a.i.9lli
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giovedì 31 dicembre 2015
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un film ideologicamente sbagliato
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Whiplash è un film idelogicamente scorretto. Per prima cosa, non parla di musica, o meglio, la musica, il conservatorio, l'insegnante, i concerti sono solo il contesto, lo sfondo, l'ambiente, l'espediente che porta a parlare di qualcosa di diverso: la necessità di sfida, sicuramente, ma non verso se stessi, certo diventa anche quello, ma Whiplash prende il punto di vista di un alunno che cerca di ottenere approvazione da un sadico insegnante. all'inizio, più che un film musicale, sembra Full Metal Jacket, nei dialoghi, nelle situazioni, ma poi si trasforma in un dramma psicologico in cui Giotto vuole superare Cimabue, arrivando a farsi del male ( formidabile è la sequenza delle prove alla batteria in cui il ragazzo suda, perde sangue dalle mani, e poi immerge le mani ferite in un ampolla d'acqua ghiacciata), ad abnegarsi, a rinunciare a tutto, alla vita privata, alla salute, alla sua serenità, per ottenere quello che il suo maestro vuole da lui.
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Whiplash è un film idelogicamente scorretto. Per prima cosa, non parla di musica, o meglio, la musica, il conservatorio, l'insegnante, i concerti sono solo il contesto, lo sfondo, l'ambiente, l'espediente che porta a parlare di qualcosa di diverso: la necessità di sfida, sicuramente, ma non verso se stessi, certo diventa anche quello, ma Whiplash prende il punto di vista di un alunno che cerca di ottenere approvazione da un sadico insegnante. all'inizio, più che un film musicale, sembra Full Metal Jacket, nei dialoghi, nelle situazioni, ma poi si trasforma in un dramma psicologico in cui Giotto vuole superare Cimabue, arrivando a farsi del male ( formidabile è la sequenza delle prove alla batteria in cui il ragazzo suda, perde sangue dalle mani, e poi immerge le mani ferite in un ampolla d'acqua ghiacciata), ad abnegarsi, a rinunciare a tutto, alla vita privata, alla salute, alla sua serenità, per ottenere quello che il suo maestro vuole da lui. è un crescendo, la storia diventa sempre più drammatica, sempre più tesa, finchè questa tensione esplode. Ma il motivo per cui Whiplash è un film ideologicamente sbagliato non è la storia in se per se, non è la trama, perchè è un topos letterario vecchio come il mondo quello del rapporto odi et amo tra maestro e alunno, come anche fin dove ci si può spingere per ottenere il successo; quel che è idelogicamente sbagliato è il finale, che non vi svelo, ma che da a Whiplash il taglio finale che ( a mio parere ) non dovrebbe dare.
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(di l''uomodellasala)
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flyanto
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martedì 17 febbraio 2015
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quanto è duro potersi affermare
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Film in cui si narra di un giovane allievo del primo anno di Conservatorio che studia la batteria il quale per il suo precoce talento viene notato dall'insegnate dei corsi avanzati e da quest'ultimo espressamente invitato ad entrare a far parte della sua band. Ma nel corso delle lezioni il suddetto insegnante, peraltro un bravissimo e alquanto famoso pianista, al fine di spronarlo ad ottenere il meglio di sè, lo umilia continuamente e pesantemente di fronte agli altri, finchè il giovane, dopo un periodo di profonda crisi, sia d'identità che professionale, deciderà di ribellarsi e continuare, ormai sicuro di sè, la propria strada e la propria carriera di eccellente musicista della batteria.
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Film in cui si narra di un giovane allievo del primo anno di Conservatorio che studia la batteria il quale per il suo precoce talento viene notato dall'insegnate dei corsi avanzati e da quest'ultimo espressamente invitato ad entrare a far parte della sua band. Ma nel corso delle lezioni il suddetto insegnante, peraltro un bravissimo e alquanto famoso pianista, al fine di spronarlo ad ottenere il meglio di sè, lo umilia continuamente e pesantemente di fronte agli altri, finchè il giovane, dopo un periodo di profonda crisi, sia d'identità che professionale, deciderà di ribellarsi e continuare, ormai sicuro di sè, la propria strada e la propria carriera di eccellente musicista della batteria.
