andrea alesci
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venerdì 3 luglio 2015
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sudore e sangue per diventare il migliore
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Basta un buio crescendo di battiti per gettarci dentro il thriller musicale costruito con la sapienza del grande regista dal 29enne Damien Chazelle, per condurci fra le penombre del prestigioso Conservatorio Schaffer di New York, dove si coltivano i talenti che saranno i migliori musicisti di domani. In quello che è il regno del supremo maieutico Terence Fletcher (J.K. Simmons), maestro pronto a plasmare con rigore militaresco i suoi allievi, come tenterà di fare con il giovane protagonista Andrew Neyman (Miles Teller).
Il ritmico battere sul kit della batteria è al centro della storia così come le note di sax, tromboni, piano, viola in un vortice jazzistico che ci avvince con una febbrile incalzante morsa sino alla fine.
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Basta un buio crescendo di battiti per gettarci dentro il thriller musicale costruito con la sapienza del grande regista dal 29enne Damien Chazelle, per condurci fra le penombre del prestigioso Conservatorio Schaffer di New York, dove si coltivano i talenti che saranno i migliori musicisti di domani. In quello che è il regno del supremo maieutico Terence Fletcher (J.K. Simmons), maestro pronto a plasmare con rigore militaresco i suoi allievi, come tenterà di fare con il giovane protagonista Andrew Neyman (Miles Teller).
Il ritmico battere sul kit della batteria è al centro della storia così come le note di sax, tromboni, piano, viola in un vortice jazzistico che ci avvince con una febbrile incalzante morsa sino alla fine. Ma nei serrati controcampi e negli stacchi decisi di Chazelle è il conflitto fra due solitudini a occupare le luci della ribalta: Fletcher vs Neyman.
La musica diviene il pretesto per catapultarci sul ring dove va in scena quest’ardito incontro di boxe tra due caratteri oppositi, tra due talenti rari, tra uno studente e il suo insegnante. Un maestro che ha il tono muscolare di un sorprendente J.K. Simmons, dimentico dei suoi buffi ruoli (Juno, Spider-Man, Burn After Reading) e col ferreo piglio da Sergente Maggiore Hartman. Mentre all’altro angolo, seduto sullo sgabellino del batterista, ecco l’altrettanto bravo Miles Teller nel ruolo di un timido talentuoso 19enne che si esercita anche di notte pur di migliorare la propria tecnica, che getta sangue e sudore sul metallo dei piatti, che rinuncia a una relazione con la bella Nicole (Melissa Benoist) pur di diventare uno dei più grandi.
Andrew accetta la violenta sfida del suo maestro, incassa i colpi come un pugile navigato, si allena duramente sino a conquistarsi il posto di batterista nella Studio Band di Fletcher, proprio suonando quella “Whiplash” con la quale il maestro l’aveva umiliato in precedenza. Ma le “frustate” di Terence Fletcher si abbattono imprevedibilmente sui suoi allievi e sarà ancora sangue che Andrew butterà sui tamburi della batteria per avere la parte a un concorso: e noi siamo lì con entrambi nella sala prove (prima) e sul palco (poi), grazie anche al coinvolgente montaggio di Tom Cross, alle luci intime di Sharone Meir, alle precipitanti inquadrature del regista Damien Hazelle.
Siamo dentro all’azione di un duello che arriva a esplodere al di fuori del rullante della batteria: Andrew – reduce da un incidente d’auto occorsogli perché non voleva tardare all’esibizione – sbaglia, Fletcher lo silura ed ecco che il composto ma determinato ragazzo lo abbatte come un pugile inferocito. Ma anche Fletcher è fuori, licenziato dal Conservatorio Schaffer per i suoi metodi estremi d’insegnamento. Due esclusi. Fletcher tornerà a fare il musicista nei locali, Andrew metterà da parte la musica, metterà da parte i suoi sogni.
