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domenica 7 aprile 2013
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storie di padri e di figli
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"Se corri come un fulmine, ti schianti come un tuono". Qui non si tratta di semplice imprudenza e coraggio su una moto, ma bensì di conseguenze derivate da azioni imprudenti e affrettate che ci possono segnare per sempre. E' un'inquadratura sulle difficoltà che una famiglia può avere, sul concetto stesso di famiglia e sulle scelte che una persona prende agendo nel bene o nel male. Ma come stabilire il giusto e sbagliato? Si può fare del male in funzione del bene? A darci un'idea di tutto ciò è proprio "Come un tuono", diretto da Derek Cianfrance. Il film si divide in tre momenti: partiamo con il muscoloso e tatuato Luke (Ryan Gosling) che, per mantenere quel minimo la sua famiglia, rapina banche e scappa come un fulmine in sella alle due ruote.
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"Se corri come un fulmine, ti schianti come un tuono". Qui non si tratta di semplice imprudenza e coraggio su una moto, ma bensì di conseguenze derivate da azioni imprudenti e affrettate che ci possono segnare per sempre. E' un'inquadratura sulle difficoltà che una famiglia può avere, sul concetto stesso di famiglia e sulle scelte che una persona prende agendo nel bene o nel male. Ma come stabilire il giusto e sbagliato? Si può fare del male in funzione del bene? A darci un'idea di tutto ciò è proprio "Come un tuono", diretto da Derek Cianfrance. Il film si divide in tre momenti: partiamo con il muscoloso e tatuato Luke (Ryan Gosling) che, per mantenere quel minimo la sua famiglia, rapina banche e scappa come un fulmine in sella alle due ruote. Successivamente troviamo il poliziotto Avery (Bradley Cooper) che è frustrato e pervaso dal senso di colpa per averlo ucciso durante un inseguimento, ripensando al fatto di aver sottratto un neo padre al proprio figlio. Ed infine le vicende dei figli dei rispettivi protagonisti: Jason e AJ, che dovranno fare i conti con il passato dei propri genitori. Personalmente, trovo il film ricco di tanti piccoli insegnamenti che rendono interessante ed unico quest'opera del cinema. Dettagli che mi sono arrivati e piaciuti parecchio sono per esempio le magliette di Gosling, indossate al contrario, le quali (credo) stiano ad indicare lo stile di vita ed il carattere del personaggio, che vive una vita senza freni alla "come capita capita". Emozionanti le scene di Luke (e di Jason) mentre corrono sulla strada in sella alla moto, il tutto accompagnato dalle note di Mike Patton in "The snow angel". E per concludere, molto significativa la scena finale del film che si può ricollegare al titolo originale del film "The place beyond the pines" (il luogo oltre i pini), ovvero il luogo di serenità, consapevolezza ed equilibrio dopo (ed oltre) il tunnel di angosce e sofferenze. Un film eccezionale, dove ogni scena è girata con cura e sentimento. Dovrebbero fare più film di questo calibro.
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filippo catani
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domenica 7 aprile 2013
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ottima prima parte ma scende nel finale
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Un ragazzo sbandato con un passato fatto di violenze e procedimenti penali, sopravvive facendo lo stunt in un circo con la sua amatissima moto. Alla fine dello spettacolo incontra una sua ex fiamma e scopre di aver avuto un figlio dalla relazione con lei. Il ragazzo deciderà allora di prendersi cura di loro a modo suo cioè facendo rapine. Al termine di una di queste rapine un neopoliziotto anche lui padre di famiglia si getterà al suo inseguimento con esiti drammatici per entrambe le famiglie
Il film parte decisamente alla grande sia per quanto concerne la storia sia e soprattutto per quanto concerne il ritmo. I protagonisti non sono niente male ma spicca un Bradley Cooper in stato di grazia.
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Un ragazzo sbandato con un passato fatto di violenze e procedimenti penali, sopravvive facendo lo stunt in un circo con la sua amatissima moto. Alla fine dello spettacolo incontra una sua ex fiamma e scopre di aver avuto un figlio dalla relazione con lei. Il ragazzo deciderà allora di prendersi cura di loro a modo suo cioè facendo rapine. Al termine di una di queste rapine un neopoliziotto anche lui padre di famiglia si getterà al suo inseguimento con esiti drammatici per entrambe le famiglie
Il film parte decisamente alla grande sia per quanto concerne la storia sia e soprattutto per quanto concerne il ritmo. I protagonisti non sono niente male ma spicca un Bradley Cooper in stato di grazia. Di carne sul fuoco ne troviamo eccome: un ragazzo sbandato che a modo suo cerca di crescere un figlio, un poliziotto e padre di famiglia che si trova improvvisamente proiettato sotto i riflettori, la corruzione nella polizia, l'ambizione personale che porta un uomo a concentrarsi solo e unicamente sulla sua carriera azzerando completamente la famiglia e annullando così moglie e figlio. Insomma ce ne sarebbe già abbastanza per una serie di film ma diciamo che seppur concentrati funzionavano più che bene. Il problema arriva nella parte conclusiva quando avviene il "fortuito" incontro tra il figlio del poliziotto e (l'ignaro) figlio del criminale. Quì il regista pare perdere la bussola e si avvita in una serie di situazioni forzate e senza molto nerbo per un finale piuttosto deludente. Insomma il film aveva tutte le caratteristiche per essere un ottimo film ma volgendo al termine scivola nella categoria dei film sicuramente da vedere ma che lasciano nello spettatore la sensazione dell'occasione mancata. Vi è una bella colonna sonora forse un pochino deficitario il trucco (i personaggi con il passare del tempo paiono tutti più o meno uguali) con Gosling in un ruolo speculare a quello di Drive e ancora un po' in cerca d'autore e la Mendes finalmente strappata al ruolo di femme fatale.
