no_data
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sabato 6 ottobre 2012
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ho visto le stelle di garrone
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Ricordate il film di Salemme nel 2003 "Ho visto le stelle"? stesso soggetto in cui il protagonista si ossessiona, pur di partecipare al grande fratello, e che nell'attesa di essere chiamato si auto convince di essere in continuo esame e che chiunque della produzione GF lo osservasse per controllare se è degno del GF. E' una favola di "Realtà" arrivata troppo tardi in cui il mito della casa di Canale 5 ormai si è molto affievolito, ma comunque il messaggio è forte "i sogni che diventano ossessioni", "la persecuzione di piacere dalla gente solo per i propri scopi..." Un bel film che racconta molto realisticamente un altra bella fetta intima di Napoli... delle icone della bassa-media borghesia Napoletana, Garrone fotografa molto bene gli stereotipi della gente del basso "'o vascio" l'unico sussidio di vivere è imbrogliare, sembra che i napoletani di Garrone non riescono a vivere se non c'è almeno un po di disonestà.
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Ricordate il film di Salemme nel 2003 "Ho visto le stelle"? stesso soggetto in cui il protagonista si ossessiona, pur di partecipare al grande fratello, e che nell'attesa di essere chiamato si auto convince di essere in continuo esame e che chiunque della produzione GF lo osservasse per controllare se è degno del GF. E' una favola di "Realtà" arrivata troppo tardi in cui il mito della casa di Canale 5 ormai si è molto affievolito, ma comunque il messaggio è forte "i sogni che diventano ossessioni", "la persecuzione di piacere dalla gente solo per i propri scopi..." Un bel film che racconta molto realisticamente un altra bella fetta intima di Napoli... delle icone della bassa-media borghesia Napoletana, Garrone fotografa molto bene gli stereotipi della gente del basso "'o vascio" l'unico sussidio di vivere è imbrogliare, sembra che i napoletani di Garrone non riescono a vivere se non c'è almeno un po di disonestà... Un bel film che il regista che ha ben fotografato un altra faccia di Napoli dopo Gomorra... è una farsa tragicomica, peccato che ha due pecche: uno per il finale che non conclude il destino del protagonista... ma lo lascia realizzare il suo obiettivo anche illusoriamente, due è una storia già raccontata da Salemme nove anni fà a differenza che in questo film le vicende sono più realistiche. Vogliamo dire qualcosa per la regia? è meno sbronza di Gomorra ma che somiglia di più al "l'imbalsamatore" lo stile è sempre uguale in tutti i suoi film ed è originale anche se sembra tutto girato a mano ed in fretta... Non sopporto quando gli altri critici dicono: ha fatto un grande lavoro di regia... cacchio e vorrei pure vedere se con milioni di euro di budget faceva una schifezza di regia.
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stefano73
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sabato 6 ottobre 2012
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l'illusione ossessiva
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Matteo Garrone, dopo "Gomorra" ci regala un film stracolmo di spunti. Tecnicamente prodigioso.
Realizzato in Napoletano In presa diretta, con pochissimi stacchi e lunghi movimenti di macchina. Con immagini color pastello, ambientazioni della Napoli popolare e con un fitto tessuto sociale. Luciano attende la chiamata al "Grande Fratello"....la chiamata al successo e al guadagno facile...all'illusione. Fa riflettere.
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ruspa machete
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sabato 6 ottobre 2012
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reality, la triste realtà
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Bellissimo film.
Più drammatico di quanto non sembri, questo film ci dà uno spaccato della realtà attuale, non solo di Napoli, ma di una buona parte della popolazione italiana che non riesce più a uscire dalla schiavitù mentale in cui i media e la massa la stanno spingendo.
Spero che questo film riesca ad aprire gli occhi a qualcuno...
