iasc085
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venerdì 21 ottobre 2011
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toy story 3 (2010)
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TOY STORY 3– La grande fuga (2010) di Lee Unkrick (*****)
A distanza di 11 anni torna Toy Story, con una brillante storia che conclude una fantastica trilogia.
Woody, Buzz e gli altri superstiti sono ormai abbandonati dal giovane Andy, che sta per andare al college e non gioca più con loro da anni. Di conseguenza prima che il ragazzo se ne vada dovrà decidere il destino dei suoi vecchi giocattoli.
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TOY STORY 3– La grande fuga (2010) di Lee Unkrick (*****)
A distanza di 11 anni torna Toy Story, con una brillante storia che conclude una fantastica trilogia.
Woody, Buzz e gli altri superstiti sono ormai abbandonati dal giovane Andy, che sta per andare al college e non gioca più con loro da anni. Di conseguenza prima che il ragazzo se ne vada dovrà decidere il destino dei suoi vecchi giocattoli. Se conservarli in soffitta o magari donarli all’asilo, il Sunnyside. Il caso vorrà che i nostri amici invece di essere riposti in soffitta finiranno per essere scambiati per un sacco dell’immondizia, dove riusciranno a scamparla. Sentendosi abbandonati finiranno così, per loro scelta, nell’asilo dove si prospetta una nuova vita e un radioso divertimento con i bambini che di certo non mancheranno di giocare con loro. Woody tenta di dissuaderli, e di farli tornare nella loro casa, ma senza riuscirci. Nel tentare di ritornare, lui da solo, verrà recuperato dalla piccolaBonnye, dove verrà a sapere dagli altri giocattoli, che in realtà il Sunnyside è un vero e proprio carcere, dove il perfido Lotso, un pupazzo di peluche, è tiranno e comandante del posto, praticamente i nuovi giocattoli non hanno alcuna speranza, Woody allora decide di tornare al Sunnyside e salvare i suoi vecchi compagni, organizzando una fuga impossibile, dove tra imprevisti, colpi di scena e battute travolgenti e si arriverà ad un finale tanto malinconico quanto sublime, l’azione terrà grandi e piccini inchiodati alla sedia e la qualità della grafica (nettamente migliorata) valorizzerà il tutto. Capace di commuovere e farti divertire nello stesso tempo come solo pochi film riescono a fare, rimanendo comunque fedele allo stile che ha caratterizzato i primi due film, un capolavoro! Diretto da Unkrick, che co-dirigeva Toy Story2, il terzo film della serie, che dopo tutti questi anni di assenza, acquista un valore maggiore rendendolo forse il migliore di tutti. Oscar come miglior film d’animazione e miglior canzone, nomination come miglior film (su 10 pellicole non più 5) e sceneggiatura non originale.
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dandy
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mercoledì 6 aprile 2011
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perfetta conclusione di una serie grandiosa.
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Quindici anni dopo la realizzazione del primo "Toy Story",la regia passa totalmente a Unkrich(co-regista nel secondo capitolo),che usa la migliore animazione digitale e spinge all'estremo tutte le caratteristiche e i temi degli altri episodi(in particolare quelli adulti).Narrando una storia indimenticabile e raggiungendo una dimensione struggente come di rado si è visto in un cartone odierno.C'è il senso di perdita comune ad ogni passaggio di crescita,fuso a riflessioni quasi visionarie sulla vecchiaia e la morte,senza intaccare o appesantire il racconto e il divertimento.Anche qui non mancano parodie e citazioni.Oltre a quella obbligatoria di "La grande fuga",c'è il concitato inizio che rimanda ai blockbuster d'azione fracassoni,e una rocambolesca serie di trovate pirotecniche ed irresistibili tra commedia e dramma(la dittatura dei giocattoli con l'inquietante bambolotto-carceriere,la parentesi sentimentale tra una Berbie inaspettatamente dotata di cervello e un Ken tutt'altro che macho,il flashback narrato dal clown Chuckles,Buzz riprogrammato in spagnolo,la mancata redenzione del cattivo Lotso,l'episodio nel forno dei rifiuti).
