camarillo
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domenica 5 ottobre 2014
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paradisi impossibili
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Il film di Ferrara ovviamente elude ogni rischio di agiografia e santificazione di Pasolini; ma questo, per chi conosce il regista, non sorprende. Più interessante mi pare il modo in cui il film sviluppa su più piani il suo percorso: la necessità di percorrere l'inferno per tentare di raggiungere un paradiso che però, alla fine, resta misteriosamente lontano. L'unica consolazione (umana, troppo umana) è nel constatare che quel viaggio, a cui la meta viene sottratta, serve però a vedere meglio la Terra. Questa antropologia del dolore fu dell'intellettuale Pasolini che, soprattutto negli ultimi anni, ne fece l'oggetto privilegiato delle sue riflessioni (con almeno uno scarto interno traumatico: l'abiura alla Trilogia della vita) .
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Il film di Ferrara ovviamente elude ogni rischio di agiografia e santificazione di Pasolini; ma questo, per chi conosce il regista, non sorprende. Più interessante mi pare il modo in cui il film sviluppa su più piani il suo percorso: la necessità di percorrere l'inferno per tentare di raggiungere un paradiso che però, alla fine, resta misteriosamente lontano. L'unica consolazione (umana, troppo umana) è nel constatare che quel viaggio, a cui la meta viene sottratta, serve però a vedere meglio la Terra. Questa antropologia del dolore fu dell'intellettuale Pasolini che, soprattutto negli ultimi anni, ne fece l'oggetto privilegiato delle sue riflessioni (con almeno uno scarto interno traumatico: l'abiura alla Trilogia della vita) . Il film, conseguentemente, mostra questa strada nel giorno della fine: mentre la morte dilaga (nell'intervista a Colombo, nel racconto fatto dal ristoratore dei ragazzini di sedici anni che si ammazzano tra loro), un uomo dal buio ricrea e celebra la vita (la festa della fertilità, il bambino di Davoli/Scamarcio); ma è uno sforzo sempre più faticoso e improbo, che apre tagli e ferite (sul volto di Defoe come su quello della città, tagliata da carrelli e da lame di luce malata). Uno sforzo che trova la sua sconfitta, storica e umana, quando gli angeli innocenti, i ragazzi di vita, si mostrano trasformati (dallo sviluppo senza progresso?) in diavoli assassini.
E però, se il paradiso resta un mito irraggiungibile (<<la cometa era 'na stronzata>>, commenta con divertita amarezza DeFilippo/Davoli), quel viaggio è almeno servito a vedere ed imparare la Terra, l'uomo e la loro abissale terribile meraviglia.
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massimocantone
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domenica 5 ottobre 2014
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commenti moralisti e ipocriti
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leggo questi commenti moralistici e che tacciono poi la complessità di Pasolini (ma lo avete mai visto Salò?, avete mai letto Petrolio?) gli ultimi giorni di Pasolini di cosa ovevano parlare, di quando girava il Vangelo? Ipocriti e moralisti, reazionari e omofobi. Meno male che il film vi ha scandalizzati, vuol dire che anche se imperfettamente hanno fatto bene a farlo
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emyliu△
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domenica 5 ottobre 2014
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per un poeta morto d'amore e di pensiero
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PASOLINI di Abel Ferrara è un bell'omaggio filmico allo scrittore. Così aveva scritto sul suo passaporto: non regista, cineasta, letterato, intellettuale, giornalista, poeta, sceneggiatore, drammaturgo, e altro ancora, ma semplicemente scrittore. "Abolire i mezzi di controllo di massa del potere, come la televisione, perchè a causa di essa non ci sono piú esseri umani, ma solo macchine che si scontrano l'una contro l'altra, omologandosi, per volere tutti le stesse cose, comportarsi tutti nello stesso modo, manovrati come marionette dal potere".
