dodo29186
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lunedì 5 ottobre 2009
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"loro non sono qui per voi, ma per me!"
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Un ego smisurato. Divertente, certo, capace di costruire un film piacevole, leggero e formalmente ineccepibile, ma di un'arroganza senza redenzione. Cosi si presente l'ultimo film di Woody Allen ai miei occhi.Il personaggio autobiografico di Boris/Allen è un intellettuale che esterna l'insoddisfazione che prova verso la vita tramite un cinismo esagerato che lo conduce ad odiare ogni altro essere/emozione/evento per manifesta inferiorità o insensatezza, questo stesso nichilismo universale lo porta a farsi lasciare dalla (bella e giovane) moglie, dopo un tentativo fallito di suicidio. Rimasto solo, senza qualcuno a cui manifestare la propria superiorità intellettuale "oltre il normale" se non qualche amico visibilmente annoiato, in un incontro casuale Boris conosce una ragazza con caratteristiche inversamente proporzionali alle sue: è bella, molto giovane, ignorante e piena di amore per la vita.
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Un ego smisurato. Divertente, certo, capace di costruire un film piacevole, leggero e formalmente ineccepibile, ma di un'arroganza senza redenzione. Cosi si presente l'ultimo film di Woody Allen ai miei occhi.Il personaggio autobiografico di Boris/Allen è un intellettuale che esterna l'insoddisfazione che prova verso la vita tramite un cinismo esagerato che lo conduce ad odiare ogni altro essere/emozione/evento per manifesta inferiorità o insensatezza, questo stesso nichilismo universale lo porta a farsi lasciare dalla (bella e giovane) moglie, dopo un tentativo fallito di suicidio. Rimasto solo, senza qualcuno a cui manifestare la propria superiorità intellettuale "oltre il normale" se non qualche amico visibilmente annoiato, in un incontro casuale Boris conosce una ragazza con caratteristiche inversamente proporzionali alle sue: è bella, molto giovane, ignorante e piena di amore per la vita. Nel classico "clichè" per il quale gli opposti si attraggono, i due finiranno inevitabilmente per unire le loro diversità nel matrimonio. Già qui si intravede chiaramente "l'autobiograficità" (se cosi si può dire) della storia, attraverso l'unione dell'uomo-genio-vecchio con la ragazzina-giovane-stupida, a questo si aggiunge il duplice ruolo di padre/amante che Boris/Allen desidera ardentemente e dunque rinnega con tutte le sue forze, un vecchio signore cosi sfacciatamente superiore da trovare ciò che internamente desidera attraverso la rappresentazione di ciò che invece più dichiara di disprezzare. Se la prima parte del film comunque riporta dei contenuti dovuti ad una necessità di creare una qualche storia e presentare dei personaggi, la seconda parte naufraga in stereotipi di ogni tipo, tanto più estremizzati quanto più banali e scontati una volta che si entra nel meccanismo del film: la madre bacchettona della ragazza, tornata a cercare la figlia, scopre la sua ipersessualità coadiuvata dalla vena artistica; il padre (tornato pure lui) rinchiuso nel suo involucro vuoto risorge attraverso la riscoperta e liberazione della sua omosessualità; e infine la figlia, che emancipata dall'enorme intelletto del marito, decide di piantarlo per un giovane ragazzotto belloccio che fa l'attore. In realtà c'è un altra scena da ricordare poiché rappresenta l'apice dell'egocentrismo: Boris/Allen tenta per la seconda volta il suicidio fallendolo, il che lo porta (inevitabilmente?) a conoscere l'ennesima bella e giovane ragazza, intellettualmente diversa da lui, ma fatalmente attratta dal suo genio, che (in quanto tale) ottiene ogni cosa dalla vita pur disprezzando tutto, e tutti vissero felici e contenti.
Tutto qui dunque? No, c'è dell'altro: il film è pieno di pregevoli battute e situazione divertenti che portano lo spettatore ad uscire con un superficiale desiderio di soddisfazione, ma in realtà questo alone dorato copre un film opaco e privo di contenuti, una storia che lascia qualche emozione nel solo tragitto sala-automobile e scompare appena si esce dal parcheggio del cinema. Il gioco fatto da Woody Allen nel presentare tutti i presunti difetti della vita (e del film) attraverso la visione di una mente eccelsa per poi rivelare come non siano tali, purtroppo non funziona o almeno non funziona per quanto riguarda la pellicola che rimane (volutamente, ma non è una scusate),un bel involucro griffato ma vuoto. Lo stesso regista avverte il pubblico all'inizio "Loro (il pubblico) non sono qui per voi (il film), ma [solo ed esclusivamente] per me (Woody Allen)!".
