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Ultimo aggiornamento venerdì 13 marzo 2015
La pellicola, basata su una storia vera, ha vinto tutti i principali riconoscimenti ai Polish Film Awards 2014, e diversi premi al 36° Festival des Films du Monde di Montreal e al 49° International Film Festival di Chicago.
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Al piccolo Mateusz, gravemente disabile, è stata diagnosticata una paralisi cerebrale. I medici sono convinti che non capisca niente e non possa fare progressi di alcun genere, per cui gettano la spugna. I suoi genitori no. La cura della madre e l'allegria del padre, regalano a Mateusz un'infanzia degna di essere vissuta, nonostante la frustrazione di non poter comunicare. Dovranno passare 25 anni perché qualcuno si renda conto dell'intelligenza imprigionata in quel corpo indomabile e offra finalmente a Mateusz gli strumenti per dire chi è e chi è sempre stato.
Se c'è un'esagerazione nel film scritto e diretto da Maciej Pieprzyca, ce n'è una e una soltanto, ed è, in un certo senso, extrafilmica. La storia, infatti, s'ispira a quella di Przemek, ragazzino semiparalizzato dalla nascita e incapace di parlare, che però è stato "liberato" dall'incomprensione (e dall'etichetta di vegetale) prima del personaggio fittizio, all'età di 16 anni. D'altronde, per quanto si esageri, dieci anni in più non sono certo sufficienti a rendere toccabile la sofferenza di un destino come questo, perché quella -è evidente- esula dal cinema, va oltre. Pieprzyca, invece, sta dentro il confine del romanzo cinematografico con misura e sentimento, con ironia e anche una buona dose di realismo, specie quello che riguarda la tragicommedia della sorte. Anche la performance di Dawid Ogrodnik, giovane che si sta facendo conoscere internazionalmente, ha il pregio di parlare con gli occhi più che con le storpiature del corpo, incarnando dunque il testo del film, e di porsi in perfetta continuità con il lavoro, altrettanto stupefacente, di Kamil Tkacz, Mateusz bambino.
Nella prima parte, Mateusz guarda gli altri, la sua famiglia, ma anche i vicini di casa e una ragazza in particolare. L'inquadratura principale di questo grande capitolo divide lo schermo in due, pur restando nell'interno domestico: da un lato la cucina, luogo di lavoro e discussione, dall'altro il salotto con la finestra di Mateusz. È un'inquadratura ben scelta, che rende l'idea dello spazio di protezione in cui è inserito il protagonista, ma anche della presenza di una barriera, la barriera dell'incomunicabilità. Nella seconda parte del film, ambientata nell'istituto psichiatrico, il punto di vista muta: ora sono gli altri a guardare Mateusz. C'è chi lo fa in maniera paternalistica, chi per inerzia, sconfortato, con più o meno pazienza, persino con opportunismo, quello sentimentale, il peggiore. Il finale del film si può leggere come un terzo mutamento, con Mateusz finalmente in condizione di allargare la sua visione.
Il film è dedicato alla scomparsa Ewa Pieta, autrice di un primo documentario su Przemek: Like a Butterfly.
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imperdibile,alla fine commovente,storia vera comunque non rispettata fino in fondo,l'attore bravissimo meriterebbe un'oscar,vedi eddy redmaine,è un film che andrebbe pubblicizzato e visto di più,fa molto riflettere sul senso della vita ma anche dell'incomunicabilità e del giudizio frettoloso e irresponsabile che relega l'essere umano in disparte,ottima lezione di vita...
Film polacco di un'intensità straordinaria che offre spunti di riflessione su cosa vuol dire nascere diversi. Ogrodnik interpretra Mateusz con bravura assoluta. Molto verosimili anche gli interpreti nei ruoli minori. Film da non perdere. Meriterebbe una maggior visibilità.
Se la poesia è uno sguardo diverso sulla realtà, questo è un film poetico. Se la poesia è un'interminabile lotta verso le costrizioni che impediscono la piena espressione, questo è un film altamente poetico. Se la poesia è una discesa negli inferi della sofferenza per riscoprire la dignità umana, questo film è poesia.
Un film bellissimo, che ti tiene incollato allo schermo nonostante la difficoltà della tematica! Lui incredibilmente bravo.
Un film che è poesia, delicatezza, che con garbo tratta argomenti difficili. Che tristezza scoprire che la sensibilità e il senso civico nella Polonia anni '70 ancora non li abbiamo noi. Un attore protagonista eccelso. Una bellissima voce narrante. Alto che moltissimi film mainstream...
Un film appassionante che emoziona ed a tratti indigna! Recitato in modo splendido dall'attore protagonista! Da vedere sicuramente!
In America gli avrebbero già dato un Oscar. Invece il sensazionale David Ogrodnik, giovane attore polacco già notato come jazzista in Ida (questo sì premio Oscar), deve accontentarsi di aggiungersi alla lista di grandi interpreti di personaggi disabili. Ispirato a una storia vera, il suo Mateusz vive una situazione di particolare crudeltà. Accartocciato in sedia a rotelle, tutti lo credono idiota dalla [...] Vai alla recensione »
A partire dalla scena in cui una commissione medica deve giudicare di che patologia soffra, il film narra la vicenda di Mateusz. Da bambino gli è stata diagnosticata una paralisi cerebrale, che lo avrebbe ridotto allo stato vegetativo. Sua madre e suo padre, però, non ci credono; e lo spettatore sa che hanno ragione loro perché i capitoli della storia sono commentati dalla voce narrante del ragazzo, [...] Vai alla recensione »
Toccante dramma polacco, che, senza enfasi né retorica, racconta la disperata battaglia di un malato per farsi capire in un mondo che lo considera un vegetale. L'adolescente di famiglia operaia Mateusz è affetto da paralisi cerebrale. Striscia anziché camminare, non può usare le mani e neanche comunicare (se non con lo spettatore). Eppure freme per le tettone.