no_data
|
venerdì 11 novembre 2016
|
diversamente disturbante
|
|
|
|
Mi reputo un discreto fan di Cronenberg e un buon conoscitore della sua filmografia. Filo conduttore della sua produzione, vuoi in un senso piuttosto che nell'altro, credo sia rappresentato dal "confine" tra realtà e la sua ipotetica evoluzione. Se in una prima fase l'evoluzione riguardava la carne, ora come non mai assistiamo ad una produzione che si muove sulla psiche. Pregio che riconosco a Cronenberg, nelle ultime opere, è un'efficace e disturbante fotografia sugli estremi che la mente umana riesce ad ordire (es. Cosmopolis, Maps to te stars) o celare (es. A history of Violence); fotografia, certamente, colorata da un pizzico di "fantasia" (dettata proprio dagli eccessi dipinti nei racconti).
[+]
Mi reputo un discreto fan di Cronenberg e un buon conoscitore della sua filmografia. Filo conduttore della sua produzione, vuoi in un senso piuttosto che nell'altro, credo sia rappresentato dal "confine" tra realtà e la sua ipotetica evoluzione. Se in una prima fase l'evoluzione riguardava la carne, ora come non mai assistiamo ad una produzione che si muove sulla psiche. Pregio che riconosco a Cronenberg, nelle ultime opere, è un'efficace e disturbante fotografia sugli estremi che la mente umana riesce ad ordire (es. Cosmopolis, Maps to te stars) o celare (es. A history of Violence); fotografia, certamente, colorata da un pizzico di "fantasia" (dettata proprio dagli eccessi dipinti nei racconti).
Questo film si innesta perfettamente nella attuale corrente di Cronenberg che, lungi dall'aver perso la vena creativa, richiede uno sforzo di comprensione maggiore. Ciò, se non ad altro, è dovuto alla violenza più "standardizzata" che accompagna alcune scene del film.
Non il miglior Cronenberg, di certo. Bocciare in toto quest'opera, tuttavia, mi pare assolutamente eccessivo.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a no_data »
[ - ] lascia un commento a no_data »
|
|
d'accordo? |
|
dandy
|
mercoledì 21 settembre 2022
|
"voglio solo fare ammenda."
|
|
|
|
Cronenberg affronta l'altra faccia di Hollywood.Una dark side fatta di rancori,cinismo,nevrosi,traumi del passato,disempatia e pulsioni nefaste latenti dietro una fragilissima patina di falso benessere ed opulenza da star system.Non ha sconti per nessuno,dai bambini ai grandi dalle vittime ai carnefici e non è previsto il lieto fine.Ma non raggiunge quella potenza ed intensità dei film passati come "Crash" o "Inseparabili",limitandosi a sfondare la classica porta aperta su un tema risaputo più o meno da quando esiste il cinema stesso.E se non è obbligato a tirare sempre in ballo le sue solite tematiche la vicenda per quanto rigorosa e impassibile non va oltre la superficie come i suoi protagonisti(specie quello di Jerome,troppo sullo sfondo),rischiando persino il ridicolo in alcuni punti(il confronto tra Agatha e Havana sul water,i discorsi osceni tra quest'ultima e Jerome o le inguardabili fiamme digitali nel finale).
