2015), occorre conoscere approfonditamente l’ universo che ruota attorno al personaggio creato dalla mente intuitiva e geniale di George Miller, il grande regista di culto australiano di origini greche. Quella che è certamente una delle 3 saghe più amate della storia cinematografica (insieme a Star Wars e Rocky) nacque alla fine dei prolifici anni ’70 con il capolavoro Mad Max (in Italia arrivato come Interceptor) e si chiuse momentaneamente nell’ 85 allorquando, con Beyond Thunderdome, Miller passò da un’ ambientazione dark e tipicamente on the road ad una più fantasy. Nacquero in quegli anni una serie di icone senza tempo, a partire da Mel Gibson, che ha legato indissolubilmente la sua carriera all’ ex poliziotto post-atomico, passando per la mitica Ford Mustang V8, macchina super veloce passata alla storia, fino alle terre desolate dell’ outback australiano, diventate in quegli anni terreno fertile per disegnatori e sceneggiatori di manga e film in tutto il mondo. Miller creò, in pratica, un pozzo senza fondo dal quale attingere idee e riformulazioni di quella originale di sua paternità.
Siamo in un futuro non meglio precisato in una terra sconosciuta (presumibilmente l’ Australia, ma non è dato saperlo) ove l’ uomo è ridotto alla fame, senza punti di riferimento a noi noti come case, strade, istituzioni. La civiltà è scomparsa e la razza umana è tornata indietro di 1000 anni, in un medioevo post apocalittico causato da una serie di catastrofi socio-economiche-ambientali. Gli unici che hanno la meglio sulla massa sono energumeni super motorizzati capitanati da Immortan Joe, signore delle terre desolate che tiene in ostaggio la gente con l’ unica riserva d’ acqua ancora esistente. In quest’ epoca si uccide per avere benzina o un’ auto da inseguimento; in questo futuro distopico la maggioranza delle persone è malata a causa di una terra inquinata ed avvelenata. I Figli di Guerra, fisicamente simili ad un ragazzo della tribù di ragazzini del terzo capitolo, sono l’ esercito di Immortan Joe, ma si tratta di soldati completamente invasati con il culto del volante e delle cromature, guerrieri in procinto di morire ai quali importa solo piacere al signore supremo per meritarsi la sua ammirazione. L’ ambientazione cupa del luogo ci mostra auto corazzate, camion rinforzati (denominati blindo-cisterne), strutture a carrucola dove esseri umani fungono da forza motrice in un complesso meccanismo autoritario ove l’ autoproclamato sovrano si mostra alla folla con maschera e corazza da un balcone a forma di teschio scavato in una montagna altissima. Da un lato c’è lui con i suoi uomini, dall’ altro la povera gente affamata ed assetata, ma assurdamente attratta dall’ ego di questo dittatore.
Fuoriosa (Charlize Theron) è la sua più fidata luogotenente, una guerriera tenebrosa e determinata che col passare degli anni, a causa delle condizioni di schiavitù e per le ferite incancellabili sul suo corpo procurate per assecondare il volere del tiranno, prende la difficile decisione di scappare con una blindo-cisterna portando con se un prezioso carico, le riproduttrici: cinque bellissime ragazze sane che avrebbero dovuto garantire eredi a Joe per generare una nuova stirpe. Inizia così un’ inseguimento nel deserto a tutta velocità tra veicoli modificati muniti di nitro, armi di ogni sorta, fionde umane, gomme giganti e costumi pazzeschi. Nella carovana che si crea appare anche il redivivo Max Rockatansky, imprigionato dagli uomini di Joe i quali, dopo avergli distrutto la sua fedele V8 Interceptor che appare solo in un “cameo”, lo scelgono come “sacca” di sangue in quanto portatore di plasma universale, utile al soldato Nux, pronto alla scalata nelle gerarchie dei Figli di Guerra ma bisognoso di trasfusioni continue per non rischiare di morire anzitempo. La corsa è infinita, tra nemici che spuntano da ogni dove, sabbia, sangue e la presenza di un chitarrista rock obbligato a fare da colonna sonora metal per aizzare i soldati in stile Apocalipse Now. Max il Pazzo avrà modo ed occasione di rendersi utile alla causa, come già successo nei precedenti capitoli, pur tra reciproche diffidenze che facilmente possono nascere tra due guerrieri di strada dal passato burrascoso ed alla ricerca di una redenzione che risulta sempre più difficile da raggiungere. L’ obiettivo di Furiosa è quello di tornare, attraversando le Terre Perdute, nel suo luogo d’ origine con la speranza di ricominciare una nuova vita, ma le cose andranno in maniera diversa.
