sergiofi
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martedì 5 gennaio 2016
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eilis, una storia degli anni '50
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È grazie a Rose, sorella mai abbastanza amata, che Eilis si decide a percorrere lo spazio siderale che separa Brooklyn dalla provincia irlandese degli anni ‘50. L’America, terra di grandi opportunità, farà di lei una donna libera di scegliere il suo futuro.
Dietro l'adattamento del romanzo di Colm Toibin si sente la mano sicura di Nick Hornby, autore di una sceneggiatura brillante messa al servizio dell'impeccabile regia di John Crowley.
Storia tenera e intimista, "Brooklyn" sa raccontare i buoni sentimenti senza abbandonarsi a inutili ruffianerie. Ruota attorno alla figura della protagonista una galleria di comprimari, tutti molto bravi e in parte, ciascuno alla ricerca di una vita comunque migliore.
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È grazie a Rose, sorella mai abbastanza amata, che Eilis si decide a percorrere lo spazio siderale che separa Brooklyn dalla provincia irlandese degli anni ‘50. L’America, terra di grandi opportunità, farà di lei una donna libera di scegliere il suo futuro.
Dietro l'adattamento del romanzo di Colm Toibin si sente la mano sicura di Nick Hornby, autore di una sceneggiatura brillante messa al servizio dell'impeccabile regia di John Crowley.
Storia tenera e intimista, "Brooklyn" sa raccontare i buoni sentimenti senza abbandonarsi a inutili ruffianerie. Ruota attorno alla figura della protagonista una galleria di comprimari, tutti molto bravi e in parte, ciascuno alla ricerca di una vita comunque migliore. Il resto, cattiverie comprese, non sembra e non è funzionale alla storia. Il regista lo lascia, correttamente, fuori dalla porta.
Racconto vibrante e avvolgente, "Brooklyn" si avvale di un cast eccellente. La stella di Sairse Ronan, che mette una mezza ipoteca sulla candidatura all'Oscar, brilla alta nel cielo.
L'attrice dà vita, con straordinaria intensità e partecipazione, ai turbamenti di Eilis. Questa giovane ragazza irlandese degli anni '50, alla ricerca di qualcosa e di qualcuno che siano soltanto suoi, riesce a entrare dolcemente nel cuore e finisce per catturarlo.
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[+] un melò più espressivo di ciò che appare
(di antonio montefalcone)
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mauro lanari
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sabato 16 gennaio 2016
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c'era una volta l'incantevole saoirse
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Saoirse Ronan è nat'a New York nel '94 e a tre anni s'è trasferita coi genitori a Carlow, in Irlanda, dov'è cresciuta. Possied'ancora anche la cittadinanza statunitens'e attualmente viv'a New York. Ha iniziat'a fare cinema nel 2007, ad appena 13 anni, ed è stata una fanciulla dallo sguard'angelicato spess'usata in ruoli su misura, a eccezione forse di "Hanna" (2011) dove recitava l'improbabile parte d'una killer addestrata dal padr'ex agente CIA. Nella sua categori'anagrafica penso avesse un'unica contendente, la Shailene Woodley "occhi di cerbiatta" più anziana di 2 anni e mezzo.