[+]
Cronenberg affronta l'altra faccia di Hollywood.Una dark side fatta di rancori,cinismo,nevrosi,traumi del passato,disempatia e pulsioni nefaste latenti dietro una fragilissima patina di falso benessere ed opulenza da star system.Non ha sconti per nessuno,dai bambini ai grandi dalle vittime ai carnefici e non è previsto il lieto fine.Ma non raggiunge quella potenza ed intensità dei film passati come "Crash" o "Inseparabili",limitandosi a sfondare la classica porta aperta su un tema risaputo più o meno da quando esiste il cinema stesso.E se non è obbligato a tirare sempre in ballo le sue solite tematiche la vicenda per quanto rigorosa e impassibile non va oltre la superficie come i suoi protagonisti(specie quello di Jerome,troppo sullo sfondo),rischiando persino il ridicolo in alcuni punti(il confronto tra Agatha e Havana sul water,i discorsi osceni tra quest'ultima e Jerome o le inguardabili fiamme digitali nel finale).Fastidioso il continuo ricorso alla poesia di Eluard che da il titolo al film.Non un fallimento completo,ma decisamente un prodotto minore nella filmografia di uno dei registi che hanno scritto la storia del cinema horror e non solo in tempi più recenti.Da una sceneggiatura di Bruce Wagner,che nel '90 guidava le limousine per le star e a cui si ispira il personaggio di Pattinson.Palma d'oro a Julianne Moore,che sembra una sorta di LIndsay Lohan di mezza età.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a dandy »
[ - ] lascia un commento a dandy »
|
|
d'accordo? |
|
dandy
|
mercoledì 21 settembre 2022
|
"voglio solo fare ammenda."
|
|
|
|
Cronenberg affronta l'altra faccia di Hollywood.Una dark side fatta di rancori,cinismo,nevrosi,traumi del passato,disempatia e pulsioni nefaste latenti dietro una fragilissima patina di falso benessere ed opulenza da star system.Non ha sconti per nessuno,dai bambini ai grandi dalle vittime ai carnefici e non è previsto il lieto fine.Ma non raggiunge quella potenza ed intensità dei film passati come "Crash" o "Inseparabili",limitandosi a sfondare la classica porta aperta su un tema risaputo più o meno da quando esiste il cinema stesso.E se non è obbligato a tirare sempre in ballo le sue solite tematiche la vicenda per quanto rigorosa e impassibile non va oltre la superficie come i suoi protagonisti(specie quello di Jerome,troppo sullo sfondo),rischiando persino il ridicolo in alcuni punti(il confronto tra Agatha e Havana sul water,i discorsi osceni tra quest'ultima e Jerome o le inguardabili fiamme digitali nel finale).
[+]
Cronenberg affronta l'altra faccia di Hollywood.Una dark side fatta di rancori,cinismo,nevrosi,traumi del passato,disempatia e pulsioni nefaste latenti dietro una fragilissima patina di falso benessere ed opulenza da star system.Non ha sconti per nessuno,dai bambini ai grandi dalle vittime ai carnefici e non è previsto il lieto fine.Ma non raggiunge quella potenza ed intensità dei film passati come "Crash" o "Inseparabili",limitandosi a sfondare la classica porta aperta su un tema risaputo più o meno da quando esiste il cinema stesso.E se non è obbligato a tirare sempre in ballo le sue solite tematiche la vicenda per quanto rigorosa e impassibile non va oltre la superficie come i suoi protagonisti(specie quello di Jerome,troppo sullo sfondo),rischiando persino il ridicolo in alcuni punti(il confronto tra Agatha e Havana sul water,i discorsi osceni tra quest'ultima e Jerome o le inguardabili fiamme digitali nel finale).Fastidioso il continuo ricorso alla poesia di Eluard che da il titolo al film.Non un fallimento completo,ma decisamente un prodotto minore nella filmografia di uno dei registi che hanno scritto la storia del cinema horror e non solo in tempi più recenti.Da una sceneggiatura di Bruce Wagner,che nel '90 guidava le limousine per le star e a cui si ispira il personaggio di Pattinson.Palma d'oro a Julianne Moore,che sembra una sorta di LIndsay Lohan di mezza età.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a dandy »
[ - ] lascia un commento a dandy »
|
|
d'accordo? |
|
francesco2
|
domenica 12 ottobre 2014
|
la luce buona(?) delle stelle
|
|
|
|
Da "A Dangerous Method" in poi, ovverosia da tre anni -E tre film- Cronenberg sembra soffrire una crisi di "Allenizzazione" da cui il regista di "Manhattan" sembra (forse) definitivamente uscito dopo l'ultimo, bellissimo "Blue Jasmine". I due possano sembrare personaggi agli antipodi, ma chi scrive si riferisce ai film girati uno dopo l'altro -appunto-, ad una presenza festivaliera sempre più costante, ai dubbi che, come l'Allen -Almeno-degli ultimi quindici anni, le nuove opere dell'artista canadese hanno in parte generato. Persino la tematica, qui, appare estranea al suo mondo, ammesso che l'universo hollywoodiano, (intra?) visto con l'ottica di quel "Real onirico" di lynchiana memoria, sia l'UNICA tematica affrontata ( Ma ora ci arriverò).
