marvelman
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sabato 19 febbraio 2011
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devo vederlo?
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Consigli? Vale la pena di essere visto? Oppure ha preso 10 nomination per niente? E' il solito film assurdo dei fratelli Coen oppure un pezzo di cinema che rispolvera con fotografia calda e terrosa il genere Western mostrando inquadrature contemplative? E' la solita storia di vendetta a lieto fine oppure c'è qualche imprevisto che riesce a salvare lo spettatore dalla retorica?
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intothewild4ever
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sabato 19 febbraio 2011
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grinta, ma non troppo...
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I Coen hanno il loro inconfondibile stile e lo si riconosce in ogni loro film. Il Grinta è un film western atipico, dove a dominare non sono sparatorie e sfide stile Sergio Leone, ma dialoghi sempre (o quasi) impeccabili, e personaggi dai tratti non ben delineati, ma forse proprio per questo affascinanti. Jeff Bridges e la giovane Hailee Steinfeld spiccano in bravura rispetto al solito Matt Damon, ma nel complesso il film è recitato bene da tutti gli attori. Spiccano fra le altre un paio di scene del film, ovvero la deposizione iniziale del "Grinta" in tribunale, così come la scena del capanno con la veloce esecuzione del malvivente reticente...ma nel complesso manca quella quell'epica e quell'illusione dell'uomo, che da sempre rendono affascinanti i film western.
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I Coen hanno il loro inconfondibile stile e lo si riconosce in ogni loro film. Il Grinta è un film western atipico, dove a dominare non sono sparatorie e sfide stile Sergio Leone, ma dialoghi sempre (o quasi) impeccabili, e personaggi dai tratti non ben delineati, ma forse proprio per questo affascinanti. Jeff Bridges e la giovane Hailee Steinfeld spiccano in bravura rispetto al solito Matt Damon, ma nel complesso il film è recitato bene da tutti gli attori. Spiccano fra le altre un paio di scene del film, ovvero la deposizione iniziale del "Grinta" in tribunale, così come la scena del capanno con la veloce esecuzione del malvivente reticente...ma nel complesso manca quella quell'epica e quell'illusione dell'uomo, che da sempre rendono affascinanti i film western. Una diversità, certo, ma si ha come la sensazione di aver mancato appieno il bersaglio, quando si esce dalla sala! Resta comunque un film godibile da vedere.
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club dei cuori solitari
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sabato 19 febbraio 2011
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un salto nella tenebra
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Charles Portis nel 1968 ha scritto True Grit, un romanzo che in America è un vero classico. Parla di una ragazzina, Mattie Ross, il cui padre viene ucciso da un ubriacone che lavorava per lui. Vogliosa di vendetta assume lo sceriffo guercio e ubriacone Rooster Cogburn, ma nell'affare subentra anche il texas ranger LaBoeuf. Insieme i tre si mettono in viaggio attraverso il selvaggio territorio indiano. Questa storia ha ispirato il famoso film del 1969 con John Wayne, il seguito del 1975, e un film per la televisione del 1978. Ma in tutte queste trasposizioni la figura centrale era quella di Cogburn, mentre nel libro era la giovane Mattie.
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Charles Portis nel 1968 ha scritto True Grit, un romanzo che in America è un vero classico. Parla di una ragazzina, Mattie Ross, il cui padre viene ucciso da un ubriacone che lavorava per lui. Vogliosa di vendetta assume lo sceriffo guercio e ubriacone Rooster Cogburn, ma nell'affare subentra anche il texas ranger LaBoeuf. Insieme i tre si mettono in viaggio attraverso il selvaggio territorio indiano. Questa storia ha ispirato il famoso film del 1969 con John Wayne, il seguito del 1975, e un film per la televisione del 1978. Ma in tutte queste trasposizioni la figura centrale era quella di Cogburn, mentre nel libro era la giovane Mattie. Così è anche in questo adattamento del 2010. Questo per dire che i Coen non hanno fatto un remake, a loro interessava il libro.
