eugenio98
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martedì 11 agosto 2015
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un duello a colpi di bacchetta
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Andrew è un giovane batterista che viene notato da Terence Fletcher, conosciuto come uno degli insegnanti più severi dello Shaffer Conservatory. Determinato a diventare uno dei grandi, Andrew intraprenderà una strada che lo porterà a un duello psicologico col maestro.
Primo film di Damien Chazelle, Whiplash affonda le radici nel conflitto di due generazioni, analizzando le menti dei due protagonisti.
Terence Fletcher è un duro insegnante, freddo e spietato, a cui interessa guadagnarsi una reputazione nei concerti e temprare gli allievi; sorta di redivivo sergente Hartman, risoluto, incute terrore fino a provocare la morte di uno dei suoi vecchi allievi.
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Andrew è un giovane batterista che viene notato da Terence Fletcher, conosciuto come uno degli insegnanti più severi dello Shaffer Conservatory. Determinato a diventare uno dei grandi, Andrew intraprenderà una strada che lo porterà a un duello psicologico col maestro.
Primo film di Damien Chazelle, Whiplash affonda le radici nel conflitto di due generazioni, analizzando le menti dei due protagonisti.
Terence Fletcher è un duro insegnante, freddo e spietato, a cui interessa guadagnarsi una reputazione nei concerti e temprare gli allievi; sorta di redivivo sergente Hartman, risoluto, incute terrore fino a provocare la morte di uno dei suoi vecchi allievi.
Andrew è invece un diciannovenne, privo di amici, che vede nella carriera di batterista l’unico sbocco per la sua esistenza. Pur deciso a perseguire il suo sogno, presto cadrà in un baratro, lasciandosi alle spalle il padre e la ragazza Nicole, forse l’unica luce della sua vita.
Viene quindi descritta la lenta trasformazione del giovane protagonista che evolverà alla stregua di un mostro, rischiando di diventare come Fletcher; quest’ultimo viceversa, pur spigoloso e ruvido all’eccesso nonché privo di ogni moralità, a tratti manifesterà una sensibilità piangendo per la morte di un suo allievo: forse, sotto quello strato di crudeltà, potrebbe celarsi un antico ed esile giovanotto incompreso.
Gli eventi successivi saranno però testimonianza dell’eterna freddezza di Fletcher nei confronti del genere umano. Tra i due protagonisti solo alla fine s’instaurerà una forma di collaborazione: essi, scrutandosi in profondità, riusciranno letteralmente a stupire il pubblico.
Grandissima è l’interpretazione di J. K. Simmons (non a caso vincitore dell’Oscar), che dipinge un uomo incompreso, senza paure, critico verso tutto e tutti. Perennemente vestito di nero, col volto scavato e calvo, Fletcher è un’ombra che non guarda in faccia a nessuno.
Vincitore di tre premi Oscar, Whiplash è un capolavoro su più fronti: innanzitutto musicale ma anche etico, nella strenua ricerca di rigore; è un’opera che suggestiona, invitando tutti gli spettatori a dare il meglio di sé per ricevere, anche solo con uno sguardo, l’approvazione di “bel lavoro!”.
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enzo70
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domenica 6 marzo 2016
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la forza della volontà
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Andrew è un giovane batterista di talento che entra nel più prestigioso conservatorio di New York. Il maestro Terence Fletcher ne intravede subito le straordinarie potenzialità; ma il carattere e l’inflessibilità di Fletcher trasformano la vita di Andrew, tenuto sempre in bilico e sottoposto ad ogni forma di vessazione psicologica, in un vero e proprio inferno. Il giovanissimo regista Damien Chazelle dirigi una piccola chicca, a metà tra un film musicale e militare, da un lato la musica, dall’altro un addestramento degno di full metal jacket o ufficiale e gentiluomo. Per Fletcher la musica è arte, ma l’arte è disciplina, serve rabbia e carattere.
