Titolo originale | Caricaturistes, fantassins de la démocratie |
Titolo internazionale | Cartoonists: Footsoldiers of Democracy? |
Anno | 2014 |
Genere | Documentario |
Produzione | Francia |
Regia di | Stéphanie Valloatto |
Attori | Plantu, Mikhail Zlatkovsky, Damien Glez, Michel Kichka, Rayma Suprani Slim, Jeff Danziger, Baha Boukhari, Lassane Zohoré, Ángel Boligán Corbo, Nadia Khiari, Pi San, Éric Fottorino, Baki Boukhalfa, Malek, François Zimeray, Kurt Westergaard, Ali Ferzat, Vince McGovern, Ann Telnaes, Weiwei Ai. |
MYmonetro | 3,00 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 5 maggio 2014
L'esordio alla regia di Stéphanie Valloatto. Il film ha ottenuto 1 candidatura a Cesar,
CONSIGLIATO SÌ
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I disegnatori satirici presenti in questo documentario provengono da Paesi con situazioni socio-politiche estremamente differenti: Francia, Tunisia, Russia, Messico, Stati Uniti, Burkina Faso, Cina, Algeria, Costa d'Avorio, Venezuela, Israele e Palestina. Alcuni di lor fanno parte del movimento Cartooning for Peace.
Solo a uno spirito indipendente e capace di ironia come quello di Radu Mihahileanu poteva venire in mente di mettere a confronto le esperienze di disegnatori satirici di così diversa estrazione culturale. Ne esce un panorama variegato e complesso che trova nell'ostilità delle diverse forme di potere l'ostacolo che accomuna le esperienze. Cambiano solo le modalità di intervento. Si va dalla brutalità dell'incarcerazione cinese al direttore di un importante pubblicazione francese che rileva che la proboscide affibbiata a un noto personaggio politico donna sia di cattivo gusto. Perché non ci si limita (in questa descrizione di una fanteria armata di penna e non di fucile e pronta perciò a far scorrere inchiostro invece che sangue) a denunciare le varie forme di censura politica. Si va oltre sottolineando come anche un'acquiescenza perbenista a forme di espressione e rivendicazione sociale (un esempio per tutti: il femminismo) e al politically correct possa dare origine a fenomeni di autocensura altrettanto perniciosi. Gli interventi del disegnatore che ha osato rappresentare graficamente Maometto ci rimandano a un momento di violenta crisi così come il vedere Arafat e Shimon Perez collaborare a un disegno che ha al centro le bandiere di Palestina e Israele ci ricorda di un tempo in cui la pace tra i due popoli sembrava più vicina di quanto non appaia oggi. Se la testimonianza di Wei Wei evidenzia quanta strada da percorrere verso un'effettiva libertà che non sia solo sfrenato liberismo ci sia ancora nella Cina contemporanea, c'è un altro episodio che colpisce invece per l'implicita assurdità. Una disegnatrice venezuelana, fortemente osteggiata per le proprie tavole viene ripresa mentre acquista in un supermercatino una fetta di anguria: le vengono chiesti e trascritti nome, cognome, numero della carta d'identità risparmiandole (ma è un'eccezione) l'indirizzo dell'abitazione. Si tratta di una pratica comune che ci dimostra come la realtà possa talvolta (e purtroppo) superare la più corrosiva delle satire.