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beppe baiocchi
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martedì 30 aprile 2013
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un film "determinato"
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Come un tuono (The Place Beyond the Pines) racconta tre vicende ambientate a Schenectady, una contea nello Stato di New York, tre vicende difficili ma con cura delineate da Derek Cianfrance (il regista)
Luke (Ryan Gosling) è un motociclista, che si guadagna da vivere facendo gli stunt per una carovana itinerante, con passato da delinquente scopre di aver avuto un figlio con una sua vecchia fiamma e decide di lasciare il suo lavoro di stunt per dedicarsi al figlio, ma i soldi sono pochi e per guadagnare è costretto a fare cose illecite
Avery (Bradley Cooper) è un poliziotto, con 6 mesi di esperienza su strada, con un padre giudice della corte suprema, che uccide un delinquente e diventa eroe, ma colpito alla gamba non può tornare operativo, e relegato al lavoro di scrivania scopre che nella polizia succedono cose illecite, per farle finire sarà costretto a rinunciare al suo sogno.
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Come un tuono (The Place Beyond the Pines) racconta tre vicende ambientate a Schenectady, una contea nello Stato di New York, tre vicende difficili ma con cura delineate da Derek Cianfrance (il regista)
Luke (Ryan Gosling) è un motociclista, che si guadagna da vivere facendo gli stunt per una carovana itinerante, con passato da delinquente scopre di aver avuto un figlio con una sua vecchia fiamma e decide di lasciare il suo lavoro di stunt per dedicarsi al figlio, ma i soldi sono pochi e per guadagnare è costretto a fare cose illecite
Avery (Bradley Cooper) è un poliziotto, con 6 mesi di esperienza su strada, con un padre giudice della corte suprema, che uccide un delinquente e diventa eroe, ma colpito alla gamba non può tornare operativo, e relegato al lavoro di scrivania scopre che nella polizia succedono cose illecite, per farle finire sarà costretto a rinunciare al suo sogno.
A.J. e Jason sono due ragazzi di estrazioni sociali diverse, entrambi sono ragazzi difficili, causa le mancanze di una figura paterna presente, entrambi legati a doppio filo si avvicineranno e si scontreranno, per poi essere condotti alla strada che il destino aveva imposto loro.
Queste tre storie, chiaramente legate tra, loro raccontano in tre modi diversi la stessa questione, la storia di una rivoluzione intellettuale, della voglia di cambiare, di diventare persone diverse, ma che dovrà fare i conti con un destino, una forza superiore che riporta con forza la vita sul binario per cui deve essere presa, seguendo le orme dei nostri padri. Un film duro, difficile, amaro che però riesce a cogliere bene la volontà di un uomo a uscire da quella gabbia che il destino gli impone, ma che inevitabilmente si accorge che le maglie di questa gabbia sono troppo spesse per sfuggirne
Ryan Gosling (Idi di Marzo, Drive) dimostra di essere un grande attore, capace di entrare nelle parti motociclista disadattato con una delicatezza e una brutalità incredibile, meno brillante invece Bradley Cooper (Il Lato Positivo) che per quanto si possa considerare un buon attore, forse non riesce ad esprimere con il volto le stesse emozioni che esprime Gosling, non aiutato anche dai forti primissimi piani che il regista propone. Nel cast anche Eva Mendes e Ray Liotta e il giovane Dane DeHaan, tutti molto bravi.
Derek Cianfrance dimostra di saperci fare con la regia, purtroppo essendo primo che film che vedo di questo regista non riesco a cogliere l'evoluzione di questa persona alla regia, ma il forte lato emotivo che mette in ogni scena, la bravura nel rappresentare le confuse scene in moto mi fanno credere che sia un regista valido e che ne sentiremo parlare.
La colonna sonora è di Mike Patton, un nome una garanzia, quindi non mi soffermo molto, ma cito la bellissima scelta della canzone di Bon Iver: Wolves (Act I & II) nel finale che rappresenta appieno quella forte lato distruttivo dell'America.