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PASOLINI di Abel Ferrara è un bell'omaggio filmico allo scrittore. Così aveva scritto sul suo passaporto: non regista, cineasta, letterato, intellettuale, giornalista, poeta, sceneggiatore, drammaturgo, e altro ancora, ma semplicemente scrittore. "Abolire i mezzi di controllo di massa del potere, come la televisione, perchè a causa di essa non ci sono piú esseri umani, ma solo macchine che si scontrano l'una contro l'altra, omologandosi, per volere tutti le stesse cose, comportarsi tutti nello stesso modo, manovrati come marionette dal potere". Questa la sintesi del rivoluzionario pensiero Pasoliniano, che emerge dall'ultima intervista rilasciata al giornalista Furio Colombo, poche ore prima della sua flagellazione all'idroscalo di Ostia. Il bel film del regista americano ci mostra proprio l'ultima giornata di Pasolini, che sembra lunga una vita, sapientemente montata in meno di 90 minuti. Intensa la maschera tragica di Adriana Asti nelle vesti della madre. A Ninetto Davoli, l'unico ex ragazzo di vita che ha continuato a fare film con il maestro, è affidato un intarsio visionario e poetico tra suggestive annunciazioni del messia e rituali orgiastici on the road. L'erotismo dei "corpi senz'anima" pervade la pellicola. Una sublime fotografia nel riprendere scorci di Roma confeziona il buon prodotto. Dimenticavo Willem Dafoe, perché è un neo del film, non ricordando a mio avviso quasi per nulla Pasolini (anche se affermano il contrario), ma non dico fisicamente a parte le pieghe labiali e l'aria cupa, proprio nell'essenza interpretativa, sembra piuttosto uno stilizzato avatar. Questa estraneazione dal personaggio avviene forse perchè l'attore é troppo hollywoodiano, mentre forse sarebbe stato piú credibile uno de nostri bravi attori italiani. Il film comunque é abbastanza riuscito e non delude le aspettative.
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(di evildead)
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emylio spataro
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sabato 4 ottobre 2014
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ben venga un buon film americano su pasolini
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PIUTTOSTO che il silenzio, questo PASOLINI di Abel Ferrara è un bell'omaggio filmico allo scrittore. Così aveva scritto sul suo passaporto: non regista, cineasta, letterato, intellettuale, giornalista, poeta, sceneggiatore, drammaturgo, e altro ancora, ma semplicemente scrittore. "Abolire i mezzi di controllo di massa del potere, come la televisione, perchè a causa di essa non ci sono piú esseri umani, ma solo macchine che si scontrano l'una contro l'altra, omologandosi, per volere tutti le stesse cose, comportarsi tutti nello stesso modo, manovrati come marionette dal potere".
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PIUTTOSTO che il silenzio, questo PASOLINI di Abel Ferrara è un bell'omaggio filmico allo scrittore. Così aveva scritto sul suo passaporto: non regista, cineasta, letterato, intellettuale, giornalista, poeta, sceneggiatore, drammaturgo, e altro ancora, ma semplicemente scrittore. "Abolire i mezzi di controllo di massa del potere, come la televisione, perchè a causa di essa non ci sono piú esseri umani, ma solo macchine che si scontrano l'una contro l'altra, omologandosi, per volere tutti le stesse cose, comportarsi tutti nello stesso modo, manovrati come marionette dal potere". Questa la sintesi del rivoluzionario pensiero Pasoliniano, che emerge dall'ultima intervista rilasciata al giornalista Furio Colombo, poche ore prima della sua flagellazione all'idroscalo di Ostia. Il bel film del regista americano ci mostra proprio l'ultima giornata di Pasolini, che sembra lunga una vita, sapientemente montata in meno di 90 minuti. Intensa la maschera tragica di Adriana Asti nelle vesti della madre. A Ninetto Davoli, l'unico ex ragazzo di vita che ha continuato a fare film con il maestro, è affidato un intarsio visionario e poetico tra suggestive annunciazioni del messia e rituali orgiastici on the road. L'erotismo dei "corpi senz'anima" pervade la pellicola. Una sublime fotografia nel riprendere scorci di Roma confeziona il buon prodotto. Dimenticavo Willem Dafoe, perché è un neo del film, non ricordando a mio avviso quasi per nulla Pasolini (anche se affermano il contrario), ma non dico fisicamente a parte le pieghe labiali e l'aria cupa, proprio nell'essenza interpretativa, sembra piuttosto uno stilizzato avatar. Questa estraneazione dal personaggio avviene forse perchè l'attore é troppo hollywoodiano, mentre forse sarebbe stato piú credibile uno de nostri bravi attori italiani. Il film comunque é abbastanza riuscito e non delude le aspettative.
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emylio spataro
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sabato 4 ottobre 2014
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a pasolini dall'america con amore
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NEL film, Laura Betti, grande amica di Pasolini, é un incrocio tra Hanna Schygulla e (..?..). Lo capirete vedendo il film. Vi spingo ad andarci perché é un bell'omaggio allo scrittore. Così aveva scritto sul suo passaporto: non cineasta, regista, letterato, intellettuale, giornalista, poeta, sceneggiatore, drammaturgo, e altro ancora, ma semplicemente scrittore.