L’efferata lotta tra i due si è estinta, dissolta dentro un limite che ha schiacciato le tenaci ambizioni di Andrew, un limite che Fletcher cercava di alzare sempre più, oltre quel “Buon lavoro” che uccide i talenti. Ma il talento di Andrew è eccezionale e messo un’ultima volta alle corde dal perfido tranello finale del suo maestro, egli saprà ancora incassare e reagire come solo i fuoriclasse. E quel perfetto sfrontato “Caravan” che chiude il film è un giro di giostra oltre il limite di una sfida ad alta tensione. Di un combattimento vissuto tra colpi di bacchette che lasciano un segno indelebile. Come una sferzante frustata.
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mattibev
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giovedì 19 febbraio 2015
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film sul jazz: solo una copertura
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Quando ho letto che sarebbe stato un film incentrato sul tema musicale, per la precisione jazz, ero abbastanza titubante. Avevo paura potesse essere una pellicola rivolta a pochi appassionati, visto il tema di nicchia, e rivelarsi invece noiosa per chi non è un fan del jazz, me compreso. Ma evidentemente mi sbagliavo; Whiplash è tutt' altro: è un film che usa il jazz e l'orchestra come espediente perfetto per dipingere il rapporto tra allievo e maestro come forse non abbiamo mai visto. Se infatti fosse stato un film sul football americano o su un altro sport sarebbe stato quasi scontato, ma invece vedere il sangue sui tamburi di una batteria e le ferite sulle mani del protagonista sono sicuramente scene emblematiche che Chazelle ha studiato e ristudiato.
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Quando ho letto che sarebbe stato un film incentrato sul tema musicale, per la precisione jazz, ero abbastanza titubante. Avevo paura potesse essere una pellicola rivolta a pochi appassionati, visto il tema di nicchia, e rivelarsi invece noiosa per chi non è un fan del jazz, me compreso. Ma evidentemente mi sbagliavo; Whiplash è tutt' altro: è un film che usa il jazz e l'orchestra come espediente perfetto per dipingere il rapporto tra allievo e maestro come forse non abbiamo mai visto. Se infatti fosse stato un film sul football americano o su un altro sport sarebbe stato quasi scontato, ma invece vedere il sangue sui tamburi di una batteria e le ferite sulle mani del protagonista sono sicuramente scene emblematiche che Chazelle ha studiato e ristudiato. Inizialmente, quando il maestro di musica Terence Fletcher ( J.K. Simmons ) vuole Andrew ( Miles Teller ) a tutti i costi nella sua classe vi sono tutte le premesse per una strada in discesa verso il successo per il batterista. Ma invece non è così perchè da quel momento inizierà un rapporto tra i due tra i più riusciti per intensità, emotività e ferocia. Rapporto in cui Andrew è costantemente spronato a dare il meglio di sè, a dare il massimo, a costo di insulti ed umiliazioni che ci lasciano turbati e danno una carica al film fuori dal comune. Fletcher è dunque un crudele istruttore perfettamente riuscito (Golden Globe meritatissimo per Simmons) che ci ricorda in alcune scene il villain sergente Hartman. E' alla continua ricerca della perfezione dei suoi studenti pur nella consapevolezza che ciò è quasi impossibile; gli insulti e le offese sono continue, per gli elogi ed i complimenti avete sbagliato film. Frasi come " Not quite my tempo" oppure " There are no two more harmful words in the english language than "Good job" : (non ci sono due parole più dannose nella lingua inglese che "bel lavoro" ", ci fanno capire come lo scopo del film è quello di farci scoprire quanto dura possa essere la strada per il successo. Andrew è immedesimato perfettamente in questa sfida che diventa quasi personale con Fletcher. Cade dopo ogni umiliazione e fallimento ma allo stesso tempo trova le forze di rialzarsi; sacrifica tutto il resto, famiglia, ragazze, per dedicarsi h24 alla batteria e al suo miglioramento. L' ambizione, il sacrificio, il mettersi in gioco sono temi chiave, evidenziati in un contesto particolare come l'orchestra jazz, ma che noi possiamo estrapolare da questo film ed applicare in ogni campo della nostra vita e nelle nostre sfide quotidiane. Perfettamente riuscito nel suo intento può benissimo rivelarsi la sorpresa di questi Oscar.