Parliamoci chiaro: Mad Max è un’ icona legata al volto ed al fisico di Mel Gibson ma per George Miller richiamare l’ attore australiano sarebbe stato impossibile vuoi per ragioni anagrafiche, vuoi per inopportunità legate ai suoi guai giudiziari ed alle sue ultime uscite razziste. L’ appassionato della saga, come me, ha inizialmente storto il naso nel vedere questo Tom Hardy vestire quei panni, ma col passare dei minuti si capisce che Miller ha voluto effettuare una sorta di refresh della storia, partendo però non dall’ ultimo capitolo del 1985 (come poteva sembrare dalla scelta del cast), ma dal secondo, da quel The Road Warrior del 1981, film iconografico che generò un tumulto di imitazioni o semplici ispirazioni tra le quali va ricordata quella più celebre, ovvero la storia di Ken il Guerriero di Buronson e Tetsuo Hara, leggendario manga ispirato quasi in tutto al franchise di cui stiamo parlando. E Miller in questo reboot ricambia il favore omaggiando e quasi citando a sua volta Buronson e la sua serie a fumetti, in particolare nella creazione dell’ immaginario della Cittadella e dello stesso tiranno, simili se non identici a quelli presenti ne La città stregata, primo capitolo della trilogia cinematografica di Ken, ove Sanga è un dittatore spietato a capo del Villaggio di Libertà, cittadina nella quale il popolo è schiavo della riserva acquifera gestita dall’ esercito.
Le sequenze adrenaliniche, i costumi, i dialoghi surreali e minimalisti, la tensione costante e gli effetti speciali vecchia maniera fanno di quest’ opera qualcosa di cui poter parlare positivamente. Resteranno impresse anche delle sequenze a sfondo quasi erotico, come quella delle 5 concubine che si lavano dopo la tempesta di sabbia, una vera novità nella saga fin qui proiettata quasi esclusivamente sulla muscolatura al maschile.
Hardy ha un fisico tarchiato, dunque in parte simile a Gibson, ed il suo volto a metà strada tra disillusione e follia, tra incubi che lo perseguitano e una voglia di redimersi non si sa fino a che punto reale, ci portano a pensare che, forse, è il volto giusto per il Max del nuovo millennio. Un Mad Max che si fa in due, che divide la scena con la co-protagonista femminile, che si fa da parte quando occorre ma che rientra in scena alla grande quando il bene ha bisogno di lui. Il cuore di chi ama questa saga si divide inizialmente tra quella parte ancora innamorata del fuoco sacro che ne fece nascere il mito e quell’ altra, più razionale, che apprezza il ritorno sulle scene di un regista fantastico che non conosce rivali al mondo nell’ azione pura.
Thanks, George.
Voto: 8.5
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kickstarter
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giovedì 21 maggio 2015
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what a lovely day!
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Max di nuovo storpio ancora più vagabondo si ritrova lì dove lo si è lasciato "into the middle of the wasteland"
Il futuro è la desolazione più assoluta chi comanda sono solo i più forti e i più spietati che detengono le risorse :chi la benzina, chi l'acqua e la vita o donne sane e progenitrici.
Tutti gli altri sono i perduti , predoni, sanguinari, deformi delle terre selvagge.
La tirannia deve finire .Da quel mondo di ingiustizia e schiavitù scappa per la libertà solo chi cerca con la devozione più assoluta , la redenzione. Nasce la nuova eroina "Furiosa" accomunata con Max dagli stessi scopi le loro vite presto si incontreranno nella fury rod , la strada nel deserto quella che congiunge a gastown e quindi la grande fugae l'inevitabile assalto alla diligenza .
