flyanto
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lunedì 29 settembre 2014
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il ritratto di un controverso artista
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Film in cui si racconta la vita e la figura di artista di Pier Paolo Pasolini, dove la sua persona come scrittore e regista viene messa in evidenza attraverso i lati particolari della sua personalità e pertanto egli viene presentato dal regista Abel Ferrara come colui che andava contro corrente di fronte alla moralità vigente troppo bigotta e perbenista, per il suo attaccamento ed affetto profondi ne confronti della propria madre, e per la sua attrazione ed inclinazione a ricercare la compagnia di giovani del suo stesso sesso che egli raccoglieva direttamente dalla strada, sino alla sua tragica fine, ucciso nella notte selvaggiamente a calci e pugni in una spiaggia di Ostia da un gruppo di giovani omofobi.
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Film in cui si racconta la vita e la figura di artista di Pier Paolo Pasolini, dove la sua persona come scrittore e regista viene messa in evidenza attraverso i lati particolari della sua personalità e pertanto egli viene presentato dal regista Abel Ferrara come colui che andava contro corrente di fronte alla moralità vigente troppo bigotta e perbenista, per il suo attaccamento ed affetto profondi ne confronti della propria madre, e per la sua attrazione ed inclinazione a ricercare la compagnia di giovani del suo stesso sesso che egli raccoglieva direttamente dalla strada, sino alla sua tragica fine, ucciso nella notte selvaggiamente a calci e pugni in una spiaggia di Ostia da un gruppo di giovani omofobi.
Ma la pellicola di Ferrara, benchè girata rigorosamente ed attinente alla figura reale di Pasolini, purtroppo non ha mordente o, per lo meno, un qualcosa che la faccia spiccare in alto elevandola da una pura e semplice testimonianza biografica. Sul personaggio tanto controverso di Pasolini, sebbene sia un compito difficile, si sarebbe dovuto dire ed approfondire molto di più ed evitare così di cadere appunto in una rappresentazione all'insegna della banalità. Un vero peccato!
Una nota di encomio, invece, deve essere diretta all'attore William Defoe che impersona Pasolini in maniera quanto mai efficace sia per ciò che concerne la rappresentazione fisica che quella delle movenze e del modo di parlare.
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andrea lade
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lunedì 29 settembre 2014
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pessimo, davvero.
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Il primo film che ho visto di questa edizione del Festival è il tanto atteso “Pasolini”, stroncato dalla critica, disprezzato dagli amatori del giornalista friulano ed ignorato da tutti gli altri. Ma è veramente così orribile il nuovo film di Abel Ferrara? Posso davvero permettermi di archiviare questa “biografia” come un lavoro mal riuscito? Pur essendo il giudizio mio personale totalmente negativo, voglio soffermarmi su alcune motivazioni.
Abel Ferrara è un regista eterogeneo che predilige il genere thriller ambientando le sue opere nei bassifondi delle città; nel 2011 decide di studiare la figura di Pasolini a tal punto da prendersi una pausa di riflessione e di allontanarsi dalle scene per approfondire la sua nuova idea.
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Il primo film che ho visto di questa edizione del Festival è il tanto atteso “Pasolini”, stroncato dalla critica, disprezzato dagli amatori del giornalista friulano ed ignorato da tutti gli altri. Ma è veramente così orribile il nuovo film di Abel Ferrara? Posso davvero permettermi di archiviare questa “biografia” come un lavoro mal riuscito? Pur essendo il giudizio mio personale totalmente negativo, voglio soffermarmi su alcune motivazioni.
Abel Ferrara è un regista eterogeneo che predilige il genere thriller ambientando le sue opere nei bassifondi delle città; nel 2011 decide di studiare la figura di Pasolini a tal punto da prendersi una pausa di riflessione e di allontanarsi dalle scene per approfondire la sua nuova idea. Pasolini viene studiato nell’ immagine, attraverso i documentari, nella sua dialettica e la ricerca sembra orientarsi nell’ultimo periodo a Roma. La prima scelta azzardata del regista è William Defoe, sicuramente non noto per la bellezza che per l’occasione viene ulteriormente alterato per somigliare il più possibile all’ultimo Pasolini arrotondando per difetto alcune sue irregolarità estetiche. Come se non bastasse un doppiaggio disastroso alterna dialoghi in inglese a momenti in cui si tenta disperatamente un italiano dal fortissimo e fastidioso anglo-accento.
