great steven
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domenica 19 luglio 2015
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esperienza in un universo dalle mille stranezze.
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ALICE IN WONDERLAND (USA, 2010) diretto da TIM BURTON. Interpretato da JOHNNY DEPP, MIA WASIKOWSKA, HELENA BONHAM CARTER, ANNE HATHAWAY, CRISPIN GLOVER, ALAN RICKMAN, TIMOTHY SPALL, STEPHEN FRY, CHRISTOPHER LEE, MICHAEL SHEEN, MATT LUCAS, BARBARA WINDSOR
Alice Kingsley teme di essere pazza. Fin da quando è piccola, fa tutte le notti un sogno bizzarro e multicolore, non sta attenta quando le parlano, non si integra nelle regole della buona società di cui fa parte. Costretta dalla madre vedova del marito commerciante ad un matrimonio d’interesse con un giovanotto con problemi digestivi, Alice fugge ben presto dalla cerimonia nuziale e, inseguendo il Bianconiglio che le mostra un orologio per farle capire che è tardi, precipita, attraverso un buco sotto un albero secolare, nel Paese delle Meraviglie, dove è attesa da lungo tempo per permettere alla Regina Bianca di riprendere il trono e spodestare l’usurpatrice Regina Rossa, sua perfida sorella.
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ALICE IN WONDERLAND (USA, 2010) diretto da TIM BURTON. Interpretato da JOHNNY DEPP, MIA WASIKOWSKA, HELENA BONHAM CARTER, ANNE HATHAWAY, CRISPIN GLOVER, ALAN RICKMAN, TIMOTHY SPALL, STEPHEN FRY, CHRISTOPHER LEE, MICHAEL SHEEN, MATT LUCAS, BARBARA WINDSOR
Alice Kingsley teme di essere pazza. Fin da quando è piccola, fa tutte le notti un sogno bizzarro e multicolore, non sta attenta quando le parlano, non si integra nelle regole della buona società di cui fa parte. Costretta dalla madre vedova del marito commerciante ad un matrimonio d’interesse con un giovanotto con problemi digestivi, Alice fugge ben presto dalla cerimonia nuziale e, inseguendo il Bianconiglio che le mostra un orologio per farle capire che è tardi, precipita, attraverso un buco sotto un albero secolare, nel Paese delle Meraviglie, dove è attesa da lungo tempo per permettere alla Regina Bianca di riprendere il trono e spodestare l’usurpatrice Regina Rossa, sua perfida sorella. Affiancata dal Cappellaio Matto e da tutte le fantastiche creature di questo mondo supremo e imprevedibile, Alice impugnerà spada e scudo e combatterà, trionfando, contro il Ciciarampa, la mostruosa creatura agli ordini della malvagia governante che terrorizza da sempre gli abitanti onesti del Paese delle Meraviglie. Ritornata sana, salva e vincitrice nel mondo reale, Alice deciderà poi di seguire le orme paterne, dedicandosi anima e corpo al commercio navale. I rischi nel replicare la trasposizione cinematografica di un capolavoro eterno della letteratura per ragazzi (anzi due, in quanto il film attinge a piene mani sia da Le avventure di Alice nel paese delle meraviglie, sia dal suo sequel Attraverso lo specchio e quel che Alice vi trovò, entrambi fuoriusciti dalla mente geniale del maestro Lewis Carroll) si presentavano in tutta la loro impotenza di fronte ad uno sperimentatore incallito quale è T. Burton; eppure il risultato è a dir poco eccezionale e quasi commovente, dato che ne esce fuori la pellicola più stupefacente, ricca e magica di questo inconsueto cineasta che ha fatto del fantasy la propria ragione di vita e il suo più riconoscibile punto di riferimento. Più che alla giovane protagonista (una M. Wasikowska comunque funzionale e adatta al ruolo di una ragazza che prende coscienza delle proprie non comuni potenzialità di guerriera e lottatrice), la recitazione predominante dell’opera deve i propri meriti ad uno strepitoso J. Depp, che ruba costantemente la scena al personaggio femminile principale, inscenando buffissimi giochi di parole e mettendosi senza timore alla prova con danze esilaranti e acrobazie facciali. Ottimi effetti speciali che consentono di ritrarre il pianeta immaginario al centro della vicenda con una verosimiglianza impressionante e un’opulenza di particolari, tutti alquanto suggestivi, che lascia di stucco. Come accade spesso nei film prodotti dalla Walt Disney Pictures, gli animali antropomorfi giocano un ruolo decisivo non soltanto nei confronti del pubblico infantile ma anche alle finalità della storia nella sua complessità, in particolar modo verso il bisogno di divertimento e la comicità più stramba e caricaturale. Con ogni probabilità è il colpaccio estremo e più