Purtroppo il film non è esente da difetti (non tutte le storie riescono a prendere come quella con Gosling protagonista) però un film che consiglio vivamente
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catcarlo
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mercoledì 10 aprile 2013
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come un tuono
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E’ risaputo, con i se e con i ma non si fa la storia. Epperò… Quale sarebbe il giudizio complessivo su ‘Come un tuono’ se il ritmo e la tensione narrativa si mantenessero sempre sui livelli della prima ora (cioè fino a che rimane in scena Ryan Gosling)? Con ogni probabilità, si passerebbe dalla categoria buono (o anche ottimo) film a quella di capolavoro: purtroppo, così non è, ma c’è materia a sufficienza per dichiararsi soddisfatti. Per il suo esordio ad alto budget, l’indipendente Cianfrance sceglie una soggetto complesso e ambizioso (scritto assieme a Ben Coccio e Darius Marder e musicato con discrezione da Mike Patton) che innesta tocchi di noir su di un dramma familiare e psicologico con contorno di ipocrisie, sensi di colpa ed errori che ricadono sui figli – le eco cattoliche si sprecano, così pare tutto meno che un caso il largo spazio dato al battesimo del piccolo Jason.
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E’ risaputo, con i se e con i ma non si fa la storia. Epperò… Quale sarebbe il giudizio complessivo su ‘Come un tuono’ se il ritmo e la tensione narrativa si mantenessero sempre sui livelli della prima ora (cioè fino a che rimane in scena Ryan Gosling)? Con ogni probabilità, si passerebbe dalla categoria buono (o anche ottimo) film a quella di capolavoro: purtroppo, così non è, ma c’è materia a sufficienza per dichiararsi soddisfatti. Per il suo esordio ad alto budget, l’indipendente Cianfrance sceglie una soggetto complesso e ambizioso (scritto assieme a Ben Coccio e Darius Marder e musicato con discrezione da Mike Patton) che innesta tocchi di noir su di un dramma familiare e psicologico con contorno di ipocrisie, sensi di colpa ed errori che ricadono sui figli – le eco cattoliche si sprecano, così pare tutto meno che un caso il largo spazio dato al battesimo del piccolo Jason. La storia si compone di tre segmenti di lunghezza diseguale e qualità calante. Nel primo, quello lodato poche righe fa, è protagonista Luke ‘il bello’, talentuoso motociclista che si guadagna da vivere nei luna-park e che passa alle rapine dopo aver scoperto di aver avuto un figlio a seguito di una-botta-e-via. Protagonista è un Gosling biondo, bravo a rendere la complessità di un personaggio che ha il coraggio di farsi le domande giuste alle quali, però, finisce sempre per dare le risposte sbagliate: accanto a lui ci sono una Eva Mendes che disegna una ragazza-madre ben lontana dal sex-symbol e Bob Mendelsohn che fa lo stralunato – come gli capita spesso – nei panni dell’amico Robin. Una rapina andata a male segna il cambio di testimone: esce Luke, entra il poliziotto Avery Scott, che diventa un eroe per aver fermato il rapinatore, ma in fondo all’anima ha qualcosa che rode perché anche lui ha un figlio piccolo. Ciò non gli impedisce di distillare una serie di menzogne e di sfruttare ancor più cinicamente il cinismo di alcuni suoi colleghi (fra i quali Ray Liotta e un baffuto Gabe Fazio) per costruirsi una carriera politica a cui sacrifica anche la famiglia. Cooper lavora con cura su un ruolo non facile, molto sfaccettato a livello psicologico mentre all’esterno l’agente Scott si sforza di rimanere tutto d’un pezzo: così, quindici anni dopo – e, all’apparenza, non invecchiato di un giorno – eccolo in corsa per la procura distrettuale. A questo punto, i figli sono cresciuti (senza padre entrambi, a vedere così) e il loro incontro finisce per tirare qualche somma, ma senza stravolgere davvero nulla, perché la vita è un grande fiume tranquillo dove, alla fine, il più forte ce l’ha sempre vinta. Come già accennato, in queste ultime parti, e in special modo in quella conclusiva, si notano ridondanze e lungaggini che rallentano la narrazione abbassando il giudizio complessivo, ma senza danneggiare il coinvolgimento dello spettatore creato anche da una qualità delle interpretazioni confermata dai giovani Cohen e DeHaan. L’essenza stessa della storia rende evidente che se c’è una cosa che non va, questa è un titolo italiano decisamente fuorviante: molto meglio quello originale, che altro non è che la traduzione dal mohawk di Schenectady, il nome della cittadina (nello stato di New York) in cui si svolge la vicenda. Si tratta di una provincia placida e immersa nel verde che Cianfrance riprende con cura del dettaglio (cura che, del resto, si riflette nelle inquadrature dei personaggi) e dalla quale per cambiare qualcosa è necessario andar via. Le uniche scene adrenaliniche sono difatti quelle in cui c’è Luke in moto (negli Stati Uniti il casco non è obbligatorio? Per non parlare dei passaggi di proprietà…) e durante le rapine, pare girate in un’unica ripresa: improvvise variazioni di ritmo che sono ulteriore testimonianza di un notevole talento registico, del resto già annunciato dalla splendida sequenza dei titoli di testa.