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francisdeckhaunt
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venerdì 5 ottobre 2012
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la società dell'apparenza
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Luciano è un pescivendolo che, dopo aver superato la prima selezione ad uno dei provini per entrare nella casa del Grande Fratello, diventa ossessionato dal reality e comincia a sentirsi costantemente osservato e sotto controllo. L'ultimo film di Matteo Garrone racconta, attraverso una piccola storia, la grande realtà del nostro paese, in cui la presenza di falsi dei (i concorrenti del Grande Fratello idolatrati fino allo stremo sono solo un esempio) altro non rappresenta che una società in decadenza in cui l'unica cosa importante è l'apparenza. Reality è un manifesto dei nostri giorni, nonostante sia ambientato in una Napoli per certi versi anacronistica, che descrive con il meccanismo della tragicommedia (impossibile non farsi due risate dal retrogusto amaro in vari punti del film) la speranza di una vita migliore che, paradossalmente, rovina quella che il protagonista già ha.
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Luciano è un pescivendolo che, dopo aver superato la prima selezione ad uno dei provini per entrare nella casa del Grande Fratello, diventa ossessionato dal reality e comincia a sentirsi costantemente osservato e sotto controllo. L'ultimo film di Matteo Garrone racconta, attraverso una piccola storia, la grande realtà del nostro paese, in cui la presenza di falsi dei (i concorrenti del Grande Fratello idolatrati fino allo stremo sono solo un esempio) altro non rappresenta che una società in decadenza in cui l'unica cosa importante è l'apparenza. Reality è un manifesto dei nostri giorni, nonostante sia ambientato in una Napoli per certi versi anacronistica, che descrive con il meccanismo della tragicommedia (impossibile non farsi due risate dal retrogusto amaro in vari punti del film) la speranza di una vita migliore che, paradossalmente, rovina quella che il protagonista già ha. Luciano, infatti, perde la testa sperando in una telefonata che gli annunci la sua entrata nella casa. Entrata che, stando al finale del film, in un modo o nell'altro avrà luogo. Garrone fa centro così nella scelta degli attori e dei personaggi (felliniani in alcuni tratti) come in quella dell'ambientazione. Una menzione speciale va alle musiche minimaliste e poetiche di Alexandre Desplat.
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babis
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venerdì 5 ottobre 2012
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la ricerca della felicità 2
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Scusate, ma la mia recensione è stata tagliata: la sceneggiatura è sicuramente originale, e l'interpretazione degli attori è notevole. Su tutti domina Luciano con il suo desiderio di mostrarsi ed emergere, fino alla scelta finale di sacrificare addirittura la Via Crucis con il Papa. Lo consiglio di cuore agli amanti del bel cinema italiano (finalmente riconosciuto).
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de rossi
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giovedì 4 ottobre 2012
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realty poco...rea...le
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Il film di Garrone ha un merito: ridicolizzare tutti i reality che dopo un boom iniziale nelle nostre televisioni hanno comunque avuto un calo di ascolti e gradimento dovuto al loro involgarimento e noisità...Ma il film ha anche dei demeriti : Sottotitoli odiosisssimi dal napoletano all'italiano e spesso anche "tradotti alla buona" , attori bravissimi ( Nunzia Schiano, Salvatore Misticone) con parti ridotte all'osso solo per dire e far dire "ho lavorato con Garrone". Poi una solita Napoli sempre tutta truffa , raggiri e case "sgarrupate" che sembrano uscite da un film di Vittorio De Sica ( non è un paragone di merito perchè De Sica racconta Napoli negli anni della guerra e non solo, Garrone ci proprina sempre il degrado della Napoili di oggi, non conoscendola vivendo a Roma).
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Il film di Garrone ha un merito: ridicolizzare tutti i reality che dopo un boom iniziale nelle nostre televisioni hanno comunque avuto un calo di ascolti e gradimento dovuto al loro involgarimento e noisità...Ma il film ha anche dei demeriti : Sottotitoli odiosisssimi dal napoletano all'italiano e spesso anche "tradotti alla buona" , attori bravissimi ( Nunzia Schiano, Salvatore Misticone) con parti ridotte all'osso solo per dire e far dire "ho lavorato con Garrone". Poi una solita Napoli sempre tutta truffa , raggiri e case "sgarrupate" che sembrano uscite da un film di Vittorio De Sica ( non è un paragone di merito perchè De Sica racconta Napoli negli anni della guerra e non solo, Garrone ci proprina sempre il degrado della Napoili di oggi, non conoscendola vivendo a Roma)... Qualche spettatore dopo un'oretta, forse infastidito dai sottotitoli, ha lasciato la sala . Ma un certo fastidio ed irritazione avviene anche dalla recitazione del protagonista Luciano ( Anieelo Arena), soprattutto nella fase di crescente demenza da "Grande Fratello".