Questa pellicola, dal punto di vista della trama, per quanto interessante, non costituisce alcunchè di originale in quanto in moltissime precedenti opere cinematografiche, sia films che serie televisive, il tema dell'affermazione artistica e delle difficoltà a raggiungerla è stato già ampiamente trattato, ma quello che rende questo film, invece, degno di essere preso in considerazione sono soprattutto i brani di pezzi famosi di musica jazz di cui è intriso e da uno dei quali questa pellicola trae anche il titolo. Pezzi suonati ovviamente in eccellente maniera da rendere piacevole per lo spettatore la visione o, meglio, l'ascolto, quasi egli assistesse ad un concerto vero e proprio, e tali da fargli dimenticare, appunto, la scontatezza e la ripetitività della trama.
Inoltre, occorre menzionare tra tutti gli attori del cast, l'ottimo J.K. Simmons che nella parte del dispotico ed esigente ed assai temuto insegnante presenta il ritratto di un uomo alquanto reale come personaggio, nonchè anche affascinante.
Interessante per chi ama, soprattutto, il genere della musica jazz.
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new flesh
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venerdì 27 febbraio 2015
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non è un film sul jazz!!!
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Oltre che appassionato di cinema sono un musicista attivo soprattutto nell'ambito del jazz,quindi guardare ed esprimere la mia impressione su questo film diventa quasi un dovere,in quanto ex studente di un corso di jazz in conservatorio nonchè reporter(per voi che mi leggete) "dal fronte" che raccoglie giudizi direttamente dall'ambiente dei musicisti jazz.Ebbene questo film ha fatto inc***re tutti!.L'aspetto che ha generato un malcontento e una disapprovazione cosi feroci è che il film darebbe una idea sbagliata del Jazz e ancor di più dell'ambiente accademico,mistificherebbe questa arte e darebbe informazioni distorte e faziose a chi di jazz non ne sa nlla.Gli aspetti che il film omette sarebbero quelli legati all gioia di fare musica,alla felicità e alla soddisfazione emotiva che ne deriva.
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Oltre che appassionato di cinema sono un musicista attivo soprattutto nell'ambito del jazz,quindi guardare ed esprimere la mia impressione su questo film diventa quasi un dovere,in quanto ex studente di un corso di jazz in conservatorio nonchè reporter(per voi che mi leggete) "dal fronte" che raccoglie giudizi direttamente dall'ambiente dei musicisti jazz.Ebbene questo film ha fatto inc***re tutti!.L'aspetto che ha generato un malcontento e una disapprovazione cosi feroci è che il film darebbe una idea sbagliata del Jazz e ancor di più dell'ambiente accademico,mistificherebbe questa arte e darebbe informazioni distorte e faziose a chi di jazz non ne sa nlla.Gli aspetti che il film omette sarebbero quelli legati all gioia di fare musica,alla felicità e alla soddisfazione emotiva che ne deriva.Il jazz e lo studio della musica non sono sangue e frustrazione.Basta perpetuare il falso mito per cui il rock è libertà ed il jazz (e tutte le musiche colte)è noia e autolesionismo!Inoltre non esistono al mondo Docenti cosi assurdamente maniacali e violenti,attratti in maniera cosi ossesiva e brutale dai dettagli,da ogni singola microvariazione sul Timing originale (come faccia ad avere in testa il beat preciso preciso non si sa)e da ogni singola dicitura sul pentagramma,in una musica in cui dovrebbero vincere l'estemporaneità,l'interpretazione personale e la condivisione di un dialogo spontaneo con gli altri musicisti.Queste osservazioni sono più che mai giuste,ma sono altrettanto fuoriluogo e inutili (a mio avviso)in un altro senso.Per spiegarmi meglio uso un piccolo ma significativo gancio che nel film (e nelle menti più aperte ha attecchito)sintetizza perfettamente il discorso:Il Maestro è ossessionato dai concorsi.E questo basterebbe a giustificare il tutto perchè antijazz per antonomasia.é una dichiarazione di intenti!Una volta focalizzato questo punto il resto non è assurdo ma ,anzi coerente.Perchè il film è chiaramente una iperbole che mette in scena situazioni al limite per veicolare più nettamente un messaggio,e cioè il rapporto tra allievo e maestro,la simbiosi e la complementarietà fra le due figure,la voglia di piacere a tutti i costi al tuo mentore,la voglia paradossalmente distruttiva di fare pratica che ti prende a 19 anni!Il fatto che questo film abbia messo in scena con cura ogni dettaglio cosi profondamente in opposizione con lo spirito del jazz non può non essere puramente voluto,perchè lo stridere diventa ancora più evidente e fastidioso!!