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andrea giostra
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sabato 22 febbraio 2014
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il valore dell'arte e della cultura.
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George Clooney si conferma, ancora una volta!, regista e sceneggiatore raffinato e di grande talento nel saper trattare cinematograficamente temi di grande interesse culturale e sociale, trasformandoli in prodotti “commerciali” e di “cassetta” appetibili anche al grande pubblico di cinefili per diletto. Il brillante risultato del botteghino è sotto gli occhi di tutti, e non è certamente solo il frutto del grandissimo cast di amici che Clooney ha “arruolato” per realizzare un film bellissimo e mai eccessivo nella narrazione e nella fluidità del racconto che pone la salvaguardia dell’arte e della cultura occidentale al centro dell’essenza dell’uomo: rubare l’arte e la cultura di un intero popolo vuol dire rubargli l’anima e la sua stessa natura.
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George Clooney si conferma, ancora una volta!, regista e sceneggiatore raffinato e di grande talento nel saper trattare cinematograficamente temi di grande interesse culturale e sociale, trasformandoli in prodotti “commerciali” e di “cassetta” appetibili anche al grande pubblico di cinefili per diletto. Il brillante risultato del botteghino è sotto gli occhi di tutti, e non è certamente solo il frutto del grandissimo cast di amici che Clooney ha “arruolato” per realizzare un film bellissimo e mai eccessivo nella narrazione e nella fluidità del racconto che pone la salvaguardia dell’arte e della cultura occidentale al centro dell’essenza dell’uomo: rubare l’arte e la cultura di un intero popolo vuol dire rubargli l’anima e la sua stessa natura. E’ questo il messaggio che Clooney lancia con questo bel film; un messaggio che attraversa inesorabile e implacabile lo spettatore che si lascia trasportare facilmente all'interno di questa storia vera e che viene costretto a riflettere sull'immenso valore delle radici della nostra storia e della nostra cultura.
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una voce
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sabato 22 febbraio 2014
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spezzo una lancia a favore di questo film!
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Vorrei spezzare una lancia a favore di questo film a mio avviso ingiustamente bistrattato. Non è un capolavoro e non è perfetto. Ma è gradevole, il che non è poco, e parla di un pezzo di storia di cui non sapevo nulla e invece sono pezzi di storia importanti da conoscere. Tante persone non ne sparanno nulla come me e così avranno occasione di sapere. Poi approfondire le tematiche, se interessano, sta a ciascuno di noi. Dicevo è gradevole, il che forse può disturbare qualcuno, considerati gli orrari perpetratisi in quel periodo della nostra storia, ma non vuole essere un film né sugli orrori della guerra né sui campi di concentramento, ma sull'importanza dell'arte e del sacrificio che può richiedere non solo crearla, ma anche il mantenerla e il tramandarla.
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Vorrei spezzare una lancia a favore di questo film a mio avviso ingiustamente bistrattato. Non è un capolavoro e non è perfetto. Ma è gradevole, il che non è poco, e parla di un pezzo di storia di cui non sapevo nulla e invece sono pezzi di storia importanti da conoscere. Tante persone non ne sparanno nulla come me e così avranno occasione di sapere. Poi approfondire le tematiche, se interessano, sta a ciascuno di noi. Dicevo è gradevole, il che forse può disturbare qualcuno, considerati gli orrari perpetratisi in quel periodo della nostra storia, ma non vuole essere un film né sugli orrori della guerra né sui campi di concentramento, ma sull'importanza dell'arte e del sacrificio che può richiedere non solo crearla, ma anche il mantenerla e il tramandarla. Una tematica sulla quale si riflette credo decisamente troppo poco. Già Dostojevksij diceva che il mondo può fare a meno di tutto, ma non della bellezza!
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skymatic
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venerdì 21 febbraio 2014
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mamma mia! dio ci salvi da clooney...