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Saoirse Ronan è nat'a New York nel '94 e a tre anni s'è trasferita coi genitori a Carlow, in Irlanda, dov'è cresciuta. Possied'ancora anche la cittadinanza statunitens'e attualmente viv'a New York. Ha iniziat'a fare cinema nel 2007, ad appena 13 anni, ed è stata una fanciulla dallo sguard'angelicato spess'usata in ruoli su misura, a eccezione forse di "Hanna" (2011) dove recitava l'improbabile parte d'una killer addestrata dal padr'ex agente CIA. Nella sua categori'anagrafica penso avesse un'unica contendente, la Shailene Woodley "occhi di cerbiatta" più anziana di 2 anni e mezzo. Oggi Saoirse ha 21 anni ed è adatt'a impersonare adolescenti ormai cresciut'e diventate giovani donne: "Brooklyn" sembr'esser'il suo autobiopic intercontinentale, e il diventare grande non le ha giovat'affatto in presenza scenica: se nel film la fase (pre)pubere non trasmette più delicata purezza bensì un alone di smunta sciatteria, da ragazz'emancipata assomiglia fin troppo a come sono descritte l'irlandesi: femmine dal fisico robusto, piazzato, con gamb'e polpacci più tozzi che snelli, truccata da snob. Tutto makeup, qualche chil'aggiunto e un sederone posticcio? Le foto fuori dal set negherebbero tal'ipotesi. La storia narrata da Crowley s'una protagonista dilaniata fra due mondi, due culture, due ambienti, due paesaggi, due uomini, ecc. non ha molto senso: perché il regist'irlandese raffigura maggiorment'attraenti gli States? Perché alla morte della sorella Rose, Eilis non invita la madre rimasta sol'a trasferirsi con lei a NY? Che c'entra lo humour british d'Hornby con questa sceneggiatura? Il regista si limit'a un'elaborazione del lutto per il passaggio transoceanico da una triade malefica Dio, Patria, Famiglia all'altra. Magari Eilis passa pure dall'Anglicanesimo protestante al Cattolicesim'o viceversa, chissà. Certo è che qui la Grande Mela è declinat'in melò parrocchiale: dov'il fisico ha smesso d'emanare da sé i requisiti di garbat'e gentile dolcezza, essi vengono reinserit'a forza tramit'il copione che descrive la protagonista con un animo dedito ai reietti e le maniere squisitament'educate. Piacerà ai popoli d'ex emigranti ed esiliati adess'alle prese col problem'opposto.
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carlosantoni
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domenica 20 marzo 2016
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sconsigliato ai diabetici
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È un film d’intrattenimento, un fotoromanzo filmato con fotografia calda e patinata, musiche vellutate e avvolgenti, ma senza nerbo, e soprattutto connotato da un’insopportabile abbondanza di morbidi colori pastello, che dovrebbero funzionare, credo, da testimonial degli anni ’50. Come a dire: oh, ragazzi, è in questo tempo che si narra la nostra storia. Anche se non ci fossero le auto d’epoca e i vestiti indossati e cambiati con gran profusione (il film finisce per essere una passerella di moda vintage), basterebbero comunque i continui avvicendamenti di colori pastello rosa, pesca, celeste, malva, giallo sciapo ad obbligarci a pensare: eh sì, la nostra soap-opera è ambientata nell’America degli anni ’50.
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È un film d’intrattenimento, un fotoromanzo filmato con fotografia calda e patinata, musiche vellutate e avvolgenti, ma senza nerbo, e soprattutto connotato da un’insopportabile abbondanza di morbidi colori pastello, che dovrebbero funzionare, credo, da testimonial degli anni ’50. Come a dire: oh, ragazzi, è in questo tempo che si narra la nostra storia. Anche se non ci fossero le auto d’epoca e i vestiti indossati e cambiati con gran profusione (il film finisce per essere una passerella di moda vintage), basterebbero comunque i continui avvicendamenti di colori pastello rosa, pesca, celeste, malva, giallo sciapo ad obbligarci a pensare: eh sì, la nostra soap-opera è ambientata nell’America degli anni ’50. Solo che l’America di quegli anni era l’America reazionaria e maccartista, una realtà sociale in cui i lavoratori, specialmente stranieri, non se la passavano per niente bene. Invece, non solo la nostra protagonista non incontra alcun serio ostacolo (c’è un prete cattolico che funziona da lubrificante sociale), ma di maccartismo e di realtà operaie nel film non c’è la minima traccia. E pensare che in fondo tratta di persone che fuggono dall’Irlanda per fame, per non morire d’inedia! Ma il film parla di una “storia d’amore” e non si cura della minima connessione con la realtà. La protagonista è brava, il coprotagonista un bel po’ meno, soprattutto non molto credibile, oltretutto dovrebbe impersonare un idraulico italo-americano e appare in ogni scena con il volto sempre perfettamente rasato, come neanche un Gene Kelly, che pure viene indirettamente citato. Più credibile il suo antagonista irlandese, ma insomma niente di che. Del tutto gratuito il titolo, “Brooklyn”, visto che dello specifico di Brooklyn non solo non c’è niente, ma neppure si può apprezzare. Il risultato è un film dolciastro e di poca sostanza.
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alex2044
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giovedì 17 marzo 2016
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saoirse ronan : è nata una stella ?