(immaginiamo le stesse situazioni immerse in uno scenario Accademico di musica classica.Sarebbero stati solo stereotipi largamente accettati).Questo è quello che molti musicisti non hanno capito,infatti nessuno ha parlato del finale.Nessuna storia deve educare nessuno su niente,tantomeno questa deve educare e introdurre al jazz persone che non masticano o non sono interessate semplicemente.Quello che spaventa i musicisti sta più in dietro,e cioè che sul jazz (in italia)c'è disinformazione,è mistificato e torturato,talvolta dagli stessi musicisti e dai concorsi(!!!)e festival (e non vado oltre con la polemica).Per cui non è colpa di questo film se la gente continurà a non interessarsi al jazz.è solo una storia che,certo,raccoglie solo una parte del fare musica,dello studio e della passione (dal greco sofferenza),una parte reale che qui è estremizzata,ma funzionale e coerente col messaggio che vuol mandare.Italiani Godetevi questa parabola estrema,che inAmerica non si è scandalizzato nessuno!
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[+] non solo anti-jazz ma anti-musica
(di siebenzwerg)
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no_data
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mercoledì 27 maggio 2015
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che c'entra con la musica?
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Un film che c'entra poco con la musica e molto con l'ossessone americana della competizione fine a sé stessa, a diventare il migliore, a "the winner takes it all", al non lasciare spazio a niente che non sia la vittoria assoluta e l'annientamento dei competitori, veri e propri avversari o nemici. La trama e le dinamiche potrebbero benissimo essere applicate a qualunque altro contesto, e anzi forse sarebbero più appropriate a contesti lavorativi o sportivi, più che in un mondo nel quale a farla da padrona sono (o dovrebbero essere) la soggettività, l'espressione e la cooperazione. Si vede che Chazelle ha un'ossessione per la musica ma in realtà è un mondo che o non conosce o conosce superficialmente, oppure ne ha una visione del tutto distorta, e non è in grado di afferrarne le peculiarità.
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Un film che c'entra poco con la musica e molto con l'ossessone americana della competizione fine a sé stessa, a diventare il migliore, a "the winner takes it all", al non lasciare spazio a niente che non sia la vittoria assoluta e l'annientamento dei competitori, veri e propri avversari o nemici. La trama e le dinamiche potrebbero benissimo essere applicate a qualunque altro contesto, e anzi forse sarebbero più appropriate a contesti lavorativi o sportivi, più che in un mondo nel quale a farla da padrona sono (o dovrebbero essere) la soggettività, l'espressione e la cooperazione. Si vede che Chazelle ha un'ossessione per la musica ma in realtà è un mondo che o non conosce o conosce superficialmente, oppure ne ha una visione del tutto distorta, e non è in grado di afferrarne le peculiarità. Quello che dovrebbe essere la volontà o il bisogno di esprimere un discorso di tipo artistico diventa solo meccanica soggetta a competizione e acquista un senso solo se ti rende "il migliore". Charlie Parker che è diventato Charlie Parker perché Philly Joe Jones gli ha lanciato un piatto? Ma dove vive questo Chazelle? Perchè non scrive o dirige film su sport come il baseball dove la statistica la fa da padrona e invece si lancia in campi nei quali è come un pesce fuor d'acqua? A tavola il giovane protagonista si confronta con i suoi (credo) cugini che praticano il football su un piano di frustrata superiorità, quando invece la prospettiva è la stessa, ancorché su piani diversi - sport e musica.
Il film sarebbe guardabile per la bravura degli interpreti ed anche per lo sviluppo narrativo, così come per il ritmo, ma è il messaggio centrale che guasta tutto. Oltre al finale che, si fosse fermato all'uscita di scena del giovane batterista, sarebbe stato plausibile e avrebbe dato un senso forse più realistico al tutto.
Nonostante la bravura dei due protagonisti restano veramente poco verosimili il carattere dell'antagonista e certe scene e situazioni come il sangue a profusione dalle mani del giovane batterista, veramente fuori luogo e del tutto inverosimile.