determinante di tutta la carriera di Burton, sicuramente la sua migliore derivazione da una fonte di narrativa, in quanto la coppia di pagine scritte di Carroll mantiene intatta la sua presa formidabile anche sugli spettatori più resti e il suo tocco di irresistibile follia che contraddistingue questo inconfondibile universo. Molto azzeccati, fra i personaggi che hanno forma animalesca, il vaporoso Stregatto, la Lepre Marzolina sempre intenta a consumare thè, il topolino femmina armato di spillo, il cane parlante, il gigantesco dodo azzurro e specialmente l’austero Brucaliffo azzurro, sempre avvolto da una nube di fumo evanescente. Tra gli altri elementi di forza da segnalare, una colonna sonora incalzante che non perde mai un colpo e una scenografia che trae linfa vitale dall’apparenza di inesauribilità della sua vena creativa. Grandissimo successo di pubblico.
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darkleo96
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venerdì 15 febbraio 2019
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bella trama/grafica, sbagliata propaganda/esempio
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Il film ha sia punti positivi.
Partiamo da quelli positivi. La trama di ciò che accade nel Wonderland, la dittatura della Regina Rossa (interpretata dalla stessa attrice che fa Bellatrix in HP, e ho detto tutto) e il suo regno del male, sua sorella che ha perso il potere perchè la r.Rossa ha preso la corona con la forza e instaurato una dittatura, la strana compagnia di Alice che compare anche nel racconto. La trama è in buona parte diversa dal racconto originale, cosi come lo sono diversi personaggi, ma questo è irrivelante e anzi la trovo migliore come cosa perchè fare copia-incolla di racconti storici è banale e scontato.
Il film si basa sulla classica lotta epica e tradizionale tra male e bene: la regina rossa è il male, deforme malvagia tiranneggiante e piena di odio e rancore mentre quella bianca è il bene, lucente sana e pacifica.
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Il film ha sia punti positivi.
Partiamo da quelli positivi. La trama di ciò che accade nel Wonderland, la dittatura della Regina Rossa (interpretata dalla stessa attrice che fa Bellatrix in HP, e ho detto tutto) e il suo regno del male, sua sorella che ha perso il potere perchè la r.Rossa ha preso la corona con la forza e instaurato una dittatura, la strana compagnia di Alice che compare anche nel racconto. La trama è in buona parte diversa dal racconto originale, cosi come lo sono diversi personaggi, ma questo è irrivelante e anzi la trovo migliore come cosa perchè fare copia-incolla di racconti storici è banale e scontato.
Il film si basa sulla classica lotta epica e tradizionale tra male e bene: la regina rossa è il male, deforme malvagia tiranneggiante e piena di odio e rancore mentre quella bianca è il bene, lucente sana e pacifica. Molto fantamedievale come concetto, mi piace.
La grafica è anche stupenda: vedersi le creature fantastiche del racconto come lo stregatto e ad esempio l'esercito-regno della Regina Rossa cosi creepy e non bambinesco come nel cartone è qualcosa di mozzafiato. Il ciciarampa è a dir poco magnifico, un gran design di drago oscuro (anche se nel racconto originale non è un drago, ma è irrilevante e anzi meglio che non sia un copia-incolla del racconto), talmente bello che sembra uscito da un GCC. L'unica pecca è che la scena del ciciarampa è davvero corta :/
C'è anche un tocco oscuro e macabro, come il fossato pieno di teste e la condanna a morte di vari sudditi o nemici della regina. (la scena della rana da ragazzino mi impressionò troppo ahah)
Tuttavia... arriviamo ai punti negativi. In primis non capisco perchè rendere Alice una specie di adolescentella immatura maschiaccio e femminista. In questo caso sembra messo per incoraggiare questi valori nei giovani, e sembra una forte critica al sistema patriarcale (alice che rifiuta il suo sposo come per rimarcare l'oppressività dei maschi, oppure che dice "vorrei un mondo con gli uomini in gonna e le donne in pantaloni" e altre cose di questo genere che ora non ricordo). Questo non centra nulla con la vera Alice , che nel vero racconto non era cosi e nel cartone veniva infatti designata come una ragazzina femminile in gonna calze capelli lunghi stirati , per dire. Un conto è cambiare il personaggio, un conto è rovinarlo e usandolo per mera propaganda di ideali discutibili.