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Quello che per molti è stato un dramma , l'emigrazione , viene descritto in questo film con molta delicatezza , tenerezza ma anche con uno scavo nei sentimenti umani molto profondo . La protagonista , interpretata da una meravigliosa e bravissima Saoirse Ronan , emigra dall' Irlanda all' America alla ricerca di un futuro meno problematico . Lasciando non solo un presente pieno di povertà ma anche e soprattutto una società gretta e conservatrice . Tornerà per accudire la madre , sarà tentata di restare ma l'incontro con una squallida megera di paese e le sue calunnie la porterà a scegliere di tornare in America da colui che che nel frattempo era diventato suo marito , guarda caso anche lui emigrato ma dall'Italia .
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Quello che per molti è stato un dramma , l'emigrazione , viene descritto in questo film con molta delicatezza , tenerezza ma anche con uno scavo nei sentimenti umani molto profondo . La protagonista , interpretata da una meravigliosa e bravissima Saoirse Ronan , emigra dall' Irlanda all' America alla ricerca di un futuro meno problematico . Lasciando non solo un presente pieno di povertà ma anche e soprattutto una società gretta e conservatrice . Tornerà per accudire la madre , sarà tentata di restare ma l'incontro con una squallida megera di paese e le sue calunnie la porterà a scegliere di tornare in America da colui che che nel frattempo era diventato suo marito , guarda caso anche lui emigrato ma dall'Italia . Il film è bello , gradevole e interessante . Tutto è al suo posto , gli ambienti , i vestiti , le persone e i loro caratteri , i paesaggi ed anche le musiche . Forse l'Oscar per il film sarebbe stato troppo ma Saoirse Ronan non avrebbe assolutamente demeritato quello come migliore attrice . Infatti il film è lei , donando al suo personaggio molta eleganza , semplicità , compostezza con un'aggiunta di determinazione molto efficace . Tutti gli altri , peraltro bravi e nella parte , fanno esclusivamente da spalla e da sfondo a questa attrice cui non è difficile prevedere un futuro radioso .
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andrea giostra
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domenica 27 marzo 2016
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un salto nella nostalgia-emigrante dei nostri avi.
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Quello che ho visto questa sera - 19 marzo 2016 - non è solo un Film che prende in prestito il titolo di uno dei quartieri più popolari ed irlandesi di New York City. Quello che ho visto stasera è una Poesia cinematografica di altissimo livello, al femminile, che con uno straordinario salto nel passato trasmette allo spettatore e lo rende empaticamente partecipe delle fortissime emozioni che hanno vissuto i nostri avi quando nel dopoguerra hanno deciso di lasciare la loro terra europea per cercare fortuna e una vita migliore negli Stati Uniti d'America.
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Quello che ho visto questa sera - 19 marzo 2016 - non è solo un Film che prende in prestito il titolo di uno dei quartieri più popolari ed irlandesi di New York City. Quello che ho visto stasera è una Poesia cinematografica di altissimo livello, al femminile, che con uno straordinario salto nel passato trasmette allo spettatore e lo rende empaticamente partecipe delle fortissime emozioni che hanno vissuto i nostri avi quando nel dopoguerra hanno deciso di lasciare la loro terra europea per cercare fortuna e una vita migliore negli Stati Uniti d'America. La candidatura a tre Oscar lo “certifica” ulteriormente, qualora ce ne fosse stato bisogno, ed è certamente meritata perché nessuno oserebbe mai dire il contrario: Miglior Film; Miglior Attrice Protagonista, Saoirse Ronan; Migliore Sceneggiatura non-originale, Nick Hornby.
"Brooklyn" è la storia vera di una donna irlandese di Enniscorthy, giovane e bella, ma sola, che emigra a Brooklyn, allora popolato soprattutto da irlandesi, perché la sorella maggiore, consapevole della sua grave malattia, ha scelto per Ellis un futuro migliore del suo: "Io ti comprerei tutto Ellis! Ma non posso comprare un futuro per te!" Allora pianifica alla perfezione il viaggio senza ritorno negli U.S.A. alla magnifica, composta, mite, elegante ma assai determinata sorella, Saoirse Ronan, Ellis nel Film, con la complicità del Prete irlandese, il bravissimo Jim Broadbent, che da tanti anni vive a Brooklyn per seguire spiritualmente e fattivamente la comunità degli irlandesi a New York, e che fa da base ai nuovi immigrati irlandesi.