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thejacket
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mercoledì 20 gennaio 2010
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boris gioca negli yankees?!
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La location del film torna ad essere Manhattan,dove ritroviamo una sceneggiatura,che in molti avranno notato,davvero studiata al millimetro. Le battute sono l’affermato marchio di qualità di Woody Allen,battute pungenti,intelligenti,anche banali ma messe tutte al posto,al momento e dette col tono giusto. Basta che funzioni è un film che vuole allo stesso tempo prendersi sul serio e non,dove troviamo un genio della meccanica quantistica come Boris con i suoi momenti di “profonda e alternativa saggezza” alternati da colloqui con il pubblico in sala e dalle riuscite battute di prima,tali battute vengono poste a Boris su un piatto d’argento da un ingenua e leggera Melody.
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La location del film torna ad essere Manhattan,dove ritroviamo una sceneggiatura,che in molti avranno notato,davvero studiata al millimetro. Le battute sono l’affermato marchio di qualità di Woody Allen,battute pungenti,intelligenti,anche banali ma messe tutte al posto,al momento e dette col tono giusto. Basta che funzioni è un film che vuole allo stesso tempo prendersi sul serio e non,dove troviamo un genio della meccanica quantistica come Boris con i suoi momenti di “profonda e alternativa saggezza” alternati da colloqui con il pubblico in sala e dalle riuscite battute di prima,tali battute vengono poste a Boris su un piatto d’argento da un ingenua e leggera Melody.
A dare maggiore colore alla commedia si aggiungo le (ri)scoperte sentimentali e non dei genitori della ragazza.
Boris in tutto questo è il genio incompreso,l’unico con la vera visione ampliata della realtà.
Woody Allen è questo,un genio che mette a disposizione della commedia la sua visione ampliata della realtà,stavolta non alleggerisce però il ruolo del principale protagonista,ma mette in evidenza il suo genio,la sua superiorità dandogli comunque una sua vena sarcarstica anche se il film come dicevo prima un po’ vuole anche prendersi sul serio,vuole mostrare come i non geni,i “vermetti” come li definisce Boris,grazie agli incontri del “destino” possono mutare in tutto e per tutto,vuol farci comprendere che nella vita non bisogna cercare costantemente l’infinito ma accontentarsi di ciò che veramente rende felici anche se è poco,anche se non rispecchia i nostri sogni,basta che funzioni!
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fedeleto
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domenica 10 febbraio 2013
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basta che allen funzioni...
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Boris e' un uomo chiuso in se stesso e deditoal suo intelletto,poiche' oltre ad essere uno studioso di fisica quantistica ha sfiorato il nobel.Con un ego sfociante in superiorita',egli un giorno incontra una ragazza di nome Melody, bisognosa di aiuto poiche' vive in mezzo ad una strada.La sposera',nonostante la diversita' di eta',ma poco dopo verra' lasciato poiche' nella vita tutto e' destinato a finire proprio come l'universo.Ma non e' detto che in futuro possa incontrare la sua dolce meta' magari buttandosi da una finestra e colpendo la sua anima gemella.Woody Allen si concentra su un soggetto che aveva nel cassetto da parecchi anni,ne esce una pellicola discreta che si incentra sulla fatalita' del caso,e lascia che il carpe diem domini la scena ,seguito dall'assecondare le cose,ovvero basta che funzionino.