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miguel angel tarditti
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venerdì 27 marzo 2015
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hasta donde nos es vital el reconocimiento del otr
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Hasta donde nos es vital el reconocimiento del otro?
Decia Hegel che somos, que formamos nuestra estructura de personalidad, a partir de ser reconocidos, aceptados por el otro, que a su vez, como en un juego de espejos, busca la reciprocidad. Primero en nuestros padres, despuès en la sociedad.
“WHIPLASH”
Del director estadounidense Damien Chazelle, con los protagonistas
J.K. Simmons y Milles Teller, es una metàfora sobre este argumento.
Podria ser un film sobre la mùsica, sobre el jazz, pero se vuelve un obsesivo rito de la bùsqueda de la perfecciòn de un mùsico, quien, en definitiva busca desesperadamente el aplauso, que serà el maximo reconocimeinto del publico, y que en definitiva e inconcientemente, busca cubrir, sustituir con ese reconocimeinto externo, aquel abbandono por parte de la madre, sufrido cuando niño.
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Hasta donde nos es vital el reconocimiento del otro?
Decia Hegel che somos, que formamos nuestra estructura de personalidad, a partir de ser reconocidos, aceptados por el otro, que a su vez, como en un juego de espejos, busca la reciprocidad. Primero en nuestros padres, despuès en la sociedad.
“WHIPLASH”
Del director estadounidense Damien Chazelle, con los protagonistas
J.K. Simmons y Milles Teller, es una metàfora sobre este argumento.
Podria ser un film sobre la mùsica, sobre el jazz, pero se vuelve un obsesivo rito de la bùsqueda de la perfecciòn de un mùsico, quien, en definitiva busca desesperadamente el aplauso, que serà el maximo reconocimeinto del publico, y que en definitiva e inconcientemente, busca cubrir, sustituir con ese reconocimeinto externo, aquel abbandono por parte de la madre, sufrido cuando niño.
Todo lo margina: los sentimientos, la amistad, las relaciones sociales, todo, porque solo tiene lugar para su desesperada necesidad de ser el mejor como mùsico.
Donde està el limite de la ambiciòn de perfecciòn entonces?
Cuando pasa a ser una carrera desenfrenada movida por un motor patologico y no por el amor a su arte?
Donde està el justo medio (aristotelico) que justifica un autentico amor por el arte que se ama? Que se ama para y por uno mismo y no solo por y para los demàs?
Aqui la metafora della musica nos platea nuestras propias fragilidades humanas y la sutil demarcaciòn de limites inmanejables.
El film, fantasticamente dirigido, los dos actores fantasticos y un montaje inteligentemente ritmico, alucina y tensiona por el sadismo del maestro, quien seguramamente, nella sua rigida exigencia para con el otro, (el alumno, los alumnos), està apagando sus propias llagas internas.
Que otra madre o que otro padre habrà abandonado a este extremo perfeccionista?
La musica, el jazz, los ensayos, el film todo, te hacen sentir impotente delante del “poder” (el maestro), en relaciòn con ese “esclavo” (el alumno), en otro juego que nos recuerda al amo y señor del mencionado Hegel.
Muy recomendable.
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lucva
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lunedì 15 giugno 2015
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la musica come disciplina per un capolavoro
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Questo film per fortuna è stato premiato con degli oscar, almeno ho annotato il fatto di vederlo , dato che molte sale non l hanno neanche proiettato ( parlo di multisala in provincia dove io sto)
Premetto l ho visto con un occhio interessato ed estasiato essendo come oggetto centrale del film la batteria , che io ho suonato e studiato da ragazzo ho apprezzato e colto anche quindi quei contenuti tecnici musicali ,
Che dire la storia e la sceneggiatura originale ,pone al centro di tutto , la compettività e l ossessione di essere il migliore ma sopratutto l andare avanti nella vita e negli studi solo se rientri e superi prove non ripetibili da unica occasione ( concetto e filosofia molto americano ) impostato però in un conservatorio di musica
Film eccelso per ritmo , colpi di scena e poi la musica che penetra nel film non come colonna sonora ma come arte come disciplina ne dà un senso diverso .
