midnight
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domenica 1 febbraio 2015
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lo scherzo è bello quando dura poco....
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Commedia brillante, non si discosta molto dall’originale commedia francese ma resta sempre una pellicola piacevole da vedere. Uno scherzo durato forse troppo da inizio ad una serie di discussioni che portano i protagonisti a dirsi quel che realmente pensano l’uno dell’altro.
Non ho apprezzato molto l’uso del drone, che fa da sfondo alla pellicola, invece, molto emozionante la scena dove la musica di Dalla diventa protagonista.
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nico_lrn
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domenica 1 febbraio 2015
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ognuno con i suoi mezzi, con il cuore nella borsa
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Piacevole, oserei "godereccio", per chi ha a cuore il nostro paese e per come i profili dei personaggi possano rappresentare, più o meno nel dettaglio, ognuno di noi. Mai noioso o lento, nonostante si svolga per quasi la sua interezza tra le stesse quattro mura, o "migliaia di libri", con colpi di scena ben assestati, mai banali o non consoni. Consigliato a chi ha conosciuto Lo Cascio con "I Cento Passi" e a chi piace approfondire, ma in modo decisamente umoristico, la deriva culturale dell'Italia. La quarta stella l'ha guadagnata la sequenza musicale di "Telefonami tra vent'anni": potente, carina, fresca e potenziale causa di lacrimuccia per i più sensibili.
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Piacevole, oserei "godereccio", per chi ha a cuore il nostro paese e per come i profili dei personaggi possano rappresentare, più o meno nel dettaglio, ognuno di noi. Mai noioso o lento, nonostante si svolga per quasi la sua interezza tra le stesse quattro mura, o "migliaia di libri", con colpi di scena ben assestati, mai banali o non consoni. Consigliato a chi ha conosciuto Lo Cascio con "I Cento Passi" e a chi piace approfondire, ma in modo decisamente umoristico, la deriva culturale dell'Italia. La quarta stella l'ha guadagnata la sequenza musicale di "Telefonami tra vent'anni": potente, carina, fresca e potenziale causa di lacrimuccia per i più sensibili.
Ben recitato da tutta la squadra di attori, e un plauso anche agli sceneggiatori: con una trama così semplice e originale ci hanno dato un ottimo film.
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francesca50
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sabato 31 gennaio 2015
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una commedia mancata!
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"Il nome del figlio" è il solito film italiano sfilacciato e piagnucoloso, che non sceglie un genere definito e che non è né brillante, né di vero approfondimento sociologico.
Conferma la povertà di idee e i limiti del nostro cinema pseudointellettuale...
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gianbond
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sabato 31 gennaio 2015
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tutto sommato
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Tutto sommato non così male la pellicola, nonostante i giornali non si discostino dalle due stelle. E' vero che è il rifacimento pedissequo di una commedia francese, ma d'altronde anche benvenuti al sud non era scialbo anche se era la copia a carbone di quello ambientato nel nord della Francia. Quindi al cinema come a scuola l'importante è copiare bene. Venendo al dunque i nostri attori se la cavano bene, senza noia e senza paura anzi sono anche brillanti talvolta, nonostante la Golino da sempre faccia quello che può ma a tanti piace così. L'incredibile Papaleo che ha il fisique di quello che non può fare strada nel cinema e intanto riscuote il suo meritato successo da anni con la sua recitazione sotto tono ma efficace.
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Tutto sommato non così male la pellicola, nonostante i giornali non si discostino dalle due stelle. E' vero che è il rifacimento pedissequo di una commedia francese, ma d'altronde anche benvenuti al sud non era scialbo anche se era la copia a carbone di quello ambientato nel nord della Francia. Quindi al cinema come a scuola l'importante è copiare bene. Venendo al dunque i nostri attori se la cavano bene, senza noia e senza paura anzi sono anche brillanti talvolta, nonostante la Golino da sempre faccia quello che può ma a tanti piace così. L'incredibile Papaleo che ha il fisique di quello che non può fare strada nel cinema e intanto riscuote il suo meritato successo da anni con la sua recitazione sotto tono ma efficace. Gasmann è bravo così come la Ramazzotti che è più brava di quel che sembra. Lo Cascio rappresenta molto bene la sinistra chic che ce le trita a più non posso in ogni salotto rosso in cui le capita di annoiare la plebe. Quindi che dire, non sarà un capolavoro ma merita vederlo.
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melania
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sabato 31 gennaio 2015
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deludente ....
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Alla fine un film deludente .... un già visto che raramente ti prende e ti coinvolge .... peccato .