In conclusione si tratta di un film che, anche se molto meno di Grand Piano, mi ha lasciato un senso di irritazione profonda, al quale dò un giudizio appena sufficiente solo per l'aspetto tecnico della direzione, ma assolutamente mediocre sotto il piano del contenuto.
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alex2044
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venerdì 6 marzo 2015
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il jazz non è la vita ma la vita può esserlo !
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Bum ! Un film impeccabile . Teso , incisivo ,senza pause . Diretto benissimo , interpretato altrettanto . Con una colonna sonora memorabile . Iniziato e finito in un lampo come un improvvisazione jazz che vorresti non finisse mai . E poi il jazz , la vera world music che abbraccia tutto e tutti . Il jazz non è la vita ma la vita può esserlo con le sue improvvisazioni ed anche con il suo impegno ed il suo rigore . Meritatissimo l'Oscar per il miglior attore non protagonista . Un consiglio :chi ama il cinema non perda questo film . Chi ama ,veramente e ribadisco veramente , il jazz faccia altrettanto . Senza aspettarsi il santino da venerare .Insomma i jazzomani integralisti si astengano .
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Bum ! Un film impeccabile . Teso , incisivo ,senza pause . Diretto benissimo , interpretato altrettanto . Con una colonna sonora memorabile . Iniziato e finito in un lampo come un improvvisazione jazz che vorresti non finisse mai . E poi il jazz , la vera world music che abbraccia tutto e tutti . Il jazz non è la vita ma la vita può esserlo con le sue improvvisazioni ed anche con il suo impegno ed il suo rigore . Meritatissimo l'Oscar per il miglior attore non protagonista . Un consiglio :chi ama il cinema non perda questo film . Chi ama ,veramente e ribadisco veramente , il jazz faccia altrettanto . Senza aspettarsi il santino da venerare .Insomma i jazzomani integralisti si astengano . Il film non fa per loro .
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nvloud
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martedì 24 marzo 2015
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full metal jazz per citare un tale...
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Nella frenesia del mondo contemporaneo, si ha la generale sensazione di non essere mai al tempo, di non essere abbastanza veloci, di non riuscire a fare tutte le cose che ci si è proposto di fare. Smarthphone, centinaia di contatti, like, velocità, frenesia, merito, o ancora meglio "eccellenza" per citare una parola vuota. Fermiamoci un attimo, ragioniamo. Per chi c'è ne? C'è ne per il più bravo della scuola? No, perché Andrew non lo è. C'è ne per il Sergente Hartman/maestro? No perché viene ucciso/buttato fuori dalla scuola. Vedete, questo film, mette in mostra questo aspetto meglio di chiunque altro. Il pensiero unico dominante, quello dove devi diventare qualcuno per forza, dove se non hai diecimila followers non sei nessuno, quello dove devi essere sempre al top altrimenti sei un "succhia cazzi" o "una palla di lardo" per rimanere in tema, è esattamente elevato a apoteosi massima in questa prestazione cinematografica di alto livello.
