luca scial�
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mercoledì 10 ottobre 2012
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il potere aleatorio di un reality show
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Luciano Ciotola gestisce una pescheria e vive in un palazzo antico fatiscente con la moglie, tre figli e diversi parenti. Per arrotondare commercia in modo illegale un prodotto automatizzato per la casa, un buffo robottino, sfruttando il lavoro della moglie che fa la rappresentante. Inoltre, fa anche spettacoli di intrattenimento nei matrimoni. Un giorno la famiglia, proprio per le sue qualità teatrali e pittoresche, lo convince a fare un provino per il Grande Fratello. Supera il primo stap ma da allora la sua vita cambia. E' ossessionato dal dover partecipare a tutti i costi al Reality, ma finisce gradualmente per perdere il contatto con la vita reale.
Dopo il successo straripante di Gomorra, Matteo Garrone ci presenta una Napoli diversa, dove le tradizioni popolari si contrastano con la modernità.
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Luciano Ciotola gestisce una pescheria e vive in un palazzo antico fatiscente con la moglie, tre figli e diversi parenti. Per arrotondare commercia in modo illegale un prodotto automatizzato per la casa, un buffo robottino, sfruttando il lavoro della moglie che fa la rappresentante. Inoltre, fa anche spettacoli di intrattenimento nei matrimoni. Un giorno la famiglia, proprio per le sue qualità teatrali e pittoresche, lo convince a fare un provino per il Grande Fratello. Supera il primo stap ma da allora la sua vita cambia. E' ossessionato dal dover partecipare a tutti i costi al Reality, ma finisce gradualmente per perdere il contatto con la vita reale.
Dopo il successo straripante di Gomorra, Matteo Garrone ci presenta una Napoli diversa, dove le tradizioni popolari si contrastano con la modernità. Ci fa così vedere una Napoli pittoresca e popolare, contrapponendola ai finti sogni di gloria offertici dalla Tv. Se con il precedente film Garrone metteva sotto la lente d'ingrandimento critico la Camorra (prendendo spunto ovviamente dall'omonimo libro), questa volta lo fa con i reality show e la loro capacità persuasoria, aleatoria e deviante. Si avvale di un cast di attori delle tv locali napoletane, che rendono il tutto estremamente verosimile. Proprio come un Reality.
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xoting
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martedì 9 ottobre 2012
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realtà allo specchio
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La realtà può essere insopportabile vista da dentro, fatta di truffe e di sogni che non ci sono, di sopravvivenze difficili, confusionarie, rassegnate, deformi, rumorose. Ma può diventare, e diventa, una specie di sogno se vista dal buco della serratura. Nulla di diverso dal normale maleducato scorrere della vita globalizzato nelle immagini di ragazzi che fanno sesso dentro “la casa”. Ma questa realtà è promossa al rango di “reality” ed è per questo che diventa l’oggetto di un desiderio devastante tanto da fare perdere la testa. Questo è l’assurdo; la realtà guardata è in effetti molto meno variegata di quella da cui viene vista ma è resa “interessante” solo dalla risonanza che può avere, capace di generare personaggi in qualche modo famosi.
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La realtà può essere insopportabile vista da dentro, fatta di truffe e di sogni che non ci sono, di sopravvivenze difficili, confusionarie, rassegnate, deformi, rumorose. Ma può diventare, e diventa, una specie di sogno se vista dal buco della serratura. Nulla di diverso dal normale maleducato scorrere della vita globalizzato nelle immagini di ragazzi che fanno sesso dentro “la casa”. Ma questa realtà è promossa al rango di “reality” ed è per questo che diventa l’oggetto di un desiderio devastante tanto da fare perdere la testa. Questo è l’assurdo; la realtà guardata è in effetti molto meno variegata di quella da cui viene vista ma è resa “interessante” solo dalla risonanza che può avere, capace di generare personaggi in qualche modo famosi. Basterebbe mettere uno specchio dietro il buco della serratura e chi guarda vedrebbe un mondo incredibilmente più ricco, colorato, matto e interessante come è l’area partenopea e tutto il suo incredibile modo di vivere e sopravvivere. Garrone fa proprio questo. Ruota il punto di vista e fa diventare spettacolo chi guarda lo spettacolo. Ma l’emozione che ne scaturisce però è di angoscia per un mondo, ed una tv, che peggiora a vista d’occhio dove contano solo dati d’ascolto influenzati, per lo più, dalle numerose fasce meno capaci di discernere e reagire. Il film potente e forte nella narrativa, complice un dialetto che vanta secoli di tradizione teatrale, perde decisamente ritmo scorrendo verso una fine quasi ovvia e naturale in cui i personaggi capiscono di fare parte “loro” di un teatrino che li riporta dove sono partiti. Ed è qui che si consuma il dramma. Nella mancata occasione. Perché quella di entrare nella casa del GF e vivere osservati è stata considerata “l’occasione” della vita come se davvero lo fosse. Eccellente la regia e l’interpretazione. Grave la situazione di case borboniche di antico splendore divenute fatiscenti, tristi e malsane dimore. Un patrimonio che si distrugge sotto occhi ignoranti; e questa è la realtà. Quella vera purtroppo.