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Questo film per fortuna è stato premiato con degli oscar, almeno ho annotato il fatto di vederlo , dato che molte sale non l hanno neanche proiettato ( parlo di multisala in provincia dove io sto)
Premetto l ho visto con un occhio interessato ed estasiato essendo come oggetto centrale del film la batteria , che io ho suonato e studiato da ragazzo ho apprezzato e colto anche quindi quei contenuti tecnici musicali ,
Che dire la storia e la sceneggiatura originale ,pone al centro di tutto , la compettività e l ossessione di essere il migliore ma sopratutto l andare avanti nella vita e negli studi solo se rientri e superi prove non ripetibili da unica occasione ( concetto e filosofia molto americano ) impostato però in un conservatorio di musica
Film eccelso per ritmo , colpi di scena e poi la musica che penetra nel film non come colonna sonora ma come arte come disciplina ne dà un senso diverso .
La musica poi è il jazz , genere fuori da schemi commerciali dai cantanti che appaiono adesso usa e getta , il jazz unico complesso e fuori e poco capito ,ma anche ci di musica non ne capisce nulla apprezza i contenuti soffre nel rapporto duro e sopra le righe alunno maestro
Attori straordinari , la mia scoperta di teller , e la bravura mostruosa di simmons per me immenso
Grandissimo film unico originale per sceneggiatura complesso ,diverso, un capolavoro ( quasi ) perfetto
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jacopo b98
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martedì 23 giugno 2015
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unico e indimenticabile!
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Il batterista Andy (Teller, bravissimo) sogna di diventare uno dei migliori musicisti jazz della sua generazione. Iscritto a un prestigioso conservatorio di New York, entra a far parte dell’orchestra della scuola, diretta dal temibile Terence Fletcher (Simmons). Fletcher vuole spingere i suoi allievi oltre le loro reali possibilità, con il rischio di farli uscire di testa. Rischio che presto riguarderà anche Andy, molto da vicino. Sceneggiato e diretto dall’esordiente Chazelle, ha colpito le giurie di molti festival americani di cinema indipendente. E colpito è il termine giusto: Whiplash non è bello da guardare, né incantevole, né sublime, più che andare al cinema vedere questo film è comparabile a fare sport, boxe per essere precisi.
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Il batterista Andy (Teller, bravissimo) sogna di diventare uno dei migliori musicisti jazz della sua generazione. Iscritto a un prestigioso conservatorio di New York, entra a far parte dell’orchestra della scuola, diretta dal temibile Terence Fletcher (Simmons). Fletcher vuole spingere i suoi allievi oltre le loro reali possibilità, con il rischio di farli uscire di testa. Rischio che presto riguarderà anche Andy, molto da vicino. Sceneggiato e diretto dall’esordiente Chazelle, ha colpito le giurie di molti festival americani di cinema indipendente. E colpito è il termine giusto: Whiplash non è bello da guardare, né incantevole, né sublime, più che andare al cinema vedere questo film è comparabile a fare sport, boxe per essere precisi. Ecco, Whiplash è esattamente quel pugno nell’occhio che ti spacca la testa. Infatti Whiplash è un film unico, un colpo, un pugno, un tour de force visivo e uditivo, che coinvolge lo spettatore in maniera totale ma soprattutto lo sconvolge con la sua forza devastante. Non è un film complicato: è un duello, nulla di più, nulla di meno: un duello a colpi di batteria che dura 105 minuti. Un duello all’ultimo sangue (letteralmente), che colpisce per molte cose: la ferocia della messa in scena, del montaggio (Tom Cross), delle interpretazioni (J.K. Simmons è di una bestialità animalesca). Si esce dal film confusi, stupiti, ammaliati, abbagliati, assordati, arrabbiati. I propri nervi dall’altra ne escono distrutti: nemmeno un horror attacca in maniera così deliberata e aperta la sensibilità dello spettatore. E alla fine non si può non applaudire, ammirati, di fronte a un film in cui sostanzialmente non succede niente (il 90% del film è costituito da musica e più precisamente da musicisti che suonano), che tuttavia riesce a distruggere lo spettatore con la sua potenza devastante. Non è un film per tutti: prendere o lasciare. Chi scrive è dell’idea che un film così, di questi tempi, vada tenuto ben stretto. 3 Oscar: attore non protagonista (Simmons), montaggio e sonoro.