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Nella frenesia del mondo contemporaneo, si ha la generale sensazione di non essere mai al tempo, di non essere abbastanza veloci, di non riuscire a fare tutte le cose che ci si è proposto di fare. Smarthphone, centinaia di contatti, like, velocità, frenesia, merito, o ancora meglio "eccellenza" per citare una parola vuota. Fermiamoci un attimo, ragioniamo. Per chi c'è ne? C'è ne per il più bravo della scuola? No, perché Andrew non lo è. C'è ne per il Sergente Hartman/maestro? No perché viene ucciso/buttato fuori dalla scuola. Vedete, questo film, mette in mostra questo aspetto meglio di chiunque altro. Il pensiero unico dominante, quello dove devi diventare qualcuno per forza, dove se non hai diecimila followers non sei nessuno, quello dove devi essere sempre al top altrimenti sei un "succhia cazzi" o "una palla di lardo" per rimanere in tema, è esattamente elevato a apoteosi massima in questa prestazione cinematografica di alto livello. Non a caso il parallelismo con l'ideologia militare calza a pennello. (Full Metal Jacket) Non parla di questo forse questo film, al di là dell'ottima musica rilassante che spesso ci accompagna? Andrew non ha amici perché suona la batteria, è troppo impegnato, ha troppe cose da fare. Non ha la ragazza per lo stesso motivo. Non arriva mai puntuale ai corsi di batteria, ha troppe cose da fare. E che cosa ha da fare? È questo il punto, ecco la grande metafora del film. Quale impersonificazione migliore per rappresentare la frenesia e il nevrosismo di fondo a cui tutti noi siamo sottoposti ogni giorno se non quella del batterista che studia a New York e di famiglia borghese? È quello che il regista vuole dirci e comunicarci, il maestro è appositamente un maestro cattivo, non politically correct, arrogante, violento e soprattutto ingiusto. esattamente la descrizione della nostra società, che ci chiede troppo, che non è giusta e che non ci dà niente se non la pretesa di insegnarci a stare al mondo. L'ideologia militare si respira sin da subito, tanto che ci si sente strangolati da questo arrogante maestro; si respira ben presto l'impossibilità di ribellione nei suoi confronti anche laddove nel film per esempio il maestro non ha più un ruolo legale diciamo ma semplicemente simbolico. Quando Andrew diventa consapevole dell'impossibilità effettiva di ribellione nei suoi confronti, quando si rende conto che sbraitarli addosso indietro non serve più a nulla; ecco che il film svolge al termine, non c'è possibilità vera di ribellione ma solo simbolica e nel caso del film passa attraverso la musica, è solo attraverso la musica che Andrew si può ribellare. Come dire, solo se ci rendiamo conto dei nostri enormi limiti, se ci rendiamo conto veramente di chi siamo, di cosa possiamo veramente fare solo allora potremmo volere veramente qualcosa di realizzabile. Nell'ultimo abbandono della batteria, quando poi Andrew ritorna sul palco questa verità emerge con forza. Il maestro gli dice "questo non fa per te" e lui si alza e se ne va. Se ne va perché si rende conto del fatto che, sì, vorrebbe suonare con i grandi musicisti ma fisicamente e mentalmente non si sente pronto, allora, proprio allora gli viene in mente il concetto poco fa esposto, e si risponde a quella domanda che egli stesso fa al maestro nel locale dove si rivedono per la prima volta fuori da scuola, "quale è allora il limite professore?". Il limite è egli stesso. Come dire, "Maestro, a che velocità dobbiamo andare per stare al passo con la società?"
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francesco dessi
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giovedì 17 marzo 2016
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magnifiche interpretazioni e infinite emozioni
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Whiplash è un film del 2014 diretto da Damien Chazelle,vincitore di ben tre premi oscar.
Andrew Neyman è un giovane batterista con tanta voglia dimostrare,che si trova in una delle scuole musicali più importanti del suo paese,un giorno incontrerà Terence Fletcher(interpretato da un magistrale J. K. Simmons),uno dei professori più severi della scuola di Andrew.
Il giovane protagonista dovrà fare di tutto per conquistarsi la fiducia di Fletcher,che tutto è tranne che comprensivo e gentile coi suoi studenti.
I punti forti di questo film sono proprio nascosti dietro Fletcher,un personaggio unico,severo e astuto dal primo all'ultimo minuto del film,un'interpretazione incredibile,per cui J.
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Whiplash è un film del 2014 diretto da Damien Chazelle,vincitore di ben tre premi oscar.
Andrew Neyman è un giovane batterista con tanta voglia dimostrare,che si trova in una delle scuole musicali più importanti del suo paese,un giorno incontrerà Terence Fletcher(interpretato da un magistrale J. K. Simmons),uno dei professori più severi della scuola di Andrew.
Il giovane protagonista dovrà fare di tutto per conquistarsi la fiducia di Fletcher,che tutto è tranne che comprensivo e gentile coi suoi studenti.
I punti forti di questo film sono proprio nascosti dietro Fletcher,un personaggio unico,severo e astuto dal primo all'ultimo minuto del film,un'interpretazione incredibile,per cui J. K. Simmons ha vinto meritatamente l'Oscar per miglior attore non protagonista.
I complimenti vanno anche al bravissimo Miles Teller,che ha avuto un ruolo davvero difficilissimo e ha dato prova del suo talento e delle sue innumerevoli doti attoriali.