[+]
Da "A Dangerous Method" in poi, ovverosia da tre anni -E tre film- Cronenberg sembra soffrire una crisi di "Allenizzazione" da cui il regista di "Manhattan" sembra (forse) definitivamente uscito dopo l'ultimo, bellissimo "Blue Jasmine". I due possano sembrare personaggi agli antipodi, ma chi scrive si riferisce ai film girati uno dopo l'altro -appunto-, ad una presenza festivaliera sempre più costante, ai dubbi che, come l'Allen -Almeno-degli ultimi quindici anni, le nuove opere dell'artista canadese hanno in parte generato. Persino la tematica, qui, appare estranea al suo mondo, ammesso che l'universo hollywoodiano, (intra?) visto con l'ottica di quel "Real onirico" di lynchiana memoria, sia l'UNICA tematica affrontata ( Ma ora ci arriverò). L'uomo e/o corpo-macchina non appaiono più, tranne non considerare che, in maniera simile ma allo stesso tempo opposta al "Bling Ring" della Coppola , anche lui non consideri i divi ed il mondo che li circonda delle "Entità vuote", e come tali "Puri corpi" che riflettono -Retoricamente- la vacuità della società.
Tuttavia non si vuole arrampicarsi sugli specchi, ma chiedersi perché, nonostante certe storie "Rifatte" (Quella che vede protagonista la Wasikowska ed i familiari, per esempio), ed una mano relativamente incerta nel dipingere le vicende secondo una "coralità altmaniana" (Ma esistono eccezioni, come quelle della scena col cane), verrebbe da pensare che un film piccolino ed imperfetto come questo aggiunga neanche pochissimo rispetto agli ultimi due, brutti(ni?) Cronenberg; e che lui, come già in "A History of Violence", abbia cercato di dipingere un quadro della società odierna più ampio rispetto ai suoi abituali argomenti.
Cerco di giustificare queste due affermazioni. Partendo dal titolo, "Maps to the Stars": partendo a ritroso, anche senza anticipare troppo a chi non abbia visto il film, nel nichilismo lasciato intravedere -Sic!- pur senza moralismi o nostalgie per veri o presunti valori persi, esiste nel pensiero dei due giovani una filosofia di (s?)fondo che accenna, forse, a teorie "New Age"; ma che, soprattutto, potrebbe lasciare percepire un'inclinazione verso la trascendenza -le STELLE, appunto.
E'qui, allora, che va forse (rac)colto il -Relativo- valore del film: se prestiamo attenzione anche ad altre scene -Quella già citata col cane,
per esempio- esiste un'atmosfera onirica di fondo, che fa a pugni coi problemi -In parte- spiccioli affrontati, al contempo affine e parzialmente distante da Lynch: affine per il SOGNO, la trascendenza come chiave di lettura, parzialmente distante per la ricerca di una filosofia che non sempre sembrerebbe interessare al regista di "Inland Empire".