Il Film, la cui sceneggiatura non-originale di Nick Hornby è tratta dal Romanzo del grande scrittore irlandese Colm Tóibín, che ambienta la storia del suo Romanzo proprio ad Enniscorthy, sua cittadina di nascita, è idillico ma viscerale al contempo. Il notevole prodotto cinematografico che ne crea John Crowley, con un cast di attori azzeccatissimo, è estremamente raffinato e parla con incisività poetica della nostalgia; della solitudine quando si vive da soli in una terra straniera; dei dubbi di aver fatto la scelta giusta; della disperazione nel trovarsi da soli ad affrontare la quotidianità con tutti i suoi problemi; del fortissimo dolore per l'improvvisa e inaspettata scomparsa di un familiare assai caro, nel Film la sorella di Ellis; del bisogno irrefrenabile di ritornare in Patria, ad Enniscorthy, per consolare la madre adesso sola, ma al contempo per il bisogno di ri-vedere con occhi nuovi maturati dall'intensa e forte esperienza vissuta in solitudine a Brooklyn, la sua cittadina e la sua gente lasciata pochi anni prima e ritrovata uguale come se lì il tempo si fosse fermato.
Rientrata ad Enniscorthy, Ellis, che intanto a Brooklyn aveva faticosamente trovato la felicità con Anthony Fiorello, interpretato da un eccellente Emory Cohen, il fidanzato italo-americano che in pochi mesi la rende semplicemente e irresistibilmente felice, si lascia lentamente trascinare dalla madre e dalla sua comunità di origine, in un lento ed apparente inesorabile vortice conservativo proiettato verso una presunta protezione familiare e sociale che la portano ad un passo dal rinnegare il recente e bellissimo passato statunitense. Il rischio reale che appare nella narrazione filmica, è quello di ritornare sui propri passi e prendere inconsapevolmente il “posto sociale e relazionale” lasciato vacante dalla sorella scomparsa da poco, e re-inserirsi lentamente nella comunità di Enniscorthy che tanto aveva odiato.
Ma è proprio quello dal quale era fuggita anni prima a farle riprendere immediatamente coscienza e consapevolezza che la strada che aveva intrapreso qualche anno prima era stata quella giusta per la sua nuova vita: il pettegolezzo di strada, la cattiveria gratuita, la pusillanimità travestita da comprensione, l'invidia di donne di provincia frustrate da rancori passati, che sanno godere solo del male e del dolore che riescono a provocare nel prossimo; la chiusura culturale e la routine stantìa di un piccolo paese di provincia irlandese dove mai sarebbe cambiato nulla! Ed è lì che in Ellis subitaneamente tutto si ricompone con un immediato ritorno al recente passato: come nella Novella del 1914 di Luigi Pirandello, “Il Treno ha Fischiato”, dove il protagonista, nell'udire il fischio del treno che passa velocemente e che mai prima aveva sentito, improvvisamente prende consapevolezza di quello che gli sta accadendo e si “ribella” definitivamente. Ellis è allora che riprende consapevolezza di quale sarebbe stata la sua vita ad Enniscorthy. La mattina seguente, all'alba, con la prima nave per Brooklyn, dopo aver salutato per l'ultima volta la adesso disperata madre la sera prima, ritorna felice dal suo amato Anthony Fiorello.
Sulla nave di ritorno in U.S.A., Ellis rivive quasi magicamente il suo primo viaggio, ma questa volta dalla parte di chi già sa come muoversi con sicurezza tanto da lasciarsi travolgere dall'istinto protettivo verso una giovanissima donna irlandese che come lei qualche anno prima era partita per gli U.S.A. per cercare fortuna e una vita migliore:
-«Mi hanno detto che a Brooklyn ci sono molti irlandesi. Mi hanno detto che è come essere a casa.»
-«Si è cosi.»
Ma dopo un attimo di silenzio, Ellis riprende la parola e con tono deciso si rivolge alla giovane ragazza irlandese: «Quando arrivi tieni gli occhi aperti. Non tossire. Devi sembrare sicura e determinata come un'americana. La nostalgia sarà fortissima. Ma ce la farai e non morirai. La nostalgia è come una malattia di casa. Prima colpisce te e poi colpisce qualcun altro. Passerà! Finché un giorno spunterà il sole e ti sorprenderai a pensare a qualcuno che appartiene solo a te e capirai che la tua vita e lì per sempre!»