Ma, al di la delle mie visioni socio-politiche, un'altra parte del film è la mancanza di diversi personaggi importanti della storia vera (prendi ad esempio il tricheco e le ostriche), che anche ri adattandoli al contesto sarebbe dovuti essere stati messi.
Per il resto, è da prendere come film a parte. Lo consiglio molto per trama oscura e grafica fantamedievale, evitare la propaganda femminista e per adolescenti stupidi che c'è nelle scene "overworld". Metterei 3-4 se non ci fossero state quelle cavolate, per ora lascio un 2.
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luca scialo
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lunedì 16 novembre 2020
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attinente al cartone disney
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Trasporre una favola per il grande schermo, utilizzando attori in carne ed ossa, seppur aiutandosi con la tecnica della stop motion, non è mai facile. Soprattutto quando la favola è già stata proposta in formato di cartone animato. Tuttavia, Tim Burton è uno che accetta le sfide difficili, mettendosi continuamente in discussione senza sedersi mai sugli allori. Esponendosi anche a critiche ingiuste. Come nella fattispecie. Tutto sommato il film è coerente con la versione animata Disney del 1951. Missione ancora più difficile in questo caso, dato che la favola di Alice nel paese delle meraviglie è ricca di personaggi bislacchi e dinamici. Difficili da tenere tutti insieme. E per riuscire nella mission, Burton ha ancora al suo fianco i fedeli Johnny Depp e la ex moglie Helena Bonham Carter.
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Trasporre una favola per il grande schermo, utilizzando attori in carne ed ossa, seppur aiutandosi con la tecnica della stop motion, non è mai facile. Soprattutto quando la favola è già stata proposta in formato di cartone animato. Tuttavia, Tim Burton è uno che accetta le sfide difficili, mettendosi continuamente in discussione senza sedersi mai sugli allori. Esponendosi anche a critiche ingiuste. Come nella fattispecie. Tutto sommato il film è coerente con la versione animata Disney del 1951. Missione ancora più difficile in questo caso, dato che la favola di Alice nel paese delle meraviglie è ricca di personaggi bislacchi e dinamici. Difficili da tenere tutti insieme. E per riuscire nella mission, Burton ha ancora al suo fianco i fedeli Johnny Depp e la ex moglie Helena Bonham Carter. Ai quali si sono aggiunte le altrettanto brave Mia Wasikowska e Anne Hathaway.
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federico p.
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lunedì 8 marzo 2010
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perchè un corvo assomiglia ad una scrivania
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Viaggio psicoanalitico nel paese delle meraviglie o percorso di formazione e di crescita ?
Alice sin dalla età più tenera è turbata da un sogno ricorrente che diventa croce e delizia di un viaggio metaforico volto a smascherare malcostumi e moralità della società vittoriana. Se l'Alice bambina del libro di Lewis Carroll si “limita” a mettere in discussione il senso della realtà, l'Alice adulta del film di Tim Burton viceversa compie un passo ulteriore nel confronto con un mondo in cui la follia non deve sorprendere a anzi aiuta ad affrontare la realtà quotidiana.
l personaggi del Sottomondo da invenzioni fantastiche divengono così una sorta di rilflesso deformato della realtà: la mancanza di un padre premuroso e di “larghe vedute” può essere rimpiazzata dalla irrazionalità fatta regola di vita del Cappellaio matto ? una madre affettuosa ma vittima della società e una “promessa” suocera poco rispettosa della natura e degli animali possono divenire due modelli antitetici a mò di regina bianca e regina rossa ? e via dicendo.