Il film insegna,insegna tanto,solo col duro lavoro si ottengono risultati,il vero sacrificio e la determinazione portano al successo,ed Andrew lo dimostra non solo a Fletcher ma anche a tutti noi.
Tutto il film risulta un'emozione dietro l'altra,col fiato sospeso negli ultimi 15 minuti di film,con un bel colpo di scena,una conclusione degna di essere definita capolavoro.
È così perfetto e magnifico,compresa la colonna sonora che vi farà (molto probabilmente) appassionare al jazz in seguito alla visione del film.
Un capolavoro assoluto,da vedere e rivedere all'infinito.
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dave69
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lunedì 9 marzo 2015
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storiadi un'ossessione, anzi due
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Più che la vicenda di una passione musicale, la storia che viene narrata nel film sembra quella di un'ossessione, anzi due: quella dell'inflessibile insegnante Terence Fletcher, splendidamente interpretato da un ottimo Jonathan Kimble Simmons (Oscar come miglior attore non protagonista) sulle orme del terribile sergente Hartman di "Full Metal Jacket" (citato anche all'inizio durante uno scambio di battute), il quale è pronto a ricorrere ad insulti, umiliazioni ed anche percosse pur di spingere i propri allievi a dare il massimo nella speranza di scoprire un "nuovo Charlie Parker" (il cui talento, secondo un aneddoto più volte raccontato nel film, non sarebbe mai venuto fuori senza l'insistenza del suo maestro/allenatore); l'altra ossessione è quella invece dell'allievo Andrew Neyman (Miles Terrer), deciso ad andare anche contro la propria famiglia, ed a rinunciare ad amicizie e affetti, pur di diventare una stella del Jazz.
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Più che la vicenda di una passione musicale, la storia che viene narrata nel film sembra quella di un'ossessione, anzi due: quella dell'inflessibile insegnante Terence Fletcher, splendidamente interpretato da un ottimo Jonathan Kimble Simmons (Oscar come miglior attore non protagonista) sulle orme del terribile sergente Hartman di "Full Metal Jacket" (citato anche all'inizio durante uno scambio di battute), il quale è pronto a ricorrere ad insulti, umiliazioni ed anche percosse pur di spingere i propri allievi a dare il massimo nella speranza di scoprire un "nuovo Charlie Parker" (il cui talento, secondo un aneddoto più volte raccontato nel film, non sarebbe mai venuto fuori senza l'insistenza del suo maestro/allenatore); l'altra ossessione è quella invece dell'allievo Andrew Neyman (Miles Terrer), deciso ad andare anche contro la propria famiglia, ed a rinunciare ad amicizie e affetti, pur di diventare una stella del Jazz. Il loro incontro/scontro è il sale di un film emozionante, pieno di bella musica, di tensione, ma che risulta anche sgradevole. Vittime delle loro stesse ossessioni, infatti, entrambi i protagonisti si trasformano spesso in macchine senza cuore: Fletcher dovrà piange la morte di un ex allievo portato al suicidio proprio dai suoi metodi alienanti, Neyman arriverà a lasciare la fidanzata in "modo preventivo" (la lascia prima che lei si lamenti del fatto che lui la trascurerà per potersi allenare a dovere) e, per non perdere il posto nella band, si presenterà ad una esibizione coperto di sangue dopo un durissimo incidente d'auto. In fondo, entrambi si rivelano molto più piccoli dell'Arte a cui sono votati. Ma questo è un limite del film, oppure si tratta del suo lato più "vero"? ^_^
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great steven
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giovedì 17 marzo 2016
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scontro fra allievo di talento e maestro spietato.
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WHIPLASH (USA, 2014) diretto da DAMIEN CHAZELLE. Interpretato da MILES TELLER, J. K. SIMMONS, MELISSA BENOIST, AUSTIN STOWELL, PAUL REISER, NATE LANG, CHRIS MULKEY, JAYSON BLAIR
Andrew Neiman sogna di diventare uno dei più grandi batteristi jazz della sua generazione. Il talento e la determinazione non gli mancano, ma ancora non sa chi sarà il maestro dello Shaffer, la scuola musicale presso la quale si iscrive per entrare a far parte, come elemento secondario, di un’orchestra maschile. Si tratta infatti dello spietato e inflessibile Terence Fletcher, insegnante e direttore dai modi furiosi e burberi, che maltratta i suoi allievi per cercare di tirar fuori da essi il meglio (come poi spiega lui stesso in una seduta in un bar proprio insieme ad Andrew).