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andrex93
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martedì 3 novembre 2015
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lo scontro tra due generazioni opposte
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Un film curato nei dettagli tecnici e nella sceneggiatura e che prosegue con un ritmo ben serrato e senza mai annoiare lo spettatore e che tutto sommato non annoia nessuno, nemmeno chi non è amante del jazz.
La vicenda è incentrata sul percorso musicale di Andrew, un giovane batterista dall'animo gentile con l'ambizione di diventare il migliore della sua scuola. Inizialmente il suo sogno sembra essere un po' vago, ma questo inizia ad accendersi quando viene notato e ingaggiato dal direttore dell'orchestra, Terence Fletcher (magistralmente interpretato da J.K. Simmons).
Quest'ultimo, secondo protagonista della pellicola, ricorda volutamente il personaggio del sergente Hartman di Full Metal Jacket: duro, inflessibile, quasi sempre offensivo verso i suoi musicisti senza mai gratificarli.
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Un film curato nei dettagli tecnici e nella sceneggiatura e che prosegue con un ritmo ben serrato e senza mai annoiare lo spettatore e che tutto sommato non annoia nessuno, nemmeno chi non è amante del jazz.
La vicenda è incentrata sul percorso musicale di Andrew, un giovane batterista dall'animo gentile con l'ambizione di diventare il migliore della sua scuola. Inizialmente il suo sogno sembra essere un po' vago, ma questo inizia ad accendersi quando viene notato e ingaggiato dal direttore dell'orchestra, Terence Fletcher (magistralmente interpretato da J.K. Simmons).
Quest'ultimo, secondo protagonista della pellicola, ricorda volutamente il personaggio del sergente Hartman di Full Metal Jacket: duro, inflessibile, quasi sempre offensivo verso i suoi musicisti senza mai gratificarli.
Fletcher cerca di costruire un vero talento ispirandosi alla storia di Charlie Parker, sassofonista che passò alla storia e raggiunse un talento ineguagliabile grazie al suo maestro che non lo gratificava mai e che lo spingeva ogni volta oltre nuovi limiti.
La sua caratterizzazione è solo apparentemente negativa: ha anch'esso dei lati umani che mostra quando apprende la notizia della morte di un suo ex-allievo.
Il film verte sullo scontro tra lui e Andrew, uno scontro tra due generazioni e due modi di vedere la realtà diversi e che si fa tanto acceso da sfociare persino nella violenza fisica; non c'è un eroe per cui parteggiare e un suo antagonista - un aspetto che ho gradito molto.
In tale guerra infatti Andrew versa lacrime e sangue, sia letteralmente mentre suona la batteria sia scavalcando sprezzantemente chiunque lo possa intralciare nel raggiungimento del suo scopo: i colleghi che non hanno la sua determinazione e che competono con lui per ottenere il posto nell'orchestra e persino la ragazza che lui stesso decide di iniziare a frequentare, in quanto lo distoglierebbe dal suo sogno.
In un'era in cui prevale il talent show, il raggiungimento mercificato e apparentemente facile di una fama fine a se stessa spesso senza che ci sia un vero talento, Whiplash ci propone l'etica del sacrificio e i veri sforzi che fanno i musicisti per migliorarsi e vedersi affermati, senza però abbandonare (purtroppo) qualche cliché.