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jack90
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lunedì 28 marzo 2016
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brooklyn, ottimo film
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“Brooklyn” è la vera storia di Eilis Lacey, una ragazza nata e cresciuta in Irlanda che non riesce a trovare lavoro in patria e che nel 1952 decide di migrare a New York.
Il film è diretto da John Crowley e interpretato da Saoirse Ronan, tratto da una sceneggiatura di Nick Hornby, basata sul romanzo omonimo di Colm Toibin.
“Brooklyn” è un film sul rapporto tra le proprie radici e l’”altrove”, quella terra lontana dove cerchiamo nuova speranza. È un film sul rapporto tra passato e futuro, tra ciò che eravamo e quello che scegliamo di essere.
È un’opera dal linguaggio semplice e forte, proprio come i sentimenti che animano l’esistenza della protagonista.
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“Brooklyn” è la vera storia di Eilis Lacey, una ragazza nata e cresciuta in Irlanda che non riesce a trovare lavoro in patria e che nel 1952 decide di migrare a New York.
Il film è diretto da John Crowley e interpretato da Saoirse Ronan, tratto da una sceneggiatura di Nick Hornby, basata sul romanzo omonimo di Colm Toibin.
“Brooklyn” è un film sul rapporto tra le proprie radici e l’”altrove”, quella terra lontana dove cerchiamo nuova speranza. È un film sul rapporto tra passato e futuro, tra ciò che eravamo e quello che scegliamo di essere.
È un’opera dal linguaggio semplice e forte, proprio come i sentimenti che animano l’esistenza della protagonista.
Funziona tutto alla grande. La sceneggiatura è calzante e puntuale; adorabile la fotografia, magnifici i colori usati. Notevole la ricostruzione dell’epoca, attraverso scenografia e costumi. La performance della protagonista è di alto livello.
“Brooklyn” è stato candidato a tre Oscar (miglior film, attrice protagonista e sceneggiatura non originale): non è riuscito a vincere, ma credo che sia arrivato ad un soffio da tali successi.
Ottimo film, emozionante e commovente… da non perdere!
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no_data
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martedì 5 aprile 2016
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la nostra terra è l'amore...
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1952. Eilis Lacey vive in un piccolo paese dell'Irlanda con la madre e la sorella. Ha difficoltà a trovare un lavoro appagante, e per questo decide di emigrare negli Stati Uniti, alla ricerca di un futuro migliore. Dopo un difficile periodo di adattamento, Eilis riesce a costruirsi una vita a Brooklyn e si innamora di Tony, un idraulico italiano. Ma per l'improvvisa e tragica scomparsa della sorella torna in Irlanda dalla madre. A quel punto Eilis dovrà decidere quale vita vuole per se stessa, se rimanere nella sua terra natia o tornare negli Stati Uniti.
"Brooklyn" è un'opera sentimentale, delicata e raffinata, dotata di una pregevole estetica.
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1952. Eilis Lacey vive in un piccolo paese dell'Irlanda con la madre e la sorella. Ha difficoltà a trovare un lavoro appagante, e per questo decide di emigrare negli Stati Uniti, alla ricerca di un futuro migliore. Dopo un difficile periodo di adattamento, Eilis riesce a costruirsi una vita a Brooklyn e si innamora di Tony, un idraulico italiano. Ma per l'improvvisa e tragica scomparsa della sorella torna in Irlanda dalla madre. A quel punto Eilis dovrà decidere quale vita vuole per se stessa, se rimanere nella sua terra natia o tornare negli Stati Uniti.
"Brooklyn" è un'opera sentimentale, delicata e raffinata, dotata di una pregevole estetica. Dalla pulitissima ed elegante fotografia, caratterizzata dall'utilizzo di differenti filtri, che rimandano ai colori freddi e tenui di un'Irlanda estremamente povera e a quelli accesi e vivaci di un'America ricca di opportunità; alla cura dei dettagli e dei particolari, a cominciare dalla graziosa e armoniosa colonna sonora, fino ad arrivare ai bellissimi "ralenti" che enfatizzano i momenti più significativi e toccanti, immortalandoli al di là di ogni dimensione temporale. Ed è proprio il tempo a svolgere un ruolo di primo piano: il continuo intreccio tra passato, presente e futuro, tra ciò che è stato, ciò che è e che sarà. Con un'Irlanda patria di ricordi malinconici e nostalgici, e un'America terra di speranza e sogno; due luoghi molto distanti fra loro ma allo stesso tempo fortemente connessi, tanto è forte il legame tra passato e futuro.