E' fin lezioso, poi, specificare che ove per "Filosofia" si intenda "Amica della saggezza", i personaggi ne sono ben distanti e sembrano, anzi, schiavi di un nichilismo causato da scelte sbagliate e /o da una crisi generale di valori. Ma se è vero che l'"autore", molto più che "spiegare", ha il compito di fare capire, resta più di un sospetto su un'incapacità di scavare più a fondo nelle psicologie dei singoli ed, insieme, nel costruire un più convincente ritratto, generale, della società.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a francesco2 »
[ - ] lascia un commento a francesco2 »
|
|
d'accordo? |
|
no_data
|
lunedì 4 maggio 2015
|
film ampiamente sottovalutato
|
|
|
|
Anch'io do cinque stelle per bilanciare le recensioni negative (e non sono poi così sicuro che non le valga per davvero). Un film assolutamente non compreso, destinato a essere rivalutato in futuro. Niola, poi fa una disamina che dire superficiale è dir poco.
Credo che chi parla di declino di Cronenberg, in questa come in altra sede, non abbia compreso il senso mutevole di un tratto fondamentale del suo lavoro, quello cioè legato al lavoro sulla mutazione. Forse in nessun altro film, se non "La mosca", la mutazione umana è stata tanto portata fino alle sue estreme conseguenze. Ma, se in "La mosca" la mutazione passava dal corpo per poi modificare la mente, in questo caso la mutazione si fa più insidiosa, sottile, lentamente progressiva, tanto che chi la subisce nemmeno se ne accorge.
[+]
Anch'io do cinque stelle per bilanciare le recensioni negative (e non sono poi così sicuro che non le valga per davvero). Un film assolutamente non compreso, destinato a essere rivalutato in futuro. Niola, poi fa una disamina che dire superficiale è dir poco.
Credo che chi parla di declino di Cronenberg, in questa come in altra sede, non abbia compreso il senso mutevole di un tratto fondamentale del suo lavoro, quello cioè legato al lavoro sulla mutazione. Forse in nessun altro film, se non "La mosca", la mutazione umana è stata tanto portata fino alle sue estreme conseguenze. Ma, se in "La mosca" la mutazione passava dal corpo per poi modificare la mente, in questo caso la mutazione si fa più insidiosa, sottile, lentamente progressiva, tanto che chi la subisce nemmeno se ne accorge. Si tratta di una mutazione antropologica, che s'insinua fino all'anima modificandone i connotati, tanto profonda e subdola da passare inosservata. Tanto profonda da trasformare il modo stesso di essere dell'uomo, mutandolo in un essere senza scrupoli, avido, buono a difendere solo il proprio interesse, inumano, incapace d'immedesimazione nel dolore dell'altro.
Niola dice che Cronenberg "sembra aver rinunciato alla parte più devastante del suo fare cinema" poiché in altri film un semplice schiaffo appare come "la più ingiusta delle violenze sia fisiche che mentali". Orbene, erano difatti altri film! E che in questa pellicola la violenza appaia asciutta, quasi priva di conseguenze, a mio parere è del tutto voluto. Il film è probabilmente congegnato in modo tale che la stessa mancata partecipazione emotiva dello spettatore agli eventi violenti finisce per riconsegnarlo in braccio alla medesima mutazione antropologica che vediamo rappresentata su schermo. Come a dire che ognuno di noi ne è coinvolto in una maniera assolutamente ineluttabile, che procede senza il proprio consenso e senza nemmeno accorgercene. Come a dire che la culla delle stars è solo l'apice della trasformazione, paradigma in quanto luogo dove questa si è fatta più compiuta; ma è anche il luogo dove tutti guardano (dove tutti guardiamo), da cerchi concentrici che si allargano intorno, prima dall'America, poi dall'Occidente, poi dal mondo per intero. In termini simbolici, mi pare che nel film Hollywood rappresenti il faro valoriale che orienta le nostre vite, con la sua vocazione alla ricerca del successo, della celebrità, del denaro, dell'autosufficienza a scapito degli altri. E mentre noi orientiamo le nostre vite a quel modello, guardando a quell'orizzonte che ci sembra così lontano, piano piano il modello ci consegna alla mutazione la quale, strisciante, s'insinua sotto pelle nei nostri corpi, nelle nostre vene, nelle nostre menti, dentro le nostre anime. Finché un domani, senza accorgercene, ci troveremo come i personaggi del film, impazziti, privi di vita, privi di un significato e di una direzione. Finché alle uniche persone rimaste vive, le uniche alle quali ancora i morti parlano (e solo i morti sono in grado di narrare un sapere, in un mondo che ha abbandonato il sapere del passato), non resterà che l'uscita di scena, extrema ratio per la fuga da un mondo impazzito, che ha perso coordinate e orientamento.