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Viaggio psicoanalitico nel paese delle meraviglie o percorso di formazione e di crescita ?
Alice sin dalla età più tenera è turbata da un sogno ricorrente che diventa croce e delizia di un viaggio metaforico volto a smascherare malcostumi e moralità della società vittoriana. Se l'Alice bambina del libro di Lewis Carroll si “limita” a mettere in discussione il senso della realtà, l'Alice adulta del film di Tim Burton viceversa compie un passo ulteriore nel confronto con un mondo in cui la follia non deve sorprendere a anzi aiuta ad affrontare la realtà quotidiana.
l personaggi del Sottomondo da invenzioni fantastiche divengono così una sorta di rilflesso deformato della realtà: la mancanza di un padre premuroso e di “larghe vedute” può essere rimpiazzata dalla irrazionalità fatta regola di vita del Cappellaio matto ? una madre affettuosa ma vittima della società e una “promessa” suocera poco rispettosa della natura e degli animali possono divenire due modelli antitetici a mò di regina bianca e regina rossa ? e via dicendo...
Questa la possibile chiave di lettura del film per comprendere l'innovativo percorso interiore di maturazione della protagonista, dove la dicotomia “libero arbitrio”-”oraculum” sta a quella “follia”-”ragionevolezza”.
Ben vengano piuttosto le critiche ai toni gotici e troppo fantasy e all'effetto 3D (ormai imperante), scelta che può risultare azzeccata o meno a seconda dei propri gusti. Io personalmente ho apprezzato il tripudio di colori ora accesi ora cupi, la varietà e il continuo cambio degli abiti, alcuni effetti di impatto visivo (vedi la caduta nella tana della lepre, la monumentalità dei castelli).
Un sentito ringraziamento per gli spunti a Cristina
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cassandra85
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mercoledì 22 settembre 2010
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alice in gameland
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Il fascino a tinte fosche di Tim Burton sbarca a Wonderland. Il genio di Burton sposa felicemente il cervellotico Lewis Carroll. Come in un continuus Alice è una giovane donna prossima alle nozze, ma non immemore del ticchettio dell'amico coniglio. L'avventura in Wonderland si ripropone e si svolge come si trattasse di un videogame: ostacoli da superare, armi di cui entrare in possesso, un mondo da salvare; tutto è già stato scritto e la ignara Alice deve solo entrare a far parte del gioco. Risultano sviliti i personaggi creati da Carroll che divengono quasi delle macchiette. A far da padrone e a determinarne il successo è senz'altro lo stile inconfondibile del regista Tim Burton e la carta sempre vincente, l'attore Jonny Deep nel ruolo del Cappellaio Matto; non si tratta, certo, della sua interpretazione migliore ma riesce, senza dubbio, com'è solito, a far presa.
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Il fascino a tinte fosche di Tim Burton sbarca a Wonderland. Il genio di Burton sposa felicemente il cervellotico Lewis Carroll. Come in un continuus Alice è una giovane donna prossima alle nozze, ma non immemore del ticchettio dell'amico coniglio. L'avventura in Wonderland si ripropone e si svolge come si trattasse di un videogame: ostacoli da superare, armi di cui entrare in possesso, un mondo da salvare; tutto è già stato scritto e la ignara Alice deve solo entrare a far parte del gioco. Risultano sviliti i personaggi creati da Carroll che divengono quasi delle macchiette. A far da padrone e a determinarne il successo è senz'altro lo stile inconfondibile del regista Tim Burton e la carta sempre vincente, l'attore Jonny Deep nel ruolo del Cappellaio Matto; non si tratta, certo, della sua interpretazione migliore ma riesce, senza dubbio, com'è solito, a far presa. Del cartone della Disney resta ben poco, i colori pastello assumono tonalità così calde da far apparire tutto quasi come bronzato e la cifra dark burtoniana lascia il posto a quella fantasy tutta da scoprire.
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shishitsu nari
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lunedì 3 gennaio 2011
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carino, ma manca qualcosa.