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Quindici anni dopo la realizzazione del primo "Toy Story",la regia passa totalmente a Unkrich(co-regista nel secondo capitolo),che usa la migliore animazione digitale e spinge all'estremo tutte le caratteristiche e i temi degli altri episodi(in particolare quelli adulti).Narrando una storia indimenticabile e raggiungendo una dimensione struggente come di rado si è visto in un cartone odierno.C'è il senso di perdita comune ad ogni passaggio di crescita,fuso a riflessioni quasi visionarie sulla vecchiaia e la morte,senza intaccare o appesantire il racconto e il divertimento.Anche qui non mancano parodie e citazioni.Oltre a quella obbligatoria di "La grande fuga",c'è il concitato inizio che rimanda ai blockbuster d'azione fracassoni,e una rocambolesca serie di trovate pirotecniche ed irresistibili tra commedia e dramma(la dittatura dei giocattoli con l'inquietante bambolotto-carceriere,la parentesi sentimentale tra una Berbie inaspettatamente dotata di cervello e un Ken tutt'altro che macho,il flashback narrato dal clown Chuckles,Buzz riprogrammato in spagnolo,la mancata redenzione del cattivo Lotso,l'episodio nel forno dei rifiuti).E il finale con il "passaggio di proprietà" dei giocattoli è perfetto nonchè commovente.Da vedere fino in fondo ai titoli di coda,come il precedente capitolo.Oltre ai soliti doppiatori italiani e originali,Michael Keaton doppia Ken,la Barbie è doppiata in italiano da Claudia Gerini,Gerry Scotti doppia il telefono Lifer,Giorgio Faletti Chuckles,Michele Kalamera(doppiatore abituale di Clint Eastwood)Mr.Princklepants e R.Lee Ermey(il sergente Hartman di "Full Metal Jacket")doppia il sergente dei soldatini.Giustamente ha incassato più in assoluto di tutti.
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shiningeyes
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martedì 14 maggio 2013
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temi più profondi per un ottimo film
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Diffido sempre nel terzo capitolo di una serie di film: spesso si dimostrano freddi e mal fatti, con il solo intento di spillare più soldi possibili a coloro che se lo vanno a vedere solo per il titolo in locandina.
Ho il piacere di dire che per “Toy Story 3” non è così. Il film si mostra profondo e traboccante di sentimentalismo, che non disturba però. La trama forse non è il massimo, anche se presenta momenti al quanto drammatici per essere un film d'animazione, e viste le tematiche, è più per un pubblico adulto che per bambini.
In questo capitolo si affronta il tempo della maturità che avviene: Andy è quasi un uomo ormai, sta per andare al college, ma come noi, fatica ad accettarlo, e lo specchio di questa fatica è nella sua indecisione a sbarazzarsene e nella toccante scena finale (per chi non vuole spoiler, si fermi qui a leggere) in cui gioca per l'ultima volta con i suoi giocattoli con la bambina Bonnie.
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Diffido sempre nel terzo capitolo di una serie di film: spesso si dimostrano freddi e mal fatti, con il solo intento di spillare più soldi possibili a coloro che se lo vanno a vedere solo per il titolo in locandina.
Ho il piacere di dire che per “Toy Story 3” non è così. Il film si mostra profondo e traboccante di sentimentalismo, che non disturba però. La trama forse non è il massimo, anche se presenta momenti al quanto drammatici per essere un film d'animazione, e viste le tematiche, è più per un pubblico adulto che per bambini.
In questo capitolo si affronta il tempo della maturità che avviene: Andy è quasi un uomo ormai, sta per andare al college, ma come noi, fatica ad accettarlo, e lo specchio di questa fatica è nella sua indecisione a sbarazzarsene e nella toccante scena finale (per chi non vuole spoiler, si fermi qui a leggere) in cui gioca per l'ultima volta con i suoi giocattoli con la bambina Bonnie. Ma si affronta anche il tema dell'unione e dell'amicizia, che è sempre stato il fattore vincente di questi film, e di come un cuore ferito come l'orso Lotso diventi carico d'odio, confrontabile con le persone che hanno avuto delusioni che le hanno rese malvagie.
Le scene sono tutte ben congegnate, si susseguono in un ritmo incalzante e sono godibilissime, risultato di un impegno eccellente che mirava a restituire linfa vitale a questa meravigliosa trilogia, leggermente macchiata dal poco consistente secondo capitolo per me.
Il mio cuore di bambino di 5 anni (età che avevo quando vidi il primo) è tornato magicamente a pulsare per un'ora e mezza, e questo già basta ed avanza come giudizio.