L'unico che è riuscito ad essere altrettanto profetico è stato probabilmente soltanto Romero.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a no_data »
[ - ] lascia un commento a no_data »
|
|
d'accordo? |
|
evildevin87
|
giovedì 16 ottobre 2014
|
buone idee alla rinfusa e che non decollano
|
|
|
|
Non ero molto sicuro del mio giudizio riguardo la succitata pellicola dopo la prima visione. Non ero nemmeno riuscito a capire se il film mi fosse piaciuto o meno. Per cui ho deciso di rivederlo una seconda volta. Ebbene ora posso dire che Maps to the Stars è un film che non convince per nulla e che decolla a gran fatica.
Le tematiche in questione sono più di una, ovvero stars di Hollywood avvezze ad una vita piena di eccessi, al pettegolezzo e alla depravazione, fantasmi del passato che appaiono materiali agli occhi dei protagonisti e personaggi in cerca di riscatto da una vita passata e presente alquanto travagliata. I personaggi sarebbero anche scritti discretamente, il problema è che con tutto questo minestrone alla rinfusa in cui passiamo di punto in bianco da una storia all'altra non riesce a capire dove Cronenberg voglia andare a parare.
[+]
Non ero molto sicuro del mio giudizio riguardo la succitata pellicola dopo la prima visione. Non ero nemmeno riuscito a capire se il film mi fosse piaciuto o meno. Per cui ho deciso di rivederlo una seconda volta. Ebbene ora posso dire che Maps to the Stars è un film che non convince per nulla e che decolla a gran fatica.
Le tematiche in questione sono più di una, ovvero stars di Hollywood avvezze ad una vita piena di eccessi, al pettegolezzo e alla depravazione, fantasmi del passato che appaiono materiali agli occhi dei protagonisti e personaggi in cerca di riscatto da una vita passata e presente alquanto travagliata. I personaggi sarebbero anche scritti discretamente, il problema è che con tutto questo minestrone alla rinfusa in cui passiamo di punto in bianco da una storia all'altra non riesce a capire dove Cronenberg voglia andare a parare. Il film sembra voler lanciare più di un messaggio e fungere da feroce critica verso il mondo hollywoodiano, ma alla fine della fiera non comunica niente. Complice di tutto questo è anche la sceneggiatura, a tratti confusa e priva di una vera e propria idea di base coerente. Non parliamo poi della scena della donna che prende fuoco sul bordo della piscina: aberrante a dir poco, sotto tutti i punti di vista.
Per farla breve: film un po' confuso, che prova a dire molto e non dice nulla, con storie e tematiche di base buone ma gestite male nei tempi e con scelte abbastanza discutibili.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a evildevin87 »
[ - ] lascia un commento a evildevin87 »
|
|
d'accordo? |
|
ile97
|
giovedì 8 ottobre 2015
|
un cronenberg come sempre incompreso.
|
|
|
|
Mi ha messo così tanta tristezza entrare su MyMovies e leggere solo un paio di recensioni positive su tutte quelle presenti,che ho deciso di buttare giù qualche riga per dire ciò che penso su questo film di David Cronenberg dello scorso anno.
"Maps To The Stars" parla di Hollywood rappresentandone il lato marcio,quello che spesso non si vuole vedere dietro a tacchi alti,tappeti rossi e lunghi strascichi.
La protagonista è Havana Segrand, un'attrice in declino che tenta disperatamente di ottenere la parte di sua madre nel remake di un film che aveva interpretato.
