Anno | 2015 |
Genere | Documentario, |
Produzione | Italia |
Durata | 82 minuti |
Regia di | Alberto Fasulo |
Attori | Anna Pecci, Antonella Sorgon, Caterina Lenarduzzi, Dolores Demarteau, Federica Celant Giannina Rossit, Gino Favero, Laura Rizzetto, Loredana Leonarduzzi, Maria Teresa Cristante, Marisa Vivian, Rino Fogolin, Sira Drigo, Teresina Bertolin. |
Uscita | giovedì 24 settembre 2015 |
Tag | Da vedere 2015 |
Distribuzione | Cinecittà Luce |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 3,25 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 8 novembre 2017
Un film sul dolore senza dolorismo, dove si respira coraggio, e il coraggio della paura, e desiderio, commozione e sorrisi.
CONSIGLIATO SÌ
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Negli ultimi sedici anni un gruppo di genitori (12 madri e 2 padri) si sono incontrati ogni quindici giorni per parlare della loro vita quotidiana e per trovare soluzioni al miglioramento della vita dei loro figli disabili. Dopo tanti anni, il gruppo è diventato una micro-società con un suo equilibrio. Il gruppo è diventato anche una famiglia. Aiutare se stessi per prendersi cura degli altri è il concetto fondante di questo gruppo.
In uno dei suoi film più riusciti, Le chiavi di casa, Gianni Amelio era stato capace di portare sullo schermo non tanto le difficoltà incontrate da un ragazzo disabile quanto piuttosto le ansie e i tormenti di un padre ritrovato che non sapeva come gestirle e come gestirlo. Ora Alberto Fasulo ha realizzato un film che si può definire, senza tema di smentita, coraggioso. Perché non utilizza la rete di salvataggio della fiction ma ci mette dinanzi alla vita offrendoci volti e pensieri di donne e uomini che hanno vissuto o tuttora vivono le problematiche del rapporto con un figlio disabile. Hanno vissuto dicevamo perché alcuni degli appartenenti al gruppo hanno perso i figli da diversi anni ma continuano a frequentarlo per dare e ricevere, per scambiare un sentire che talvolta è fatto di ricordi, talaltra di rimorsi e ha bisogno di un confronto con chi sta ancora camminando sul non facile percorso delle relazioni interpersonali.
Con il pudore che è tipico dei friulani, gli sguardi, la mimica facciale, le parole ci dicono dell'amore ma anche della fatica, degli errori ma anche dei successi ma soprattutto dell'importanza della condivisione delle esperienze. Il chiudersi nell'isolamento o nella recriminazione nei confronti di Dio, della Natura o della Società non porta a nulla. Così come l'auto flagellarsi pensando di avere sbagliato tutto. Perché questo non è un film per 'addetti ai lavori o all'assistenza'. È un film per tutti quelli che si interrogano sul difficile mestiere di essere genitori e gli interventi in cui c'è chi si mette in discussione perché sa di avere privilegiato lo sguardo sul disabile lasciando in disparte gli altri figli o componenti della famiglia lo dimostrano.
Fasulo osserva con discrezione, va a cercare i volti non solo di chi prende la parola ma anche di chi vi presta attenzione. In una società sempre più pronta al 'duologo' in cui ognuno parla ma nessuno ascolta questa piccola comunità costituisce un esempio che non sarebbe poi così difficile seguire e moltiplicare. Basterebbe non pensare di essere i soli a sapere cosa è giusto fare oppure non considerarsi impotenti affidando tutto ai servizi sociali. Il messaggio passa forte e chiaro e soprattutto senza un briciolo di retorica. Il vissuto e il racconto di ognuno si fa testimonianza preziosa e significativa. Alla fine della visione si ha la sensazione di aver partecipato agli incontri senza poter intervenire ma avendo elaborato idee che, se fossimo stati là, avremmo potuto offrire agli altri senza la pretesa di avere trovato 'la' soluzione. Perché essere genitori, di disabili o no, significa ricominciare a cercare di capire e di capirsi ogni giorno senza alcuna verità acquisita una volta per tutte.
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