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Boris e' un uomo chiuso in se stesso e deditoal suo intelletto,poiche' oltre ad essere uno studioso di fisica quantistica ha sfiorato il nobel.Con un ego sfociante in superiorita',egli un giorno incontra una ragazza di nome Melody, bisognosa di aiuto poiche' vive in mezzo ad una strada.La sposera',nonostante la diversita' di eta',ma poco dopo verra' lasciato poiche' nella vita tutto e' destinato a finire proprio come l'universo.Ma non e' detto che in futuro possa incontrare la sua dolce meta' magari buttandosi da una finestra e colpendo la sua anima gemella.Woody Allen si concentra su un soggetto che aveva nel cassetto da parecchi anni,ne esce una pellicola discreta che si incentra sulla fatalita' del caso,e lascia che il carpe diem domini la scena ,seguito dall'assecondare le cose,ovvero basta che funzionino.Scritto e diretto da Allen,e' interpretato da Larry David nella parte del bizzarro Boris,che indubbiamente diventa l'ater ego di Allen,con le sue ipocondrie,e le sue convinzioni,invece nella parte femminile c'e' Evan Rachel Wood(thirteen),dolce e ingenua quanto basta a combinare una coppia stramba.Da non trascurare anche i personaggi secondari come la madre di Melody,da donna altolocata ad artista che vive il suo menage a trois,e si da' alla fotografia,invece il padre di Melody,si scopre omosessuale,poiche' da una vita sentiva pulsioni che voleva reprimere.Allen si muove sul terreno del cambiamento,tutto muta,la vita degli uomini si affida ad un fato che muove il filo e che modella le nostre vite,ma il personaggio di Boris diventa il coro che ci immerge in questa avventura.Il cambiamento diventa una necessita' per metter ordine,le situazioni come le persone diventano sempre piu' stabili attraverso gli eventi,cosi pertanto le cose devono funzionare e non importa come debbano fare ,ma che facciano senza troppe domande,come dice lo stesso Boris l'amore non e' razionalita',e li' le spiegazioni non servono,ma l'unica cosa da poter fare e' essere e diventare. Ottima fotografia di Harris Savides,che colora New York in un'atmosfera raramente vista.Sicuramente non e' il massimo di Allen,ma per alcune scene vale la pena di priovare a vederlo,in primis per il discorso iniziale di Boris(provocatorio e sarcastico quanto basta),e per sorridere nella relazione con Melody(appunto una melodia,musica che agisce al livello emotivo e non razionale) navigante in un mare di situazioni bizzarre.Trovare l'equilibrio nella vita non e' facile,Allen forse c'e' riuscito,ma l'importante e' Basta che funzioni.
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topkarol88
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martedì 22 settembre 2009
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torna a casa woody!
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E se per un attimo spegnessimo la mente, o almeno soltanto quella parte di essa che ci spinge in quest'affannosa e continua ricerca del momento perfetto, della vita perfetta, dell'amore perfetto, se la smettessimo di pensare a cosa inutili e superflue e ci fermassimo a riprendere fiato, riusciremmo ad essere completamente felici? Se ci accontentassimo di un'esistenza dominata solo da una mediocre e cinica razionalità, ci sentiremmo davvero appagati? Tutto si ridurrebbe ad una sola regola di comportamento....basta che funzioni!
E' proprio su questa massima che Boris Yellnikoff basa tutta la propria vita. Ex fisico famoso nonchè genio incompreso (il più delle volte) e quasi premio Nobel, Boris (Larry David) è ormai un sessantenne zoppicante, cinico, intollerante allergico alle buone maniere che si limita ad esistere più che a vivere veramente; bloccato in un evidente stato depressivo, tenta il suicidio e, non riuscendo nell'impresa, si arrende quindi, seppur riluttante, a quest'indesiderato cambio di programma.
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E se per un attimo spegnessimo la mente, o almeno soltanto quella parte di essa che ci spinge in quest'affannosa e continua ricerca del momento perfetto, della vita perfetta, dell'amore perfetto, se la smettessimo di pensare a cosa inutili e superflue e ci fermassimo a riprendere fiato, riusciremmo ad essere completamente felici? Se ci accontentassimo di un'esistenza dominata solo da una mediocre e cinica razionalità, ci sentiremmo davvero appagati? Tutto si ridurrebbe ad una sola regola di comportamento....basta che funzioni!