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luca tessarin
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martedì 14 maggio 2013
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generazioni a confronto
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L'epilogo: un uomo ricco e potente, un figlio arrogante e viziato e la frenesia dei giorni nostri. Il prologo: una moto rumorosa, una fanciulla avvenente e un ragazzo sano, ribelle e un po' ingenuo. In due ore di film si percepisce il grosso spaccato di vent'anni di vita americana. In molti sostengono che sia meglio la prima parte che la seconda, in effetti è così, ma non per demeriti del regista o della produzione, semplicemente per demeriti del mondo attuale. Vent'anni fa era tutto più bello, più magico e meno caotico, e questo film non fa altro che portare a galla in maniera trasparente la realtà. Il resto lo fa Cianfrance: prende una tela bianca, ci mette come sfondo un paesino sperduto fra i boschi dell'East Coast, disegna al centro un Ryan Gosling bello e ribelle, che si dimostra per l'ennesima volta all'altezza del ruolo (i soliti movimenti lenti e pacati e il solito sguardo in apparenza piatto ma in sostanza molto profondo e studiato in maniera maniacale) e lo veste con una canotta dei Metallica anni '80.
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L'epilogo: un uomo ricco e potente, un figlio arrogante e viziato e la frenesia dei giorni nostri. Il prologo: una moto rumorosa, una fanciulla avvenente e un ragazzo sano, ribelle e un po' ingenuo. In due ore di film si percepisce il grosso spaccato di vent'anni di vita americana. In molti sostengono che sia meglio la prima parte che la seconda, in effetti è così, ma non per demeriti del regista o della produzione, semplicemente per demeriti del mondo attuale. Vent'anni fa era tutto più bello, più magico e meno caotico, e questo film non fa altro che portare a galla in maniera trasparente la realtà. Il resto lo fa Cianfrance: prende una tela bianca, ci mette come sfondo un paesino sperduto fra i boschi dell'East Coast, disegna al centro un Ryan Gosling bello e ribelle, che si dimostra per l'ennesima volta all'altezza del ruolo (i soliti movimenti lenti e pacati e il solito sguardo in apparenza piatto ma in sostanza molto profondo e studiato in maniera maniacale) e lo veste con una canotta dei Metallica anni '80. Ed è in quel momento che lo spettatore pensa: "allora è così, allora stiamo parlando di vent'anni fa, mi sembrava, in un quarto d'ora di film non avevo ancora visto un cellulare". La storia è bella, profonda e ricca di drammaticità. Cade a poco a poco in un baratro di tristezza per poi riprendersi verso la fine, ma non del tutto. Alla morte infatti non c'è rimedio e il ricordo a volte non basta. Si stava meglio vent'anni fa.
Un plauso va comunque fatto anche al protagonista "cattivo": un Bradley Cooper che sembra aver definitivamente sconfitto le voci che lo vedevano come "il belloccio" uscito da un film comico americano e destinato a finire nel sottobosco degli attoretti da soap opera di bassa estrazione. Il ragazzo ha il groppone robusto e sta iniziando a sopportare ruoli sempre più pesanti. E Ray Liotta? una sorta di ciliegina sulla torta: uno che riesce in pochi minuti a rappresentare una piaga grossa quanto un oceano: la corruzione delle istituzioni. Non è più il ragazzino spavaldo di "Quei bravi ragazzi", ma, oltre ai chili, ha dalla sua parte un'espressività e una facilità di recitazione che pochi possiedono, frutto dell'esperienza accumulata (bene) negli anni.
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angelo bottiroli - giornalista
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sabato 20 aprile 2013
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originale, intenso e con una forte umanità
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Lo diciamo subito: il film è abbastanza lungo, quasi due ore e mezza e alla fine qualche segno di lentezza e ripetitività si nota, ma francamente era il tempo minimo indispensabile per raccontare la storia di due famiglie e cinque diversi protagonisti.
Qualche mio collega ha tirato in ballo i numerosi simbolismi che il film avrebbe voluto sottolineare come la guerra tra il bene e il male e il fatto che a volte il male non è poi così devastante. Altri critici cinematografici hanno posto l’accento sui simbolismi legati all’uso della motocicletta connessa al senso di libertà.
Io mi limito, invece, ad analizzare semplicemente la storia basata sulla vita dei due protagonisti che si intreccia solo per un paio di secondi, il tempo in cui si vedono, ma che segnerà per sempre il destino di destino di entrambi.
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Lo diciamo subito: il film è abbastanza lungo, quasi due ore e mezza e alla fine qualche segno di lentezza e ripetitività si nota, ma francamente era il tempo minimo indispensabile per raccontare la storia di due famiglie e cinque diversi protagonisti.
Qualche mio collega ha tirato in ballo i numerosi simbolismi che il film avrebbe voluto sottolineare come la guerra tra il bene e il male e il fatto che a volte il male non è poi così devastante. Altri critici cinematografici hanno posto l’accento sui simbolismi legati all’uso della motocicletta connessa al senso di libertà.
Io mi limito, invece, ad analizzare semplicemente la storia basata sulla vita dei due protagonisti che si intreccia solo per un paio di secondi, il tempo in cui si vedono, ma che segnerà per sempre il destino di destino di entrambi. Irrimediabilmente.
La storia è originale, intensa, a tratti imprevedibile, ma soprattutto carica di una forte umanità. C è umanità in quasi tutti i personaggi principali: ognuno con la propria storia e con i propri problemi da risolvere. Forse l’unico personaggio meno umano di tutti è il figlio del poliziotto, quello che poi alla fine rompe l’equilibrio.
