kondor17
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mercoledì 20 gennaio 2016
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stelle a ciclo continuo
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Anche se forse non piene, do anch'io 4 stelle per bilanciare verso l'alto il mymometro.
La recensione in copertina per me andebbe vaporizzata.
John Cusack introduce un motivo che mi sembra sia sfuggito ma che è invece per me un leitmotiv di tutto il film. E infatti la sua paziente Havana, Julianne Moore, viene sottoposta ad un trattamento che si basa sul principio della pratica nota come costellazione familiare o Familienaufstellung, che si prefigge di aiutare e aiutarsi a vicenda, di solito in gruppi o classi guidate, ad affrontare la personalità dei propri cari interpretandola e immedesimandosi. C'è chi si ferma su un solo genitore per settimane.
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Anche se forse non piene, do anch'io 4 stelle per bilanciare verso l'alto il mymometro.
La recensione in copertina per me andebbe vaporizzata.
John Cusack introduce un motivo che mi sembra sia sfuggito ma che è invece per me un leitmotiv di tutto il film. E infatti la sua paziente Havana, Julianne Moore, viene sottoposta ad un trattamento che si basa sul principio della pratica nota come costellazione familiare o Familienaufstellung, che si prefigge di aiutare e aiutarsi a vicenda, di solito in gruppi o classi guidate, ad affrontare la personalità dei propri cari interpretandola e immedesimandosi. C'è chi si ferma su un solo genitore per settimane. Non è uno scherzo a volte.
Così come Havana sogna una giovane donna che poi scopre essere sua madre in una scena di un film che vorrebbe lei stessa interpretare nel ruolo che era però della madre ... poi Benjamin, bravissimo, che già di casini ne avrebbe di suo- star sfatta e sgamata a 13 anni - scopre cose ancor più strane nell'ambito dellinsolita famiglia. Il film è un susseguirsi di situazioni surreali, ma drammaticamente reali, anche nella rincorsa tra sogno e realtà.
Non ho letto il romanzo e credo che lo farò. Non è il film forse più riuscito al grande Cronenberg, ma l'argomento è di difficile lettura e realizzazione.
I personaggi grotteschi disegnati dal regista - tutti forzano, dai personaggi reali ai vari fantasmi o allucinazioni - sembrano un'ode a Fellini e al circo, al magico circo delle stelle.
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melvin ii
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giovedì 22 maggio 2014
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hollywood brucia
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Il biglietto d’acquistare per “Maps to the stars” è Di Pomeriggio
“Maps to the stars” è un film del 2014 diretto da David Cronenberg, scritto da Bruce Wagnercon Julianne Moore, John Cusack, Robert Pattinson, Olivia Williams, Mia Wasikowska, Evan Bird. La pellicola partecipa in concorso alla 67ª edizione del Festival di Cannes].
Nerone bruciò Roma quando capì che la decadenza civile e morale della città era ormai irrecuperabile.
Le colpe dei padri non dovrebbero ricadere sui figli.
La popolarità e il successo sono spesso l’anticamera della solitudine e del vuoto pneumatico.
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Il biglietto d’acquistare per “Maps to the stars” è Di Pomeriggio
“Maps to the stars” è un film del 2014 diretto da David Cronenberg, scritto da Bruce Wagnercon Julianne Moore, John Cusack, Robert Pattinson, Olivia Williams, Mia Wasikowska, Evan Bird. La pellicola partecipa in concorso alla 67ª edizione del Festival di Cannes].
Nerone bruciò Roma quando capì che la decadenza civile e morale della città era ormai irrecuperabile.
Le colpe dei padri non dovrebbero ricadere sui figli.
La popolarità e il successo sono spesso l’anticamera della solitudine e del vuoto pneumatico.
Hollywood è il sogno di tanti, ma per molti diventa un incubo fatto di nevrosi e degenerazione morale e fisica.
David Cronenberg con questo film prova a raccontare e descrivere il precario e nevrotico mondo delle star basato sulla continua ricerca di conferme artistiche e con una vita privata devastata da varie turbe psichiche.
Il film inizia con tre storie, in apparenza, distanti e diverse tra loro. Lo spettatore conosce il giovanissimo attore, ma già popolare, Benjie Weiss(Bird) durante un”agghiacciante” visita a una giovane fan in ospedale, malata di linfoma no hodgkin. Osserva Agatha, misteriosa ragazza dal volto ustionato, appena ritornata a Los Angeles in pullman e infine ammira la splendida e problematica attrice Havana Segrand(Moore) desiderosa di fare il remake del film fatto anni prima dalla madre. Ben presto lo spettatore nota che dietro l’apparente vita felice dei due attori, si celano infelicità, abusi di farmaci e droghe e gravi problemi psicologici. Benjie costretto a crescere brutalmente dagli ambiziosi genitori Cusack e Williams e di fatto vittima del sistema. Havana prigioniera del proprio passato e ossessionata dal ricordo della madre è umorale e spesso eccessiva. Agatha diventa il trait d’union per le tre storie, rivelando il suo passato e i suoi legami con gli altri protagonisti.
Il film ha un discreto ritmo nella prima parte, lo spettatore segue con interesse le dinamiche della vita hollywoodiana e soprattutto non può non rimanere colpito dai modi fare e di pensare delle “star in erba”, per poi diventare noioso, lento e opaco nella seconda parte.