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pier70
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martedì 9 ottobre 2012
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alla ricerca di una ciotola di senso
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Luciano, cognome da servo affamato dell'antica commedia, un mestiere duro e di poco pregio, una casa di perduto decoro, una famiglia che si cerca rotolando nei paradisi calati come Ufo dall'esterno magico e mitico (la discoteca, il parco dei matrimoni, l' aquapark, il centro commerciale), un piccolo giro di truffe. Ma tutto ciò non gli basta. Cerca oltre, cerca altro. Una divinità, una luce, una magia. Crede -è proprio il caso di dirlo - di trovarla nei provini del Grande Fratello. Ma il reality, intriso invece di cinica e terrena realtà, non lo accoglie. Non importa, ci andrà lui, da solo, non visto (naturalmente: la celebrità non si cura dell'uomo della strada), e si gratificherà di esserci, di star dentro quel tempio plastificato che brilla nella notte insensata.
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Luciano, cognome da servo affamato dell'antica commedia, un mestiere duro e di poco pregio, una casa di perduto decoro, una famiglia che si cerca rotolando nei paradisi calati come Ufo dall'esterno magico e mitico (la discoteca, il parco dei matrimoni, l' aquapark, il centro commerciale), un piccolo giro di truffe. Ma tutto ciò non gli basta. Cerca oltre, cerca altro. Una divinità, una luce, una magia. Crede -è proprio il caso di dirlo - di trovarla nei provini del Grande Fratello. Ma il reality, intriso invece di cinica e terrena realtà, non lo accoglie. Non importa, ci andrà lui, da solo, non visto (naturalmente: la celebrità non si cura dell'uomo della strada), e si gratificherà di esserci, di star dentro quel tempio plastificato che brilla nella notte insensata. Con stile personalissimo, lucido e mai moralizzante, agendo di fioretto in una città che è sia iper - Napoli che l'Italia tutta d'oggi, Garrone ci racconta chi siamo e cosa sogniamo, in una sorta di (conato di) boom eterno e mai soddisfatto, impossibilitati ad essere noi stessi perché incapaci di avere sogni veramente nostri. Il sogno di Luciano, in fondo, non è 'sbagliato': è un sogno, appunto, finalmente, e questo, oggi, è già molto.
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rescart
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lunedì 8 ottobre 2012
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parte nopea e parte no.
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Dopo aver esplorato con Gomorra gli sforzi titanici degli eroi che cercano di restare a galla nella palude infida del compromesso ma vengono affondati brutalmente dalla barbarie camorristica, con questo film Garrone esplora il lato opposto della varia umanità napoletana, che è, per parafrasare Bergonzoni, “parte-nopea e parte no”. C’è infatti un genere di criminalità meno evidente per il fatto di non mettersi in competizione con la camorra ma non per questo meno dannosa per l’economia. È l’arte della truffa quotidiana perpetrata da alcuni napoletani, arte che li ha resi famosi in tutto il mondo. All’inizio si tratta solo di un modo per riuscire a raggiungere un tenore di vita accettabile e mandare avanti una famiglia numerosa e allargata senza essere attratti dalla forza centripeta che spinge altri sotto la soglia della povertà.
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Dopo aver esplorato con Gomorra gli sforzi titanici degli eroi che cercano di restare a galla nella palude infida del compromesso ma vengono affondati brutalmente dalla barbarie camorristica, con questo film Garrone esplora il lato opposto della varia umanità napoletana, che è, per parafrasare Bergonzoni, “parte-nopea e parte no”. C’è infatti un genere di criminalità meno evidente per il fatto di non mettersi in competizione con la camorra ma non per questo meno dannosa per l’economia. È l’arte della truffa quotidiana perpetrata da alcuni napoletani, arte che li ha resi famosi in tutto il mondo. All’inizio si tratta solo di un modo per riuscire a raggiungere un tenore di vita accettabile e mandare avanti una famiglia numerosa e allargata senza essere attratti dalla forza centripeta che spinge altri sotto la soglia della povertà. Ma a lungo andare questo “modus vivendi”, dato per scontato, si confronta inevitabilmente con quello di chi ha “svoltato” grazie a furbizie di ben più ampio respiro. Come quella di far credere che le selezioni per il più famoso dei reality televisivi avvenga in modo trasparente. L’equivoco in cui cade Luciano è quello di dare inconsapevolmente per inteso che lui abbia capito il trucco (essendo appunto un noto truffatore) quando invece la scoperta è stata del tutto casuale. E soprattutto fuori dalla portata della comprensione di un uomo che si crede furbo, ma in realtà è solo vittima di un carrozzone mediatico che fa credere a tutti quello che decide di far credere: non la realtà ma una finzione. E finzione è forse la traduzione più appropriata alla parola inglese “reality”.