E' proprio su questa massima che Boris Yellnikoff basa tutta la propria vita. Ex fisico famoso nonchè genio incompreso (il più delle volte) e quasi premio Nobel, Boris (Larry David) è ormai un sessantenne zoppicante, cinico, intollerante allergico alle buone maniere che si limita ad esistere più che a vivere veramente; bloccato in un evidente stato depressivo, tenta il suicidio e, non riuscendo nell'impresa, si arrende quindi, seppur riluttante, a quest'indesiderato cambio di programma. Divorziato da una donna insopportabilmente brillante e preda ormai di una per lui rassicurante routine, Boris incontrerà all'improvviso una giovane, bella e molto poco istruita "vagabonda" di nome Melodie (Evan Rachel Wood) a cui darà rifugio e che, innamorandosi di lui e del suo essere così fuori dal comune, in poco tempo lo ricondurrà in modo totalmente irrazionale all'altare e in una nuova stravagante vita matrimoniale.
Dopo essersi messo alla prova in Europa con i suoi ultimi quattro film, finalmente Woody Allen torna a girare a casa, nella sua (e anche nostra) cara vecchia New York regalandoci il suo ultimo gioiello "Whatever Works - Basta che funzioni".
Scritta dal regista ben trent'anni fa, la sceneggiatura di questo film esplode solo ora in tutta la sua attuale comicità. Ritroviamo in ogni singola battuta il Woody di una volta, con il suo cinismo tagliente ed una rinnovata irriverente blasfemia. La storia è volutamente surreale e provocatoria (un sessantenne che sposa una ventenne...roba da matti!), dissacrante nei confronti della religione e del matrimonio (nemici giurati del regista) e così incredibilmente divertente.
Tutta la pellicola è piena zeppa di monologhi brillanti racchiusi in lunghi meravigliosi piani sequenza: come nel famosissimo "Io e Annie", il protagonista torna a fare da voce narrante parlando direttamente in camera, addirittura rivolgendosi al pubblico in sala. Non mancano di certo le citazioni, o meglio, le "autocitazioni" che il regista fa di suoi precendenti film come "Tutto quello che avreste sempre voluto sapere sul sesso e non avete mai osato chiedere" e film come "Match Point".
A fare ancora una volta da colonna sonora è la bellissima musica classica stavolta mescolata sapientemente a canzoni tratte dai film del grande Fred Astaire, gli unici in grado di sedare gli attacchi di panico notturni del nostro disturbato protagonista.
Nonostante si senta la mancanza del Woody protagonista dei propri film, uno dei punti di forza questa volta è sicuramente il cast che vede, oltre ad uno strepitoso Larry David protagonista, la stupenda Evan Rachel Wood finalmente in un ruolo comico (è una svampita assolutamente perfetta) e vanta attori del calibro di Patricia Clarkson e Ed Begley Jr. insuperabili nei panni dei religiosissimi fanatici genitori di Melodie.
Non c'è nient'altro da dire se non che questo film è geniale, assolutamente uno dei più belli del regista degli ultimi anni. Bentornato Woody!
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asterione
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sabato 19 dicembre 2009
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evviva new york
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Rispolverando la formula che gli ha regalato i maggiori successi, Woody Allen dipinge con semplicità e gusto da vendere un cinico romantico dalla battuta pronta, costringendolo a vivere le proprie nevrosi di fronte all'ingenua (e, diciamolo, stupida) ragazzetta di campagna; così facendo, però, smaschera impietosamente il suo nichilismo e sottolinea con forza come l'approdo epicureo dell'inutilità dell'azione umana (così come il tentativo di rinuncia alla vita) finisca per essere trasformato anch'esso in una delle tante maschere della città. Il clichè che dà il titolo al film (basta che funzioni) , rappresentato dalla limpidezza della giovane inquilina (a cui non è mai risparmiato l'assoluto disprezzo da parte del regista) diventa allora l'ultima e ben poco rassicurante risposta che possiamo permetterci, ahimè, sciupata dal finale lievemente melenso.
