Quarry

‘Quarry – pagato per uccidere’ è un drama-noir che ruota attorno alle vicende del personaggio principale: il marine Mac Conway (Logan Marshall-Green) reduce dalla seconda masochista missione in Vietnam. Quarry è il soprannome che viene affibbiato al soldato da Broker (Peter Mullan): una figura imprenditoriale contemporanea che assolda killer professionisti al fine di offrire un servizio conto terzi. Il motore della trama è proprio l’irruzione di Broker nella vita Mac Conway con una proposta una collaborazione. La generosa offerta potrebbe aiutare il reduce sia dal punto di vista economico sia a fare i conti con le paure del rientro e del reintegro nella spigolosa realtà della Memphis del 1972. Il primo episodio offre un’ampia (e forse ridondante) contestualizzazione della dimensione sociale e privata all’interno della quale maturano le condizioni per lo sviluppo della storia. Quarry, disorientato, stordito e preso a confrontarsi con la sua moralità, trascina i vari fantasmi della guerra all’interno della sua vita privata. Oltre alle condizioni psicologiche, le difficoltà a trovare un’occupazione stabile, soddisfacente e ben pagata, suggeriscono un alibi per accettare la proposta di entrare a far parte della squadra di assassini di Broker. I colpi di grazia che scioglieranno ogni resistenza di Quarry a uccidere per soldi saranno l’assassinio del suo amico e compagno d’armi e la scoperta dell’infedeltà della moglie Joni. La serie si distingue per una caratterizzazione ineccepibile dei personaggi fin dai primi minuti. Alcuni di questi sono ovviamente più interessanti di altri, ma la completezza della loro personalità trasmessa dalle espressioni colloquiali dei dialoghi, cosi come dalla recitazione e dalle scelte dei costumi è quella tipica dei prodotti di alta qualità. Dal punto di vista della narrazione, la scelta è piuttosto controtendenza rispetto al trend per il quale ci siamo abituati ai comportamenti deprecabili dei personaggi senza giudicarli; o perlomeno, senza essere interessati alle ipotetiche giustificazioni psicologico-sociali che li portano a compiere atti criminali e immorali. Il preambolo di ‘Quarry’ tenta invece di definire una serie di condizioni traumatiche che in qualche modo dovrebbero spiegarci che il protagonista fa quello che fa perché psicologicamente devastato. L’intenzione del primo episodio sembra proprio quella di tracciare un contorno emotivo del personaggio principale che dovrebbe permettere allo spettatore di essere accondiscendente verso gli atti compirà. La scelta, per quanto comprensibile, è piuttosto cautelativa e irritante. Se da una parte, si è immediatamente più inclini a perdonare e a farsi piacere un protagonista macerato da un certo travaglio esistenziale. Per altri versi, la narrazione del suo dramma personale finisce per rendere Mac Conway un po’ meno interessante di quanto avrebbe potuto essere se, semplicemente, si fossero lasciate in sospeso le ragioni del suo stato psicologico. Dal punto di vista etico, l’intenzione dei produttori chiede troppo allo spettatore. Malgrado si possano comunemente accettare delle attenuanti per certi comportamenti, non è per nulla scontato che la condizione in cui si trova Quarry al suo rientro sia sufficiente a sollevarlo da una parte delle responsabilità implicate nell’atto dell’assassinio. In conclusione, ‘Quarry – pagato per uccidere’ è un prodotto televisivo che merita fiducia malgrado alcune decisioni narrative demodé e le premesse etiche naif.