Il finale sensazionalistico ha il pregio di farci viaggiare con la mente temporalmente in avanti, vede una sintesi tra i due protagonisti ma forse risulta un po' banale e troppo finalizzato a compiacere il pubblico.
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fedecap
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venerdì 22 gennaio 2016
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il jazz del ventunesimo secolo
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Secondo lungometraggio per Damien Chazelle, che torna a narrare le vite e le storie dei personaggi che animano il mondo del jazz, dopo 'Guy and Madeline on a Park Bench'. 'Whiplash' è la storia di Andrew Neiman (Miles Teller) che frequenta il conservatorio musicale di Manhattan, lo Shaffer, e della sua ambizione di far parte della migliore orchestra del conservatorio, guidata dal dispotico e inflessibile direttore Terence Fletcher (J. K. Simmons). Ambizione che verrà messa a dura prova una volta che Andrew riuscirà ad entrare nell'orchestra, tra le umiliazioni subite da Fletcher e la pressante concorrenza dei compagni. Per far si che il suo sogno (o incubo?) si avveri, Andrew metterà in discussione famiglia, amicizia e amore, in una sfida psicologica prima ancora che musicale.
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Secondo lungometraggio per Damien Chazelle, che torna a narrare le vite e le storie dei personaggi che animano il mondo del jazz, dopo 'Guy and Madeline on a Park Bench'. 'Whiplash' è la storia di Andrew Neiman (Miles Teller) che frequenta il conservatorio musicale di Manhattan, lo Shaffer, e della sua ambizione di far parte della migliore orchestra del conservatorio, guidata dal dispotico e inflessibile direttore Terence Fletcher (J. K. Simmons). Ambizione che verrà messa a dura prova una volta che Andrew riuscirà ad entrare nell'orchestra, tra le umiliazioni subite da Fletcher e la pressante concorrenza dei compagni. Per far si che il suo sogno (o incubo?) si avveri, Andrew metterà in discussione famiglia, amicizia e amore, in una sfida psicologica prima ancora che musicale.
La prima impressione che si ha del film e che resta maggiormente impressa è la figura dei due protagonisti (Andrew e Fletcher), interpretati da uno sconvolgente Miles Teller e da un camaleontico J. K. Simmons, e il rapporto magnetico che si instaura tra i due. Rapporto che cresce durante tutto il film, anche quando tra i due vi è una palese rottura (dovuto al crollo di nervi di Andrew) ma che invece si tratta solo di un'interruzione momentanea, pronta ad esplodere al prossimo ricongiungimento. A rendere ipnotici i personaggi, con i loro volti e sguardi, è la straordinaria fotografia di Sharone meir, che risalta emozioni e fatiche dei personaggi, tra sangue, sudore e rabbia (l'intesa di sguardi finale tra i due protagonisti, con il loro carico di emotività, ne è una prova). Il tutto ovviamente circondato dalla musica jazz e dagli strepitosi assoli di batteria (leggendario quello finale), ma anche da un bellissimo mixaggio sonoro sulla preparazione dell'orchestra, che tende a sottolineare la cura e la dedizione dei musicisti o la maniacalità del direttore Fletcher.
L'importanza di capire un punto di vista lontano dal nostro è un tema ricorrente all'interno del film, quando ad esempio Andrew è a tavola con i familiari, che non comprendono le sue scelte e lui rinfaccia loro la mediocrità delle loro carriere. Oppure dell'insofferenza di Fletcher per il mondo del jazz attuale, che non capisce che se vuole sopravvivere agli altri generi musicali è necessario che si faccia un 'bel lavoro'.
Questo 'Whiplash' può essere quindi considerato a tutti gli effetti un manifesto cinematografico sulla musica jazz e sulla straordinarietà che può raggiungere questo genere, ed inoltre come capolavoro musicale del nostro tempo.
