Anno | 2013 |
Genere | Documentario |
Produzione | Serbia |
Durata | 75 minuti |
Regia di | Sonja Blagojevic |
MYmonetro | 2,75 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 3 marzo 2014
Radio Kosma nutre i sogni, le speranze e i ricordi delle comunità di origine serba nel Kosovo.
CONSIGLIATO SÌ
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Kosma è il nome di una rete comprendente cinque stazioni radio attive in Kosovo. Amministrato dall'ONU, il territorio, ex provincia autonoma i cui abitanti erano in maggioranza albanesi, è stato insanguinato dal conflitto etnico che lo ha visto dichiarare unilateralmente la propria indipendenza dalla Serbia il 17 febbraio 2008. Negli ultimi dieci anni - come indicato in una delle didascalie in apertura del documentario - circa 120.000 serbi sono rimasti a vivere in aree ghettizzate.
Il suono, impalpabile, aereo, capace di superare i confini e le divisioni per sua stessa natura, è l'unico filo in grado di connettere le comunità di origine serba all'interno del territorio del Kosovo. La documentarista serba Sonja Blagojevic comincia a raccontare partendo dalla fondazione di radio Kosma, ascoltando le voci e le attese dei ragazzi impegnati in un progetto divenuto col tempo una speranza per i civili che hanno scelto o sono stati costretti a rimanere. Da un'abitazione privata, con l'aiuto di un computer, di un'antenna e di qualche microfono, la voglia di reagire all'efferata lotta ha dato corpo ad una nuova forma di scambio e comunicazione, creando una rete, informando, attraversando barriere altrimenti invalicabili.
Le storie proposte narrano di continui black-out e di razionamenti di acqua, di una comunità impossibilitata a trovare lavoro nel territorio in cui si è sviluppata, con tradizioni e riti religiosi mostrati dalla macchina da presa nella loro semplicità. Creativo a livello registico, con un montaggio che trova un certo piacere nella giustapposizione di immagini metaforiche al limite della ricerca formale, Kosma propone un preciso sguardo sulla storia recente di una regione il cui status non è stato ancora risolto, restituendo in termini, ora di suggestione ora di dibattito, una chiave politica per forza di cose soggettiva. Il tono s'incupisce man mano che la cronaca si sviluppa, fino alle immagini delle tombe violate, gesto inqualificabile al di là di qualsiasi mancato accordo di carattere politico.
A rendere, a suo modo, bilanciato il lavoro della serba Sonja Blagojevic rimane la scelta di focalizzarsi soltanto sui civili e sulle loro difficoltà nella vita quotidiana a conflitto più o meno sedato, senza entrare nel dettaglio delle supposte ragioni e delle atroci conseguenze della guerra del Kosovo.
I racconti delle tragedie fanno venire davvero i brividi. Documentario molto interessante.