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Ottimo film per bambini o ragazzi con poca fantasia e voglia di studiare. George ha scritto la sceneggiatura, lo ha diretto, lo ha prodotto e si è anche ritagliato il personaggio principale interpretandolo come un vecchio attore anni 50. Perché non scrivere anche le musiche? Dai George la prossima volta ci puoi anche provare... Ma sono dialoghi quelli che proponi? Attori sbracati che avrebbero voluto ricalcare Ocean's Eleven ma Bill Murray è irriconoscibile e John Goodman la macchietta della sua macchietta... scene agghiaccianti per bruttezza e soprattutto, sottolineo soprattutto, per lascrittura. Salvo i colori, alcune inquadrature: la prima di Hitler accanto al modello in scala di una delle sue visioni: aderente a scatti originali.
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Ottimo film per bambini o ragazzi con poca fantasia e voglia di studiare. George ha scritto la sceneggiatura, lo ha diretto, lo ha prodotto e si è anche ritagliato il personaggio principale interpretandolo come un vecchio attore anni 50. Perché non scrivere anche le musiche? Dai George la prossima volta ci puoi anche provare... Ma sono dialoghi quelli che proponi? Attori sbracati che avrebbero voluto ricalcare Ocean's Eleven ma Bill Murray è irriconoscibile e John Goodman la macchietta della sua macchietta... scene agghiaccianti per bruttezza e soprattutto, sottolineo soprattutto, per lascrittura. Salvo i colori, alcune inquadrature: la prima di Hitler accanto al modello in scala di una delle sue visioni: aderente a scatti originali. Ottimo lavoro degli scenografi e, concordo, bella introduzione DIA sulle bellezze italiane disintegrate dagli inglesi.Ma niente più...
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dukino
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venerdì 21 febbraio 2014
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bel viaggio nella storia
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Imponente ricostruzione storica che prende soprattutto se si sono viste dal vivo le opere trafugate al loro posto. Film pulito e utile alle nuove generazioni che hanno perso il senso profondo della storia. Grazie alla produzione e al cast perfetto
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federicapizi_
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giovedì 20 febbraio 2014
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storia interessante
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Fino ad ora non ero a conoscenza di questa storia e l'ho trovata molto interessante.
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wounded knee
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giovedì 20 febbraio 2014
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molte star e poca sostanza
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Da un insieme di star ci si aspetta sempre un prodotto di levatura assoluta; molte volte però si resta disillusi. Questo è uno di quei casi. La storia di per se è particolare, se poi ci mettiamo che è tratta da una storia vera, gli ingredienti ci sarebbero tutti, per una buona riuscita. In realtà il film è quasi caotico a livello di montaggio, non mi rendevo conto dei passaggi temporali, se non dopo un po che cambiava location. I fatti scorrono con una superficialità descrittiva a dir poco disarmante. C'è un tentativo di introdurre un minimo di storia più umana, a Parigi; ma anche lì, la cosa si risolve con pochi fotogrammi, senza un minimo di introspezione. Il coinvolgimento empatico risulta essere nell'insieme mediocre.
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Da un insieme di star ci si aspetta sempre un prodotto di levatura assoluta; molte volte però si resta disillusi. Questo è uno di quei casi. La storia di per se è particolare, se poi ci mettiamo che è tratta da una storia vera, gli ingredienti ci sarebbero tutti, per una buona riuscita. In realtà il film è quasi caotico a livello di montaggio, non mi rendevo conto dei passaggi temporali, se non dopo un po che cambiava location. I fatti scorrono con una superficialità descrittiva a dir poco disarmante. C'è un tentativo di introdurre un minimo di storia più umana, a Parigi; ma anche lì, la cosa si risolve con pochi fotogrammi, senza un minimo di introspezione. Il coinvolgimento empatico risulta essere nell'insieme mediocre. L'unico momento più coinvolgente, dal punto di vista umano, è nella scena dello smascheramento dell'ufficiale nazista in "incognito". In occasione dell'uccisione del primo componente la squadra, sembra quasi che non sia successo, in quanto l'ufficiale nazista (colpito), se ne va senza che nessun altro ritorni a vedere chi abbia sparato. Buona l'interpretazione dei personaggi e buona la fotografia, per il resto però è un film da "archiviare" senza che possa lasciare tante tracce. Ottimo il battage pubblicitario...