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Andrew è un giovane batterista di talento che entra nel più prestigioso conservatorio di New York. Il maestro Terence Fletcher ne intravede subito le straordinarie potenzialità; ma il carattere e l’inflessibilità di Fletcher trasformano la vita di Andrew, tenuto sempre in bilico e sottoposto ad ogni forma di vessazione psicologica, in un vero e proprio inferno. Il giovanissimo regista Damien Chazelle dirigi una piccola chicca, a metà tra un film musicale e militare, da un lato la musica, dall’altro un addestramento degno di full metal jacket o ufficiale e gentiluomo. Per Fletcher la musica è arte, ma l’arte è disciplina, serve rabbia e carattere. E la pedagogia si trasforma in una sorta di delirio di onnipotenza nei confronti del giovane allievo che nella straordinaria scena finale, dimostra di avere più rabbia e più carattere di quanta Fletcher abbia mai potuto immaginare. Un film intelligente e ben condotto, con una ottima interpretazione da parte di Miles Teller e di J.K. Simmons ed una straordinaria colonna sonora.
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aldiquadeisogni
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sabato 2 aprile 2016
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musicisti:volontà,forza,sudore e...fede in sè
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Non scoraggiarsi mai. Il sudore ed il sangue...che possiamo quasi sentir scivolare sulla nostra pelle, guardando questo film, sgorgano in ogni musicista. Trasudano da ognuno dei pori della nostra pelle; ci portano davanti ad un bivio che è poi il sale dell'intera opera: dovremo un giorno scoraggiarci? Soccomberà il nostro "Io" sotto il peso degli standard comportamentali che ci circondano ed ai quali, inconsapevolmente, ci adattiamo? Soccomberemo al sistema? Soccomberemo a noi stessi ed alla voglia di cercare e, semmai, trovare una strada più semplice di quella segnata dalla scia di questo sudore e questo sangue?... Una volta scoraggiati, poi, potremo facilmente incolpare qualcosa, qualcuno,il sistema.
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Non scoraggiarsi mai. Il sudore ed il sangue...che possiamo quasi sentir scivolare sulla nostra pelle, guardando questo film, sgorgano in ogni musicista. Trasudano da ognuno dei pori della nostra pelle; ci portano davanti ad un bivio che è poi il sale dell'intera opera: dovremo un giorno scoraggiarci? Soccomberà il nostro "Io" sotto il peso degli standard comportamentali che ci circondano ed ai quali, inconsapevolmente, ci adattiamo? Soccomberemo al sistema? Soccomberemo a noi stessi ed alla voglia di cercare e, semmai, trovare una strada più semplice di quella segnata dalla scia di questo sudore e questo sangue?... Una volta scoraggiati, poi, potremo facilmente incolpare qualcosa, qualcuno,il sistema..... Ma,...troveremo mai il coraggio di guardare nei nostri occhi ed incolpare noi stessi? Assumendoci le nostre responsabilità?
La musica é arte, studio, sacrificio, sudore, sacrificio, passione, pazienza, sacrificio, sacrificio,...passione.....tutto questo, in cambio di una semplice...emozione, di un'idea,...di un sogno.....
Questo ha dato a me, la musica: emozione.
Questo film raggiunge lo scopo: genera una forte emozione interiore, non solo nello spettatore "musicista", ma, in ogni persona che intenda davvero, con ogni fibra di sé stesso, perseguire il proprio sogno.
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biso 93
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mercoledì 6 aprile 2016
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potente e snob
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Whiplash mi ha fatto provare tante emozioni, mi ha stregato con la sua potenza, la sua strafottenza ed il suo sadismo, volto ha dare grande rilievo all' ossessione, piu' precisamente allo scontro di due ossessioni verso la musica, verso il mondo jazz. Whiplash e' diretto magistralmente da Damien Chazelle, qui pure ottimo sceneggiatore grazie a dialoghi forti ma semplici e molto realistici. Forse il mondo della musica, seppur duro, non sara' proprio cosi', ma l'intento del regista e' il voler mettere in risalto fino a quanto si possono spingere due personaggi ossessionati ds un obbiettivo. La fotografia dona un'atmosfera jazz fantastica ed il film dona un ruolo da protagonista alla musica, la quale in questo film prende molta forza e risalto.