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Max di nuovo storpio ancora più vagabondo si ritrova lì dove lo si è lasciato "into the middle of the wasteland"
Il futuro è la desolazione più assoluta chi comanda sono solo i più forti e i più spietati che detengono le risorse :chi la benzina, chi l'acqua e la vita o donne sane e progenitrici.
Tutti gli altri sono i perduti , predoni, sanguinari, deformi delle terre selvagge.
La tirannia deve finire .Da quel mondo di ingiustizia e schiavitù scappa per la libertà solo chi cerca con la devozione più assoluta , la redenzione. Nasce la nuova eroina "Furiosa" accomunata con Max dagli stessi scopi le loro vite presto si incontreranno nella fury rod , la strada nel deserto quella che congiunge a gastown e quindi la grande fugae l'inevitabile assalto alla diligenza .
Metallo, sangue,benzina e sabbia.. questo troverete... nella folle corse per la salvezza. fatta di piloti pazzi suicidi, motori enormi e potenti promesse di paradisi pagani e giornate meravigliose!
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peppe2994
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giovedì 21 maggio 2015
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niente computer grafica, ma tanta spettacolarità
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George Miller ha tirato fuori dal cilindro un prodotto a dir poco eccezzionale.
Di questi tempi, inevitabilmente, motion capture e computer grafica sono gli strumenti fondamentali per stupire. Senza di essi molto difficilmente si può riuscire ad impressionare lo spettatore coinvolgendolo in momenti adrenalinici.
Questo è uno dei pochissimi film che riesce invece a stupire dall'inizio alla fine senza l'utilizzo massiccio della post produzione.
Il film è ambientato interamente nel deserto, e tutto si riduce ad una lotta per la sopravvivenza in un territorio altamente ostile. Molto semplice ma assolutamente efficace, in quanto giustifica la continua lotta per il possesso di ciò che conta.
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George Miller ha tirato fuori dal cilindro un prodotto a dir poco eccezzionale.
Di questi tempi, inevitabilmente, motion capture e computer grafica sono gli strumenti fondamentali per stupire. Senza di essi molto difficilmente si può riuscire ad impressionare lo spettatore coinvolgendolo in momenti adrenalinici.
Questo è uno dei pochissimi film che riesce invece a stupire dall'inizio alla fine senza l'utilizzo massiccio della post produzione.
Il film è ambientato interamente nel deserto, e tutto si riduce ad una lotta per la sopravvivenza in un territorio altamente ostile. Molto semplice ma assolutamente efficace, in quanto giustifica la continua lotta per il possesso di ciò che conta.
Una durata di due ore esatte potrebbe sembrare troppa per un film con ambientazione singola, invece Miller è riuscito a tirar fuori una storia coerente che prevede inseguimenti a bordo di oltre 200 fantastici veicoli realizzati apposta per la produzione.
Ogni inquadratura degli inseguimenti è azzeccatissima, e cosa ancor più sorprendente come si sia riusciti ad ottenere un risultato così esemplare impiegando decine e decine di persone contemporaneamente in un set regno del caos. Ed è proprio il caos che ha permesso la ripresa di scene così naturali. Assolutamente nessuna forzatura, come le imprese impossibili alle quali ci hanno abituato film di azione recenti.
Per il resto meritano particolare menzione trucco e costumi che amplificano il livello di coinvolgimento e sottolineano fino a che punto si può arrivare in un mondo che non offre speranze.
Sul fronte attori si evince bene lo sfiancamento generale da parte di tutti. E' quello che serviva al film, ma più che per bravura degli attori sembra dovuto al caldo del deserto com'è giusto che sia.