Se questo film fosse stato firmato da un esordiente sconosciuto non avrebbe avuto lo stesso successo che gli ha dato la firma di Garrone che si posa sugli allori del passato ( vedi:Gomorra) e critico anche al regista di essere anacronistico. Gli Italiani ( e credo anche nel mondo) si sono accorti da tempo della stupidità del Grande Fratello e di reality simili, farci vedere una realtà calata dall'alto con il solo merito di una buona regia tecncica e di attori che fanno della spontaneità la loro unica vera forza.
Insomma Garrone NON deve più considerare Napoli "terra di conquista" per le sue produzioni cinematografiche o quanto meno non deve sfruttarla a proprio uso e consumo.
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[+] sottotitoli
(di crycry87)
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paolo pasetti
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giovedì 4 ottobre 2012
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visti da vicino
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Matteo Garrone ha fatto centro ancora una volta, confermando il suo mostruoso talento di cineasta (credo che, oggi, siano pochi NEL MONDO i registi capaci di una tale padronanza del linguaggio cinematografico). Come già il precedente "Gomorra", "Reality" non è un film di denuncia (d’altra parte, anche se volesse esserlo, mancherebbero gli interlocutori: a chi la faccio, la “denuncia”, se non c’è nessuno che ascolta la mia denuncia?). Dunque, cos’è "Reality"? Volendo per forza trovare un genere, potrebbe appartenere – come del resto tutti i film di Garrone – al genere della “fiaba nera”.
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Matteo Garrone ha fatto centro ancora una volta, confermando il suo mostruoso talento di cineasta (credo che, oggi, siano pochi NEL MONDO i registi capaci di una tale padronanza del linguaggio cinematografico). Come già il precedente "Gomorra", "Reality" non è un film di denuncia (d’altra parte, anche se volesse esserlo, mancherebbero gli interlocutori: a chi la faccio, la “denuncia”, se non c’è nessuno che ascolta la mia denuncia?). Dunque, cos’è "Reality"? Volendo per forza trovare un genere, potrebbe appartenere – come del resto tutti i film di Garrone – al genere della “fiaba nera”. Non è certamente un film sulla noiosissima questione essere-apparire (è Garrone stesso, nel film, a giocare con questi luoghi comuni privi di significato); non è nemmeno un “affresco sociale” (come si diceva un tempo) sui quartieri degradati di Napoli: i protagonisti di Reality non sono nemmeno gli “ultimi”, casomai i penultimi (Garrone ci mostra un magnifico carrello della spesa pieno…). Certo, il linguaggio narrativo di Garrone ci rimanda un po’ a Eduardo, un po’ alla grande tradizione neo-realistica (ancora la realtà! Ma non sarà un’ossessione!?), e l’interpretazione, al limite del sovrumano, fornita dall’intero cast fa completamente dimenticare allo spettatore il meccanismo della finzione: uscendo dalla sala non ho avuto l’impressione (normalmente presente, anche se spesso “sospesa”) di vedere degli attori che recitavano in un film, ma di vedere uomini e donne che stavano REALMENTE (a ridajje!!) vivendo ciò che accadeva sullo schermo.