Il resto del cast non è d’aiuto : Scamarcio, Ninetto Davoli e Mastandrea, di certo non sono i miei attori preferiti, ma hanno fatto di meglio nella loro carriera. Gli episodi dei due avventurieri Epifanio e Ninetto Davoli non legano tra di loro e si fa fatica a seguire una sceneggiatura confusa e sfilacciata soprattutto nella parte centrale del film dove alcune scene rischiano addirittura di apparire fuori contesto, se non nella mente del regista che sicuramente avrà seguito una sua logica del tutto personale.
Là dove quindi ci sono dubbi sulla sceneggiatura , il contenuto non aiuta di certo. Senza soffermarmi su scene di dubbio gusto come il rito della fertilità, credo che il punto debole di questa operazione sia la storia in generale, l’ossatura dello script : il soggetto si sviluppa nel giro di pochi mesi e si concentra negli episodi in cui Pasolini scrive, trascorrendo le ultime ore della sua vita con l’adorata madre, riflettendo sulla sua vita e più tardi alla ricerca nella notte di avventure in Alfa Romeo. Avventure notturne che diventano il pretesto per il regista di dare una sua versione dei fatti al pestaggio dell’idroscalo e così il film si conclude in interminabili 5 minuti di una scena opaca ed interpretata in modo terrificante dal protagonista e dai ragazzi di vita.
Tutto il resto del film è pieno di citazioni, frasi, eventi storici diretti da un regista che sembra aver capito tutto di Pasolini e che invece ha capito ben poco oscurando la sua indole , e rendendo il personaggio privo di anima, smorto e , ripeto, insopportabile quando tenta di parlare in italiano. Il regista non fa un’ analisi profonda di Pasolini e aderisce ad uno stile narrativo semi documentaristico per cui raccontare la biografia di un personaggio significa aderire in tutto e per tutto al suo pensiero.
Uscito dalla sala speravo di conoscere qualcosa in più di questo personaggio di cui si è tanto discusso, ma in realtà ho saputo ancor meno. Sicuramente non vi piacerà.
Voto: 2
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(di massimocantone)
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patric
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lunedì 29 settembre 2014
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la figura infranta di pasolini
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Film molto mediocre, mi aspettavo dei riferimenti espliciti sull’aspetto più profano ed umano della sua vita, della sua diciamo ‘diversità’ se per noi definire diverso chi si discosta da un comportamento sociale comune e ‘normale’ ci fa sentire più sicuri e convinti della nostra ‘diversità’ dalla normalità intesa invece dai ‘diversi’ come un tipo di normalità ben diversa dalle altre normalità per esempio come la nostra. Il biglietto da visita del regista è subito servito sul piatto: il film apre con scene che parlano esplicitamente del vizio dell’artista in un modo nudo e crudo, no c’è alcun rispetto per quello che fu della privacy dello scrittore in questione e della sua famiglia, né per le sensibilità degli spettatori che potrebbero essere offese nel vedersi violentare per minuti interminabili da scene di sesso gratuite.