Concludendo, un film che rivedrei volentieri e soprattutto del quale gradirei il sequel
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dariotto
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giovedì 21 maggio 2015
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viulenza
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per chi ama la violenza e azione è un film fatto bene e forse meno cattivo degli originali,spettacolare , dà una speranza sulla redenzione delle anime perse ,a noi è piaciuto da vedere al cinema
[+] no viulenza ... solo rutilanza
(di capitano nemo)
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no_data
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mercoledì 20 maggio 2015
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non ci sono sufficienti parole...
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...per descrivere Mad Max Fury Road.
Gestazione difficile e lunga più di un decennio per un film che sarà sicuramente l'esempio per altri action movie.
Rottura, è questo il termine che più lo caratterizza ,niente, a mia conoscenza, lo precede per velocità, bellezza estetica e sensoriale. L'assoluta e più accattivante novità riguarda l'impossibilità di metabolizzare ogni atto violento presente nei 120 minuti del film, non c'è tempo, è una corsa verso la speranza, la redenzione, Madre natura, verso la vita, nessuna distrazione pena la morte o la schiavitù che forse poi sono la medesima cosa.
Le assolutamente volute poche parole dei personaggi non fanno altro che avvalorare la violenta bellezza delle azioni, dei sacrifici e degli sguardi.
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...per descrivere Mad Max Fury Road.
Gestazione difficile e lunga più di un decennio per un film che sarà sicuramente l'esempio per altri action movie.
Rottura, è questo il termine che più lo caratterizza ,niente, a mia conoscenza, lo precede per velocità, bellezza estetica e sensoriale. L'assoluta e più accattivante novità riguarda l'impossibilità di metabolizzare ogni atto violento presente nei 120 minuti del film, non c'è tempo, è una corsa verso la speranza, la redenzione, Madre natura, verso la vita, nessuna distrazione pena la morte o la schiavitù che forse poi sono la medesima cosa.
Le assolutamente volute poche parole dei personaggi non fanno altro che avvalorare la violenta bellezza delle azioni, dei sacrifici e degli sguardi.
Il tratteggio delle forti, caparbie, ostinate ed intelligenti figure femminili, mogli non per scelta ( complimenti per la scelta del cast) che smettono di abbassare la testa ed accettare soprusi, ci introduce a quello che deve essere l'unico e possibile futuro.
Qui ora nasce la speranza, la fiducia e la sorellanza.
Un plauso meritano tutti gli stunts che sono stati la perfetta cornice di una storia ove la danza tra macchine e acrobazie umane sotterra quella scuola cinematografica che vede nell'uso degli effetti speciali computerizzati il protagonista principale.
Nessun riferimento in particolare...
Il Max di Tom Hardy è ruvido al punto giusto, accompagnato dall'accenno dei fantasmi del suo passato, non c'è paura nei suoi occhi solo istinto di sopravvivenza e ed una fugace malinconia che non lo inginocchia, anzi lo rende attaccato alla vita.
La stessa malinconia è presente nello sguardo di Furiosa-soldato, priva di un qualsiasi accenno alla sua femminilità ( Charlize Theron riesce a parlare con gli occhi), tutto è superfluo anche un braccio può essere sostituito senza difficoltà, quello che lo caratterizza è l'adattabilità, si è adeguata a tutto per sopravvivere(come Max). Ora basta, è arrivato il momento della scelta, chi vuoi essere?
Un ringraziamento a George Miller che finalmente mi ha fatto sentire come quei primi spettatori dei primi anni del secolo scorso, che davanti alle immagini proiettate su di uno schermo rimanevano basiti , stupiti, meravigliati.
E' sicuramente un film da vedere al cinema,
anche perchè dopo questa opera d'arte si dirà : DA MAD MAX FURY ROAD in poi...
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paolp78
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martedì 19 maggio 2015
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di gran lunga il miglior mad max di sempre
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Pur avendo visto, a suo tempo, gli altri film della serie originaria, non sono mai stato un fan di Mad Max, perché quei film non mi avevano appassionato particolarmente; oggi non posso dire la stessa cosa. Il nuovo Mad Max di George Miller (che io intendo essere un riavvio della serie, come si dice oggi un reboot, spero seguito da altri capitoli) mi ha coinvolto e divertito come pochi action movies hanno saputo fare.