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Trama
Interessante la storia che Alice ritorna nel paese delle meraviglie, un evidente richiamo ad Attraverso lo specchio e quel che Alice vi trovò, con modifiche evidenti, in quanto molti degli elementi del romanzo erano già stati inseriti nell'Alice Disney degli anni 50.
Il paese delle meraviglie è una sorta di parallelismo del mondo in cui Alice cresce: la frase "Non è la vera Alice" è attribuibile al fatto che Alice non ha il diritto di essere chi vuole, nella vita vittoriana, ma deve dimostrare di essere donna, pur non essendolo ancora.
Lo scontro della scacchiera è stato praticamente ovvio.
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Trama
Interessante la storia che Alice ritorna nel paese delle meraviglie, un evidente richiamo ad Attraverso lo specchio e quel che Alice vi trovò, con modifiche evidenti, in quanto molti degli elementi del romanzo erano già stati inseriti nell'Alice Disney degli anni 50.
Il paese delle meraviglie è una sorta di parallelismo del mondo in cui Alice cresce: la frase "Non è la vera Alice" è attribuibile al fatto che Alice non ha il diritto di essere chi vuole, nella vita vittoriana, ma deve dimostrare di essere donna, pur non essendolo ancora.
Lo scontro della scacchiera è stato praticamente ovvio. Non ho apprezzato affatto la storia della profezia e il finale ed in generale il ritratto della società vittoriana, decisamente troppo buonista per risultare reale.
In un'Inghilterra vera, dubito che Alice avrebbe avuto la possibilità di decidere le rotte di navigazione al posto del padre, di rifiutare un matrimonio con un Lord, di non indossare il corsetto.
L'unico particolare che ho apprezzato è la zitella che aspetta il suo principe, che si può, tra l'altro, confrontare con la Regina Rossa e la sua solitudine.
Personaggi
Alice è forse troppo sveglia per essere Alice. Interessante la Regina Rossa che accecata dal terrore del tradimento, uccide il Re e ne prende il posto effettivo. I personaggi disseminati del mondo sono forse un po' pochi e poco caratterizzati; lo stregatto mi è piaciuto, ho adorato il leprotto bisestile e tuttosommato mi è piaciuto anche il cappellaio, sebbene risulti più normale della versione originale.
Ho detestato la Regina Bianca, totalmente fuori luogo in ogni cosa: svampita, senza spina dorsale, egoista.
Sono l'unica ad averla ritenuta egoista? Pensiamoci.
La Regina Bianca è causa dell'invidia di quella Rossa, sua sorella. Ha tutto ciò che vuole, un castello di marmo bianco, paggetti, tutti la amano.
Poi sale al trono la sorella.
Lei ha abbastanza potere per distruggere il Ciciarampa e ri-spodestare la sorella, ma non lo fa. Perché "Non uccide gli animali".
Fa patire 15 anni di sofferenze e atrocità alla sua gente, perché per principio "Non uccide gli animali". Non capisce che essere regina comporta sacrifici e responsabilità, non è che esista solo un lato positivo.
Lei non si piega di fronte ai problemi, non ha il coraggio di risolvere la situazione per colpa di un principio morale che le impedisce di uccidere gli animali.
Però ha il coraggio di chiamare una poveraccia che non c'entra nulla per farlo al posto suo. Non ha il coraggio di ucciderlo direttamente e chiama un altro per farlo al posto suo, occhio non vede, cuore non duole. Non importa se è la mandante del paladino, lei non ha ucciso la bestia con le sue mani.
Alice DOVEVA piegarsi al destino, però lei non ci ha pensato neanche un momento di farlo.
Questo è un particolare che no ho apprezzato affatto. E, mi spiace, ma la ritengo più negativa della sorella, che fa così solo per un grande, enorme complesso di inferiorità.
Ambientazione
Carina l'ambientazione, forse poco sviluppata. C'è il castello rosso, bianco, il bosco dello stregatto, la casa del cappellaio matto, la stanza delle porte.
Un po' pochino, avrei apprezzato anche solo la citazione di qualche altro posto strampalato.
Ottimo design dei palazzi, in ogni caso, sono stata molto curiosa nel vedere cosa c'era nelle altre porte all'inizio, ma non si può volere tutto.