Il Grinta è molto meno "figo" di quanto si possa immaginare. Non che i Coen abbiano mai fatto film da teen-ager sovraeccitati, come quelli di Guy Ritchie, ma Non è un paese per vecchi si era lasciato dietro una strana reputazione. Per la sua violenza e morbosità aveva galvanizzato tutta una serie di individui particolarmente affascinati da tali elementi, gli stessi che in Arancia Meccanica vedono un inno alla condotta violenta, e nell'immaginario collettivo erano diventati una sorta di Quentin Tarantino. Come se l'amara dimostrazione di quanto sia disumano il male fosse la stessa leggerezza con la quale in Pulp Fiction si seminano morti. Ad ogni modo quella noir era sicuramente una delle componenti, anche se solo la più superficiale, poiché in realtà quel film trascendeva il genere, la situazione e la storia narrata, per parlare in modo profondo di qualcosa di assoluto. Il fatto che vinse l'oscar fu un'anomalia, un caso unico in cui una pellicola del genere viene capita. Forse proprio solo per le pallottole, e comunque non da tutti. Questo per dire che i Coen non fanno film "fighi".
Detto ciò, quando gli ingredienti sono: il genere western, una trama di vendetta, Jeff Bridges che torna a fare lo sbandato per loro, e Josh Brolin che fa il criminale, le aspettative volano alte e si colorano di nero e rosso, come la notte e il sangue. E invece, dopo averci sorpreso con due robe strane e sperimentali come Burn After Reading e A Serious Man (ne parleremo, uff se ne parleremo...), i Coen hanno realizzato qui qualcosa capace di stupirci ancora, ma in tutt'altro modo.
Dopo il film più personale, quello più impersonale, quello più facile. Non c'è nessuna critica della società, nessun ritratto della natura umana, nessuno sperimentalismo... ci sono solo delle persone, e non vengono nemmeno prese in giro. C'è l'evolversi di un rapporto fra un uomo e una ragazzina che ha perso il padre, un amore paterno che nasce, e seppur nascondendosi dietro l'alcol, cresce, fino alla fine. È vero, l'avventura della giovane Mattie in un mondo ostile e violento, fatto di brutalità e cadaveri, potrebbe benissimo essere un tema coeniano, così come la vendetta. Però qui vengono visualizzati e trattati in modo molto diverso dal solito. Mattie non rimane segnata o interdetta, il suo viaggio non è una riflessione come quello di Marge in Fargo. Non c'è una marcata introspezione dentro di lei o in Cogburn, gli eventi procedono, i giorni passano, come in Sentieri Selvaggi.
La prima briosa parte tutta sulle spalle della bravissima Hailee Steinfeld, sfocia nella seconda dell'indagine con i battibecchi fra Jeff Bridges e Matt Damon, per poi andare verso un finale dal sapore epico e antico. Abbiamo una storia semplice e lineare raccontata in maniera semplice e lineare. Si sente parecchio la mano di Spielberg fra i produttori, ma non come un intruso, bensì come alleato. Appare chiaro infatti, che l'obiettivo dei Coen stavolta era andare proprio in questa direzione. Essendo loro capaci soltanto di partorire le loro ossessioni, hanno preso una storia classica, del genere americano per eccellenza, e ne hanno fatto un atto d'amore verso quei vecchi film di John Ford e Anthony Mann, pieni di sentimenti e di respiro grandioso.
Nella veriegata filmografia dei fratelli di Minneapolis, ricorrono temi e passioni che si alternano e si ripropongono sempre in una nuova chiave. Blood Simple rivive in Fargo e in Non è un paese per vecchi, come il folle Arizona Junior ritorna ne Il Grande Lebowski. Barton Fink è L'uomo che non c'era, ma anche A serious man. E i gangster classici di Crocevia della morte sono l'emblema del genere, come Mister Hoola Hoop rivisita la commedia di Frank Capra, e così come Il Grinta omaggia la tradizione. Si tratta di un omaggio però, in cui non tutto della personalità dei Coen si mimetizza, o si azzera, come la regia. Infatti sono tutte loro l'ironia tagliente e l'umorismo a palate, il gusto per le situazioni surreali, la drammaticità mai ostentata e anzi rifuggita. La violenza è in qualche misura abbondante, ma comunque sempre pietosa, agghiacciante, specialmente se messa di fronte agli occhi di una bambina così fortemente religiosa. Permane la loro capacità di introdurre all'opera mediante un meraviglioso incipit, caratterizzato dal tipico monologo. L'antieroe dissoluto come protagonista, l'uomo avvolto dalla pelliccia d'orso, il bandito che fa i versi degli animali, la vecchia della pensione che russa in modo assordante, sono tutti segnali che questo è un loro film. Per tutto il resto Il Grinta, persino nello stile dei titoli, torna indietro nel tempo a prima della rivoluzione di Sergio Leone, per inserirsi nel filone smaccatamente americano del western. Basta vedere il finale, con quell'immagine perfetta che sfuma lentamente, quanto di più lontano dai loro canoni.