Quest’ultimo e nuovo film, “Mad Max: Fury Road”, mantiene gli elementi che caratterizzavano le pellicole della prima trilogia, approfondendoli; inoltre ne aggiunge di nuovi, permettendo un indiscutibile salto di qualità. Mi sbilancio in una previsione: questa nuova saga otterrà un seguito ed un successo più vasto di quello, già notevole, riscosso dalla precedente trilogia.
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Pur avendo visto, a suo tempo, gli altri film della serie originaria, non sono mai stato un fan di Mad Max, perché quei film non mi avevano appassionato particolarmente; oggi non posso dire la stessa cosa. Il nuovo Mad Max di George Miller (che io intendo essere un riavvio della serie, come si dice oggi un reboot, spero seguito da altri capitoli) mi ha coinvolto e divertito come pochi action movies hanno saputo fare.
Quest’ultimo e nuovo film, “Mad Max: Fury Road”, mantiene gli elementi che caratterizzavano le pellicole della prima trilogia, approfondendoli; inoltre ne aggiunge di nuovi, permettendo un indiscutibile salto di qualità. Mi sbilancio in una previsione: questa nuova saga otterrà un seguito ed un successo più vasto di quello, già notevole, riscosso dalla precedente trilogia.
Il fatto che il nuovo progetto sia stato partorito e sviluppato ancora dal regista e autore George Miller, garantisce circa l’aderenza di questo Mad Max a quello originale, almeno nei punti chiave che caratterizzano questo personaggio e che certo dovevano essere mantenuti. Miller, tuttavia, ha avuto il tempo (circa trenta anni) per individuare i punti deboli della sua narrazione e intervenire in modo mirato, affrontando il grosso limite del primo Mad Max, ovvero l’impossibilità di trovare uno sbocco per il completamento della narrazione (limite palesatosi chiaramente nel terzo film della serie originaria, decisamente il più deludente).
Nel finale di Fury Road si possono già scorgere quei barlumi di speranza che preludono (almeno questa è la mia sensazione) ad un’evoluzione molto più articolata ed innovativa di questa nuova saga, che spero possa essere quindi totalmente rivoluzionata nel suo sviluppo e capace di offrire una storia compiuta e soddisfacente.
Il carattere cupo e malinconico della serie originaria (tanto apprezzabile e riuscito da aver ispirato molti successi televisivi e cinematografici) è comunque garantito dal taglio introspettivo e tormentato del nuovo Max interpretato da Tom Hardy, afflitto e devastato mentalmente dai rimpianti del passato. La stessa cupezza e sofferenza interiore (ed esteriore) si riscontra anche negli altri personaggi della pellicola: il tutto a garanzia che il nuovo sviluppo che sembra intravedersi per la storia, sarà capace di convivere con l’atmosfera sofferente e pessimistica propria di questo personaggio e della sua saga.
Il caustico futuro post-apocalittico in cui è ambientata la storia è sempre quello dei primi tre film, ma gli innovativi effetti speciali e computerizzati, resi disponibili dal progresso tecnologico, e i notevoli mezzi economici di cui può avvalersi una produzione moderna di tal genere, consentono a Miller di ricostruire sullo schermo il suo mondo caustico e visionario, in modo assai più compiuto, particolareggiato e visivamente impattante. Questo è certo un altro dei punti di forza del film che segna la differenza con la vecchia trilogia.
Altro elemento forte della sceneggiatura è l’importante ruolo riconosciuto alla co-protagonista Furiosa. Inoltre risultano azzeccatissimi gli antagonisti ed i personaggi di contorno, che nel loro insieme arricchiscono il film contribuendo in modo determinante alla sua riuscita.
Ottime le prove recitative offerte da un cast il cui livello è innalzato dai due protagonisti (anche in questo Fury Road marca nettamente la differenza con i tre film di trent’anni prima). Tom Hardy si conferma ancora una volta bravissimo; Charlize Theron offre una delle interpretazioni più riuscite della sua carriera, dimostrandosi non solo una star hollywoodiana, ma anche un’attrice vera, capace di prove attoriali di alto spessore e notevole intensità.