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eugenio
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domenica 15 febbraio 2015
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l'anima nera del jazz
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Whiplash: l’anima nera del jazz
Il nuovo film di Damien Chazelle, trentenne che nulla a da invidiare per stile a consumati registi hollywoodiani sorprende e sicuramente, sarà uno di quei film che farà parlare di sé ai prossimi Oscar. Non è in sé la storia a coinvolgere quanto il ritmo pulp di un incontro scontro tra un talentuoso giovane batterista jazz, Andrew Neyman, e un insegnante spietato (J.K Simmons),Terence Fletcher.
Vincitore del Gran premio della giuria e del Premio del pubblico al Sundance 2014, Whiplash, girato in soli diciannove giorni, potrebbe essere giudicato come un film parzialmente autobiografico visto che alla base dell’intera storia c’è l'esperienza del regista da adolescente come batterista in un'orchestra jazz liceale diventata famosa a livello nazionale tanto da esibirsi a due cerimonie di insediamento del presidente degli Stati Uniti e al JVC Jazz Festival di New York.
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Whiplash: l’anima nera del jazz
Il nuovo film di Damien Chazelle, trentenne che nulla a da invidiare per stile a consumati registi hollywoodiani sorprende e sicuramente, sarà uno di quei film che farà parlare di sé ai prossimi Oscar. Non è in sé la storia a coinvolgere quanto il ritmo pulp di un incontro scontro tra un talentuoso giovane batterista jazz, Andrew Neyman, e un insegnante spietato (J.K Simmons),Terence Fletcher.
Vincitore del Gran premio della giuria e del Premio del pubblico al Sundance 2014, Whiplash, girato in soli diciannove giorni, potrebbe essere giudicato come un film parzialmente autobiografico visto che alla base dell’intera storia c’è l'esperienza del regista da adolescente come batterista in un'orchestra jazz liceale diventata famosa a livello nazionale tanto da esibirsi a due cerimonie di insediamento del presidente degli Stati Uniti e al JVC Jazz Festival di New York. E come tutte le grandi cerimonie che si rispettino ecco che a prevalere è sempre quel misto di ansia e paura, di terrore e emozione che può tradurre mesi di preparazione in un solido disastro.
Le “fondamenta” di Whiplash sono state realizzate con un cemento a pasta rapida fatto di terrore e soggezione, di spietata violenza psicologica che uccide più di una pistola, di una bomba in un teatro “eccellente”: l'immaginario conservatorio Schaffer di New York dove il giovane Andrew dai candidi sogni di Saranno famosi si iscrive avendo in mente come riferimenti Buddy Rich e Charlie Parker ma non sa che quel desiderio di emulare e arrivare alle vette insperate della musica, sarà l’incipit di un inferno, un massacrante gioco dittatoriale perpetrato da uno spietato insegnante dai modi vagamente simili al sergente maggiore Hartman di Full Metal Jacket nei confronti degli allievi da cui esige il massimo
Terence Fletcher (J.K Simmons, 'veterano' del cinema e della tv Usa) l’aguzzino dagli occhi cerulei, le orecchie a punta da dobermann tedesco, un fisico da addestratore di Navy Seals, eserciterà, infatti, nell’ora e quaranta del film, sul suo bersaglio preferito, Andrew, ogni possibile tentativo di sprone psicologico allo scopo di alzare un’asticella fissata sempre più in alto, nell’esecuzione di pezzi complessi come Whiplash o Caravan.
Non c’è solo la guerra di nervi o massacro intellettuale subito dal giovane Andrew nel duro training; c’è alla base della pellicola, il tema delicato della solitudine dell’artista che rinuncia a tutto, agli affetti, all’amore (la giovane ragazza con cui inizia una difficile relazione sarà bruscamente troncata dal protagonista proprio per il suo intento di dedicarsi solo ed esclusivamente alla batteria) ed è pronto al sacrificio, quello vero, fatto di sangue, di esercitazioni estenuanti, di dolorose prove tali da alterare il suo equilibrio psicologico dinanzi alla sconfitta come il suo maestro non farà che ripetergli continuamente lanciandogli pure oggetti contro.