Fa da sfondo all'intera vicenda il fenomeno dell'immigrazione, contesto nel quale Eilis diviene l'emblema di chi, come lei, non ha ancora trovato il proprio posto nel mondo; di chi, come lei, si trova incessantemente oppresso da una sensazione di inadeguatezza; di chi, come lei, è impossibilitato a vivere appieno i propri sentimenti. Eilis diviene dunque l'emblema di tutte quelle persone che lasciano la propria patria per raggiungere una terra sconosciuta e lontana, alla ricerca di maggior fortuna, alla ricerca di una vita migliore. Tutta la vicenda ruota quindi intorno a Eilis, interpretata da una Saoirse Ronan estremamente convincente: dolce e sensibile, fragile ma intensa, i cui occhi azzurri sono lo specchio della sincerità e dell'onestà, e i frequenti primi piani non fanno altro che enfatizzarlo, permettendo così alla spettatore di scrutare nei suoi aspetti più intimi e fragili. E questa "trasparenza d'animo" fa di "Brooklyn" un film fatto di sentimenti veri e sinceri, che rappresentano l'unica guida da seguire per la felicità, al di là della logica e della razionalità. Perché è l'amore la sola possibilità per potersi finalmente sentire parte di qualcosa, la sola via da percorrere in caso di smarrimento, la sola bussola in grado di orientarci nell' infinito oceano dei sentimenti umani. Perché, in fondo, è l'amore la propria "terra", nessun'altra.
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fabiofeli
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lunedì 28 marzo 2016
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partire è un po' morire
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Irlanda anni ’50: bella ma poverissima. Nell’emporio di Enniscorthy, paesino a sud di Dublino, la fila per il pane e i dolci domenicali è lunga e la signora che cerca il bacon rimane delusa: si vendono solo pane e dolci nei giorni festivi ed Ellis (Saoirse Ronan), la giovane commessa, non può accontentarla. La ragazza è bella e solare; deve lasciare la madre con la sorella, che lavora come contabile, per emigrare negli Stati Uniti a cercare una chance di vita indipendente e dignitosa. Affronta i disagi del lungo viaggio in mare, con la nausea e il vomito, e la toilette in comune con la porta bloccata. E la fila per gli immigrati ad Ellis Island è motivo di ansia per Ellis, nonostante l’omonimia con il luogo: è molto più lunga di quella dell’emporio irlandese e solo perché la compagna di cabina della nave, una scafata signora americana, le insegna il giusto comportamento può essere accettata negli USA.
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Irlanda anni ’50: bella ma poverissima. Nell’emporio di Enniscorthy, paesino a sud di Dublino, la fila per il pane e i dolci domenicali è lunga e la signora che cerca il bacon rimane delusa: si vendono solo pane e dolci nei giorni festivi ed Ellis (Saoirse Ronan), la giovane commessa, non può accontentarla. La ragazza è bella e solare; deve lasciare la madre con la sorella, che lavora come contabile, per emigrare negli Stati Uniti a cercare una chance di vita indipendente e dignitosa. Affronta i disagi del lungo viaggio in mare, con la nausea e il vomito, e la toilette in comune con la porta bloccata. E la fila per gli immigrati ad Ellis Island è motivo di ansia per Ellis, nonostante l’omonimia con il luogo: è molto più lunga di quella dell’emporio irlandese e solo perché la compagna di cabina della nave, una scafata signora americana, le insegna il giusto comportamento può essere accettata negli USA. A Brooklyn un prete irlandese le fa trovare un lavoro e la fa studiare; nonostante la intensa nostalgia, Ellis mette i primi tasselli di una vita migliore: conosce Tony (Emory Cohen) un giovane di famiglia italiana e accetta di sposarlo. La morte improvvisa della sorella Rose la riconduce in Irlanda e si delinea una nuova svolta nella sua vita. E’ più attraente la spiaggia deserta di casa o la affollatissima Coney Island? E’più augurabile una placida vita con il dandy del Golf club locale di quella nella caotica Brooklyn accanto al marito italiano tifoso dei Dodgers? …