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flyanto
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mercoledì 19 febbraio 2014
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come molte opere d'arte riuscirono ad essere salva
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Film in cui viene raccontata l' operazione che fu realmente condotta nel corso della Seconda Guerra Mondiale da alcuni storici dell'arte americani (e non solo) al fine di salvare le innumerevoli opere d'arte sottratte da Hitler e soggette alla sua furia devastatrice.
Questa costituisce l'ultima opera registica, nonchè da lui stesso interpretata, di George Clooney in cui ancora una volta egli si dimostra pienamente all'altezza dei due ruoli costruendo un film di genere storico e documentaristico che presenta allo spettatore un episodio del secondo conflitto mondiale sicuramente poco conosciuto o, per lo meno, meno reso noto rispetto a tantissimi altri di quel preciso periodo ed evento.
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Film in cui viene raccontata l' operazione che fu realmente condotta nel corso della Seconda Guerra Mondiale da alcuni storici dell'arte americani (e non solo) al fine di salvare le innumerevoli opere d'arte sottratte da Hitler e soggette alla sua furia devastatrice.
Questa costituisce l'ultima opera registica, nonchè da lui stesso interpretata, di George Clooney in cui ancora una volta egli si dimostra pienamente all'altezza dei due ruoli costruendo un film di genere storico e documentaristico che presenta allo spettatore un episodio del secondo conflitto mondiale sicuramente poco conosciuto o, per lo meno, meno reso noto rispetto a tantissimi altri di quel preciso periodo ed evento. Un episodio ed una serie di operazioni assai importanti per la storia in quanto proprio grazie a questi cultori dell'arte molti capolavori sono stati salvati e potuti essere resi noti alle generazioni future, sino ai giorni nostri. Bisogna anche ammirare e lodare la veridicità storica e la riproduzione fedele ed accurata degli ambienti e dei costumi dell'epoca con cui Clooney struttura il suo film. Ma al di là di tutto ciò, il film in generale rimane abbastanza relegato ad una storia documentaristica, sia pure lineare e ben rappresentata, ma priva di qualsiasi guizzo brioso e soprattutto parecchio indugiante in alcune parti, tale da produrre un effetto di appesantimento nel corso della narrazione.
Gli attori che Clooney ha scelto per questa pellicola (Matt Damon, Bill Murray, Jean Dujardin, Cate Blanchett e molti altri) sono tutti perfettamente rispondenti ed all'altezza dei propri ruoli assegnatigli ma non riescono purtroppo ad innalzare il film verso un pieno e completo successo. Peccato!
Ideale solo per conoscere un episodio poco noto della Seconda Guerra Mondiale.
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stevecatania
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mercoledì 19 febbraio 2014
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una trama perefetta per un capolavoro
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Ribadisco che questo film mi ha deluso tantissimo! La trama e la storia se realizzate in maniera diversa poteva realizzarsi in un capolavoro. Metà del fim di una lentezza assurda...colonne sonore che erano buone per addormentarsi. Finalmente il secondo tempo ti permette di svegliarsi con alcune scene di azione! L'unica nota positiva e che ti fa riflettere su quante opere d' arte siano state perse e la cosa ti lascia perplesso!
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ennas
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martedì 18 febbraio 2014
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eroi ed effetti collaterali
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Vale la pena di salvare un’opera d’arte a costo della vita? Con il film Monument Men” George Clooney domanda e risponde affermativamente a modo suo.
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Vale la pena di salvare un’opera d’arte a costo della vita? Con il film Monument Men” George Clooney domanda e risponde affermativamente a modo suo.