La sceneggiatura pur partendo da una idea abbastanza originale, ha poco respiro narrativo e si chiude dentro una serie di clichè e stereotipi senza riuscire a dare vera profondità e intensità al racconto. I dialoghi sono interessanti e ben costruiti all’inizio, ma poi risultano aridi e prevedibili.
La regia appare piatta e monocorde, da Cronenberg ci aspetta sempre un guizzo creativo misto a follia, qui completamente assente.
Lo spettatore però non può apprezzare ancora una volta la bravura e la bellezza di Julianne Moore, davvero perfetta nel ruolo. Tiene sempre alta la tensione drammatica, mescolando anche l’elemento grottesco senza risultare eccessiva. Da tenere d’occhio sabato sera per la Palma d’Oro come migliore attrice.
Convincente e credibile nel suo ruolo il giovane Evan Bird. Conferma di crescita artistica per Mia Wasikowska, non era facile il suo personaggio, senza cadere nel ridicolo.
Cusack , Pattinson e la Williams si pagano la rata di muto, con un prestazione da minimo sindacale.
Il finale, sebbene con diversi colpi di scena, risulta scialbo e privo di consistenza
“Maps to the stars” come spesso accade aveva grandi ambizioni sulla carta, ma alla fine della proezione la reazione dello spettatore dormiente è abbastanza eloquente”Che s…..a di film!”.
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neldot
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lunedì 26 maggio 2014
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un cronenberg senza più vena creativa
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Film banalissimo, lento ed incapace di emozionare e coinvolgere, e questo nonostante vi siano alcune sequenze sorprendenti, di una violenza inaudita e quasi onirica, e nonostante il lodevole, sebbene goffamente realizzato, intento di costruire una storia basata quasi solo sulle ingannevoli percezioni della mente.
Non c'è una trama che avvinca, non c'è un messaggio che non sia stereotipato e già visto, non c'è alcun serio tentativo di rendere i personaggi originali e vivi, non c'è ritmo, neanche nel finale, che scorre addosso tedioso come pioggia sporca. Anche se lo si vedesse come un mero esercizio di stile, sarebbe un esercizio di stile mediocre, vuoto e freddamente formale. E francamente pagare il prezzo pieno del biglietto per vedere l'esercizio di stile di un regista che ha esaurito la vena creativa mi sembra quasi una truffa.
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Film banalissimo, lento ed incapace di emozionare e coinvolgere, e questo nonostante vi siano alcune sequenze sorprendenti, di una violenza inaudita e quasi onirica, e nonostante il lodevole, sebbene goffamente realizzato, intento di costruire una storia basata quasi solo sulle ingannevoli percezioni della mente.
Non c'è una trama che avvinca, non c'è un messaggio che non sia stereotipato e già visto, non c'è alcun serio tentativo di rendere i personaggi originali e vivi, non c'è ritmo, neanche nel finale, che scorre addosso tedioso come pioggia sporca. Anche se lo si vedesse come un mero esercizio di stile, sarebbe un esercizio di stile mediocre, vuoto e freddamente formale. E francamente pagare il prezzo pieno del biglietto per vedere l'esercizio di stile di un regista che ha esaurito la vena creativa mi sembra quasi una truffa.
L'unico messaggio che arriva è quanto siano emotivamente carenti, mentalmente e sessualmente tarati (con tanto di banalissima scusante genetica) ed ignoranti di igiene personale gli americani, almeno in quel di Hollywood. Sconfortante...
Concludendo, io ne sconsiglio la visione, a meno che non siate fans del regista disposti ad accettare un prodotto meno che mediocre, come quelli che probabilmente criticheranno questa mia recensione.
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t. anderson
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mercoledì 21 maggio 2014
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il declino di cronenmberg
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Da fan di Cronenmberg, devo proprio dirmi deluso. In realtà non sono nemmeno deluso, già leggendo la trama avevo capito che qualcosa non andava.
Questo film ha un fondamentale problema: non ha senso. Una serie di episodi, i cui temi sono le stelle di Holliwood e le psicopatologie, si susseguono non raccontando nessuna vera storia. I personaggi non evolvono granché, sono delle pessime persone all'inizio e alla fine del film, al limite si con qualche macchia in più.
Dello stile del Cronenmberg che fu, è rimasto il tema della psicosi, dei farmaci e delle droghe, ma la narrazione si è persa per strada. Onestamente ho odiato anche Cosmopolis, ma almeno lì si poteva dire:"è un film d'autore, è particolare, è geniale", qui invece si rimane solo perplessi.
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Da fan di Cronenmberg, devo proprio dirmi deluso. In realtà non sono nemmeno deluso, già leggendo la trama avevo capito che qualcosa non andava.
Questo film ha un fondamentale problema: non ha senso. Una serie di episodi, i cui temi sono le stelle di Holliwood e le psicopatologie, si susseguono non raccontando nessuna vera storia. I personaggi non evolvono granché, sono delle pessime persone all'inizio e alla fine del film, al limite si con qualche macchia in più.
Dello stile del Cronenmberg che fu, è rimasto il tema della psicosi, dei farmaci e delle droghe, ma la narrazione si è persa per strada. Onestamente ho odiato anche Cosmopolis, ma almeno lì si poteva dire:"è un film d'autore, è particolare, è geniale", qui invece si rimane solo perplessi... Se voleva essere una riflessione sulla perversione del mondo di Holliwood, temo che non sia sufficientemente organica per essere apprezzatta.
Mi dispiace proprio, ma per me la narrazione conta.
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(di t. anderson)
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