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great steven
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giovedì 12 febbraio 2015
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per sbaglio i giocattoli approdano in asilo-lager.
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TOY STORY 3 – LA GRANDE FUGA (USA, 2010) diretto da LEE UNKRICH.
In partenza per il college, Andy deve decidere quali giocattoli tenere, quali buttare e quali destinare ai bambini dell’asilo. Per errore il sacco dei nostri amici finisce in una scuola materna/lager, comandata da un orso profumato alla fragola che nasconde dietro un’apparenza di bontà una malvagia prepotenza, dove i nuovi arrivati vengono trasferiti nella sala dei più piccoli: bambini scatenati e terribili che non sanno giocare e li maltrattano, utilizzandoli come utensili o armi. Woody, rimasto fuori dal trasloco involontario e obbligato, interviene in soccorso dei compagni.
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TOY STORY 3 – LA GRANDE FUGA (USA, 2010) diretto da LEE UNKRICH.
In partenza per il college, Andy deve decidere quali giocattoli tenere, quali buttare e quali destinare ai bambini dell’asilo. Per errore il sacco dei nostri amici finisce in una scuola materna/lager, comandata da un orso profumato alla fragola che nasconde dietro un’apparenza di bontà una malvagia prepotenza, dove i nuovi arrivati vengono trasferiti nella sala dei più piccoli: bambini scatenati e terribili che non sanno giocare e li maltrattano, utilizzandoli come utensili o armi. Woody, rimasto fuori dal trasloco involontario e obbligato, interviene in soccorso dei compagni. Rischiano di finire tutti alla discarica, ma poi trovano una nuova bambina che sa valorizzarli, alla quale l’ormai cresciuto Andy affida volentieri i suoi adorati balocchi. Le avanzate novità tecnologiche sono soltanto l’aspetto più secondario e trascurabile di questo terzo capitolo delle avventure di alcuni fra i personaggi più amati di un classico uscito dalla fucina Pixar-Disney. La definizione e l’approfondimento dei personaggi ormai conosciuti e la simpatia e ironia di alcuni fra i personaggi nuovi (un memorabile Ken, un inquietante bambolotto-neonato guercio degno di Stephen King, un clown triste doppiato da Giorgio Faletti, un telefono-informatore con la voce di Gerry Scotti, un insetto con occhi e arti rotanti e un polipo femmina di colore viola) sono gli autentici pregi di questa perla diretta da L. Unkrich, che ha sostituito il suo maestro John Lasseter alla regia dell’episodio conclusivo della trilogia. E per quanto i sequel in genere risultino inutili, infruttuosi o ripetitivi, questa volta l’eccezione conferma la regola: un secondo seguito era necessario per chiudere un ciclo di vicende emozionanti e accattivanti che era cominciato nel 1995, quando fu realizzato il primo cartoon interamente girato col computer. Come ho già ribadito, le innovazioni informatiche passano in secondo piano di fronte alle memorabili ambientazioni, fra cui la scuola materna che di giorno riprende con commovente realismo le stanze dei bambini e di notte si trasforma in uno spaventoso campo di concentramento. Anche la discarica e l’inceneritore trovano uno spazio espressivo proficuo e consistente e riescono addirittura a risultare poetici e magici. A livello plastico e figurativo, ha innumerevoli meriti: i colori sono splendidamente appaiati e le tecniche rappresentative funzionano a dovere. La tensione narrativa abbonda nelle sequenze più drammatiche ed è tesa come il filo di un acrobata circense quando lo Spannung (in gergo il momento in cui l’eccitazione del racconto è alle stelle) tocca i suoi picchi più elevati. Bella colonna sonora con brani che fanno riassaporare un’atmosfera e un clima passati, oltre che a procurare sogni ambiziosi sulle note di canzoni orecchiabili e intriganti. Il gioco di squadra che gli sceneggiatori assegnano alle azioni dei personaggi è incredibilmente sublime, e testimonia con veridicità e sincerità l’importanza dell’amicizia nelle difficoltà e nei più ostici momenti di bisogno. Tra le scene più rosee e divertenti: l’accoglienza delle new entries all’asilo, denominato Sunny Side; la prodezza di Mr. Potato che attacca le sue parti scomponibili prima a una sfoglia e poi a un tubero affusolato; la tentata riparazione di Buzz, che comincia, dopo un errore di aggiustamento, a parlare un delirante spagnolo. Le trovate, le gag e la suspense completano il quadro stupendo e pertinente di un film d’animazione che meriterebbe di far scuola presso i “colleghi” dello stesso genere, perché non solo è adatto al pubblico giovanissimo ma appare perfettamente fruibile anche per gli adulti.