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Whiplash mi ha fatto provare tante emozioni, mi ha stregato con la sua potenza, la sua strafottenza ed il suo sadismo, volto ha dare grande rilievo all' ossessione, piu' precisamente allo scontro di due ossessioni verso la musica, verso il mondo jazz. Whiplash e' diretto magistralmente da Damien Chazelle, qui pure ottimo sceneggiatore grazie a dialoghi forti ma semplici e molto realistici. Forse il mondo della musica, seppur duro, non sara' proprio cosi', ma l'intento del regista e' il voler mettere in risalto fino a quanto si possono spingere due personaggi ossessionati ds un obbiettivo. La fotografia dona un'atmosfera jazz fantastica ed il film dona un ruolo da protagonista alla musica, la quale in questo film prende molta forza e risalto. Il cast poi rende Whiplash un capolavoro, grazie alle ottime interpretazioni dei due protagonisti, tra cui spicca il grande J K Simmons, il quale da vita all'emblema del prof da incubo. Sopra le righe ed eccessivo, whiplash e' un film ricco di scene fantastiche e che ci fa riflettere su un quesito: quanto siamo disposti a dare x raggiungere i nostri obbiettivi? Il prof Fletcher vuole creare un talento purissimo e Daniel di per se', vuole a tutti i costi dimostrare a quest' ultimo di essere all'altezza delle sue richieste. La Benoist poi e' bellissima cosi come la scena finale, a mio parere incredibile e piena di energia, quasi perfetta. Whiplash non e' il film perfetto, ha i suoi difetti, ma ci fa provare emozioni forti e dona un ritratto dell'ossessione incredibile. Ripeto, un ottimo finale. Caldamente consigliato!
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khaleb83
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domenica 29 maggio 2016
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unico
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Fare film sulla musica e sui musicisti senza scadere nel retorico, o nell'antologico, è decisamente difficile. Fare film di questo genere che oltre a raccontare una storia riescano a tirare fuori delle emozioni lo è ancora di più. Whiplash supera questo stadio, arrivando a tirare fuori emozioni a dir poco viscerali su quelle scene che normalmente finirebbero per essere assolutamente noiose o addirittura scadente tecnicismo.
La storia non è particolarmente elaborata; la trama è lineare, a tratti prevedibile. Volutamente: non si prende certo la briga di evitarselo, perché il senso di Whiplash è nel racconto, nel procedere e non tanto nel risolvere gli eventi.
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Fare film sulla musica e sui musicisti senza scadere nel retorico, o nell'antologico, è decisamente difficile. Fare film di questo genere che oltre a raccontare una storia riescano a tirare fuori delle emozioni lo è ancora di più. Whiplash supera questo stadio, arrivando a tirare fuori emozioni a dir poco viscerali su quelle scene che normalmente finirebbero per essere assolutamente noiose o addirittura scadente tecnicismo.
La storia non è particolarmente elaborata; la trama è lineare, a tratti prevedibile. Volutamente: non si prende certo la briga di evitarselo, perché il senso di Whiplash è nel racconto, nel procedere e non tanto nel risolvere gli eventi. Il jazz è tutt'altro che un genere musicale facile da masticare, e come dice lo stesso protagonista del film non è per tutti, eppure non è necessario conoscerlo per quanto intrida prepotentemente tutto il film, arrivando a essere uno dei protagonisti.
Una regia impeccabile, una fotografia decisamente intrigante. Gli attori offrono tutti quanti una prestazione di ottimo livello: il faccione a tratti vuoto di Teller, lo sguardo che suscita tenerezza della Benoist. Ma è innegabile che il vero mattatore sia JK Simmons, che ancora una volta si rivela per uno degli attori più sottovalutati di Hollywood: il suo talento è imbarazzantemente enorme, la sua capacità di incarnare ogni sfumatura di un personaggio complesso, brutale, innegabilmente "stronzo" che però non può fare a meno di essere accattivante. Non perché brillante o carismatico, ma perché vero, vivo nelle sue sfaccettature perfettamente incarnate.
Un film forse non per tutti (come il jazz) ma ugualmente imperdibile.
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lorenzoferraro
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venerdì 10 febbraio 2017
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ti tiene incollato allo schermo fino alla fine
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Bellissimo. Fatto veramente molto bene. Non è mai noioso, ne mai banale. Degni di nota sono assolutamente il montaggio (e parlo per esperienza: un lavoro del genere è grandioso), la fotografia (perfetta, va di paripasso con i pezzi jazz) e la precisione dei pezzi suonati. I due protagonisti sono credibili: partendo da Miles Teller che nel ruolo di adolescente poteva fare dei danni enormi, e invece si è dimostrato all'altezza sia del film, che del suo straordinario compagno di lavoro.