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conte di bismantova
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venerdì 30 gennaio 2015
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una bella commedia
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Beh che dire: una bella commedia, recitata bene, la sappiamo fare anche in italia. Tutti bravi, la Golino su tutti, bello anche il monologo finale della Ramazzotti. Testo straordinario per il livello ahimè a cui ormai ci eravamo abituati, con eccentrici e luminosi colpi di scena. Il cameo d'onore a Lucio Dalla, che divide il film in due parti, è una vera magìa. Questo film mi ha divertito, per due ore mi ha fatto stare bene, e non c'è commento migliore ad un'opera. Grazie.
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flyanto
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giovedì 29 gennaio 2015
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come una cena tra amici si possa trasformare in
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Film in cui si racconta di una cena di un gruppo di amici organizzata una sera a casa di una coppia di loro e nel cui corso, tra svariate chiacchiere sui più diversi argomenti, quando viene affrontato anche quello sul nome del futuro bambino che sta per nascere ad una delle copie presenti, si scatenerà un'accesa discussione che arriverà anche a contrapporre le singole posizioni ed opinioni dei presenti, facendo anche scoprire realtà e situazioni mai supposte od immaginate sino all'epilogo con sorpresa.
Questa pellicola della regista Francesca Archibugi è il remake di una commedia teatrale francese (divenuta poi anche un film intitolato "Cena tra amici") ed in quanto basata principalmente su una serie di equivoci e di dialoghi brillanti tra i protagonisti, essa risulta senza alcun dubbio molto divertente e di sicuro successo.
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Film in cui si racconta di una cena di un gruppo di amici organizzata una sera a casa di una coppia di loro e nel cui corso, tra svariate chiacchiere sui più diversi argomenti, quando viene affrontato anche quello sul nome del futuro bambino che sta per nascere ad una delle copie presenti, si scatenerà un'accesa discussione che arriverà anche a contrapporre le singole posizioni ed opinioni dei presenti, facendo anche scoprire realtà e situazioni mai supposte od immaginate sino all'epilogo con sorpresa.
Questa pellicola della regista Francesca Archibugi è il remake di una commedia teatrale francese (divenuta poi anche un film intitolato "Cena tra amici") ed in quanto basata principalmente su una serie di equivoci e di dialoghi brillanti tra i protagonisti, essa risulta senza alcun dubbio molto divertente e di sicuro successo. Anche l'atmosfera conviviale in generale che viene rappresentata nel corso del film, composta da buon cibo e bevande, in una casa accogliente ed, appunto, tra svariate chiacchiere piacevoli e litigi in linea di massima divertenti, contribuisce notevolmente alla riuscita del film. Il cast scelto poi dalla Archibugi risulta di tutto rispetto in quanto composto da importanti nomi della commedia o meno del cinema italiano: Valeria Golino, Luigi Lo Cascio, Alessandro Gassmann, Rocco Papaleo e Micaela Ramazzotti, costituisce infatti un ulteriore elemento a favore del pieno apprezzamento da parte del pubblico in quanto ben interpretano tutti i loro personaggi, ognuno dotato di sue proprie caratteristiche, e concedendo così dei ritratti veritieri ed accettabili.
Ma nonostante tutti questi elementi sicuramente positivi ed affatto non discutibili, a mio parere il film nel suo complesso si manifesta come l'esatta copia conforme di quella precedente francese e nulla di più. L'Archibugi in molte interviste sostiene di avere creato un'opera che prende solo spunto da quella originale ed adattandola alla realtà italiana ma, a mio parere, a parte il fatto che essa, appunto, è ambientata nel nostro paese e che i personaggi vengono descritti secondo certe caratteristiche, peraltro proprie della tipologia scontata italiana (vedi la belloccia proveniente dalla periferia romana, ignorante ed "arrivata" socialmente), non vedo alcun elemento di spicco ed originale. E neppure per ciò che riguarda l'andamento dei dialoghi che segue pari pari il corso di quelli francesi. Di conseguenza il film risulta così un mero dejà-vu di un'opera già ampiamente apprezzata in passato e nulla di più.
Ciò ovviamente non compromette affatto il plauso del pubblico generale, ma certamente non di quello più esigente e sempre alla ricerca di un qualcosa di nuovo e meno prevedibile nonchè, in questo caso, anche nostalgico delle opere precedenti e senza alcun dubbio più toccanti dell'Archibugi.
Comunque, una pellicola sicuramente consigliabile come puro e semplice scacciapensieri.
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nanni
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giovedì 29 gennaio 2015
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il vero "il nome del figlio" è "cena tra amici"
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Un ristretto gruppo di amici, con differenti convinzioni politiche e che si frequenta da anni durante una “cena resa dei conti” , realizza quanto per paura di rompere equilibri consolidati sia rimasto prigioniero di un inutile e convenzionale rapporto paramicale.