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hobbit-in-the-hole
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lunedì 28 novembre 2011
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un finale perfetto...
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Se nel precedente "Toy Story 2-Woody e Buzz alla riscossa" il tema dell'abbandono era stato solo accennato grazie al personaggio di Jessie, ora i nostri protagonisti devono affrontare quello che è praticamente l’incubo di ogni giocattolo: Andy infatti è ormai cresciuto e sta per iniziare il college, da anni ormai non gioca più con i “compagni d’infanzia” e deve prendere una difficile decisione sul loro futuro. A causa di un disguido i giocattoli si sentono abbandonati e senza credere alle parole di Woody (l’unico giocattolo che Andy avrebbe portato al college e come ben sappiamo mai disposto a credere a un “tradimento" del padroncino) decidono di cogliere la palla al balzo e divenire i nuovi “ospiti” dell’asilo Sunnyside, dove sperano di trovare sempre bambini disposti a giocare con loro.
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Se nel precedente "Toy Story 2-Woody e Buzz alla riscossa" il tema dell'abbandono era stato solo accennato grazie al personaggio di Jessie, ora i nostri protagonisti devono affrontare quello che è praticamente l’incubo di ogni giocattolo: Andy infatti è ormai cresciuto e sta per iniziare il college, da anni ormai non gioca più con i “compagni d’infanzia” e deve prendere una difficile decisione sul loro futuro. A causa di un disguido i giocattoli si sentono abbandonati e senza credere alle parole di Woody (l’unico giocattolo che Andy avrebbe portato al college e come ben sappiamo mai disposto a credere a un “tradimento" del padroncino) decidono di cogliere la palla al balzo e divenire i nuovi “ospiti” dell’asilo Sunnyside, dove sperano di trovare sempre bambini disposti a giocare con loro. A dispetto del nome però Sunnyside si rivela un vero e proprio carcere, così tutti insieme cercheranno una via di fuga per non rischiare di finire distrutti… Come ho già detto, un finale perfetto per la saga dei giocattoli più amata al mondo: i nostri eroi, che ormai abbiamo imparato a conoscere e ad amare, hanno improvvisamente perso il loro posto nel mondo e cercano disperatamente di trovare un nuovo ruolo, un nuovo qualcuno che sia disposto ad amarli e a giocare con loro. C’è quindi un misto di divertimento e tristezza in questo film: ci sono sì Barbie e Ken con la loro divertentissima storia d’amore, ma c’è anche l’asilo-prigione, con i giocattoli che tentano disperatamente di scappare. Cosa dire poi del magone che ci accompagna per tutto il film? Vero, c’è il lieto fine, con i giocattoli che trovano una nuova casa, ma per chi come me è in un certo senso cresciuto assieme a Woody, Buzz e gli altri c’è un po’ di tristezza nel vedere che un’era è finita, che Andy è cresciuto e che persino Woody ha capito che è giunto il momento anche per lui di ricominciare una nuova vita e rendere felice un altro bambino.
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fabrizio friuli
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mercoledì 16 novembre 2022
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notevole
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Ormai Andy ha raggiunto i diciassettenne anni e deve preoccuparsi per il college, e quindi i suoi ex giocattoli sono impauriti perché non sanno quale destino li attende e credono che Andy voglia disfarsi di loro , tutti tranne Woody che non smette di credere in lui , ed infatti il giovane ha intenzione di portare i suoi amati giocattoli in soffitta, ma a causa di un imprevisto, gli altri giocattoli, escluso Woody , finiscono vicini ai cassoni e sopravvivono al camion dei rifiuti per il rotto della cuffia e decidono di stabilirsi nell' asilo chiamato Sunnyside, un paradiso per giocattoli che si rivela un luogo di prigionia da cui non potranno più andarsene, ma fortunatamente Woody , che ha scoperto la verità sull' asilo ,materna indietro per salvarli , ed ovviamente, non si tratta di una semplice missione.