Un grande pregio sta anche nella storia, mai scontata, ricca di colpi di scena che ti tengono incollato al film fino alla fine. Veramente, un film vibrante, affascinante, immerso nel jazz, che diventa quasi un terzo personaggio.
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Bellissimo. Fatto veramente molto bene. Non è mai noioso, ne mai banale. Degni di nota sono assolutamente il montaggio (e parlo per esperienza: un lavoro del genere è grandioso), la fotografia (perfetta, va di paripasso con i pezzi jazz) e la precisione dei pezzi suonati. I due protagonisti sono credibili: partendo da Miles Teller che nel ruolo di adolescente poteva fare dei danni enormi, e invece si è dimostrato all'altezza sia del film, che del suo straordinario compagno di lavoro.
Un grande pregio sta anche nella storia, mai scontata, ricca di colpi di scena che ti tengono incollato al film fino alla fine. Veramente, un film vibrante, affascinante, immerso nel jazz, che diventa quasi un terzo personaggio. Altamente consigliato
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emmep
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martedì 30 maggio 2017
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quando lo spronare diventa ossesione
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Il film racconta voglia ed ambizioni di un batterista iscritto al conservatorio, la cui ossessione per primeggiare viene alimentata da un severo insegnante che a sua volta non è disposto ad accettare meno della perfezione dai propri studenti.
Gli altri personaggi del film sono di contorno, necessari a sottolineare le reciproche ossessioni dei due protagonisti.
Il film è ben fatto e offre spunti di ragionamento su quanto sia lecito spingere il talento verso l’eccellenza e quanto invece questa ossessione per la perfezione sia nociva alla salute di ognuno, fortunatamente a questo il film non risponde, ad ognuno la libertà di provare a capirlo. Anche la iniziale sensazione di avere un povero studente in balia di un folle insegnante viene nel corso del film ridefinita e se non proprio ribaltata almeno riequilibrata da quanto accade.
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Il film racconta voglia ed ambizioni di un batterista iscritto al conservatorio, la cui ossessione per primeggiare viene alimentata da un severo insegnante che a sua volta non è disposto ad accettare meno della perfezione dai propri studenti.
Gli altri personaggi del film sono di contorno, necessari a sottolineare le reciproche ossessioni dei due protagonisti.
Il film è ben fatto e offre spunti di ragionamento su quanto sia lecito spingere il talento verso l’eccellenza e quanto invece questa ossessione per la perfezione sia nociva alla salute di ognuno, fortunatamente a questo il film non risponde, ad ognuno la libertà di provare a capirlo. Anche la iniziale sensazione di avere un povero studente in balia di un folle insegnante viene nel corso del film ridefinita e se non proprio ribaltata almeno riequilibrata da quanto accade.
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dandy
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mercoledì 11 ottobre 2017
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suo-nato per suonare....
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Chazelle si ispira a un proprio corto e (così ha affermato) ad alcune esperienze autoiografiche per mettere in scena il classico scontro-confronto tra allievo(caparbio) e maestro(tiranno).Le interpretazioni sono magistrali(giustamente premiato con l'Oscar Simmons),e ed è innegabile che l'ansia,la frustrazione e la tensione che precedono le esecuzioni(sia al conservatorio che di fronte al pubblico)si installino di peso nello spettatore(l'esibizione di Andrew dopo l'incidente e quella finale fanno trattenere il fiato).Ma il film è stato un tantino sopravvalutato,in quanto non dice nulla di nuovo rispetto ad altri film precedenti,come "Rocky",citato nella recensione.