Per realizzare ciò è risultata indispensabile la parte tecnica, come sempre ineccepibile, dato che si circondano solo dei migliori. La fotografia di Roger Deakins appare ancora una volta inedita, la bellezza dei paesaggi è una componente fondamentale del film, e qui siamo dalle parti del suo lavoro per L'assassinio di Jesse James per mano del codardo Robert Ford, con in più dei nuovi effetti, quasi di magia. In alcune situazioni sembra di tornare all'atmosfera fiabesca e natalizia vista nell'incipit yddish di A serious man. Nelle scene notturne la luce della luna carezza i volti con una delicatezza toccante, nei luoghi innevati il bianco inghiotte i piccoli corpi sperduti, e nella prateria i cavalieri avanzano sotto lo sguardo del tramonto. Se gli occhi rimangono incantati la sua mano fa il 50% dell'effetto. E mi verrebbe da dire che la musica di Carter Burwell faccia il restante 50. Lavora con i Coen fin dagli indipendenti inizi, adattandosi ogni volta alle loro richieste con una versatilità eccezionale. Ha saputo essere misterioso per Barton Fink, popolare e irlandese per Crocevia della morte, opprimente per Burn after reading, invisibile per Non è un paese per vecchi, e in questo film ha finalmente potuto essere grandioso. La partitura de Il Grinta arriva direttamente dalla Hollywood degli anni '40 e '50, o meglio dagli aggiornamenti del maestro John Williams. Fra lente dissolvenze, concitate sparatorie, e cavalcate contro il tempo, i suoi temi riempiono le orecchie più delle parole.
Se la superiorità della storia era schiacciante in opere come L'uomo che non c'era, Il grande Lebowski o Fratello dove sei? facendone dei film d'autore, in questo grande affresco americano è risultato preponderante il lavoro collettivo tipico del cinema Hollywoodiano. Non stupisce la pioggia di candidature all'oscar per i Coen, i cui primi film erano talmente europei da passare quasi inosservati in patria. Con gli anni sono diventati più fermi e solidi, più maturi. Ormai sono un'istituzione e un'importantissima realtà del cinema statunitense e mondiale. Ormai il loro nome è scolpito nella roccia. Il Grinta è il grande cinema per tutti (al massimo da bollino giallo) fatto al loro modo, impeccabile, intelligente, divertente, e soprattutto emozionante. E per una volta non è una tragedia che manchi l'originalità.
Nella scena finale, la scrittura di Portis, le immagini di Deakins, la musica di Burwell, il montaggio dei Coen, e lo sguardo di Jeff Bridges concorrono a regalare uno dei pezzi di cinema più intensi degli ultimi anni, che apre il cuore e porta tutto via con sé. Un salto nella tenebra che non si dimentica, con coraggio, e grinta.
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iattadrug
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sabato 19 febbraio 2011
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il western è morto, ma questo si sapeva
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Dopo il criticato 'Burn after reading' e il manifesto intellettuale 'A serious man' i fratelli Coen scrivono, girano e producono questo nuovo western che, dei film che hanno fatto la storia del genere, ha ben poco. Il loro atteggiamento spocchioso e a tratti radical chic può innervosire, ma dopo film come 'Fargo' o 'Non è un paese per vecchi' quando esce un loro film non si può far altro che correre al cinema con ottime aspettative. Come più volte hanno dichiarato nelle loro interviste questo western si discosta parecchio rispetto alla precedentemente versione cinematografica e, aggiungerei, purtroppo. Il film è sicuramente gradevole e curato : buona la fotografia, la scenografia (inedita per un western) e immenso, ancora una volta, Jeff Bridges.