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Ormai Andy ha raggiunto i diciassettenne anni e deve preoccuparsi per il college, e quindi i suoi ex giocattoli sono impauriti perché non sanno quale destino li attende e credono che Andy voglia disfarsi di loro , tutti tranne Woody che non smette di credere in lui , ed infatti il giovane ha intenzione di portare i suoi amati giocattoli in soffitta, ma a causa di un imprevisto, gli altri giocattoli, escluso Woody , finiscono vicini ai cassoni e sopravvivono al camion dei rifiuti per il rotto della cuffia e decidono di stabilirsi nell' asilo chiamato Sunnyside, un paradiso per giocattoli che si rivela un luogo di prigionia da cui non potranno più andarsene, ma fortunatamente Woody , che ha scoperto la verità sull' asilo ,materna indietro per salvarli , ed ovviamente, non si tratta di una semplice missione.
Il terzo lungometraggio della saga di Toy Story si è rivelato un film notevole: partendo dalle prime scene dove vengono mostrati i giocattoli di Andy che , avendo compreso che il loro ex padrone è diventato grande, ora non sanno quale sarà il loro destino e poi , temono anche le le loro strade vengano divise in eterno , dato che gli altri giocattoli sono stati venduti, come Bo Beep , e credono anche che Andy voglia sbarazzarsi di loro e solamente Woody è convinto che Andy non voglia gettarli via , e si verificano numerose discussioni tra i giocattoli di Andy. Quando poi entrano nel Sunnyside vengono accolti calorosamente dagli altri giocattoli che si trovano nell' aula ed ecco che appare il capo e il presunto direttore del mondo dei giocattoli della struttura: Lotso , un anziano orso di peluche che accompagna i nuovi arrivati nell' aula bruco dove sono destinati ad essere " massacrati " dai ba,bini più piccoli, mentre Lotso e gli altri giocattoli vengono amati e coccolati dai bambini più grandi e quando Buzz decide di consultare Lotso per il trasferimento, inizialmente accetta, ma l' ingresso è consentito soltanto a Buzz e quando lui dice che non ha intenzione di dividersi dalla sua famiglia, Lotso ordina ai suoi scagnozzi di catturarlo e di farlo ritornare un ranger spaziale che deve obbedire ai suoi ordini. Woody riesce a fuggire e viene portato a casa da Bonnie ed oltre a conoscere i suoi giocattoli scopre la verità sul Sunnyside e su Lotso , grazie a Chuckles il Clown che gli racconta la sua storia e quella di Lotso , entrambi erano i giocattoli di una bambina che li ha smarriti e quando trovano la loro casa, Lotso scopre che lei ha un nuovo orsacchiotto identico a lui e il dolore lo ha reso infido e amorale. Tuttavia, Woody non si dà per vinto e ritorna al Sunnyside per salvare i suoi amici , elaborando insieme a loro un astuto piano di fuga. La scena madre di questo film è quella dove vengono abbandonati da Lotso nell' inceneritore e Buzz , comprendendo che sta per giungere la loro fine , incoraggia Jessie e gli altri giocattoli ad accettare il loro trapasso, ma quando ogni speranza sta per essere abbandonata , i tre piccoli alieni li salvano con l' artiglio gigante, mentre l' ignobile Lotso viene attaccato sulla parte superiore di un camion dei rifiuti , un' altra scena importante è quella in cui riescono a tornare a casa, Woody scrive sulla scatola l' indirizzo di Bonnie affinché Andy porti i suoi amici d' infanzia alla piccola Bonnie e dopo aver giocato con loro per l' ultima volta ,Andy si separa da loro , Woody si separa da Andy come tutti gli altri , ma sono consapevoli del fatto che vivranno decisamente meglio insieme a Bonnie e ai suoi giocattoli, piuttosto che essere sergregati in una soffitta. I personaggi più iconico del film sono Barbie e Ken perché sono stati realizzati esattamente come le bambole autentiche e sono entrambi molto divertenti, soprattutto Ken grazie al suo carattere estroso, ed anche grazie al doppiaggio di Fabio De Luigi. Altre voci presenti nel film sono quelle di Claudia Gerini ( Barbie ) Gerry Scotti ( Il Telefono Chiacchierone ) e Riccardo Garrobe ( Lotso ) e nessuno di loro ha fatto sperare che ci fossero dei doppiatori professionisti al loro posto , avendo doppiato adeguatamente i loro corrispettivi personaggi, naturalmente anche il doppiaggio di Fabrizio Frizzi è degno di essere rammentato proprio come il doppiaggio di Massimo Dapporto , e tutti loro sono stati diretti dal monumentale Carlo Valli , che ha nuovamente doppiato l ' ansioso Rex , il tirannosauro verde.