Il sottomondo è diverso dall'anarchico ammasso di svitati di quando Alice era piccola, è più ordinato. Strano, in un momento di casini come quello.
Cosa hanno aspettato gli abitanti di sottomondo, a ribellarsi? Tutti erano d'accordo di vivere come cani. Perché aspettare Alice?
Costumi
Eccellenti. Ottima contrapposizione di 1600 alla "Elisabeth Bathory" (non per niente la RR si chiama Iracebeth) e 1700 Illuminista della RB.
Ben realizzati quelli vittoriani, ottimo quello del cappellaio. (i cappellai una volta ne uscivano di quel colore, per colpa dei veleni usati per realizzare i cappelli. Sia i capelli, in seguito alla prova dei cappelli, che gli occhi per la continua esposizione ai fumi tossici. Per questo che si dice che i cappellai erano matti, il veleno dava loro anche alla testa.)
Musiche
Bellissime. Stupendi i cori bianchi, un motivetto che ti rimane bene in testa. Non passano solo come sottofondo, anzi, sono ciò che mi è piaciuto di più. Ho adorato il "Ooooh" del coro quando Alice cade nella tana.
Fotografia
Niente da dire sulla fotografia, piuttosto ben gestita.
Effetti speciali
Avrei voluto vedere di più, onestamente.
Non stonavano granché, ma boh. Forse sono stati fatti appositamente per rendere tutto più "strano". Non saprei.
In ogni caso, manca qualcosa a tutto. Non saprei se è la storia di Burton che ci ha messo poco, o in generale la vivacità in tutta la vicenda.
Un film discreto.
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peppe97
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mercoledì 2 febbraio 2011
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una pellicola "aperta a tutti"
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Bello!Veramente molto avvincente questo film fantastico di Burton che,stranamente dalle altre sue creazioni,fa s1 che la suddetta pellicola sia adatta a tutti,sempre tenendo presente della classica favola della Disney.Molto sorprendende lo è anche perchè in un attimo la protagonista"transita"dal mondo reale ad uno opposto ad esso pieno zeppo di strambe creaturee posti fantastici.Questo è sul serio un film da vedere!
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marvi
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venerdì 13 aprile 2012
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la parabola discendente di ogni genio (?)
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In questo adattamento di Burton, del sovvertimento dei processi di significazione del linguaggio (vera ricchezza del testo originale) c’è poco o nulla, a parte l’affermazione del Cappellaio Matto ad Alice “Hai perso la tua moltezza“, diventata presto un tormentone sul web; i dialoghi non riescono a mimare il nonsense dell'opera uscita dal genio combinatorio di Carroll.
Quanto all'intreccio, seppure non manchino riferimenti puntuali alla fabula originale, qui la storia si appiattisce su un livello di favoletta moralista, cosa che mai mi sarei aspettata da quell'outsider di Burton. A cominciare dalla connotazione positiva del personaggio del padre di Alice e alla scelta di farlo morire per giustificare la scontrosità della bambina, per andare poi alla trovata melensa della proposta di fidanzamento.
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In questo adattamento di Burton, del sovvertimento dei processi di significazione del linguaggio (vera ricchezza del testo originale) c’è poco o nulla, a parte l’affermazione del Cappellaio Matto ad Alice “Hai perso la tua moltezza“, diventata presto un tormentone sul web; i dialoghi non riescono a mimare il nonsense dell'opera uscita dal genio combinatorio di Carroll.
Quanto all'intreccio, seppure non manchino riferimenti puntuali alla fabula originale, qui la storia si appiattisce su un livello di favoletta moralista, cosa che mai mi sarei aspettata da quell'outsider di Burton. A cominciare dalla connotazione positiva del personaggio del padre di Alice e alla scelta di farlo morire per giustificare la scontrosità della bambina, per andare poi alla trovata melensa della proposta di fidanzamento.