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Chazelle si ispira a un proprio corto e (così ha affermato) ad alcune esperienze autoiografiche per mettere in scena il classico scontro-confronto tra allievo(caparbio) e maestro(tiranno).Le interpretazioni sono magistrali(giustamente premiato con l'Oscar Simmons),e ed è innegabile che l'ansia,la frustrazione e la tensione che precedono le esecuzioni(sia al conservatorio che di fronte al pubblico)si installino di peso nello spettatore(l'esibizione di Andrew dopo l'incidente e quella finale fanno trattenere il fiato).Ma il film è stato un tantino sopravvalutato,in quanto non dice nulla di nuovo rispetto ad altri film precedenti,come "Rocky",citato nella recensione.E la conclusione brusca è discutibile.Però almeno sono stati evitati certi clichè buonisti tipici di certe storie,specie per quanto riguarda il rapprto tra Andrew e Nicole.E questo è un merito non da poco.Oltre che a Simmons,Oscar al montaggio e al sonoro.Il titolo ha diversi significati:il titolo di un brano jazz;il colpo di frusta nell'incidente autombilistico;il modo di usare le bacchette sulla batteria e le angherie subite dal protagonista.
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jonnylogan
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martedì 23 aprile 2024
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oltre ogni limite
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Terence Fletcher ha idee precise su quale sia il senso della propria vita: spingere al limite l’esistenza dei suoi studenti per portarli a un livello di perfezione assoluta, oltre che a un passo, uno solo, da esaurimenti nervosi pericolosi quanto una sua sfuriata.
J. K. Simmons, noto per numerosi interpretazioni in serial di grande successo e di caratterista prestato dal teatro al cinema, riesce a sbaragliare con la propria interpretazione di docente pazzo ed esigente, ogni altro contendente alla corsa per la statuetta degli Oscar 2015 come miglior attore non protagonista.
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Terence Fletcher ha idee precise su quale sia il senso della propria vita: spingere al limite l’esistenza dei suoi studenti per portarli a un livello di perfezione assoluta, oltre che a un passo, uno solo, da esaurimenti nervosi pericolosi quanto una sua sfuriata.
J. K. Simmons, noto per numerosi interpretazioni in serial di grande successo e di caratterista prestato dal teatro al cinema, riesce a sbaragliare con la propria interpretazione di docente pazzo ed esigente, ogni altro contendente alla corsa per la statuetta degli Oscar 2015 come miglior attore non protagonista. Damian Chazelle, qui al suo primo grande successo e in seguito rivisto alla notte degli Oscar a iniziare dall'iconico La La Land (Id.; 2016), aggiunge alla grande prova di Simmons un’impalcatura semplice ed efficace, ovvero la storia dell’adepto e dell’istruttore che lo vessa per ricavare da lui il meglio possibile. Quello che si offre alla vista dello spettatore è un chiaro inno alla vita di chi dedica in questo caso tutto se stesso all’arte della musica, compromettendo rapporti che potrebbero portare a una visione meno mono culturale della propria esistenza. La musica, e la batteria, che fa sgorgare sangue e sudore, come metafora ossessiva della propria esistenza alla quale si aggiunge una capacità incredibile da parte di Miles Teller, attore all'epoca alle prese con il suo primo grande ruolo da protagonista, di incarnarne ogni risvolto, facendosi accompagnare dalla fida batteria e dalla sorda ossessione di volercela fare a qualunque costo.
Un film da vedere anche per i non appassionati di jazz, una pellicola che rappresenta il vero spartiacque di quando e quanto una passione sana possa diventare una malattia compulsiva. Di quanto sia possibile e giusto spingersi per arrivare a perfezionarsi oltre qualunque limite. Di quanto sia corretto aspettarsi di più da se stessi e da chi ci si trova davanti.
Una pellicola che una volta vista non scioglierà parte dei vostri dubbi, nemmeno in merito alle sorti del giovane Andrew, ma che dovrete guardare perché parte di questi siano messi allo scoperto.
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michele r.
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martedì 28 luglio 2015
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lungometraggio tremendamente jazz.
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Andrew (Miles Teller) è un diciannovenne che studia batteria Jazz in un prestigiosissimo conservatorio di New York. Terence Fletcher, interpretato dallo spettacolare Simmons, è un insegnante ambizioso ed ossessivo che nota le potenzialità del giovane e lo chiama a suonare nel suo gruppo di allievi. Arso dal desiderio di guadagnare un posto da primo batterista, Andrew rivaleggia con altri contendenti, con il temibile maestro, ma soprattutto con sé stesso. Psicologicamente sottomesso dalle assurde pretese di Fletcher, il giovane suona talmente tanto da sanguinare, ma non si arrende. Progressivamente si aliena dai familiari dissimulando il senso di tensione, insoddisfazione e frustrazione.