[+]
Mi ha messo così tanta tristezza entrare su MyMovies e leggere solo un paio di recensioni positive su tutte quelle presenti,che ho deciso di buttare giù qualche riga per dire ciò che penso su questo film di David Cronenberg dello scorso anno.
"Maps To The Stars" parla di Hollywood rappresentandone il lato marcio,quello che spesso non si vuole vedere dietro a tacchi alti,tappeti rossi e lunghi strascichi.
La protagonista è Havana Segrand, un'attrice in declino che tenta disperatamente di ottenere la parte di sua madre nel remake di un film che aveva interpretato.
Dall'altra parte Benjamin,una baby star, ha raggiunto il culmine del successo attraverso una serie di commedie demenziali.
Un punto in comune:una ragazza dal viso deturpato,sorella dimenticata di Benjamin e colei che diventa l'assistente di Havana.
Nonostante Benjamin e Havana siano completamente in contrasto (il primo giovane e all'apice della fama,la seconda una donna di mezza età la cui carriera non produce più alcun frutto) in realtà sono più simili di quanto sembri e soprattutto sono creati per simboleggiare lo stesso concetto:l'eccesso. In entrambi i casi i due sono portati a compiere atti scellerati,a diventare matti e tormentati per ciò che hanno o non hanno.
E Hollywood diventa per chiunque ne faccia parte un assassino sempre pronto a pugnalarti alle spalle e che riesce a convincerti ad abbassarti al suo stesso livello e diventare un mostro competitivo,feroce,spietato.
Julianne Moore è immensa nell'interpretare la mente turbata di Havana (performance premiata con la Palma d'Oro a Cannes).
E Cronenberg crea un'opera a mio parere ampiamente sottovalutata perché si presenta col suo tipico anticonformismo.
È un film drammatico,ma non perché faccia piangere o venire la pelle d'oca. Semplicemente perché tratteggia con crudele sincerità non solo la realtà di Hollywood,ma la degenerazione dell'uomo in generale. È violento,strano perché la realtà è così,non c'è nulla di esagerato.
Forse perché gli occhi di molti vogliono rimanere chiusi,Cronenberg e la sua genialità rimangono per pochi.
[-]
[+] una delle tante realtà dei divi
(di no_data)
[ - ] una delle tante realtà dei divi
|
|
[+] lascia un commento a ile97 »
[ - ] lascia un commento a ile97 »
|
|
d'accordo? |
|
cinemaniac98official
|
giovedì 19 marzo 2015
|
seconda caduta di stile per cronenberg
|
|
|
|
Maps to the stars , diretto da David Cronenberg , beh il film non è il massimo , gli attori sono molto bravi , ovviamente la mitica Moore come sempre fantastica , John Cusack stranamente usa anche altre espressioni , altrimenti sarebbe stato il protagonista di 2012 come di qualunque altro suo film , all'interno di di un'opera di Malick .
Ci sono due cose , due grandi problemi in Maps to the stars , il primo è l'incesti , fastidioso e tirato avanti anche troppo .... Si va bene che i genitori anche erano fratello e sorella , ma non necessariamente doveva accadere anche solo simbolicamente tra i due figli ... Per chi si aspetta un thriller che ti mette ansia dall'inizio alla fine , beh questo non è quel tipo di film .
[+]
Maps to the stars , diretto da David Cronenberg , beh il film non è il massimo , gli attori sono molto bravi , ovviamente la mitica Moore come sempre fantastica , John Cusack stranamente usa anche altre espressioni , altrimenti sarebbe stato il protagonista di 2012 come di qualunque altro suo film , all'interno di di un'opera di Malick .