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WHIPLASH (USA, 2014) diretto da DAMIEN CHAZELLE. Interpretato da MILES TELLER, J. K. SIMMONS, MELISSA BENOIST, AUSTIN STOWELL, PAUL REISER, NATE LANG, CHRIS MULKEY, JAYSON BLAIR
Andrew Neiman sogna di diventare uno dei più grandi batteristi jazz della sua generazione. Il talento e la determinazione non gli mancano, ma ancora non sa chi sarà il maestro dello Shaffer, la scuola musicale presso la quale si iscrive per entrare a far parte, come elemento secondario, di un’orchestra maschile. Si tratta infatti dello spietato e inflessibile Terence Fletcher, insegnante e direttore dai modi furiosi e burberi, che maltratta i suoi allievi per cercare di tirar fuori da essi il meglio (come poi spiega lui stesso in una seduta in un bar proprio insieme ad Andrew). Il ragazzo riesce faticosamente a conquistarsi il ruolo di batterista di punta dell’orchestra, ma un primo provino va male, e Fletcher è costretto a scusarsi col pubblico dello spettacolo. Il padre di Andrew consiglia al ragazzo di inviare una lettera scritta da lui allo Shaffer per far destituire Fletcher, accusato fra l’altro di aver indotto al suicidio un altro suo alunno. Coltivando contemporaneamente una difficile storia d’amore con Nicole, ragazza che vende i pop-corn al cinema, Andrew continua ad allenarsi con ossessione fino a farsi sanguinare le mani e venirsi i calli. Il giorno di una première in un prestigioso teatro arriva in ritardo perché dimentica a casa le bacchette e, come se non bastasse, ha anche un violento incidente stradale. Con le mani fasciate e grondante di sangue, Andrew si presenta alla kermesse, dove l’orchestra dovrà eseguire il brano Whiplash: sarà un’occasione imperdibile per farla in barba a Fletcher, diventato ormai il suo peggior nemico, anziché il suo mentore. E la rivincita di Andrew gli regalerà una soddisfazione impagabile e uno strepitoso successo di pubblico. Tra i film drammatici con inclinazioni musicali dell’ultimo periodo, è senza dubbio uno dei migliori, per come riesce a coniugare le esigenze della rappresentazione artistica usando la settima arte come collegamento fra il mondo delle note e quello del grande schermo, e il merito va soprattutto a Chazelle, regista che in passato aveva avuto incursioni non proprio brillantissime nel cinema musicale, ma che qui riesce splendidamente a coniugare le due anime che da tempo immemorabile raffigurano i due estremi apparentemente inconciliabili del musical made in USA: il genere dei "colossali futuri musicali" e la vittoria dello spirito sulla carne. Il primo elemento si amplia efficacemente nella diatriba Teller-Simmons, in cui a prevalere come primattore di carattere è paradossalmente il secondo, in grado di mettere in piedi una recitazione ardente e impetuosa che convince al 100%, per quanto il giovane protagonista sappia inventare di sana pianta un coraggioso rampollo del jazz che decide di vivere per la musica, sacrificando ogni cosa per la relativa causa. L’altro elemento si espleta soprattutto nella relazione amorosa fra Teller e M. Benoist (quest’ultima con ogni probabilità è il personaggio meno azzeccato dell’intero cast: ruolo troppo sdolcinato e poco impegnativo), dove lui è costretto a rivedere le sue posizioni sentimentali sia in virtù dell’affetto filiale per il padre sia per l’ossessione maniacale per il suo strumento e il valore artistico che ne scaturisce. Molto più valido e riuscito di altri "musicarelli" di infima categoria usciti qualche anno prima, soprattutto gli insopportabili Step Up. La veemenza verbale e fisica del maestro Fletcher, cui giova enormemente la faccia severa e arrogante di Simmons (premiato con un Oscar tanto meritato quanto probamente sudato), ricorda non troppo da lontano quella del sergente maggiore Hartman di Full Metal Jacket, ma senza il rischio di una parodia o di una caricatura: questo maestro è in fondo un idealista nato che si fa in quattro per estrarre da ogni persona alle sue dipendenze anche il più piccolo briciolo di abilità, a costo di sottoporlo ad innominabili sofferenze. Una colonna sonora di prim’ordine, con scelta di brani vecchio stampo che rievocano bellissimi tempi andati, che però, per quanto ben congegnata e funzionale, non basta a risollevare la mediocre fotografia che penalizza fortemente il film a livello di immagini: troppa poca illuminazione, per altro mal utilizzata in ambienti che ne avrebbero richiesto una quantità ben superiore. Aperto e chiuso da due assoli di batteria che non potrebbero essere più diversi fra loro, eppure entrambi di un’efficienza che sottolinea il carattere pessimistico del film, ma anche, in fondo, la sua natura utilitaristica e consolatoria, almeno per chi impazzisce per la musica e sa adorarla, a prescindere da chi la suoni o da chi la insegni. Altri due Oscar per il montaggio e il sonoro. 48 milioni di dollari incassati in tutto il pianeta, di cui 13 in patria.