Il soggetto del film non è solo una delicata storia d’amore; parla dell’immigrazione, della integrazione e della emancipazione che si possono trovare nelle terre di adozione: un tema attuale con le attuali ondate di migrazioni che trasformano anche l’Europa in un “melting pot” di culture e popoli. Da un lato dell’oceano ci sono le difficoltà e le meschinità dovute a pregiudizi e bigotteria delle comunità chiuse, mentre dall’altro lato le folle immense delle metropoli sembrano schiacciare le persone e la loro individualità. Ma là si impara presto come comportarsi e lo si può insegnare a chi arriva dopo, perché l’alternativa è tra vivere e non vivere. Il film si affida al volto e alla freschezza della protagonista, alla bellezza dei paesaggi irlandesi e a quelli urbani della metropoli USA, alla descrizione della crescita di un rapporto d’amore basato sul rispetto e la comprensione. Un momento di intensa commozione, molto meno scontato del lutto per la morte della sorella, lo comunica il pranzo natalizio di Brooklyn dei poveri di Irlanda quando un convitato canta uno struggente motivo tradizionale. Anche il film Jimmy’s Hall di Ken Loach parlava con grande poesia di una storia d’amore mai conclusa, ma rivelava anche le cause delle sofferenze del popolo irlandese, vessato da agrari e clero connivente. Qui, specularmente, il prete è il deus-ex-machina che aiuta l’eroina a trovare se stessa ed affermarsi. Pur con qualche lungaggine il film è da vedere.
Valutazione ***
FabioFeli
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gabriella
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giovedì 18 agosto 2016
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terra promessa
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Ellis Lacey ( Saoirse Ronan) è una ragazza irlandese che vive a Enniscorthy con la madre e la sorella, in procinto di partire per l'America in quanto nel suo paese non ci sono sbocchi lavorativi. Prepara la sua valigia di cartone con dentro pochi e semplici vestiti e si appresta alla traversata con il cuore già colmo di nostalgia per quello che lascia, ha negli occhi azzurri il cielo d'Irlanda e un cappotto verde come la sua terra. Sbarcata a Brooklin trova alloggio nella pensione di miss Kheoe e partecipa alle cene insieme ad altre ragazze irlandesi, trova lavoro presso un grande negozio di abbigliamento, procuratole da padre Flood, che si occupa anche di iscriverla a un corso di contabilità per migliorare la sua posizione.
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Ellis Lacey ( Saoirse Ronan) è una ragazza irlandese che vive a Enniscorthy con la madre e la sorella, in procinto di partire per l'America in quanto nel suo paese non ci sono sbocchi lavorativi. Prepara la sua valigia di cartone con dentro pochi e semplici vestiti e si appresta alla traversata con il cuore già colmo di nostalgia per quello che lascia, ha negli occhi azzurri il cielo d'Irlanda e un cappotto verde come la sua terra. Sbarcata a Brooklin trova alloggio nella pensione di miss Kheoe e partecipa alle cene insieme ad altre ragazze irlandesi, trova lavoro presso un grande negozio di abbigliamento, procuratole da padre Flood, che si occupa anche di iscriverla a un corso di contabilità per migliorare la sua posizione.La nostalgia è molto forte, la fitta corrispondenza con la sorella leniscono in parte la sua sofferenza, finchè conosce Anthony, un ragazzo italiano che prova un sincero interesse verso di lei. La frequentazione tra i due diventa assidua e ben presto Ellis s'inserisce nella sua nuova realtà, rasserenata anche dal tenero sentimento che la lega al suo idraulico italoamericano e alla sua chiassosa e simpatica famiglia. Quando la vita sembra sorriderle , apprende della morte della sorella e decide di tornare per un periodo in Irlanda per confortare la madre. Una volta rientrata, con un'esperienza in pià e un diploma in tasca, quello che l'aveva fatta decidere a paerire, sembrerebbe ora un motivo per restare, le viene offerto il lavoro di contabile della sorella , comincia a uscire con l'amica di sempre, Nancy, prossima alle nozze e inizia a frequentare Jim Farrel, giovane benestante che la corteggia, tutto quello che prima le appariva ostile , diventa rassicurante e protettivo. Ellis