"Abolire i mezzi di controllo di massa del potere, come la televisione, perchè a causa di essa non ci sono piú esseri umani, ma solo macchine che si scontrano l'una contro l'altra, omologandosi, per volere tutti le stesse cose, comportarsi tutti nello stesso modo, manovrati come marionette dal potere".
Questa la sintesi del rivoluzionario pensiero Pasoliniano, che emerge dall'ultima intervista rilasciata al giornalista Furio Colombo, poche ore prima della sua flagellazione all'idroscalo di Ostia.
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NEL film, Laura Betti, grande amica di Pasolini, é un incrocio tra Hanna Schygulla e (..?..). Lo capirete vedendo il film. Vi spingo ad andarci perché é un bell'omaggio allo scrittore. Così aveva scritto sul suo passaporto: non cineasta, regista, letterato, intellettuale, giornalista, poeta, sceneggiatore, drammaturgo, e altro ancora, ma semplicemente scrittore.
"Abolire i mezzi di controllo di massa del potere, come la televisione, perchè a causa di essa non ci sono piú esseri umani, ma solo macchine che si scontrano l'una contro l'altra, omologandosi, per volere tutti le stesse cose, comportarsi tutti nello stesso modo, manovrati come marionette dal potere".
Questa la sintesi del rivoluzionario pensiero Pasoliniano, che emerge dall'ultima intervista rilasciata al giornalista Furio Colombo, poche ore prima della sua flagellazione all'idroscalo di Ostia. Il bel film di Abel Ferrara ci mostra proprio l'ultima giornata di Pasolini, che sembra lunga una vita, sapientemente montata in meno di 90 minuti. Intensa la maschera tragica di Adriana Asti nelle vesti della madre. A Ninetto Davoli, l'unico ex ragazzo di vita che ha continuato a fare film con il maestro, è affidato un intarsio visionario e poetico tra suggestive annunciazioni del messia e rituali orgiastici on the road. L'erotismo dei "corpi senz'anima" pervade la pellicola. Una sublime fotografia nel riprendere scorci di Roma, alla pari e forse piú elegante rispetto a "La grande bellezza", o magari il fotografo é lo stesso?
Dimenticavo Willem Dafoe, perché si fa accettare pur non ricordando a mio avviso per nulla Pasolini (anche se affermano il contrario), a parte le pieghe labiali e l'aria cupa, sembra piuttosto un avatar incorporeo parabolico. Questa estraneazione dal personaggio avviene forse perchè l'attore é troppo hollywoodiano, mentre avrei visto meglio uno dei nostri bravi attori italiani, ad esempio Pier Francesco Favino, che ne dite? Il film comunque é riuscito e non delude le aspettative.
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libmasi
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mercoledì 1 ottobre 2014
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pasolini ucciso una seconda volta
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Questo film altro non è che il modo migliore per tenere lontani giovani e meno giovani, che poco sanno del personaggio, dal genio letterario ed artistico quale era.
Il film non mette assolutamente in risalto nessuna delle opere artistiche di Pasolini, non mette in eveidenza il suo pensiero politico, le sue idee sul mondo, sul'evoluzione dell'uomo, sul capitalismo, niente di niente.
Assolutamente un film vuoto dove la vita domestica del personaggio appare silenziosa e avvizzita tanto da dover inserire, nel montaggio del film, rumori di sottofondo lì dove non rieschi (esempio quando il protagonista sceglie gli abiti dall'armadio).
Il filo conduttore del film si concentra sulla sessualità di Pasolini, rappresentandola come morbosa ed ossessiava, dando allo spettatore la sensazione che Pasolini sia ricordato per la sua omosessualità e non per quello che realmente era: un genio assoluto.
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Questo film altro non è che il modo migliore per tenere lontani giovani e meno giovani, che poco sanno del personaggio, dal genio letterario ed artistico quale era.
Il film non mette assolutamente in risalto nessuna delle opere artistiche di Pasolini, non mette in eveidenza il suo pensiero politico, le sue idee sul mondo, sul'evoluzione dell'uomo, sul capitalismo, niente di niente.
Assolutamente un film vuoto dove la vita domestica del personaggio appare silenziosa e avvizzita tanto da dover inserire, nel montaggio del film, rumori di sottofondo lì dove non rieschi (esempio quando il protagonista sceglie gli abiti dall'armadio).
Il filo conduttore del film si concentra sulla sessualità di Pasolini, rappresentandola come morbosa ed ossessiava, dando allo spettatore la sensazione che Pasolini sia ricordato per la sua omosessualità e non per quello che realmente era: un genio assoluto. Le scene di sesso, sono ostinatamente violente, lunghe, ripetitive ed offensive per lo spettatore e totalmente fuori luogo nella narrazione di quello che sarebbe dovuto essere l'ultimo giorno di pasolini.