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giorpost
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venerdì 30 giugno 2017
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bello senz'anima
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Andrew Neiman è un giovane musicista con la passione per il Jazz; batterista discreto e figlio d'arte, Andrew ha una forte ambizione: studiare nel conservatorio più importante di New York e diventare il numero uno del suo tempo. Sul suo cammino, però, dovrà vedersela col sadico e autoritario Fletcher, professore perfezionista in cerca, a sua volta, di un nuovo Elvin Jones. Le prove incessanti fino a notte fonda, le tensioni con gli altri aspiranti musicisti e, soprattutto, le assurde umiliazioni subite da Fletcher divideranno Neiman dal resto del mondo, spingendolo a rinunciare ad amicizie, amori ed ogni “distrazione” tipica di un ventenne, pur di fare la scalata.
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Andrew Neiman è un giovane musicista con la passione per il Jazz; batterista discreto e figlio d'arte, Andrew ha una forte ambizione: studiare nel conservatorio più importante di New York e diventare il numero uno del suo tempo. Sul suo cammino, però, dovrà vedersela col sadico e autoritario Fletcher, professore perfezionista in cerca, a sua volta, di un nuovo Elvin Jones. Le prove incessanti fino a notte fonda, le tensioni con gli altri aspiranti musicisti e, soprattutto, le assurde umiliazioni subite da Fletcher divideranno Neiman dal resto del mondo, spingendolo a rinunciare ad amicizie, amori ed ogni “distrazione” tipica di un ventenne, pur di fare la scalata. Ma la sua forza di volontà, tuttavia, potrebbe non essere direttamente proporzionale al talento...
Whiplash (USA, 2014), pluri premiato film di Chazelle, è un'opera con un difetto di base: gli manca un'anima. Il Cinema dovrebbe sempre tener conto del messaggio che vuole trasmettere, ma ogni tanto a Hollywood accade che si dimenticano di abbassare il livello e posizionare la levetta su “soft”, col risultato di sfornare film che sembrano scritti da cattivi maestri. E non mi riferisco certo a quello interpretato in maniera rigorosa e perfetta dal grandissimo J.K. Simmons, ma alla morale, nemmeno tanto latente, che questa pellicola vuole far passare: o sei il numero uno o non sei nessuno, tipico dell'America. In un'opera girata benissimo dal punto di vista tecnico, non ho apprezzato due aspetti: il continuo uso di inutile ed offensivo turpiloquio (non siamo in guerra e non è Full Metal Jacket) e l'aver scordato che per suonare bene -non solo la batteria e comunque il discorso vale anche per altri campi- occorre avere anzitutto il talento. Non credo che i vari Coltrane, Miles Davis, Louis Armstrong e Dizzie Gillespie avessero avuto un maestro così fanatico, bastardo e cattivo all'epoca: loro possedevano, semplicemente, il sacro fuoco del talento, quello vero, che hai dalla nascita. In Whiplash, invece, passa il concetto che puoi ottenere tutto nella vita, a patto che ti dai fare come un dannato e che rinunci a tutto, anche alla vita stessa. Beh, speriamo che nessuno lo prenda ad esempio.
Se l'obiettivo era quello di emozionare, non è stato raggiunto, ma se era quello di generare rabbia e frustrazione, è stato centrato in pieno.
Voto: 6 (9 a Simmons)
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