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Film molto mediocre, mi aspettavo dei riferimenti espliciti sull’aspetto più profano ed umano della sua vita, della sua diciamo ‘diversità’ se per noi definire diverso chi si discosta da un comportamento sociale comune e ‘normale’ ci fa sentire più sicuri e convinti della nostra ‘diversità’ dalla normalità intesa invece dai ‘diversi’ come un tipo di normalità ben diversa dalle altre normalità per esempio come la nostra. Il biglietto da visita del regista è subito servito sul piatto: il film apre con scene che parlano esplicitamente del vizio dell’artista in un modo nudo e crudo, no c’è alcun rispetto per quello che fu della privacy dello scrittore in questione e della sua famiglia, né per le sensibilità degli spettatori che potrebbero essere offese nel vedersi violentare per minuti interminabili da scene di sesso gratuite. Il film si sofferma molto su pratiche di sesso molto gratuitamente senza rispettare la sensibilità volta dello stesso scrittore facendolo, a mio avviso, sobbalzare più volte nella tomba. E’ come se un regista volesse narrare la vita di Garibaldi mettendo più volte in evidenza e filmando tutto ciò che il grande personaggio storico faceva in toilette ogni mattina descrivendone i minimi particolari e con interminabili piani sequenza. Il film è in gran parte una grande violenza verso lo spettatore che ha conosciuto l’arte di Pasolini (‘Il Vangelo secondo Matteo’ per tutte le altre opere) o letto le sue poesie screditando l’immagine di artista e scrittore, demolendo ciò che aveva costruito nella sua vita di artista. E’ anche violenza gratuita verso chi non conosce alcuna sua opera, verso chi per la prima volta ne sente parlareo esce dal cinema inebetito e giura che non leggerà mai un libro dell’autore o non ne vedrà mai più un film. E’ ancora violenza verso chi, ancora fanciullo, è stato portato al cinema dal proprio genitore che non si sarebbe mai aspettato una così alta crudeltà di immagini, anche perché non era stato affisso alcuno avviso circa la visione vietata ai minori. Consiglierei ad Abel Ferrara di riscrivere il film utilizzando gli stessi attori (grandi W.De Foe, Adriana Asti soprattutto) parlando anche della visione politica di Pasolini, della sua emarginazione dal PCI dell’epoca per indegnità morale, della sua poesia in vernacolo friulano, della sua crisi esistenziale in atto, del suo rapporto con i suoi genitori, della sua passione per il cinema e per il realismo. Direi al regista che non è professionale fare un film per demolire il mito di Pasolini facendo leva sulle sue debolezze o se vogliamo sulla sua normale debolezza. E’ come se avesse voluto dirmi ‘ecco uno dei vostri miti della vostra bella Italia, ecco cosa era veramente'. Anche per rispetto della grande figura di scrittore e regista che fu Pasolini consiglierei ad A. Ferrara di rifare il film ma con un occhio di riguardo alle sensibilità delle persone che non vanno al cinema per essere violentate nella loro interiorità, queste persone rispettano la ‘diversità’ o la ‘diversa normalità’ o chiamiamola come ci pare e rispettano ancora di più anche la privacy di chi vive la sua libertà di professare la propria sessualità nel modo in cui la sua natura ritiene più opportuno senza essere tale modalità, pur di scrivere un film e vendere il prodotto, sbandierata ai sette venti creando equivoci interpretativi sulla vita di un grande scrittore e di una grande cultura come lo fu Pier Paolo Pasolini.
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lunedì 29 settembre 2014
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la figura di pasolini
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Le aspettative comuni erano di vedere un film che narrasse sì degli ultimi tempi della vita terrena dell’artista ma soprattutto della sua poesia, della sua arte e della sua visione del mondo, del suo esistenzialismo storico ed ateo, della sua grande vena artistica che faceva presagire a un non so che di mistico, quasi di accostamento alla fede in qualcosa che potrebbe chiamarsi Dio. Mi aspettavo anche dei riferimenti espliciti sull’aspetto più profano ed umano della sua vita, della sua diciamo ‘diversità’ se per noi definire diverso chi si discosta da un comportamento sociale comune e ‘normale’ ci fa sentire più sicuri e convinti della nostra ‘diversità’ dalla normalità intesa invece dai ‘diversi’ come un tipo di normalità ben diversa dalle altre normalità per esempio come la nostra.