L’escalation incalzante degli scontri, dai registri esilaranti, che iniziano sul disaccordo intorno al nome da dare al nascituro di una delle coppie protagoniste , rende evidente come
solo rischiando di ferire e di ferirsi, invece, forse, si può innescare quel meccanismo di avvicinamento alla verità che nella “cena resa dei conti” fortunatamente si realizza.
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Un ristretto gruppo di amici, con differenti convinzioni politiche e che si frequenta da anni durante una “cena resa dei conti” , realizza quanto per paura di rompere equilibri consolidati sia rimasto prigioniero di un inutile e convenzionale rapporto paramicale.
L’escalation incalzante degli scontri, dai registri esilaranti, che iniziano sul disaccordo intorno al nome da dare al nascituro di una delle coppie protagoniste , rende evidente come
solo rischiando di ferire e di ferirsi, invece, forse, si può innescare quel meccanismo di avvicinamento alla verità che nella “cena resa dei conti” fortunatamente si realizza.
Tutto questo, però, era già stato più brillantemente raccontato nel , davvero, imperdibile “Cena tra amici” , film francese, uscito solo un anno fa’.
Ci rimane, dunque, ignoto cosa abbia spinto la Archibugi e Co. A realizzare l’inutile “Nome del figlio” che poco o niente aggiunge all’altro, anzi lo impoverisce con una recitazione che non regge il confronto.
ciao Nanni
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antonietta dambrosio
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giovedì 29 gennaio 2015
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l'omaggio alla verità della archibugi
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Il nome del figlio - recensione
"Con un salto siamo nel duemila, alle porte dell'universo, importante è non arrivarci in fila, ma tutti quanti in modo diverso, ognuno con i suoi mezzi, magari arrivando a pezzi...". Parole e note che fanno da ponte tra passato e presente, accorciano le distanze di tempo e mettono a nudo le identità di ognuno, e cancellando omissioni, ipocrisie, risentimenti e le tante parole non dette, mettono in luce i sentimenti più veri. Francesca Archibugi ci porta a cena da Betta, una Valeria Golino credibile nel ruolo di chi si è sempre mossa al fine di compiacere tutti tranne se stessa, nello sguardo, nel tono di voce e nell'attesa dell'attenzione di parenti e amici, sempre uniti da vent'anni.
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Il nome del figlio - recensione
"Con un salto siamo nel duemila, alle porte dell'universo, importante è non arrivarci in fila, ma tutti quanti in modo diverso, ognuno con i suoi mezzi, magari arrivando a pezzi...". Parole e note che fanno da ponte tra passato e presente, accorciano le distanze di tempo e mettono a nudo le identità di ognuno, e cancellando omissioni, ipocrisie, risentimenti e le tante parole non dette, mettono in luce i sentimenti più veri. Francesca Archibugi ci porta a cena da Betta, una Valeria Golino credibile nel ruolo di chi si è sempre mossa al fine di compiacere tutti tranne se stessa, nello sguardo, nel tono di voce e nell'attesa dell'attenzione di parenti e amici, sempre uniti da vent'anni. Suo marito è Sandro (Luigi Lo Cascio), lo stesso ragazzo che frequentava casa Pontecorvo grazie all'amicizia con suo fratello Paolo (Alessandro Gassman), e che oggi dall'alto della sua docenza universitaria pontifica e filosofeggia dalla stessa distanza che separa un suo tweet dai followers. Con loro ad accogliere Paolo e sua moglie Simona (Micaela Ramazzotti) c'è Claudio (Rocco Papaleo), l'amico di sempre figlio dell'uomo di fiducia di casa Pontecorvo e che "giustamente" rimane vicino negli anni grazie al legame ormai fraterno con Betta. La rivelazione di Paolo del nome del bambino che lui e Simona aspettano è l'occhio del ciclone che spazza via le maschere sociali ed attraverso posizioni politiche irremovibili ognuno si lancia nell'accusa e nel giudizio dell'altro facendo a pezzi soprattutto se stesso, mettendo in evidenza pregiudizi e preconcetti che vengono confusi con la verità. Simona è fuori dal coro, è quella che Sandro definisce l'incarnazione del fallimento della società, l'oca aspirante scrittrice relegata tra le masse popolari, che distante fisicamente da tutti, oltre una vetrata osserva, fuori tempo interviene e si impone con una naturalezza fatta di sentimenti semplici riportando tutti alla verità. Come il francese Cena tra amici, l'ultimo lavoro di Francesca Archibugi prende spunto dalla pièce teatrale Le prénom, ma in comune ha solo il pretesto perché non si ferma solo su stereotipi politici, il suo occhio è sulle persone, sulle contraddizioni e le gabbie sociali. La bambina che viene al mondo, figlia di Micaela Ramazzotti che ha dato alla luce sotto l'occhio della macchina da presa, lega tutti con un amore più vero ed è un invito a guardare il mondo ripartendo dai sentimenti più puliti. La Archibugi dirige il cast elevando ognuno a grande interprete di una gradevolissima e bentornata commedia italiana, dove spicca per bravura un sempre più maturo Alessandro Gassman, e dondolandoci tra passato e presente fa un'opera di bonifica dell'animo di tutti i presenti in sala.