"Reality", il cui schema fiabesco-narrativo richiama evidentemente a Pinocchio (come dichiarato dallo stesso Garrone), non racconta una storia di “alienazione sociale” (che l’Italia sia ormai terzo mondo è dato per assodato) ma è, più semplicemente, la storia di una discesa agli inferi. Il protagonista, Luciano (“che porta luce”, sarà un caso?), rivive nella sua vera vita proprio quel “big brother” che non ha in realtà niente a che vedere col “reality” televisivo, sviluppando, alternandoli, mostruosi deliri di persecuzione (mi osservano!) e di onnipotenza (lo vedi, quel passo l’ho inventato io, me l’hanno copiato!). Per un beffardo paradosso, Luciano vive sulla sua pelle il “fratello maggiore” (corretta traduzione di “big brother”) proprio perché lui, in realtà, non è ancora giunto “all’ultimo stadio”, quello della completa nullificazione propria invece dei veri “ospiti della casa” ma è, anzi, ancora un “uomo” nel senso sociale del termine: quando serve è un attore (della naturale attorialità dei napoletani) e sa divertire, è immerso in modo tutto sommato armonico nel suo contesto, è amato dalla sua famiglia, benvoluto, aperto, e quando vuole sa anche farsi rispettare. Ma, come Pinocchio, vorrebbe di più: è attratto fatalmente dal paese dei balocchi. Il meccanismo patologico agisce adesso: proprio perché Luciano è un uomo reale, viene aggredito dalle sue ossessioni, si sente perennemente inadeguato perché, “da un momento all’altro potrebbero chiamarmi!”. Dopo avere assistito distrattamente alla Via Crucis attorno al Colosseo (la più colossale messa in scena di tutti i tempi, un successo bimillenario!), Luciano finalmente reagisce: decide di andare direttamente sul set (è un set, mica una casa!) del Grande Fratello, per VEDERLI DA VICINO. Da vicino, spogliati della mediazione narrativo-televisiva, quei miserabili corpi immersi nell’acquario che tanto aveva invidiato gli appaiono finalmente per quello che sono: niente.
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(di cava6)
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(di marezia)
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[+] scusa però...
(di beppe baiocchi)
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diomede917
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giovedì 4 ottobre 2012
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never give up!!!!
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Dopo un successo della portata di Gomorra, Matteo Garrone si è trovato nella non piacevole posizione di dire e ora cosa racconto…..tra voglia di commedia e desiderio di rappresentare la vita di Corona alla fine ha scelto quello che è più vicino alle proprie corde……ossia raccontare i nuovi mostri della nostra società.
Così dopo il nano imbalsamatore, il collezionista di anoressiche e la nuova Camorra tammarra decide di rappresentare cosa la voglia di protagonismo estremo di questi tempi.
Una premessa è d’obbligo Reality non vuole criticare i mass media e il loro quinto potere ma alzare il tiro nei confronti della massa media come si può evincere fin dalla prima scena con questa inquadratura dall’alto di una carrozza da favola che accompagna gli sposi in un castello da favola tipico esempio di matrimonio pacchiano dei nostri giorni con tanto di ospite d’onore proveniente dalla casa del Grande Fratello che al grido di Never give up augura un felice futuro alla giovane coppia.
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Dopo un successo della portata di Gomorra, Matteo Garrone si è trovato nella non piacevole posizione di dire e ora cosa racconto…..tra voglia di commedia e desiderio di rappresentare la vita di Corona alla fine ha scelto quello che è più vicino alle proprie corde……ossia raccontare i nuovi mostri della nostra società.
Così dopo il nano imbalsamatore, il collezionista di anoressiche e la nuova Camorra tammarra decide di rappresentare cosa la voglia di protagonismo estremo di questi tempi.
Una premessa è d’obbligo Reality non vuole criticare i mass media e il loro quinto potere ma alzare il tiro nei confronti della massa media come si può evincere fin dalla prima scena con questa inquadratura dall’alto di una carrozza da favola che accompagna gli sposi in un castello da favola tipico esempio di matrimonio pacchiano dei nostri giorni con tanto di ospite d’onore proveniente dalla casa del Grande Fratello che al grido di Never give up augura un felice futuro alla giovane coppia.
In questo contesto si colloca la storia di Luciano Ciotola, pescivendolo con una bella famiglia alle spalle che è considerato da tutto ‘o personaggio…..lui ci crede così tanto che alla fine viene convinto a partecipare alla selezione del Grande Fratello…..basta un le faremo sapere che per il nostro protagonista inizia un viaggio delirante nella sindrome del successo a ogni costo.