Il regista americano Derek Cianfrance è alla sua seconda opera dopo Blue Valentine ed in entrambi i film ha scelto come attore principale Ryan Gosling (Le idi di marzo, Drive) un attore sempre più bravo con una espressività notevole che da solo regge la scena.
All’altezza di Gosling, l’altro co-protagonista del film, Bradley Cooper che si conferma attore sempre più poliedrico dopo Il lato Positivo, The Words, Limitless e una notte da Leoni.
Gosling e Cooper, al momento sono sicuramente due tra dei migliori attori del momento e qui ne danno ampia dimostrazione.
Mi è piaciuta anche l’interpretazione di Eva Mendes anche se la sua parte è abbastanza marginale nel contesto del film che si basa quasi esclusivamente sui due protagonisti e sui loro figli.
Il film, a parte alcune scene in moto, è tutt’altro che spettacolare e affronta molti temi, ma come detto all’inizio mi piace pensare che voglia solo raccontare la vita, quella di tutti i giorni, legata alla sopravvivenza del quotidiano dove valori e sentimenti come onore, onestà, amicizia e amore si mischiano tra ricchezza e povertà.
Per questo “Come un tuono” è un film sicuramente da vedere.
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germano f.
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mercoledì 10 aprile 2013
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mi dispiace per la sua perdita
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Non è semplice recensire un film come quello di Cianfrance. Le emozioni e le riflessioni che la pellicola di questo giovane regista (al suo terzo film) riescono a scatenare all'interno di noi spettatori, sono molteplici. A volte contrastanti. Ma mai banali. Sicuramente mai banali. La vicenda viene narrata in maniera lineare, semplice, con ampi salti temporali, sottolineando così l'indissolubilità tra quotidianità e evento straordinario. Gli eventi drammatici, quasi sempre traumatici, che si ripercuotono sull'esistenza dei personaggi di Cianfrance, giungono improvvisi, inaspettati. Ma, come nella vita reale, sono frutto di complessi ed inesorabili travagli interiori.
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Non è semplice recensire un film come quello di Cianfrance. Le emozioni e le riflessioni che la pellicola di questo giovane regista (al suo terzo film) riescono a scatenare all'interno di noi spettatori, sono molteplici. A volte contrastanti. Ma mai banali. Sicuramente mai banali. La vicenda viene narrata in maniera lineare, semplice, con ampi salti temporali, sottolineando così l'indissolubilità tra quotidianità e evento straordinario. Gli eventi drammatici, quasi sempre traumatici, che si ripercuotono sull'esistenza dei personaggi di Cianfrance, giungono improvvisi, inaspettati. Ma, come nella vita reale, sono frutto di complessi ed inesorabili travagli interiori. Qui il destino c'entra ben poco. Nel film le scelte di ogni singolo individuo si rifrangono come onde sulla vita di ogni persona che viene a contatto con queste. Direttamente o indirettamente. Qui la vita non è mai casuale o determinata dai capricci di un'entità superiore. Il destino, quando interviene, è solo per porci dinanzi alle scelte altrui. Così Luke continua a rapinare banche nonostante il suo amico/complice faccia di tutto per fargli cambiare idea e lo lasci solo. Così Avery trova forza e ispirazione dalla foto di famiglia della sua vittima. Così i due figli scelgono ognuno come crescere all'ombra di padri che presenti (o meno) riescono a determinare involontariamente il processo di maturazione (o meno) dei due adolescenti. Cianfrance non sembra dirci che le colpe dei padri ricadono sui figli. Anzi il rapporto padre-figlio è inesorabilmente destinato ad essere centrale nello sviluppo di un individuo. Tutto ciò la pellicola riesce ampiamente a trasmetterlo grazie ad una sapiente regia che abilmente riesce a sottolineare i dialoghi determinanti nello sviluppo morale della vicenda. Bravi tutti gli attori di questo film naturalmente corale, bravi a riuscire ad entrare nelle dinamiche drammatiche di un film emotivamente difficile e moralmente complesso. Bellissima la sceneggiatura sviluppata con lo sviluppo di personaggi maturi e realistici. Straordinarie le inquadrature in primo piano fisse, tese a sottolineare le reazioni alle parole di un interlocutore rimasto fuori campo. Da rilevare la bravura e la levatura interpretativa di Eva Mendes e di Rose Byrne, che interpretano le compagne dei due protagonisti : in alcune scene basta un loro sguardo per comprendere la forte emotività determinata dal difficile rapporto con i propri compagni. Quello di Cianfrance non è un modo di buoni e cattivi, di eroi e antieroi. Di verità assolute. Non è un mondo in cui le scelte sono facili, univoche, senza conseguenze e, soprattutto, senza responsabilità. Tutti prima o poi devono trovarsi di fronte all' effetto di ciò che hanno provocato. Il film, come già detto, è complesso, ma non complicato. Il regista merita tutta la nostra stima per essere riuscito a creare dei personaggi che ti entrano dentro, che ti spingono a riflettere e a confrontarti con te stesso. È Cianfrance il vero protagonista di