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massimo49
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lunedì 8 ottobre 2012
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"reality", il nuovo "drago" senza un san giorgio
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Un film, comunque valido anche se non eccezionale, che descrive il nuovo "drago", l'attuale "Vanitas" riconducibile all'estetica del trash: il reality show con i risvolti devastanti di una società tragicamente in crisi di valori, tra povera gente illusa da una realtà fittizia e distante da quella che caratterizza la vita di tutti i giorni.
Poteva essere un capolavoro - degno del grande "Quinto potere" di Sidney Lumet - se avesse analizzato con più attenzione nei dettagli la manovrabilità delle situazioni da parte di regia, sceneggiatori, produzione, tecnici delle immagini e del suono.
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Un film, comunque valido anche se non eccezionale, che descrive il nuovo "drago", l'attuale "Vanitas" riconducibile all'estetica del trash: il reality show con i risvolti devastanti di una società tragicamente in crisi di valori, tra povera gente illusa da una realtà fittizia e distante da quella che caratterizza la vita di tutti i giorni.
Poteva essere un capolavoro - degno del grande "Quinto potere" di Sidney Lumet - se avesse analizzato con più attenzione nei dettagli la manovrabilità delle situazioni da parte di regia, sceneggiatori, produzione, tecnici delle immagini e del suono.
Il parallelo con "Gomorra" non regge.
Mentre nella denuncia dell'inferno camorristico, emergono figure di contrapposto che ne mettono in risalto i demoni, in "Reality", il nuovo "drago" (che nella Bibbia simboleggia il male supremo) scivola via nella vita di tutti i giorni senza antitesi, come una presenza ovvia e inevitabile.
Senza le energie buone che pur esistono, anche se non fanno notizia, nel Paese: un san Giorgio che gli si contrapponga. Massimo de Rigo
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alberto sorge
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lunedì 8 ottobre 2012
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realtà superflue
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La televisione vista dal cinema.
Vista 'al' cinema.
Partendo da un tema non certo originale e già 'calpestato' da registi mitologici come Woody Allen, Nanni Moretti e tanti altri, Garrone riesce comunque a costruire una favola nera che evade dalla concezione assolutista che vede il cinema come contenitore perfetto e quasi aristocratico nel quale masticare tempi e convenzioni riguardanti il piccolo schermo.
La tv è l'immagine deformata e deformante della realtà.
Uno specchio rotto dell'irrealtà.
Il film inizia con un finale.
Un matrimonio paradossale, dove il ceto medio diventa ancora più piccolo, fustigato dalla sua stessa pochezza.
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La televisione vista dal cinema.
Vista 'al' cinema.
Partendo da un tema non certo originale e già 'calpestato' da registi mitologici come Woody Allen, Nanni Moretti e tanti altri, Garrone riesce comunque a costruire una favola nera che evade dalla concezione assolutista che vede il cinema come contenitore perfetto e quasi aristocratico nel quale masticare tempi e convenzioni riguardanti il piccolo schermo.
La tv è l'immagine deformata e deformante della realtà.
Uno specchio rotto dell'irrealtà.
Il film inizia con un finale.
Un matrimonio paradossale, dove il ceto medio diventa ancora più piccolo, fustigato dalla sua stessa pochezza.
L'elegante pianosequenza che apre la pellicola cattura uno spicchio di esistenza meschina.
Donne sciupate nella loro bellezza andata e uomini volgari e rozzi, incapaci di manifestare pensieri e parole degni di accento.
Gli auguri, la torta nuziale. E tanto basta.
In un Universo a tratti felliniano danzano senza armonia nani, obesi e ballerine, tutti spinti da un desiderio di cartapesta che si sfalda in un istante.
La salvezza è il desiderio di apparire. Di diventare un Qualcuno in un microcosmo popolato da migliaia di signori Nessuno, infelici e stanchi di se stessi. E di ciò che sta attorno.
La gente 'normale' è brutta, sporca e a tratti cattiva.
I personaggi famosi sono tutto. E hanno tutto.