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Le aspettative comuni erano di vedere un film che narrasse sì degli ultimi tempi della vita terrena dell’artista ma soprattutto della sua poesia, della sua arte e della sua visione del mondo, del suo esistenzialismo storico ed ateo, della sua grande vena artistica che faceva presagire a un non so che di mistico, quasi di accostamento alla fede in qualcosa che potrebbe chiamarsi Dio. Mi aspettavo anche dei riferimenti espliciti sull’aspetto più profano ed umano della sua vita, della sua diciamo ‘diversità’ se per noi definire diverso chi si discosta da un comportamento sociale comune e ‘normale’ ci fa sentire più sicuri e convinti della nostra ‘diversità’ dalla normalità intesa invece dai ‘diversi’ come un tipo di normalità ben diversa dalle altre normalità per esempio come la nostra. Il biglietto da visita del regista è subito servito sul piatto: il film apre con scene che parlano esplicitamente del vizio dell’artista in un modo nudo e crudo, no c’è alcun rispetto per quello che fu della privacy dello scrittore in questione e della sua famiglia, né per le sensibilità degli spettatori che potrebbero essere offese nel vedersi violentare per minuti interminabili da scene di sesso gratuite tra persone dello stesso sesso. Il film si sofferma molto su pratiche di sesso orale e molto gratuitamente senza rispettare la sensibilità questa volta dello stesso scrittore facendolo, a mio avviso, sobbalzare più volte nella tomba. E’ come se un regista volesse narrare la vita di Garibaldi mettendo più volte in evidenza e filmando tutto ciò che il grande personaggio storico faceva in toilette ogni mattina descrivendone i minimi particolari e con interminabili piani sequenza. Il film è in gran parte una grande violenza verso lo spettatore che ha conosciuto l’arte di Pasolini (‘Il Vangelo secondo Matteo’ per tutte le altre opere) o letto le sue poesie screditando l’immagine di artista e scrittore, demolendo ciò che aveva costruito e anche fatto di buono nella sua vita di artista. E’ anche violenza gratuita verso chi non conosce alcuna sua opera, verso il ragazzo che per la prima volta ne sente parlare ed esce dal cinema inebetito e giura che non leggerà mai un libro dell’autore in oggetto o non ne vedrà mai più un film. E’ ancora violenza verso chi, ancora bambino, è stato portato al cinema dal proprio genitore che non si sarebbe mai aspettato una così alta crudeltà di immagini, anche perché non era stato affisso alcuno avviso circa la visione vietata ai minori. Consiglierei ad Abel Ferrara di riscrivere il film utilizzando gli stessi attori (grandi W.De Foe, Adriana Asti soprattutto) parlando anche della visione politica di Pasolini, della sua emarginazione dal PCI dell’epoca per indegnità morale, della sua poesia in vernacolo friulano, della sua crisi esistenziale in atto, del suo rapporto con i suoi genitori, della sua passione per il cinema e per il realismo che ne può esprimere in quanto arte più congeniale alla sua descrizione. Direi al regista in oggetto che non è professionale fare un film per demolire il mito di Pasolini, per abbattere la sua figura storica facendo leva sulle sue debolezze o se vogliamo sulla sua normale debolezza. E’ come se avesse voluto dirmi ‘ecco uno dei vostri miti della vostra bella Italia, ecco cosa era veramente…’. Anche per rispetto della grande figura di scrittore e regista che fu Pasolini consiglierei ad A. Ferrara di rifare il film ma con più un occhio di riguardo alle sensibilità delle persone che non vanno al cinema per essere violentate nella loro interiorità, queste persone rispettano la ‘diversità’ o la ‘diversa normalità’ o chiamiamola come ci pare e rispettano ancora di più anche la privacy di chi vive la sua libertà di professare la propria sessualità nel modo in cui la sua natura ritiene più opportuna e consona senza essere tale modalità, pur di scrivere un film e vendere il prodotto, sbandierata ai sette venti creando equivoci interpretativi sulla vita di un grande scrittore e di una grande cultura come lo fu Pier Paolo Pasolini.
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brandokate
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domenica 28 settembre 2014
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pasolini, l'assente.
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Una delusione questo ritratto di Pasolini di Abel Ferrara: un film in cui non c'è nulla della forza delle parole e della poesia di Pasolini. Sembra che al regista manchi uno sguardo profondo e una conoscenza vera dei testi di questo scrittore così complesso e controverso. Allo spettatore rimane solo l'esile storia dell'ultima notte di uomo che vive con la madre, di notte adesca ragazzini mentre di giorno scrive sceneggiature hard. L'unica sequenza che si salva è forse l'intervista a Furio Colombo "Siamo tutti in pericolo".
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Una delusione questo ritratto di Pasolini di Abel Ferrara: un film in cui non c'è nulla della forza delle parole e della poesia di Pasolini. Sembra che al regista manchi uno sguardo profondo e una conoscenza vera dei testi di questo scrittore così complesso e controverso. Allo spettatore rimane solo l'esile storia dell'ultima notte di uomo che vive con la madre, di notte adesca ragazzini mentre di giorno scrive sceneggiature hard. L'unica sequenza che si salva è forse l'intervista a Furio Colombo "Siamo tutti in pericolo".
Il film scorre inerte e noi in perenne attesa che succeda qualcosa, una folgorazione...ma nulla...