E’ in questa situazione kafkiana che esplode il talento visivo di Matteo Garrone che insegue gli occhi stralunati del bravissimo Aniello Arena con una telecamera incollata su di lui lasciando la realtà del titolo fuori fuoco sullo sfondo, mescolando il sacro e il profano pur di salvare dalla sua follia il malcapitato regalando un delirante happy end? Ritornando ad una visione dall’alto come in apertura…
Reality è un film che shocka nella sua rappresentazione dell’effimero e onestamente schocka di più sapere che l’episodio narrato è realmente accaduto nella periferia campana.
Voto 8 alla regia, 8 al protagonista e per il resto potete dire la vosta con un sms……NEVER GIVE UP!!!!!
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paride86
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giovedì 4 ottobre 2012
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carino
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Storia di Luciano, pescivendolo vidiota ossessionato dal Grande Fratello.
Il film di Matteo Garrone illustra con ironia e sarcasmo l'influenza di una certa tv sul pubblico meno agiato e più tele-dipendente, disegnando una satira sulla napoletanità che a tratti fa sorridere e in altri momenti evoca fastidio e disgusto.
Il film gira intorno a tutto ciò per quasi due ore e, alla lunga, stanca un po': alcune cose si potevano tranquillamente tagliare.
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Storia di Luciano, pescivendolo vidiota ossessionato dal Grande Fratello.
Il film di Matteo Garrone illustra con ironia e sarcasmo l'influenza di una certa tv sul pubblico meno agiato e più tele-dipendente, disegnando una satira sulla napoletanità che a tratti fa sorridere e in altri momenti evoca fastidio e disgusto.
Il film gira intorno a tutto ciò per quasi due ore e, alla lunga, stanca un po': alcune cose si potevano tranquillamente tagliare.
Nel complesso è un'opera carina, ma certamente sopravvalutata a Cannes.
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babis
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giovedì 4 ottobre 2012
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la ricerca della felicità
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La vicenda del film si svolge in uno dei caratteristici quartieri di Napoli, tre gente che spera e sogna un futuro migliore del suo presente, fatto di puzza di pesce e truffe da pochi soldi; è questo il mondo dal quale cerca di scappare Luciano, il pescivendolo-truffatore, che, incitato e per dare un avvenire migliore alla sua famiglia, decide di partecipare alle selezioni per il Grande Fratello. Al termine del provino, una volta rientrato a casa si convince di essere controllato dagli organizzatori, che a suo parere, vogliono metterlo alla prova per vedere se è degno di essere un concorrente. A questo punto tutta la sua vita inizia a ruotare intorno all'idea di dover entrare nella casa, e questo lo spinge a scelte devastanti.
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La vicenda del film si svolge in uno dei caratteristici quartieri di Napoli, tre gente che spera e sogna un futuro migliore del suo presente, fatto di puzza di pesce e truffe da pochi soldi; è questo il mondo dal quale cerca di scappare Luciano, il pescivendolo-truffatore, che, incitato e per dare un avvenire migliore alla sua famiglia, decide di partecipare alle selezioni per il Grande Fratello. Al termine del provino, una volta rientrato a casa si convince di essere controllato dagli organizzatori, che a suo parere, vogliono metterlo alla prova per vedere se è degno di essere un concorrente. A questo punto tutta la sua vita inizia a ruotare intorno all'idea di dover entrare nella casa, e questo lo spinge a scelte devastanti. Il film, grazie ad una sceneggiatura originale e ottimi interpreti, esprime in maniera eccellente il desiderio fortissimo di Luciano di poter partecipare al reality, e come, a causa di questo, la sua vita e quella della sua famiglia (e sono stati loro a convincerlo a fare il provino) verranno sconvolte. Un'altra cosa che mi ha colpito sono le ottime inquadrature ed i primi piani su alcune situazioni, che al momento non si capiscono, ma che alla fine trovano le loro spiegazioni nel complesso della vicenda (il rientro dal matrimonio).
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