questo film. Film che può piacere o meno, ma non si può dire che non aiuti a riflettere sul mondo che ti circonda. Un mondo visto come luogo difficile, cannibale, che si sostiene grazie a complessi compromessi e a soggettività che non ti puoi certo permettere di giudicare. Tanti sono i momenti che ti rimangono negli occhi (o, meglio, nella testa) in questa pellicola : il globo delle motociclette come metafora della vita; il battesimo e il pianto silenzioso di Gosling (straordinario); le foto di una famiglia che non c'è tra Gosling e Eva Mendes in lacrime, istantanee fugaci di una perfetta vita inesistente; il profondo dialogo tra la psichiatra della polizia e Bradley Cooper; la cena tra i colleghi poliziotti a casa di Avery e sua moglie (incredibile il ricordo di Goodfellas grazie ad un bravissimo Ray Liotta!); Bradley Cooper che chiede scusa sottovoce a Eva Mendes "mi dispiace per la sua perdita"; i due confronti duri e reali tra Avery e il procuratore; il dialogo sincero e sentito tra il suo patrigno e il figlio di Luke; quest'ultimo che in bicicletta sembra volare tra i boschi di Schenectady dopo aver scoperto suo padre. Il film ci è piaciuto, nulla da dire. Si è capito, penso. Ci è piaciuto anche per quel suo finale aperto, non banale : sembra quasi ridar speranza, possibilità di redenzione. Una speranza per tutti quelli che hanno il coraggio di ricominciare dal nulla, di perdonare, di trovare e apprezzare le cose belle del mondo e, forse, le cose belle che ci hanno lasciato in eredità i nostri padri. Questo per alcuni. Gli altri li lasciamo nel loro mondo a fingere e ad applaudire ciò che ancora non sono riusciti a capire.
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dadab.
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martedì 9 aprile 2013
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due uomini. una scelta. un unico destino.
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Derek Cianfrance non è più un novellino del suo ambiente. Dopo il grande esordio hollywoodiano alla regia con Blue Valentine, si conferma come un talento emergente.
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Derek Cianfrance non è più un novellino del suo ambiente. Dopo il grande esordio hollywoodiano alla regia con Blue Valentine, si conferma come un talento emergente. Il suo occhio filmico, intimista ed indagatore, non delude nemmeno stavolta: Come un tuono, (in lingua originale The place beyond the pines), è un film che al primo impatto può risultare ostico, privo di riscatto e tagliente. Eppure non fa altro che descrivere, in modo cristallino e mirato, la realtà, una realtà per la precisione: quella della cittadina americana di provincia Schenectady, che in lingua mohawk significa " il posto al di là dei pini". Il regista opta stavolta per una pluralità di temi, mettendo in scena violenza e abbrutimento, drammi familiari, rapporti umani tra padri e figli, segnati dall'incomunicabilità. Ancora una volta protagonista, Ryan Gosling, già presente in Blue Valentine e famoso per il film Drive, riesce a farsi notare non soltanto per la prestanza fisica, ma anche per lo straordinario talento ed unicità nella recitazione. Il suo volto espressivo, veste stavolta dei panni sudici e tatuati: quelli di Luke Glanton, un uomo di poche parole e pochi sogni. La sua specialità: quella di "correre come un fulmine" con la sua moto, sfidando la gravità in uno spettacolo ambulante chiamato "Globo della morte". È acclamato dal pubblico come Luke il bello, ma ben presto una paternità inaspettata, avuta da una breve relazione precedente con la bella Romina (Eva Mendes), lo porterà a confrontarsi con qualcosa di più grande, e con più grandi responsabilità. Non avendo a sua volta conosciuto una vera figura paterna, Luke cercherà di prendersene cura, usando tutti i suoi mezzi per garantire al bambino un futuro concreto. Scegliendo la strada più tortuosa: inizia a rapinare banche e a sfruttare così la sua abilità con la moto. Luke sfreccia come un fulmine lungo le strade della cittadina, aiutato da un complice, Robin, racimolando sempre più denaro sporco, usato per un fine nobile. Ma si sa, chicorre come un fulmine, si schianta come un tuono. La sua è la figura dell'antieroe, che paradossalmente si troverà a scontrarsi con il perfetto opposto: Avery Cross. Poliziotto onesto e meritevole, con una famiglia vera alle spalle, e dei sani principi. Sullo sfondo di un inseguimento così coinvolgente da far saltare il cuore in gola, Bradley Cooper si riconferma un valido attore, reduce da un'interpretazione eccellente ne Il lato positivo, ma questa volta leggermente adombrato dal collega Gosling.
Il loro breve ma fatale incontro decreterà un destino comune, e delle successive generazioni. Avery Cross metterà in dubbio la sua integrità per raggiungere scopi personali. Un turbine senza ritorno lo inghiottirà in losche faccende. Tra polizia corrotta e traffico di droghe, raggiungerà la vetta. Ma a quale prezzo? Una moralità frantumata che indugia al confronto con quella di Luke. Di fronte ad un disegno superiore ogni uomo è uguale. Bene e male si mischiano, vite nuove e vecchie si incrociano.
