Titolo originale | Ja Tozhe Hochu |
Anno | 2012 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Russia |
Durata | 89 minuti |
Regia di | Aleksey Balabanov |
Attori | Yrii Matveev, Alexander Mosin, Oleg Garkusha, Alisa Shitikova . |
MYmonetro | 2,13 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento giovedì 7 ottobre 2021
Dal regista di Cargo 200, la storia di cinque personaggi a caccia di un sogno impossibile da realizzare.
CONSIGLIATO NÌ
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Cinque sbandati si mettono in viaggio alla ricerca della felicità verso un fantomatico Campanile (della Felicità, appunto), smarrito nella desolazione radioattiva tra San Pietroburgo e Uglich. Sarà il magico edificio a stabilire chi sarà il prescelto e chi sarà destinato a rimanere ancorato alle tristezze terrene.
Noto ai più per la visione shock di Cargo 200, durissimo affresco delle nefandezze private compiute nell'Unione Sovietica brezneviana, Balabanov gioca a mescolare le carte, proponendo in Me Too stili e atmosfere difficilmente accostabili al suo precedente exploit. Ricorrendo ad attori non professionisti e a una colonna sonora rock vagamente metal-gitana, Balabanov sceglie il registro della commedia picaresca, con punte di surreale somministrato in gag da comicità demenziale (benché l'accezione russa la renda in qualche modo unica nel suo genere): donne nude che corrono sulla neve, strampalati dialoghi filosofici e vodka a fiumi fanno il resto.
L'uso delle musiche e la caratterizzazione dei personaggi rimandano immediatamente al cinema di Aki Kaurismaki, purtroppo senza la spontaneità né la maestria nel gestire gli eccessi del finlandese; e l'insistenza sul medesimo motivo musicale provoca un effetto di persistenza invasiva che, per quanto evidentemente voluto, non risulta meno fastidioso. Il ritmo incalzante non dovrebbe generarsi in modo coercitivo, bensì dovrebbe essere il risultato del giusto mix di montaggio, regia e sceneggiatura, come non avviene in Me Too, rendendo ancora più forzato il cambio di registro in favore di una parte metafisica e insolitamente tarkovskijana. Un concentrato di difetti e soluzioni discutibili, certo lontano dagli esiti sperati alla luce delle promettenti prove del recente passato.
Ormai la felicità per Balabanov non è più di questa terra, nemmeno come pura aspirazione, e va cercata ai confini del mondo civilizzato, nella zona preclusa agli uomini per la radioattività, avvolta in un perenne inverno nucleare. Ultimo film visionario di un regista che è stato testimone dello sfacelo morale e materiale della Russia post sovietica, ispirato [...] Vai alla recensione »