Ci sono due cose , due grandi problemi in Maps to the stars , il primo è l'incesti , fastidioso e tirato avanti anche troppo .... Si va bene che i genitori anche erano fratello e sorella , ma non necessariamente doveva accadere anche solo simbolicamente tra i due figli ... Per chi si aspetta un thriller che ti mette ansia dall'inizio alla fine , beh questo non è quel tipo di film .
ho preferito di sicuro la Mosca , ma soprattutto quel capolavoro History of Violence .. Quello era un film , da Cosmopolis tratto da Don De Lillo , Cronenberg non fa più grandi film , mi sarei aspettato un ritorno in chiave violeta e omicida da parte della figlia della coppia in Maps to the stars ... Il fatto dell'ammenda non convince .... Che film sarebbe stato , se lei fosse tornata incazzata come lo era Uma Thurma in Kill Bill e avesse cercato di ammazzare i componenti della sua famiglia .... Film banale , bravino gli attori , ma il film non funziona più di tanto ..... Per non parlare della ridicola scena a bordo piscina ...... Bah ... Aspettiamo il prossimo di Cronenberg e vediamo che fa .
[-]
|
|
[+] lascia un commento a cinemaniac98official »
[ - ] lascia un commento a cinemaniac98official »
|
|
d'accordo? |
|
elgatoloco
|
giovedì 28 maggio 2015
|
film coerente con la poetica dell'autore
|
|
|
|
Non condividendo quanto scritto nella recensione "ufficiale", considero invece David Cronenberg uno dei pochissimi"autori"del cinema mondiale ancora in attività; lo è, peraltro, almeno da"Videodrome"in poi, che risale a quasi trent'anni fa, sempre che non si voglia risalire ancora più indietro, a quando, comunque il regista-autore canadese di origini ebraiche era già pienamente attivo.Qui, il cinema(lo spettacolo, meglio)si interfaccia dialetticamente con la vita,nell'eterno gioco-riproposto, però, qui, senza alcuna retorica-tra"realtà"e"finzione", ma altre "contraddizioni dialettiche"(uso il termine solo provvisoriamente, quale ipotesi di lavoro)sono tra sesso(vita)e morte, in una chiave come sempre in Cronenberg, degna di Georges Bataille.
[+]
Non condividendo quanto scritto nella recensione "ufficiale", considero invece David Cronenberg uno dei pochissimi"autori"del cinema mondiale ancora in attività; lo è, peraltro, almeno da"Videodrome"in poi, che risale a quasi trent'anni fa, sempre che non si voglia risalire ancora più indietro, a quando, comunque il regista-autore canadese di origini ebraiche era già pienamente attivo.Qui, il cinema(lo spettacolo, meglio)si interfaccia dialetticamente con la vita,nell'eterno gioco-riproposto, però, qui, senza alcuna retorica-tra"realtà"e"finzione", ma altre "contraddizioni dialettiche"(uso il termine solo provvisoriamente, quale ipotesi di lavoro)sono tra sesso(vita)e morte, in una chiave come sempre in Cronenberg, degna di Georges Bataille. Ancora, troviamo in questo film il rapporto tra commedia(alcuni giornali presentavano e presentano questo film come"commedia")e dramma, ma io direi anche"tragedia", dove un momento "comico"passa in tragedia e viceversa. Da non trascurare, quale "pista"che percorre tutto il fim, fino alla"conclusione"la citazione, quasi ossessiva, della poesia"LIbertè"di Paul Eluard, altra"chiave di volta"del film, ma qui non vorrei iper-interrpretare, magari bloccando la polisemia del film. Gli attori, pienamente "adeguati"sono, però, soprattutto "funzioni"nell'ambito del disegno-play cronenberghiano. El Gato
[-]
|
|
[+] lascia un commento a elgatoloco »
[ - ] lascia un commento a elgatoloco »
|
|
d'accordo? |
|
luigi chierico
|
venerdì 4 dicembre 2015
|
discutibile
|
|
|
|
Certamente non è un film costruttivo per tante ragioni, tuttavia da apprezzare per interpretazione,originalità e scenografia. Una famiglia scombinata, un dialogo irriverente e scurrile sulla bocca di un ragazzo diventato, non si sa e non si vede come,una star del cinema; non è costruttivo per i rapporti che intecorrono tra fratello e sorella, per l’ atteggiamento della figlia della diva che deve emulare la madre in ogni modo. Direi che dietro tutta questa vicenda c’è un incendio, la violenza ed il sangue. A prescindere dal discutibile contenuto, l’interpretazione di tutti i protagonisti è eccellente. Julianne Moore è Havana Segrand la promettente attrice, Mia Wasikowska è Agatha Weiss figlia del dott.