Due uomini, due padri. Le loro azioni finiscono per compromettere altre vite, quelle dei rispettivi figli ormai adolescenti, prese in esame nella terza parte del film. Un tema molto noto quello trattato, che ci porta a fare un richiamo inevitabile alla letteratura greca, alla famigerata ereditarietà della colpa di Eschilo (tramandata di padre in figlio), sintomo dell'ineluttabilità del fato. Si intravedono, tra il sudiciume delle pistole, della droga e della povertà, timidi barlumi di amore, o di affettività, nel piccolo nucleo composto da Luke, Romina ed il bambino, immortalati sorridenti, da un’istantanea che si tramanderà nel tempo. Il regista non dimentica nemmeno questo. Un calderone di temi e di emozioni insomma, che rischiano di tramortire, ma che sono cuciti a pennello su ogni personaggio. Le vite di ognuno sono scandite da piani ravvicinati alternati da inquadrature più generiche, donando al tutto un ritmo incalzante. Ma dividendo il film in tre lunghi episodi, Cianfrance risulta un po’ prolisso nella narrazione, rischia di fiaccare a tratti la trama, facendo perdere di vista il fulcro del film.
Insomma, Come un tuono non è certo un film facile, né per deboli di cuore. I protagonisti sono nudi di fronte a noi, ognuno intrappolato nella propria gabbia, di paura, di bugie, di parole non dette. Ma ciascuno di loro, a suo modo, ci dà qualcosa, li amiamo e li compatiamo. Il finale di ampio respiro racchiude il sigillo di una languida pace, e fa tirare al pubblico un respiro di sollievo. Non è una vera conclusione, sembra quasi un nuovo e potente inizio. È per questi motivi che il film ci entra dentro, e ci rimane. Si attacca ai nostri sensi, facendoci sentire forti e vulnerabili, nella nostra identità di uomini. Una lacrima trattenuta non esita a scendere. La vita è questo dopotutto: è rischiare, è mettercela tutta, è la speranza di un qualche riscatto, è il tempo che scorre imperterrito; non si può far altro che nascondere la polvere, e andare avanti, sempre avanti, verso una nuova perdita di equilibrio.
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kitty candy
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mercoledì 17 aprile 2013
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la nemesi
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Per la sua terza pellicola, Derek Cianfrance, il fortunato regista di Blue Valentine, decide di raccontarci il lato oscuro dell’umanità, e lo fa con un progetto più complesso, affidandosi nuovamente al suo attore feticcio Ryan Gosling, accompagnato da un cast altrettanto stellare che vede in campo, tra gli altri, Eva Mendez, Bradley Cooper e Ray Liotta.
In Come un tuono (The Place beyond the pines nel titolo originale) il destino dei protagonisti cade tagliente come una scure e le vicissitudini del film si susseguono fino al compimento di un’autentica nemesi biblica.
Luke Glanton (Gosling), spericolato stunt-man in motocicletta che si esibisce nei circhi, abbandona la sua vita da nomade per stabilirsi a Schenectady, nella provincia americana, dopo aver saputo della nascita del figlio, di cui era rimasto all’oscuro fino ad un anno prima.
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Per la sua terza pellicola, Derek Cianfrance, il fortunato regista di Blue Valentine, decide di raccontarci il lato oscuro dell’umanità, e lo fa con un progetto più complesso, affidandosi nuovamente al suo attore feticcio Ryan Gosling, accompagnato da un cast altrettanto stellare che vede in campo, tra gli altri, Eva Mendez, Bradley Cooper e Ray Liotta.
In Come un tuono (The Place beyond the pines nel titolo originale) il destino dei protagonisti cade tagliente come una scure e le vicissitudini del film si susseguono fino al compimento di un’autentica nemesi biblica.
Luke Glanton (Gosling), spericolato stunt-man in motocicletta che si esibisce nei circhi, abbandona la sua vita da nomade per stabilirsi a Schenectady, nella provincia americana, dopo aver saputo della nascita del figlio, di cui era rimasto all’oscuro fino ad un anno prima. Per provvedere al suo mantenimento e riconquistare l’amore di Romina (Eva Mendes) è disposto a fare tutto, ma la sua corsa frenetica oltre le leggi imposte dal sistema viene interrotta da un poliziotto, il quale sembra apparentemente non avere niente in comune con lui.
A questo punto il confine tra la figura del buono e quella del cattivo svanisce davanti alle debolezze dell’anima, alle attitudini caratteriali, costringendo i personaggi nella trappola dei ruoli prestabiliti, dove ci si rincorre dentro a un cerchio della morte, metafora di tutto il film. Intorno a loro, il candore maestoso dei paesaggi circostanti in antitesi con la umana e contaminata corruzione.
Per due ore serrate, lo spettatore si trova catapultato nell’incisiva intensità degli eventi, amplificati dalla potente colonna sonora, affidata ad un pilastro della musica contemporanea come Mike Patton, ex leader dei Faith No More.
Ancora una volta il verismo narrativo di Cianfrance, sempre più distante dai confortevoli happy endings holliwoodiani, non ci delude e riconferma il suo talento di cineasta indipendente. La partecipazione di Ray Liotta, con la sua collaudata faccia da criminale di professione, ci regala un’ulteriore ciliegina su questa torta difficile da digerire.
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michele
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giovedì 16 maggio 2013
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una grande sceneggiatura.