La partecipazione di Ninetto Davoli a questo film appare come una vergognosa mancanza di rispetto.
Altra cosa sgradevole è il soffermarsi sul dolore della madre alla notizia della morte del figlio, una cosa così ovvia ed a tempo stesso intima che avrebbe disgustato Pasolini per l'irruenza con cui il film entra nella sfera sentimentale.
In coclusione questo film non narra dell'ultimo giorno di Pasolini terminato con il suo assassinio, ma bensì questo film ammazza una seconda volta Pasolini con non meno violenza.
Sconsigliatissimo.
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(di uppercut)
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ludwigzaller
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mercoledì 1 ottobre 2014
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giornalista friulano
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Come si fa a definire Pasolini un giornalista friulano!? La strana usanza di questo sito, consistente nel permettere a chiunque di assegnare un voto, fa sì che in una sorta di dittatura della maggioranza, questa recensione riceve un 100% di consensi. Ma da parte di chi? La forte impressione, e mi scuso se lo faccio notare, è che di Pasolini l'autore della recensione non sappia assolutamente nulla, e che quindi gli sia stato molto difficile comprendere questo film.
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luca scial�
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martedì 30 settembre 2014
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l'ultimo giorno di vita di pasolini
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Il controverso regista newyorchese Abel Ferrara ci descrive l'ultimo giorno di vita di Pier Paolo Pasolini, scegliendo una metodologia narrativa particolare. Che non si limita ai soli fatti di cronaca, ma intervalla l'intenso vissuto dello scrittore-giornalista (impegnato tra interviste per il suo discusso film Salò, l'intimità familiare, gli incontri professionali e le uscite private), con i suoi progetti mai portati a termine: il Romanzo Petrolio, critica indiretta ai poteri forti italiani, e la sceneggiatura del film Porno-Teo-Kolossal. Quest'alternanza di sequenze, ora verbose, ora basate sulla potenza espressiva delle immagini, ora silenziose, fa sì che il film sia interessante, scorrevole, mai banale.
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Il controverso regista newyorchese Abel Ferrara ci descrive l'ultimo giorno di vita di Pier Paolo Pasolini, scegliendo una metodologia narrativa particolare. Che non si limita ai soli fatti di cronaca, ma intervalla l'intenso vissuto dello scrittore-giornalista (impegnato tra interviste per il suo discusso film Salò, l'intimità familiare, gli incontri professionali e le uscite private), con i suoi progetti mai portati a termine: il Romanzo Petrolio, critica indiretta ai poteri forti italiani, e la sceneggiatura del film Porno-Teo-Kolossal. Quest'alternanza di sequenze, ora verbose, ora basate sulla potenza espressiva delle immagini, ora silenziose, fa sì che il film sia interessante, scorrevole, mai banale. Ci restituisce un Pasolini fragile, intimo, fustigatore dei costumi; ora tenero, ora trasgressivo. Ottima l'interpretazione di Williem Dafoe, fortemente somigliante con il nostro. Nel cast figura anche Ninetto Davoli, all'epoca giovane attore spesso presente nelle sue pellicole (nel film invece interpretato da Riccardo Scamarcio).
Il finale poi ci racconta come andarono le cose quella maledetta sera del primo novembre, senza dietrologie o lanciare sospetti. Perchè come ha dichiarato Ferrara: non mi importa niente di chi l'ha ucciso. A lui interessava solo fare un film sull'ultimo giorno di uno dei pensatori italiani più lungimiranti e controversi, portatoci via brutalmente: Pier Paolo Pasolini. E possiamo dire che, tutto sommato, ci è riuscito.
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davidino.k.b.
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martedì 30 settembre 2014
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nulla di nuovo
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A parte la buona interpretazione degli attori, non c'è nulla di nuovo da raccontare sulla fine del grande PASOLINI. Il regista vuole dare un'impronta un po' Pasoliniana dell'opera ultima dell'artista con scarso successo. Film nel complesso lento e scontato.
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davidino.k.b.
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martedì 30 settembre 2014
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nulla di nuovo
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A parte la buona interpretazione degli attori, non c'è nulla di nuovo da raccontare sulla fine del grande PASOLINI. Il regista vuole dare un'impronta un po' Pasoliniana dell'opera ultima dell'artista con scarso successo. Film nel complesso lento e scontato.
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