Questa domanda drammatica, alla base del film è perennemente di attualità dal momento che le guerre sono sempre il fatto tenebroso presente da qualche parte del mondo. E’ forse per questo che, come molti altri spettatori, ho visto questo film con l’attesa di un pathos che non ho trovato.
La storia vera narrata, è arcinota: lo scenario la seconda guerra mondiale, una squadra speciale di soggetti attempati – fra di loro, storici dell’arte, architetti, uno scultore, la curatrice di un museo, un giovane ebreo-tedesco forzatamente emigrato dalla Germania, vengono ingaggiati – con il beneplacito di Rooswelt, dall’esercito americano, per sguinzagliarsi attraverso un’Europa devastata dalla guerra allo scopo di recuperare e salvare le opere d’arte depredate dai tedeschi e destinate al museo di Hitler , o in alternativa , date alle fiamme.
Ho seguito l’intera proiezione con un’anima divisa in due: da un lato l’importanza di un’opera di salvataggio che a mio parere, soltanto in tempo di pace possiamo apprezzarne appieno il suo valore , cioè quando non siamo esseri inermi terrorizzati, affamati e in fuga sotto le bombe.
Nel film, la guerra rimane sullo sfondo: non basta infatti, dispiegare in immagini chilometri di rovine, interni saccheggiati, figure losche ed ambigue di nemici per rendere palpabile l’orrido della guerra. Come d’altra parte, non basta un cast d’eccezione se non si utilizza a fondo il suo potenziale, non bastano una baldanza cameratesca , un orgoglio del proprio ruolo che stempera nelle battute la coscienza del pericolo della propria missione.
I nostri eroi si tuffano nell’impresa a suon di un’invadente colonna sonora di motivi e marcette (
omaggio a un passato di cinema bellico) Questo scollamento fra i due piani, quello del salvataggio delle opere d’arte e quello dello della guerra, la regia non riesce ad amalgamarli e finisce per dare un’impronta donchisciottesca alle vicende dei Monument Men come viene narrata, a dispetto del clima trionfante della pellicola.
Durante il film si ammirano qua e là degli spezzoni: un ritratto ricollocato in un appartamento deserto, opere d’arte celebri che potrebbero essere perdute, un cast che pur non esprimendo appieno il suo talento è pur sempre godibile. Sprazzi che non riscattano da soli un insieme carente.
L’impresa dei “Monument Men “ è encomiabile, il film prodotto e girato dal Clooney lo è molto meno , se le intenzioni erano buone, l’argomento suggestivo, il risultato è scarso. Senza liquidarlo in toto , per me il film si può vedere con riserva,senza aspettarsi troppo.
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catcarlo
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martedì 18 febbraio 2014
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monuments men
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Allora, riassumendo: i sovietici non sembrano particolarmente svegli, i tedeschi si rivelano delle perfide carogne e gli alleati sono tutti bravi e buoni nonchè dediti al sacrificio. Fra le fila di questi ultimi, poi, gli statunitensi sono spesso belli e sempre integerrimi (anche se davanti c'è Cate Blanchett che fa le moine, a Parigi è primavera e la città è appena stata liberata), mentre con gli altri la sorte è meno benevola - e comunque il primo a defungere è quello che più ha da farsi perdonare. Se, a questo punto, qualcuno sta pensando a un film di cinquant'anni fa, non ha tutti i torti: il nuovo lavoro firmato da Clooney sembra ispirarsi direttamente alle pellicole di guerra corali (tra 'Il giorno più lungo' e 'Il ponte di Remagen') che sono stati girate, celebrando la liberazione d'Europa dalla barbarie nazista, fino alla metà degli anni Sessanta e all'irrompere del conflitto vietnamita.