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>bastardosenzagloria
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venerdì 7 gennaio 2011
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meraviglioso... e oltre!
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Poche volte la Pixar sbaglia un colpo, ma con Toy Story 3 si è proprio superata! Difficile dire quale sia il migliore dei 3, ma questo è forse l'unico che crea un mix perfetto di risate e sentimento. Quest'anno l'Oscar per miglior attore se lo contendono Ken e Buzz, magnifici!!!
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(di mar.ck)
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slowfilm.splinder.com
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domenica 1 agosto 2010
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un numero tre.
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I consueti dubbi sui numeri due, tre e via contando hanno un motivo d’essere in più, nel caso della Pixar. Anzi, più che di dubbio si può parlare di rammarico, perché il dilungarsi su personaggi conosciuti porta inevitabilmente alla mancanza del primo punto di forza della migliore casa di produzione d’animazione occidentale: la costruzione di nuovi mondi, di regole specifiche, di figure splendidamente immediate e complete. Uno dei motivi per cui furono dei giocattoli i protagonisti del primo lungometraggio interamente in cgi 3d (nel senso della progettazione tridimensionale delle figure), nel Toy Story di quindici anni fa, a quanto ricordi andava ricercato nella migliore resa visiva e dei movimenti che poteva dare lo stato della tecnologia, applicata a soggetti dal corpo e lo sguardo di plastica.
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I consueti dubbi sui numeri due, tre e via contando hanno un motivo d’essere in più, nel caso della Pixar. Anzi, più che di dubbio si può parlare di rammarico, perché il dilungarsi su personaggi conosciuti porta inevitabilmente alla mancanza del primo punto di forza della migliore casa di produzione d’animazione occidentale: la costruzione di nuovi mondi, di regole specifiche, di figure splendidamente immediate e complete. Uno dei motivi per cui furono dei giocattoli i protagonisti del primo lungometraggio interamente in cgi 3d (nel senso della progettazione tridimensionale delle figure), nel Toy Story di quindici anni fa, a quanto ricordi andava ricercato nella migliore resa visiva e dei movimenti che poteva dare lo stato della tecnologia, applicata a soggetti dal corpo e lo sguardo di plastica. La Pixar ha successivamente dimostrato di saper dar vita a personaggi e mondi ben più originali e complessi.
Toy Story 3 parte con l’handicap e non lo recupera. L’ottima animazione e la perizia tecnica non rendono molto più interessante una storia classica nel senso più stanco del termine, strutturata in un incipit che trova l’ex bambino Andy alle soglie del college a dover decidere cosa fare dei vecchi compagni di giochi, che si evolve per una lunga parte centrale in un escape movie ambientato in un asilo. Questa seconda fase ha delle rare battute efficaci, più spesso si limita alle autocitazioni, ad accogliere qualche luogo comune della satira infantile che vede in Ken un bambolotto effeminato o cita l’inquietudine intrinseca dei Cicciobello dagli occhi vitrei e spesso indipendenti; qualcosa che siamo più abituati a trovare nei vari Shrek. Anche la presenza di un pupazzo Totoro non è più di un ammiccamento irrisolto. Uno spunto interessante viene da Mr. Potato che, trasferendo i suoi pezzi su una specie di piadina e trasformandosi in un soggetto che accosta Dalì a Picasso, ci porta al dilemma di dove debba essere ricercato il punto di rottura fra identità e corpo.
È solo nella parte finale che Toy Story 3 si mostra se non originale quantomeno coinvolgente, quando distoglie l’attenzione dalle vicende degli oggetti per trovare la malinconia reale del bambino, ormai ragazzo, costretto a crescere. Davvero troppo poco per consentire il salto di qualità ad un film solo guardabile che prelude ad altre opere numerali come Cars 2 e Monsters & Co. 2. slowfilm.splinder.com
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