Apprezzo invece il tentativo originale di giustificare l’ossessione della Regina Rossa di “tagliar teste” affibbiandole una testa abnorme; quanto alla Bonham Carter, questi personaggi stizzosi le vengono fuori sempre bene. La Hathaway ha superato bene il banco di prova, donando al personaggio della Regina Bianca quella schizzinosaggine e tic per non ridurla a “fata turchina”. Mia Wasikowska, al suo esordio, è una scelta somaticamente azzeccata; quanto alla performance, non mi sento di criticarla. Ma la performance di Johnny Depp, beh, a questa io non concedo nessuna attenuante: Depp nel ruolo del Cappellaio Matto è “medio” (per non dire mediocre). Mi aspettavo che Depp da solo avrebbe illuminato e retto il film intero con le sue funambolerie. E invece il suo mantenersi entro le righe e il quasi non sforzarsi più di tanto mi hanno delusa tantissimo… per non parlare della scenetta della “deliranza” finale in stile break-dance che me lo ha reso davvero ridicolo. Nulla a che vedere con la forza espressiva scaturente da piccole smorfie e movenze accurate di un Willy Wonka, la follia tragicomica di un Capitan Jack Sparrow o la drammaticità horror di uno Sweeny Todd, giusto per citare le sue performance più recenti e di successo.
Inizio a pensare con sempre più forza che tutti i geni a un certo punto vanno incontro a un tramonto, secondo una parabola discendente costante e ripetitiva. Lo sto pensando ora a proposito di Tim Burton, ma l’ho pensato già a proposito di "Bastardi senza gloria" di Quentin Tarantino e di "Baaria" di Peppuccio Tornatore. Due sono le cose: 1) i registi si arricchiscono e sono paghi a tal punto che non si sforzano più per dare il meglio di loro stessi; 2) la grandezza dei loro capolavori passati è così sublime che a un certo punto i registi non riescono più a emulare neanche se stessi, riducendosi a manieristiche caricature di sè.
Non so quale delle due ipotesi potrebbe essere più confortante.
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tchaikovsky91
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lunedì 23 aprile 2012
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burton,puoi fare di meglio
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Tim Burton ha combinato uno sfacello stavolta(vabbè,ci si è messa la Disney in mezzo).Poteva realizzare davvero una trasposizione stupenda se il suo genio visionario non avesse avuto alcun bagaglio,ma la collaborazione con la Disney non ha per nulla giovato.Un film scialbo,piatto rispetto ai capolavori a cui ci aveva abituati.Poi sembra che abbia preso elementi sia da un romanzo che dall'altre e li abbia triturati,mischiati creando una nuova trama che presumibilmente avrebbe dovuto infondere nuova linfa alla storia,ma l'ha fatta soltanto appassire(a qursto punto era meglio un titolo alternativo tipo "Il ritorno di Alice"per dire,e non chiamarlo come il libro quando del libro non ha quasi nulla!)Buona la prova per Helena Bonham Carter ma non abbastanza per risollevare le sorti del film.
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Tim Burton ha combinato uno sfacello stavolta(vabbè,ci si è messa la Disney in mezzo).Poteva realizzare davvero una trasposizione stupenda se il suo genio visionario non avesse avuto alcun bagaglio,ma la collaborazione con la Disney non ha per nulla giovato.Un film scialbo,piatto rispetto ai capolavori a cui ci aveva abituati.Poi sembra che abbia preso elementi sia da un romanzo che dall'altre e li abbia triturati,mischiati creando una nuova trama che presumibilmente avrebbe dovuto infondere nuova linfa alla storia,ma l'ha fatta soltanto appassire(a qursto punto era meglio un titolo alternativo tipo "Il ritorno di Alice"per dire,e non chiamarlo come il libro quando del libro non ha quasi nulla!)Buona la prova per Helena Bonham Carter ma non abbastanza per risollevare le sorti del film.Depp è pessimo,lo preferisco sicuramente in altri film.Fuori luogo e imbarazzante la sua deliranza.Una Alice un pò insignificante,che però alla fine riesce a riscattarsi nella battaglia finale contro il Ciciarampa,scena che sembra presa a prestito dalla battaglia tra il principe Filippo e la strega Malefica nella Bella Addormentata di Disney,quindi un finale molto stereotipato e molto disney.Scenari molto carini,soprattutto quando varca per la prima volta la porta del paese delle meraviglie e sbuca nel giardino.Colonna sonora molto buona,una delle poche cose che si salva.Personalmente ho adorato Anne Hathaway,strepitosa nel ruolo della Regina Bianca,che sembra sempre sbucata da un film di principesse Disney,ma dalla personalità decisamente ambigua(la scena quando annusa le dita di morto emettendo strani gemiti e sputa nella pozione è fantastica)Per il resto sono rimasto molto deluso,anche perchè dal trailer si presagiva davvero un capolavoro.