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Allora, riassumendo: i sovietici non sembrano particolarmente svegli, i tedeschi si rivelano delle perfide carogne e gli alleati sono tutti bravi e buoni nonchè dediti al sacrificio. Fra le fila di questi ultimi, poi, gli statunitensi sono spesso belli e sempre integerrimi (anche se davanti c'è Cate Blanchett che fa le moine, a Parigi è primavera e la città è appena stata liberata), mentre con gli altri la sorte è meno benevola - e comunque il primo a defungere è quello che più ha da farsi perdonare. Se, a questo punto, qualcuno sta pensando a un film di cinquant'anni fa, non ha tutti i torti: il nuovo lavoro firmato da Clooney sembra ispirarsi direttamente alle pellicole di guerra corali (tra 'Il giorno più lungo' e 'Il ponte di Remagen') che sono stati girate, celebrando la liberazione d'Europa dalla barbarie nazista, fino alla metà degli anni Sessanta e all'irrompere del conflitto vietnamita. L’impressione è rafforzata dalla partitura classicheggiante di Alexandre Desplat (che ha anche una piccola parte) e persino dai titoli di coda, così che l'unica, vera differenza può essere cercata nei combattimenti che restano sullo sfondo, o forse sarebbe più corretto dire di lato: ispirato al libro di Robert Edsel che ne narra le gesta, il film racconta infatti la storia di un piccolo gruppo di intellettuali che si dedicò al recupero delle opere d'arte rubate dai tedeschi mentre le truppe alleate avanzavano nel cuore del continente. Il fatto che i protagonisti non siano più giovanissimi (e, viste le loro professioni, non abbiano mai tenuto un'arma in mano) ma vengano comunque inquadrati nell'esercito favorisce il tono di commedia che, diffuso nella prima parte, si mantiene, malgrado lo sfondo tragico, lungo tutta la pellicola, favorito dalla capacità degli attori di affrontare ruoli in cui il registro brillante prevale su quello drammatico. Ben presto, i Monuments Men si dividono in coppie, fra le quali il regista tiene per sè quella che meno si fa notare (anche se la sua parte è quella del loro capo, Fred Stokes): in ordine crescente di efficacia, Damon va nella capitale francese a cercare informazioni presso la diffidente Blanchett, Dujardin e il sempre ottimo Goodman hanno la tendenza a ficcarsi tra i guai (cioè tra le pallottole), gli irresistibili Bill Murray e Bob Balaban iniziano da cane e gatto e finiscono per apprezzarsi a vicenda (e, anche in questo caso, non si può dire che uno non se l'aspetti). Il cast ben assortito e fatto di solidi professionisti è uno dei pregi della pellicola che, in fondo, fa trascorrere due ore senza troppi pensieri celebrando comunque uomini che hanno rischiato in proprio perchè gli strascichi della seconda guerra mondiale fossero anche solo un po' meno dolorosi. Il buon intrattenimento, però, non fa per forza il bel film e bisogna dire che, con 'Monuments men', Clooney dà vita alla sua regia meno convincente: non è un fatto di vecchio stile o di sviluppo più che prevedibile, ma di uno svolgimento a volte un po' didascalico e lento (specie nella prima parte) che non sempre sa sfruttare appieno anche i momenti più interessanti. Questo vale sia per gli spunti umoristici - il pessimo francese del personaggio di Damon parte bene, ma poi lasciato cadere troppo presto - sia per quelli seri, come l'incontro della coppia Murray/Balaban con lo spaurito soldato tedesco o l'improbabile situazione che porta alla morte di Clermont/Dujardin. A parte qualche bello sprazzo – la notte di Natale nelle Ardenne, la morte di Jeffries/Hugh Bonneville - la conseguenza è una certa piattezza emotiva, con lo spettatore che, malgrado i frequenti pistolotti sparsi lungo le due ore di durata, fatica a farsi coinvolgere dalla narrazione persino nei momenti che dovrebbero essere clou, come, ad esempio, il ritrovamento della ‘Madonna di Bruges’ di Michelangelo: malgrado il budget non indifferente, ‘Monuments men’, pur non facendo rimpiangere i soldi spesi per il biglietto, si rivela così un’occasione sprecata.
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