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Dopo il criticato 'Burn after reading' e il manifesto intellettuale 'A serious man' i fratelli Coen scrivono, girano e producono questo nuovo western che, dei film che hanno fatto la storia del genere, ha ben poco. Il loro atteggiamento spocchioso e a tratti radical chic può innervosire, ma dopo film come 'Fargo' o 'Non è un paese per vecchi' quando esce un loro film non si può far altro che correre al cinema con ottime aspettative. Come più volte hanno dichiarato nelle loro interviste questo western si discosta parecchio rispetto alla precedentemente versione cinematografica e, aggiungerei, purtroppo. Il film è sicuramente gradevole e curato : buona la fotografia, la scenografia (inedita per un western) e immenso, ancora una volta, Jeff Bridges. La sua interpretazione rasenta la perfezione e, molto probabilmente, insieme a Firth e a Bardem si giocherà l'Oscar. Jeff viene affiancato da una piccola Hailee, sicuramente molto brava per avere solo 13 anni, forse ancora non da candidatura all'Oscar. Non sono riuscito ad apprezzare il suo personaggio, tutta grinta, cinismo e rigidità; troppo per aver subito una perdità così importante. La nota dolente arriva quando si comincia ad intravedere (sì, anche da lontano) Matt Damon che nei dialoghi con Bridges sfigura palesemente; un attore di cui, esclusi rari casi, non mi spiego la fama e la carriera. Nel complesso questa visione del genere dei Coen non può essere apprezzata fino in fondo, perchè, dopo aver visto i film di Sergio Leone, non puoi sopportare di assistere ad un duello finale di pochi secondi e continue a nevicate in boschi che ti potevi immaginare nei migliori libri di Jack London. Un buon film ben lontano dal capolavoro, che senza un brillante Jeff Bridges avrei trovato quasi mediocre. I Coen si sentono arrivati e questo per influenza negativamente i loro ultimi film. Il western è morto, ma questo si sapeva.
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neddy11
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sabato 19 febbraio 2011
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capolavoro
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io ho visto il primo film ed era bellissimo, ma questo le batte tutte.
come sempre il migliore è jeff bridges
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tiamaster
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venerdì 18 febbraio 2011
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ancora una volta coen e bridges
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la coppia bridges e coen si era gia vista nel grande lebowski,anche quello film molto,molto bello;e anche questo film e ottimo,e riesce a valorizzare il genere
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cannedcat
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venerdì 18 febbraio 2011
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un chiaro segno della decadenza americana
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Candidare all'Oscar questa imitazione, ben fatta, ma pur sempre un'imitazione di uno spaghetti western, è il segno che l'impero americano è in totale decadenza.
E se ci mettiamo pure quell'orrore che è "Black Swan", i segni ci sono tutti.
Oleografico, didascalico, manieristico, pretenzioso, ma sopratutto falso, senza poesia, senza un contenuto, peggiorato dal gigionismo di Jeff Bridges e dall'inutilità di Matt Damon, che si avvia anche lui ad avere due sole espressioni come Clint Eastwood: quando sta zitto e quando tenta di recitare, sopratutto in parti non adatte a lui, ragazzo "troppo" di oggi malamente mascherato con quei baffoni palesemente posticci.
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Candidare all'Oscar questa imitazione, ben fatta, ma pur sempre un'imitazione di uno spaghetti western, è il segno che l'impero americano è in totale decadenza.
E se ci mettiamo pure quell'orrore che è "Black Swan", i segni ci sono tutti.
Oleografico, didascalico, manieristico, pretenzioso, ma sopratutto falso, senza poesia, senza un contenuto, peggiorato dal gigionismo di Jeff Bridges e dall'inutilità di Matt Damon, che si avvia anche lui ad avere due sole espressioni come Clint Eastwood: quando sta zitto e quando tenta di recitare, sopratutto in parti non adatte a lui, ragazzo "troppo" di oggi malamente mascherato con quei baffoni palesemente posticci.
La ragazzina è nella parte, vedremo in seguito cosa combinerà.
Jeff Brolin, già terribile in Wall Street II, dovrebbe ormai dedicarsi al golf.
Un film che guardi per guardare, per capire se c'è una sorpresa alla prossima sequenza, ma è un film stanco, fatto tanto per farlo, un tavolo inglese dell'800 imitato da una coppia di buon ebanisti che sanno come piallare e impiallacciare ma che non possono dare quell'odore di originalità necessario per candidarsi all'Oscar.
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[+] sei patetico
(di imatteo91)
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[+] non tutti dvrebbero poter scrivere recensioni
(di maxseven)
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[+] il solito quaquaraqua
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marezia
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sabato 12 febbraio 2011
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il western è morto.
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Morto, morto, STRAMORTO. Ancora pistole e cinturoni? Ahhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh.................................................