Nessun riferimento poi ai complicati risvolti politici dell'azione di PPP da intellettuale engagé...Abel sembra non aver riascoltato "Io so"...
brandokate
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ludwigzaller
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venerdì 26 settembre 2014
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ritratto di artista
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Il film, la cui trama non è assolutamente confusa od impossibile da raccontare, narra gli ultimi giorni della vita di Pasolini. Ne emerge il quadro di un uomo ancora giovane, attivo, impegnato in molti progetti: il montaggio di Salò, la stesura avanzata di Petrolio, la sceneggiatura quasi completata di un film fantastico sulla falsariga di Uccellacci ed Uccellini di cui dovrà essere protagonista Ninetto Davoli. Il Pasolini di questi anni, ed il film ne dà conto, è un intellettuale ascoltato in tutta Europa, le cui tesi sulla crisi della società moderna, la corruzione del sistema politico e l'instaurarsi di preoccupanti dinamiche di violenza sono lette e discusse ovunque. Nella vita di tutti i giorni lo vediamo muoversi in un contesto familiare rassicurante: una madre affettuosa, a cui è legato da un rapporto di amore filiale intenso, la nipote segretaria che si prenderà cura di Petrolio dopo la morte dello zio, il cugino ed insuperato biografo Nico Naldini, l'attrice Laura Betti.
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Il film, la cui trama non è assolutamente confusa od impossibile da raccontare, narra gli ultimi giorni della vita di Pasolini. Ne emerge il quadro di un uomo ancora giovane, attivo, impegnato in molti progetti: il montaggio di Salò, la stesura avanzata di Petrolio, la sceneggiatura quasi completata di un film fantastico sulla falsariga di Uccellacci ed Uccellini di cui dovrà essere protagonista Ninetto Davoli. Il Pasolini di questi anni, ed il film ne dà conto, è un intellettuale ascoltato in tutta Europa, le cui tesi sulla crisi della società moderna, la corruzione del sistema politico e l'instaurarsi di preoccupanti dinamiche di violenza sono lette e discusse ovunque. Nella vita di tutti i giorni lo vediamo muoversi in un contesto familiare rassicurante: una madre affettuosa, a cui è legato da un rapporto di amore filiale intenso, la nipote segretaria che si prenderà cura di Petrolio dopo la morte dello zio, il cugino ed insuperato biografo Nico Naldini, l'attrice Laura Betti. Di notte si aggira per Roma con l'intento di soddisfare le necessità di una inquieta sessualità. Ed è durante uno di questi incontri occasionali che trova la morte. A massacrarlo, secondo la ricostruzione di Ferrara, non sono i fascisti, ma gli stessi ragazzi di borgata di cui subiva il fascino, che lo attirano in un agguato per derubarlo ed insieme punirlo per la sua condizione di "frocio". Due grandi segmenti narrativi interrompono la trama: nel primo sono messi in scena frammenti da Petrolio, nel secondo un Ninetto Davoli invecchiato, e vagamente rassomigliante al Totò di Uccellacci ed Uccellini, è il protagonista della favola amara che Pasolini stava sceneggiando, che narra di una scalata al paradiso che si rivela inutile, semplicemente perché il paradiso non esiste. Attraverso un linguaggio cinematografico che sfugge ai pericoli di eccesso di linearità dei film biografici, e dunque per frammenti e squarci, il film fornisce una immagine forte e realistica di Pasolini come uomo ed artista ed è ben riuscito. Credibile Defoe nel ruolo dello scrittore, dettagliata ed intelligente la sceneggiatura. Lo stile cupo ed insieme elegante di Ferrara si sposa bene ad una vicenda dall'esito mortale già scritto.
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(di libmasi)
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epidemic
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martedì 16 settembre 2014
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buona regia, sviluppo un pò meno
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sicuramente il film non è per tutti, come d'altronde non lo era Pasolini. Il film di Ferrara è difficile, una scelta azzardata e non del tutto riuscita. Da una parte una linea di regia buona sulla quale non si può dire niente con movimenti di macchina mai scontati. Dall'altra il difficile dipannarsi della matassa Pasolini, difficile spiegarlo in poco più di un'ora un personaggio così polivalente, se ne palpa a tratti l'italianità (con le figure familiari, le trattorie), l'aspetto voyeristico (con i suoi vizi) ma poco l'aspetto artistico che Ferrara vorrebbe farlo parlare da solo con una simil-rappresentazione di ciò che non fu mai completato (apprezzabile intento comunque). L'aspetto linguistico poi è abbastanza oscuro.