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E' sicuramente un film interessante la nuova pellicola di Derek Cianfrance che lavora con due degli attori più valorizzati e presenti sul grande schermo degli ultimi anni, come Ryan Gosling, già interprete del suo precedente lungometraggio e Bradley Cooper che dimostra sempre più di essere all'altezza anche di interpretare ruoli fortemente drammatici come questo. Tutto, a partire dalla locandina del film, ci fa presupporre di assistere ad un thriller ad alto tasso adrenalinico sulla falsa riga dell'acclamato "Drive" di cui lo stesso Gosling era stato interprete. L'atmosfera è sicuramente quella, cupa, lugubre, con spettacolari e realistiche scene d'azione che aumentano il ritmo.
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E' sicuramente un film interessante la nuova pellicola di Derek Cianfrance che lavora con due degli attori più valorizzati e presenti sul grande schermo degli ultimi anni, come Ryan Gosling, già interprete del suo precedente lungometraggio e Bradley Cooper che dimostra sempre più di essere all'altezza anche di interpretare ruoli fortemente drammatici come questo. Tutto, a partire dalla locandina del film, ci fa presupporre di assistere ad un thriller ad alto tasso adrenalinico sulla falsa riga dell'acclamato "Drive" di cui lo stesso Gosling era stato interprete. L'atmosfera è sicuramente quella, cupa, lugubre, con spettacolari e realistiche scene d'azione che aumentano il ritmo. In realtà il film è molto più complesso e assistiamo non ad una sola storia, ma a ben tre narrazioni, ognuna figlia di quella precedente che si sviluppano in un arco temporale di quindici anni.
Il protagonista iniziale è Gosling che interpreta uno stuntman di motociclette che arrivato durante il suo show in un paese di provincia incontra una sua vecchia fiamma dalla quale scopre di aver avuto un bambino da una relazione passata. Prova a riallacciare un legame con la sua compagna, a formare una famiglia e cerca di provvedere al loro sostentamento rapinando banche; finisce però ammazzato in uno scontro a fuoco con un poliziotto dopo una rapina. La storia si concentra quindi adesso sulla figura di questo agente diventato un eroe malinconico che si è reso responsabile dell'uccisione si di un criminale, ma anche di un padre che ha lasciato suo figlio orfano, ma ancora una volta Cianfrance, dopo aver eliminato quello che credevamo essere il protagonista principale, ci sorprende, inserendo un nucleo narrativo del tutto diverso, staccandosi, almeno apparentemente, dal filone principale, si parla infatti adesso di corruzione nella polizia e della scalata al potere di questo agente che denuncia il malaffare solo per potersi costruire una carriera politica. Si cambia ancora e si arriva alla terza narrazione che si riallaccia alla prima. Sono passati quindici anni e il figlio di Avery Cross, l'agente di polizia e di Ryan Gosling si incontrano per caso al liceo. Entrambi non sono altro che una proiezione dei loro padri, chi in un modo chi nell'altro, due adolescenti sulla strada della criminalità che dopo aver stretto amicizia giungono allo scontro finale, fino ad arrivare poi alla resa dei conti tra il figlio orfano e l'assassinio di suo padre che chiude il cerchio degli eventi.
Il regista spiazza fin troppe volte con continui cambi di direzione, facendo credere allo spettatore di assistere ad un certo tipo di storia, per poi disorientarlo raccontando un'altra vicenda che sembra discostarsi del tutto da quello che ci è stato mostrato prima e ricondurlo infine sulla strada principale dalla quale aveva iniziato e così tutto si ricollega. Una struttura narrativa a matrioska dove ogni storia ne contiene al suo interno un'altra, partorita dalle conseguenze di quella precedente. Indubbiamente Cianfrance si rifà alla cinematografia noir affrontando i temi più cari a quel genere, su tutti quelli dell'ineluttabilità del destino e del fantasma del passato che ritorna sempre sulla strada di colui che ha fatto di tutto per cercare d'intraprenderne un'altra, pensando di aver chiuso una volta per tutte i conti con il suo vissuto precedente, quando sa benissimo che però non è così. Il passato non chiude mai i conti con i propri interpreti se la verità è stata celata.
Il film non è esente da difetti, l'eccessivo virtuosismo di scrittura finisce infatti per apparire in certi punti un esercizio di stile un po' fine a se stesso che invece di far proseguire la storia dritta sui binari gli fa compiere un percorso eccessivamente lungo e stagnante che penalizza indubbiamente la vicenda da un punto di vista emotivo. Ecco, forse quello che manca al film è proprio la capacità di emozionare con continuità e questo è sicuramente dovuto al cambio repentino e troppo abusato dei personaggi e delle dinamiche della storia che finisce per non dare né tempo, né spazio allo spettatore per amare nessuno dei protagonisti sullo schermo. Al netto però delle sue mancanze e dei suoi difetti il film è sicuramente un esempio fulgido di grande scrittura cinematografica e non c'è dubbio che valutando la pellicola nel suo complesso sia chiaro come di fronte a film come questi si può tranquillamente parlare di Cinema, con la C maiuscola per l'appunto.
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(di iankenobi)
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