Perché non diventare come loro? Perché non provarci?
Abiti circensi e povertà. Lusso sfrenato e case grandi come ripostigli.
L' Eldorado di Luciano è ricoperta da pailettes, luci e telecamere.
Luciano ci prova. Almeno ci prova. E questo lo fa sentire diverso dagli altri. Un po' migliore. Un po' felice.
Lui è la gente del suo quartiere. La gente è lui.
E il suo essere personaggio in cerca d'autore lo colloca in una posizione di privilegio. Effimera.
Il teatro è l'altro tema cardine del film.
La recitazione accentuata dei protagionisti ricorda le maschere di De Filippo e, come detto, la scomposizione della realtà tante volte scritta e mostrata da Pirandello.
Cinema. Televisione. Teatro.
E nel mezzo il niente.
Una pescheria, un amore che forse non è amore. Vicoli stretti. Parenti strettissimi.
La tristezza di essere luoghi comuni.
Ed anche la famiglia è un luogo comune.
Nonne, nipoti, zii, cugini. Tutto è finto. Anche la vita.
Solo Mary, la moglie di Luciano, presenta dei tratti realistici che confondono e 'addomesticano' gli spettatori.
Solo lei si ferma. Riflette. Capisce.
Perché gettare via il poco per arrivare ad avere il niente?
Ma l'ambizione è follia.
E'un teleomando che proietta immagini di donne bellissime e di uomini muscolosi.
Balli, canti, scherzi.
Finzione.
E nel tragitto iperscrutabile che vede Luciano diventare un altro se stesso, ecco che piomba la paura di vivere e morire senza essere ricordati.
E nel suo arrivismo si cela un qualcosa di patologico. Di terribile. Di frustrante.
Scappare da una casa per abitarne un'altra.
Un labirinto di inganni che trova la sua indegna esplicitazione nel finale onirico, quasi decadente.
Intrappolato in un ambiente che non dà all'esterno.
Che una volta spento diventa il nulla che è sempre stato.
AS
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paolodigiacomo
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domenica 7 ottobre 2012
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film a 2 velocità
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Un primo tempo sempre incalzante, con una caratterizzazione dei personaggi pienamente riuscita.
Nel secondo tempo la storia pretende di vivere nella psiche di Luciano ma il film rimane in galleggiamento su una serie di episodi sfruttati solo in superficie.
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alessietto78
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domenica 7 ottobre 2012
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garrone, sei stato "nominato"!
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«Non abbandonate mai i vostri sogni!» recita Enzo, una creazione del "Grande Fratello" di Matteo Garrone, che con "Reality" realizza un film ricco di rimandi cinematografici oltre che televisivi, naturalmente, e tanto vero quanto simbolico.
In una Napoli non milionaria, Luciano Ciotola (interpretato da Aniello Arena, che ha mosso in carcere i primi passi d'attore) pescivendolo e compagno di truffe della moglie Maria, viene spinto dalle figlie a fare un provino per il "GF".
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«Non abbandonate mai i vostri sogni!» recita Enzo, una creazione del "Grande Fratello" di Matteo Garrone, che con "Reality" realizza un film ricco di rimandi cinematografici oltre che televisivi, naturalmente, e tanto vero quanto simbolico.
In una Napoli non milionaria, Luciano Ciotola (interpretato da Aniello Arena, che ha mosso in carcere i primi passi d'attore) pescivendolo e compagno di truffe della moglie Maria, viene spinto dalle figlie a fare un provino per il "GF". Superato il primo step, sogna sempre più di essere "nominato" nella rosa dei nuovi concorrenti, fino a trasformare il suo sogno in un incubo; il contatto con la realtà è sempre più distante, come la possibilità di varcare quella porta rossa, simbolo di protagonismo esasperato. Neanche il grillo ha più la funzione di coscienza e quella che sembra una favola sfocia sempre più in una storia di povertà dai contorni grotteschi. Una pellicola quasi neorealista con persone "prelevate" dalla strada, vere, senza vergogna, coi loro difetti, forse i concorrenti più naturali ed espressivi che un vero "reality" avrebbe voluto, ma che solo Garrone riesce a mettere insieme, tra un "cameo famoso" e l'altro, regalandoci un film in cui ognuno possa esprimere la sua, come un concorrente fa nel "confessionale"!
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no_data
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sabato 6 ottobre 2012
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il finale alternativo di garrone
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Devo essere sincero mi è piaciuto molto il film ma il finale è inconcludente... volete sapere come lo vedo io il finale? Il GRANDE FRATELLO va in crisi, nessuno lo segue più e l'Italia guarisce dall'ossessione di apparire in quella casa... infatti è il finale "reale" di oggi
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