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sicuramente il film non è per tutti, come d'altronde non lo era Pasolini. Il film di Ferrara è difficile, una scelta azzardata e non del tutto riuscita. Da una parte una linea di regia buona sulla quale non si può dire niente con movimenti di macchina mai scontati. Dall'altra il difficile dipannarsi della matassa Pasolini, difficile spiegarlo in poco più di un'ora un personaggio così polivalente, se ne palpa a tratti l'italianità (con le figure familiari, le trattorie), l'aspetto voyeristico (con i suoi vizi) ma poco l'aspetto artistico che Ferrara vorrebbe farlo parlare da solo con una simil-rappresentazione di ciò che non fu mai completato (apprezzabile intento comunque). L'aspetto linguistico poi è abbastanza oscuro. Personalmente l'ho visto alla retrospettiva di venezia parzialmente sottotitolato, (non so come uscirà nelle sale) dico parzialmente perchè alcune parti sono in italiano ma non uttte senza un apparente nesso.
Il giudizio finale resta pallidamente positivo con un pò di riserva sullo svolgimento
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peer gynt
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venerdì 5 settembre 2014
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ultime ore e ultima arte di un poeta
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Un film su Pasolini è una scommessa difficile da vincere: troppo complesso, sfaccettato, contraddittorio il personaggio, che fu poeta, romanziere, saggista e di certo uno dei più grandi cineasti italiani di sempre. Il regista americano Abel Ferrara ci prova e fallisce in parte il suo obiettivo. E non perché il film sia inguardabile, brutto, disastroso (come qualcuno ha sostenuto). Non è affatto così. Spunti interessanti ce ne sono. Per esempio, è interessante (ma anche coraggioso e soprattutto incosciente) il tentativo di Ferrara di girare frammenti del film che Pasolini stava cominciando ad abbozzare negli ultimi giorni di vita, quel "Porno-Teo-Kolossal" che avrebbe dovuto essere interpretato da Eduardo De Filippo e Ninetto Davoli.
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Un film su Pasolini è una scommessa difficile da vincere: troppo complesso, sfaccettato, contraddittorio il personaggio, che fu poeta, romanziere, saggista e di certo uno dei più grandi cineasti italiani di sempre. Il regista americano Abel Ferrara ci prova e fallisce in parte il suo obiettivo. E non perché il film sia inguardabile, brutto, disastroso (come qualcuno ha sostenuto). Non è affatto così. Spunti interessanti ce ne sono. Per esempio, è interessante (ma anche coraggioso e soprattutto incosciente) il tentativo di Ferrara di girare frammenti del film che Pasolini stava cominciando ad abbozzare negli ultimi giorni di vita, quel "Porno-Teo-Kolossal" che avrebbe dovuto essere interpretato da Eduardo De Filippo e Ninetto Davoli. Ferrara gira queste scene a modo suo, senza voler rifare lo stile di Pasolini, e il risultato fa pensare, e in qualche momento convince. Come pure la scelta linguistica sembra ancora una volta coraggiosa e incosciente: i personaggi alternano, senza nessuna precisa ragione, in maniera un po' anarchica, l'inglese e l'italiano, effetto totalmente straniante, che ottiene il risultato (crediamo interessante) di distanziare lo spettatore dall'attore che presta voce e volto al personaggio Pasolini (un po' come aveva fatto Ermanno Olmi girando un film su papa Govanni XXIII e facendolo interpretare da un attore, Rod Steiger, sempre vestito in giacca e cravatta). E infine è sicuramente non errato far parlare molto Pasolini con le proprie parole (tratte soprattutto dalle due ultime interviste e dal romanzo incompiuto "Petrolio").
Eppure il film non convince, forse perché non è chiara la motivazione che porta Ferrara ad impegnarsi in questo progetto. E perché è sempre in bilico fra il tentativo di restituire il pensiero e il tormento che muoveva Pasolini ad esprimere se stesso e la ricostruzione, cronistico-televisiva, delle ultime ore e della morte violenta del poeta friulano.
In questa indecisione ci sembra di trovare il maggior limite di questo film.
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[+] un artista scomodo, un intellettuale lucido…
(di antonio montefalcone)
[ - ] un artista scomodo, un intellettuale lucido…
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