[+]
Certamente non è un film costruttivo per tante ragioni, tuttavia da apprezzare per interpretazione,originalità e scenografia. Una famiglia scombinata, un dialogo irriverente e scurrile sulla bocca di un ragazzo diventato, non si sa e non si vede come,una star del cinema; non è costruttivo per i rapporti che intecorrono tra fratello e sorella, per l’ atteggiamento della figlia della diva che deve emulare la madre in ogni modo. Direi che dietro tutta questa vicenda c’è un incendio, la violenza ed il sangue. A prescindere dal discutibile contenuto, l’interpretazione di tutti i protagonisti è eccellente. Julianne Moore è Havana Segrand la promettente attrice, Mia Wasikowska è Agatha Weiss figlia del dott. Stafford Weiss(John Cusack),e sorella di Benije Weiss, l’enfant prodige( Evan Bird). Un film per la famiglia Weiss, già perché c’e anche Olivia Williams ad interpretare la parte della signora Olivia Weiss.
Se la sceneggiatura come ho detto può non piacere, sebbene ricalchi il linguaggio più moderno,non così si può dire per la scenografia. Un lusso sfrenato nella casa dei Weiss ed in quella della capricciosa Havana,la fotografia dà risalto a tutto dai lampadari alle porte, poltrone ed armadi,tutto moderno come moderne sono le espressioni di Benije che certamente avranno accolto il massimo consenso dei suoi simili.
La storia che vede coinvolti in più modi la famiglia Weiss con la vita di Havana, è nuova, viaggia su un binario di isterismo ed abuso, di focolai di incendio e di incesto, fino a scene di sesso sfrenato. La superba interpretazione della bellissima attrice, a cui meritatamente è andato il premio a Cannes quale migliore attrice,le consente di mostrare anche le sue grazie,oltre al suo ben noto bel volto. Il film con lei prende il volo e diventa ottimo,sebbene il finale nasconda l’intera ragione di questo film. È proprio vero,come dice il dott.Stafford Weiss, che “Le persone non entrano per caso nella nostra vita. Le chiamiamo”.
Si può giocare da bambini ad essere marito e moglie,mentre si è spesso bambini quando si è marito e moglie. La mecca del cinema ha inghiottito un giovanissimo ragazzo ed una adulta signora, ha cambiato la loro vita. E’questo il monito ed il messaggio che a mio avviso vuol dare il bravo regista David Cronenberg, forse si chiede che fine faranno tutti questi contemporanei sconosciuti attori chiamati a fare un film qualsiasi,senza essere andati alla New York Film Academy o frequentato i mitici corsi dell’Actor’S Studio,scuola fondata da Elia Kazan e da cui sono usciti, solo per citarne qualcuno: Anne Bancroft, Marlon Brando, James Dean, Marilyn Monroe, Paul Newman, Al Pacino ecc. E noi che amiamo il vero Cinema abbiamo il dovere di difenderlo dalle mistificazioni, dalle volgarità gratuite, dalla violenza sfrenata,dagli effetti catastrofici. Torniamo ad apprezzare l’arte di fare del cinema, ad entrare in una sala per uscirne soddisfatti e se c’è Julianne Moore andiamoci pure certi, bella lei bello il film, bravissima lei, buono il film. chibar22@libero.it
[-]
|
|
[+] lascia un commento a luigi chierico »
[ - ] lascia un commento a luigi chierico »
|
|
d'accordo? |
|
|