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marce84
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venerdì 30 aprile 2010
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alice troppo disney poco burton
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Era solo questione di tempo, ma era chiaro che la Alice di Lewis Carroll e Tim Burton, il grande regista visionario della nostra epoca, prima o poi si sarebbero incontrati. Quello che non era previsto era la produzione Disney, o meglio era prevista ma ha influito in modo decisamente negativo sul prodotto finale. La storia che ne deriva perde infatti quel carattere di eccentricità, di pazzia, di fuga nell’immaginario della follia che rappresentava l’Alice della tradizione; Tim Burton qui si affida ad una trama decisamente canonica: il mondo immaginato, seppur rappresentato splendidamente nelle scenografie e nei costumi, si piega ad un intreccio banal fantasy dove tutto è già scritto, tutto previsto, dove ci sono draghi, spade, regine, insomma tutto è già visto nei soliti film fantasy.
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Era solo questione di tempo, ma era chiaro che la Alice di Lewis Carroll e Tim Burton, il grande regista visionario della nostra epoca, prima o poi si sarebbero incontrati. Quello che non era previsto era la produzione Disney, o meglio era prevista ma ha influito in modo decisamente negativo sul prodotto finale. La storia che ne deriva perde infatti quel carattere di eccentricità, di pazzia, di fuga nell’immaginario della follia che rappresentava l’Alice della tradizione; Tim Burton qui si affida ad una trama decisamente canonica: il mondo immaginato, seppur rappresentato splendidamente nelle scenografie e nei costumi, si piega ad un intreccio banal fantasy dove tutto è già scritto, tutto previsto, dove ci sono draghi, spade, regine, insomma tutto è già visto nei soliti film fantasy. Si salva indubbiamente la rappresentazione del Wonderland, con invenzioni visive davvero piacevoli, anche se va detto che il 3D non sembra apportare vantaggi al godimento degli occhi. Altro elemento interessante è il personaggio interpretato da Helena Bonham Carter, la Regina Rossa, il cosiddetto outsider dei film di Tim Burton che solitamente si oppone ai conformismi borghesi, il personaggio oscuro, unica traccia del genio del regista. Il suo personaggio supera nettamente anche il Cappellaio Depp, impegnato più a far trionfare il bene piuttosto che a festeggiare non compleanni: il suo personaggio perde la sua follia ed eccentricità che lo contraddistinguevano e si appiattisce assieme al resto della storia in stereotipi che sfociano nell’inguardabile deliranza finale. L’interpretazione di Depp è sempre accettabile, va detto, però da uno come lui ci si aspettava molto di più. In conclusione, Alice in Wonderland è un film godibile, che punta tutto sull’impatto visivo, ma se vi aspettate un capolavoro vi deluderà: la produzione Disney ricerca un target ampio, una trama semplice e conformista, in contrasto con il genio di Burton, capace di trasformare il brutto in sublime e di dar forma ai sogni. Manca anche il senso di ribellione solamente accennato nella positiva parte iniziale del film. Inoltre c’è chi ha criticato il finale, dove Alice (da sempre una storia che critica la società vittoriana ) si trasforma in simbolo della nascente classe mercantile britannica, quindi diventa conformista al massimo; tuttavia, qui ci ho letto un tentativo del regista di adattare la follia di Alice alla realtà quotidiana: un’anima libera e anticonformista come Alice non poteva essere ingabbiata in un normale “e vissero felici e contenti”, ma piuttosto come una persona che ha voglia di viaggiare, di conoscere l’inconoscibile e niente di più vicino al Paese delle meraviglie può essere vista l’Asia e in particolare la Cina del ‘700 agli occhi dei contemporanei. VOTO 6.5
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