Anonietta D'Ambrosio
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antonietta dambrosio
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giovedì 29 gennaio 2015
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l'omaggio alla verità della archibugi
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Il nome del figlio - recensione
"Con un salto siamo nel duemila, alle porte dell'universo, importante è non arrivarci in fila, ma tutti quanti in modo diverso, ognuno con i suoi mezzi, magari arrivando a pezzi...". Parole e note che fanno da ponte tra passato e presente, accorciano le distanze di tempo e mettono a nudo le identità di ognuno, e cancellando omissioni, ipocrisie, risentimenti e le tante parole non dette, mettono in luce i sentimenti più veri. Francesca Archibugi ci porta a cena da Betta, una Valeria Golino credibile nel ruolo di chi si è sempre mossa al fine di compiacere tutti tranne se stessa, nello sguardo, nel tono di voce e nell'attesa dell'attenzione di parenti e amici, sempre uniti da vent'anni.
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Il nome del figlio - recensione
"Con un salto siamo nel duemila, alle porte dell'universo, importante è non arrivarci in fila, ma tutti quanti in modo diverso, ognuno con i suoi mezzi, magari arrivando a pezzi...". Parole e note che fanno da ponte tra passato e presente, accorciano le distanze di tempo e mettono a nudo le identità di ognuno, e cancellando omissioni, ipocrisie, risentimenti e le tante parole non dette, mettono in luce i sentimenti più veri. Francesca Archibugi ci porta a cena da Betta, una Valeria Golino credibile nel ruolo di chi si è sempre mossa al fine di compiacere tutti tranne se stessa, nello sguardo, nel tono di voce e nell'attesa dell'attenzione di parenti e amici, sempre uniti da vent'anni. Suo marito è Sandro (Luigi Lo Cascio), lo stesso ragazzo che frequentava casa Pontecorvo grazie all'amicizia con suo fratello Paolo (Alessandro Gassman), e che oggi dall'alto della sua docenza universitaria pontifica e filosofeggia dalla stessa distanza che separa un suo tweet dai followers. Con loro ad accogliere Paolo e sua moglie Simona (Micaela Ramazzotti) c'è Claudio (Rocco Papaleo), l'amico di sempre figlio dell'uomo di fiducia di casa Pontecorvo e che "giustamente" rimane vicino negli anni grazie al legame ormai fraterno con Betta. La rivelazione di Paolo del nome del bambino che lui e Simona aspettano è l'occhio del ciclone che spazza via le maschere sociali ed attraverso posizioni politiche irremovibili ognuno si lancia nell'accusa e nel giudizio dell'altro facendo a pezzi soprattutto se stesso, mettendo in evidenza pregiudizi e preconcetti che vengono confusi con la verità. Simona è fuori dal coro, è quella che Sandro definisce l'incarnazione del fallimento della società, l'oca aspirante scrittrice relegata tra le masse popolari, che distante fisicamente da tutti, oltre una vetrata osserva, fuori tempo interviene e si impone con una naturalezza fatta di sentimenti semplici riportando tutti alla verità. Come il francese Cena tra amici, l'ultimo lavoro di Francesca Archibugi prende spunto dalla pièce teatrale Le prénom, ma in comune ha solo il pretesto perché non si ferma solo su stereotipi politici, il suo occhio è sulle persone, sulle contraddizioni e le gabbie sociali. La bambina che viene al mondo, figlia di Micaela Ramazzotti che ha dato alla luce sotto l'occhio della macchina da presa, lega tutti con un amore più vero ed è un invito a guardare il mondo ripartendo dai sentimenti più puliti. La Archibugi dirige il cast elevando ognuno a grande interprete di una gradevolissima e bentornata commedia italiana, dove spicca per bravura un sempre più maturo Alessandro Gassman, e dondolandoci tra passato e presente fa un'opera di bonifica dell'animo di tutti i presenti in sala.
Anonietta D'Ambrosio
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