Finzione e realtà si contaminano nel film di Chazelle: nel 1936, Charlie Parker durante una sua esibizione in un club di Kansas City, fu quasi colpito alla testa dal piatto che gli lanciò il batterista Jo Jones come gesto di sprezzo. Un'umiliazione che avrebbe spinto il celebre sassofonista ad esercitarsi senza sosta e porre le basi della sua leggenda. Sono simili i disagi (per dirla come un eufemismo) che subisce Andrew che solo grazie all’ambizione e alla difficile guerra musicale combattuta con le bacchette e a mani nude, dove il sangue sui piatti non è mai catarsi ma dolorante via crucis.
Costruito con un montaggio serrato che rende un film musicale, una vera e propria sfida, quasi un incontro di boxe, Whiplash e un film teso e avvincente mai verboso ed essenziale. Scarnificato, impoverito di ogni elemento visibilmente “bello”, scorre sul ritmo di un tempo preciso, fedele scandito da un cenno di mano di un direttore artistico tanto ambiguo quanto letale di cui Andrew ne costituisce l’efficace alter ego. Andrew e Fletcher infatti, sono emblemi sintomatici, di una ricerca, l’uno del quid, l’altro della perfezione assoluta, sullo sfondo di una società americana mediocre e passiva (come la stessa famiglia di Andrew in alcune scene di vita familiare avrà modo di far notare) che cerca solo la sufficienza in ogni cosa. Essere ambiziosi non è male ci ribadisce Chazelle, l’egocentrismo è anzi una molla necessaria per avere successo; l’individualismo alimentato dalla competizione, ne costituisce esempio efficace per prepararsi alla sfida della vita, una gabbia che ci chiude avvinti a sé in un mondo senza amore e amicizia, fatto solo di ammirazione estatica nei confronti di miti distorti.
Una gabbia da cui possiamo uscire solo col talento e con la stoica sopportazione.
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alfredyk
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giovedì 19 febbraio 2015
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il talento degli innocenti.
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Un giovane Batterista al primo anno di un accademia musicale di New York ed un insegnante cinico e spregevole; entrambi hanno un unico comune denominatore: il Jazz.
Il primo, introverso e poco incline ai rapporti sociali, è in cerca di una chiave che apra le porte del suo talento, il secondo ( bastardo fino all’inverosimile ) tenterà in modo sconsiderato e disumano di nascondergliela.
Alla fine il giovane batterista darà una spallata vigorosa a quella porta e solo allora la forza dirompente del talento guarirà le ferite delle sue mani sanguinanti, asciugherà la sua pelle madida di sudore e disintegrerà la frustrazione dell’insegnante al quale non resterà altro che assistere compiaciuto alla nascita del nuovo Buddy Rich.
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Un giovane Batterista al primo anno di un accademia musicale di New York ed un insegnante cinico e spregevole; entrambi hanno un unico comune denominatore: il Jazz.
Il primo, introverso e poco incline ai rapporti sociali, è in cerca di una chiave che apra le porte del suo talento, il secondo ( bastardo fino all’inverosimile ) tenterà in modo sconsiderato e disumano di nascondergliela.
Alla fine il giovane batterista darà una spallata vigorosa a quella porta e solo allora la forza dirompente del talento guarirà le ferite delle sue mani sanguinanti, asciugherà la sua pelle madida di sudore e disintegrerà la frustrazione dell’insegnante al quale non resterà altro che assistere compiaciuto alla nascita del nuovo Buddy Rich.
Un film strepitoso.
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una persona che guarda i film
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martedì 24 febbraio 2015
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l'arte del cinema mischiata a l'arte musicale
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Whiplash lascia il segno nella storia del cinema a colpi di batteria. Film bellissimo, molto emozionante, che fa capire i sacrifici che una persona deve essere sottoposto a sopportare per dare il meglio di se in quello che fa; e gli insegnamenti di un professore molto duro (J.K Simmons con un'interpretazione fantastica) che cerca di spronarli per farli diventare dei grandi.
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