è una giovane donna indipendente e disinvolta, veste alla moda e ha imparato l'astuzia di mettersi il costume da bagno sotto il vestito se deve andare in spiaggia, non è più la ragazzotta timida e impacciata prima della partenza, per cui l'amore per la sua terra d'origine sembra farla desistere da ritornare in America, persino Anthony sembra perdersi nella nebbia dei ricordi. Combattuta tra due mondi, adesso entrambi pieni di promesse e aspettative,la rende insicura su ciò che veramente è importante per lei, ciò che desidera davvero per la sua vita. Sarà il "pettegolezzo "della signorina Kelly , una vecchia megera maligna e acida a far prendere la decisione alla ragazza di capire quale è veramente il suo posto nel mondo.Devo dire che , nonostante il film si guarda volentieri, si riconosce un'eccellente fotografia e una piacevolissima sfilata di vestiti dell'epoca, aggiungiamo una recitazione convincente , una sapiente mano registica, non è riuscito a far breccia nel profondo, l'ho trovato poco epidermico e un pò ondivago. Per esempio non è mai chiara la scansione temporale degli eventi, quanto tempo Ellis rimane a Brooklyn prima della morte della sorella? E quanto tempo rimane in Irlanda al suo ritorno? Le molte lettere inviatele da Tony lascerebbe supporre parecchio tempo ( anche perchè all'inizio, durante la traversata la sua compagna di cabina le dice che la corrispondenza ci mette molto, molto tempo), e il giovane idraulico sembra abbia anche difficoltà a scrivere con tanta frequenza. Magari sono dettagli senza importanza,però uno script cos' attento ai particolari non avrebbe dovuto trascurare certi aspetti. C'è dolcezza, malinconia, raffinatezza, eleganza, ma l'emozione non arriva a far venire la pelle d'oca.
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faskyr
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martedì 27 dicembre 2016
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un film convincente
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Brooklyn di John Crowley ci proietta subito nella New York degli anni '50 e ci regala un'atmosfera che rispecchia a pieno le dinamiche, le tendenze ed i costumi di quell'epoca. La Ronan riesce ad immedesimarsi egregiamente nel ruolo di protagonista riuscendo a trasmettere quella naturalezza ed ingenuità interpretativa che ben le si addice, ma che a tratti potrebbe risultarle limitante. La giovane irlandese, sia nella vita che sul set, riscopre con occhi illuminanti il "nuovo mondo" che le si pone davanti con un nuovo lavoro, un nuovo amore, una nuova vita senza però dimenticare i suoi trascorsi ma soprattutto la sua cara famiglia tra cui intercorre un rapporto epistolare.
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Brooklyn di John Crowley ci proietta subito nella New York degli anni '50 e ci regala un'atmosfera che rispecchia a pieno le dinamiche, le tendenze ed i costumi di quell'epoca. La Ronan riesce ad immedesimarsi egregiamente nel ruolo di protagonista riuscendo a trasmettere quella naturalezza ed ingenuità interpretativa che ben le si addice, ma che a tratti potrebbe risultarle limitante. La giovane irlandese, sia nella vita che sul set, riscopre con occhi illuminanti il "nuovo mondo" che le si pone davanti con un nuovo lavoro, un nuovo amore, una nuova vita senza però dimenticare i suoi trascorsi ma soprattutto la sua cara famiglia tra cui intercorre un rapporto epistolare. Corrispondenze che si susseguono costantemente quanto nostalgicamente. La vena di romanticismo e pacata drammaticità che traspare nel corso del film però cede apla fine il passo al sentimento di rivalsa e di forte considerazione personale che oltrepassa oltre ogni tipo pregiudizio. Dal punto di vista tecnico la regia e la fotografia risultano all'altezza di un titolo candidato a 3 premi Oscar, oltre ad una sceneggiatura ed un cast di attori più che soddisfacenti. Unica nota dolente è probabilmente la frettolosità con cui sono state girate certe scene sorvolando aspetti narrativi che avrebbero meritato maggior approfondimento, nonostante ciò il tutto viene ripagato però da un ottimo finale.
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