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Andrew (Miles Teller) è un diciannovenne che studia batteria Jazz in un prestigiosissimo conservatorio di New York. Terence Fletcher, interpretato dallo spettacolare Simmons, è un insegnante ambizioso ed ossessivo che nota le potenzialità del giovane e lo chiama a suonare nel suo gruppo di allievi. Arso dal desiderio di guadagnare un posto da primo batterista, Andrew rivaleggia con altri contendenti, con il temibile maestro, ma soprattutto con sé stesso. Psicologicamente sottomesso dalle assurde pretese di Fletcher, il giovane suona talmente tanto da sanguinare, ma non si arrende. Progressivamente si aliena dai familiari dissimulando il senso di tensione, insoddisfazione e frustrazione. Si allontana anche da Nicole, ragazza per la quale prima di conoscere Fletcher avrebbe fatto di tutto e che ora considera soltanto un ostacolo per la sua carriera. Consumato dalle continue umiliazioni a cui lo sottopone il maestro, esplode al punto da decidere di denunciarlo e di dimenticare per sempre la batteria. Qualche anno dopo, ritrova Fletcher, sospeso dall’incarico, che suona in un bar. Dopo un’apparente riconciliazione, il vecchio maestro gli propone di partecipare ad un’importantissima manifestazione Jazz. Sapendo che era stato Andrew a denunciarlo, sottopone il giovane ad un’ultima umiliazione sostituendo gli spartiti corretti con quelli di Whiplash. Andrew, in un primo momento moralmente afflitto, decide di invertire i ruoli del gioco: improvvisamente inizia a suonare l’assolo di batteria che sapeva fare meglio. Questa volta non sbaglia il tempo. L’esecuzione è talmente perfetta da portare Fletcher a sostenere quello stesso Andrew che aveva sottoposto a prove estreme. Il rapporto di amore-odio dei due protagonisti sfocia in un assolo carico di rabbia, sofferenza, ma tremendamente Jazz.
Per Whiplash è impossibile fare un commento oggettivo, perché rompe qualsiasi logica cinematografica. Assurdamente inusuale: siamo abituati a vedere storie di cantanti, di chitarristi rock, di artisti convenzionali che con non troppi sacrifici arrivano sistematicamente al successo e riescono a conciliarlo con famiglia e affetti. Andrew suona uno strumento scomodo e poco scenico, sceglie un genere musicale incomprensibile come il jazz, si sacrifica fino a sanguinare ed è disposto a rischiare tutto.
Whiplash è un gran film perché è diverso e non prevedibile. Non offre il banale lieto fine moralmente condivisibile dalla massa, bensì esibisce un finale scomodo, eticamente criticabile, sconvolgente in alcune sue sfaccettature. È un lungometraggio terribilmente jazz, complesso da comprendere, difficile da condividere, portatore sano di sofferenza esistenziale. Il tripudio frenetico di quel perfetto ultimo assolo mostra una maschera di vittoria. Ma lo spettatore critico deve assolutamente chiedersi: Andrew cosa ha realmente ottenuto? La triste realtà è che ha perso qualsiasi rapporto umano, sia con la famiglia e sia con Nicole. Ha vissuto soltanto per la batteria e per la sua ossessiva voglia di perfezione, inseguendo un maestro folle.
Tuttavia quell’assurdo maestro non è altro che l’allegoria della severità con cui ognuno sfida sé stesso. Andrew duella in un rapporto di amore-odio contro il suo alter ego, consapevole dei propri limiti ma nello stesso tempo tenace nello spingerli sempre più avanti. Soltanto alla fine il giovane si concilia definitivamente con Fletcher, ovvero con il suo io duale, in quanto riesce a raggiungere il suo obiettivo. Da questa chiave di lettura alternativa, non emerge più un maestro severo che umilia il suo allievo, bensì un ragazzo che si mette alla prova per migliorare sé stesso.
Rimane comunque irrisolta una questione etica fondamentale: fino a che punto vale la pena porsi obiettivi estremamente complessi da ottenere, se il prezzo da pagare è altissimo?
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