Moltissime le trovate geniali e inconsuete, che conferiscono originalità alla pellicola e che hanno il merito di incastrarsi tutte benissimo tra loro, restando coerenti con la storia, anzi riuscendo addirittura a conferirle più forza, delineando meglio i particolari del mondo post-apocalittico di Miller.
Straordinari gli stuntman; ottime le coreografie nei combattimenti (su tutti quello tra Furiosa e Max incatenato a Nux che lo intralcia); godibili i momenti di umorismo che Miller inserisce con sapienza.
Assolutamente consigliato il grande schermo per godere a pieno degli effetti visivi e sonori.
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pie77
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martedì 19 maggio 2015
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minestra riscaldata
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Diviso tra reboot e remake del secondo capitolo della saga:- mad max 2 il guerriero della strada- pur non soddisfacendo nè l'uno nè l'altro si produce in un semplicistico e banale remake non tanto del film ma dei soli topoi del precedente svilendo trama, dialoghi e personaggi che appaiono cartooneschi, caricaturali, grotteschi, inverosimili, eccessivi, irreali.La gloriosa FORD XB GT Coupé V8 interceptor vine oscurata dall' ingombrante e anonima motrice che che trascina stancamente lo spettatore per tutto il film in un viaggio monotono che fa rimpiangere le atmosfere agorafobiche del capolavoro di Koncalovskij.Non resta altro che sorbirsi un infinito inseguimento condito da incursioni ultraspettacolarizzate alla dinamite a cui manca però l'elemento predatorio e primigineo, la tensione al ritorno agli istinti di base che tanto aveva permeato le incursioni meno muscolari ma ben piu ferocemente psicopatiche di Wez e gregari homungus.
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Diviso tra reboot e remake del secondo capitolo della saga:- mad max 2 il guerriero della strada- pur non soddisfacendo nè l'uno nè l'altro si produce in un semplicistico e banale remake non tanto del film ma dei soli topoi del precedente svilendo trama, dialoghi e personaggi che appaiono cartooneschi, caricaturali, grotteschi, inverosimili, eccessivi, irreali.La gloriosa FORD XB GT Coupé V8 interceptor vine oscurata dall' ingombrante e anonima motrice che che trascina stancamente lo spettatore per tutto il film in un viaggio monotono che fa rimpiangere le atmosfere agorafobiche del capolavoro di Koncalovskij.Non resta altro che sorbirsi un infinito inseguimento condito da incursioni ultraspettacolarizzate alla dinamite a cui manca però l'elemento predatorio e primigineo, la tensione al ritorno agli istinti di base che tanto aveva permeato le incursioni meno muscolari ma ben piu ferocemente psicopatiche di Wez e gregari homungus. La tipizzazione e la caratterizzazione dei personaggi è impalpabile, minimalista anche e soprattutto per quel che riguarda i costumi .Nulla evoca la maestosa figura dell'ayatollah di tutti gli ultimi guerrieri ed i suoi rascals del secondo capitolo.Nessuna indagine psicologica dei personaggi a parte gli indovinati dejavu lisergici del buon Tom Hardy che onestamente di meglio non avrebbe potuto fare.Il tutto improntato al molto politicamente corretto soprattutto nella forzata attenzione a ritagliare ai ruoli femminili un forzato ed urlato protagonismo verso un'emancipazione a tutti i costi sull'onda della nostrana logica delle quote rosa.Indovinate alcune atmosfere allucinate mentre la fotografia si divide tra sequenze a volte grandiose a volte demeziali. Un patchwork tra waterworld e trecento.Musiche cacofoniche all'isegna del trambusto e della confusione,niente a che vedere con le atmosfere create dall' indimenticabile Brian May. L'oblio delle idee, il trionfo di un altro blockbuster che vive degli allori dei film a basso budget degli illuminati anni 80 dove la facevano da padroni qualità, poesia ed idee.Miller dalle desolate terre perdute australiane sembra abbia cambiato residenza in qualche zona altolocata delle colline hollywoodiane.
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