[+] niente di più falso
(di marv89)
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frapasce
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mercoledì 9 febbraio 2011
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fratelli coen confermano d'essere garanzia.
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Ho avuto la fortuna di assistere al film in lingua originale, potendo così apprezzare la recitazione degli attori senza alcun doppiatore a migliorare o peggiorare la loro performance.
Il film è rappresentazione della bravura della giovanissima Heilee Steinfeld che diventa un saldo appoggio per l'ennesima esibizione magistrale di Jeff Bridges che con la sua espressività rischia di portare l'intero film in secondo piano tanto si rimane di stucco dinanzi ad un Rooster Cogburn tanto convincente.
Un plauso ancora maggiore, come si evince dal titolo, va ai fratelli Coen, ormai garanzia di qualità assoluta e assidui frequentatori della cerimonia Losangelina che son riusciti a tirar fuori in questo remake del film del 1969 con John Wayne un aspetto molto più umano e struggente della storia.
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Ho avuto la fortuna di assistere al film in lingua originale, potendo così apprezzare la recitazione degli attori senza alcun doppiatore a migliorare o peggiorare la loro performance.
Il film è rappresentazione della bravura della giovanissima Heilee Steinfeld che diventa un saldo appoggio per l'ennesima esibizione magistrale di Jeff Bridges che con la sua espressività rischia di portare l'intero film in secondo piano tanto si rimane di stucco dinanzi ad un Rooster Cogburn tanto convincente.
Un plauso ancora maggiore, come si evince dal titolo, va ai fratelli Coen, ormai garanzia di qualità assoluta e assidui frequentatori della cerimonia Losangelina che son riusciti a tirar fuori in questo remake del film del 1969 con John Wayne un aspetto molto più umano e struggente della storia.
Un' ultima annotazione: Perché, in Italia, servono sempre dei film per portare alla traduzione di un romanzo come, in questo caso, "Il Grinta" di Charles Portis da cui il film è tratto?
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sincity
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venerdì 4 febbraio 2011
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la forma più alta del cinema.
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I fratelli Coen riaffermano di essere dei grandi del cinema, ma questo si sapeva già. Le cose che più stupiscono sono lo strepitoso anno di Jeff Bridges che dopo aver vinto l'oscar come miglior attore non si è fermato, andando a conquistare una nuova nomination come miglior attore, tuttavia i pronostici affermano che Bridges si sederà solamente al banchetto senza però ricevere la statuetta, e ciò è più che giusto, date le interpretazioni straordinarie di Bardem,Firth ed Eisenberg (che nel caso vincesse diventerebbe il più giovane vincitore dell'oscar come miglior attore, superando perfino "quel pianista di Adrien Brody)e l'incredibile interpretazione della piccola Hailee Steinfeld che a soli 14 anni è stata già candidata agli academy awards.
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I fratelli Coen riaffermano di essere dei grandi del cinema, ma questo si sapeva già. Le cose che più stupiscono sono lo strepitoso anno di Jeff Bridges che dopo aver vinto l'oscar come miglior attore non si è fermato, andando a conquistare una nuova nomination come miglior attore, tuttavia i pronostici affermano che Bridges si sederà solamente al banchetto senza però ricevere la statuetta, e ciò è più che giusto, date le interpretazioni straordinarie di Bardem,Firth ed Eisenberg (che nel caso vincesse diventerebbe il più giovane vincitore dell'oscar come miglior attore, superando perfino "quel pianista di Adrien Brody)e l'incredibile interpretazione della piccola Hailee Steinfeld che a soli 14 anni è stata già candidata agli academy awards.
Il grinta è un film diretto, schietto,d'impatto, ha una trama piuttosto lineare, ma mai banalizzata, ciò che rende perfetto il film èl'incredibile semplicità con cui recitano gli attori e gli straordinari effetti: tra i quali spicca soprattuto l'incredibile fotografia, una roba perfetta, degna della statuetta.
Con questo I Coen confermano soltanto di essere tra i più grandi registi viventi e confermano anche che regaleranno ancora altro al patrimonio del cinema mondiale.
Il grinta è uno dei migliori film du questa prima metà del 2011. 5 Stelline per i Coen: PROVA SUPERATA!
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[+] domandina...
(di intothewild4ever)
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[+] non é uscito in italia....
(di ruggero)
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[+] non esageriamo...
(di fabio6)
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