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Rispolverando la formula che gli ha regalato i maggiori successi, Woody Allen dipinge con semplicità e gusto da vendere un cinico romantico dalla battuta pronta, costringendolo a vivere le proprie nevrosi di fronte all'ingenua (e, diciamolo, stupida) ragazzetta di campagna; così facendo, però, smaschera impietosamente il suo nichilismo e sottolinea con forza come l'approdo epicureo dell'inutilità dell'azione umana (così come il tentativo di rinuncia alla vita) finisca per essere trasformato anch'esso in una delle tante maschere della città. Il clichè che dà il titolo al film (basta che funzioni) , rappresentato dalla limpidezza della giovane inquilina (a cui non è mai risparmiato l'assoluto disprezzo da parte del regista) diventa allora l'ultima e ben poco rassicurante risposta che possiamo permetterci, ahimè, sciupata dal finale lievemente melenso. Insomma ci sono tutti i temi toccati e ritoccati dal regista, l'incomunicabilità tra le persone, l'ipocrisia della loro vita quotidiana, la misoginia, l'impossibilità di conoscere davvero l'esistenza di un altro essere umano; tutto, nella forma semplice della commedia, metà broadway e metà teatro greco (ritorna anche il metacinema, con il protagonista che parla direttamente dentro la telecamera); un'altra lezione a chi cerca percorsi complicati per nascondere l'incapacità di dire al pubblico qualcosa di sensato. Una chicca, infine, il ritorno a Manhattan; da mott street al Greenwich, ovunque in mezzo ai cinesi, l'unica certezza che sembra avvolgere l'ingorgo di dubbi che popola la grande mela. [-]
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ultimoboyscout
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domenica 8 agosto 2010
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boris, che genio!
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Un vero fenomeno, nonostante non abbia mia giocato per gli Yankees ne vinto nemmeno un Oscar! Film davvero ironico, ma sottilmente ironico, come nello stile del regista e con personaggi caratterizzatissimi e irresistibilmente divertenti! Boris in particolare è fantastico, una grottesca caricatura mai volgare dell'ebreo medio, con tutte le fisime del caso. Non bellissimo, ma sicuramente passabile. Che dire più, funziona!
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sinkro
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lunedì 11 aprile 2011
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più che discreto
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Una bella commedia Alleniana.
C'è il suo alterego più arrabbiato. Un prof che ha letto Schopenhauer e Leopardi ed è stra-arrabbiato col mondo. Strano perchè a quel punto uno si calma e non si arrabbia più avendo accettato la cosa. Questo prof. incontra una giovane ragazza un po' oca che forgia a sua immagine. Si innamorano, arrivano i genitori di lei, tutti si scordano il loro passato da repubblicani/bigotti/cristiani, dimenticano Dio e tutto va per il meglio. La ragazza cresce, ha bisogno di nuovo spazio ma tutto finisce comunque bene. Il plot è divertente e la storia si lascia guardare.La comicità ora è data più dalle situazioni che non dalle battute fulminanti come qualche film fa. Godibile per passare un bella ora e mezza checchè ne dica all'inizio il prof.
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hathi
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martedì 23 ottobre 2012
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gag e poco più
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Tante gag, in questo film ambizioso, ma poca sostanza. Yelnikoff , alter ego di Allen, ritiene di essere un genio , un 'homo syntethicus' rinascimentale, un Leonardo da ViInci, ma in realtà egli ha una visione limitata della realtà e per contro un'abbondante dose di altezzosità intellettuale, tipica dei liberal americani (e nostrani). Sono sufficienti a provare l'asserto la scarsa comprensione che il protagonista (Yelnikoff /Allen) mostra, e dei valori che sottintendono il modo di vita della gente comune e della fede religiosa dell'americano medio, così come il modo caricaturale con il quale ne dipinge le manifestazioni esteriori.
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Tante gag, in questo film ambizioso, ma poca sostanza. Yelnikoff , alter ego di Allen, ritiene di essere un genio , un 'homo syntethicus' rinascimentale, un Leonardo da ViInci, ma in realtà egli ha una visione limitata della realtà e per contro un'abbondante dose di altezzosità intellettuale, tipica dei liberal americani (e nostrani). Sono sufficienti a provare l'asserto la scarsa comprensione che il protagonista (Yelnikoff /Allen) mostra, e dei valori che sottintendono il modo di vita della gente comune e della fede religiosa dell'americano medio, così come il modo caricaturale con il quale ne dipinge le manifestazioni esteriori. Sono queste le uniche armi che Yelnikoff possiede. Poca roba. Yelnikoff si chiede come mai Dio non renda conto a lui del perchè le azioni buone non sconfiggano il male, a lui, che è il genio che perbacco sa leggere le equazioni della meccanica quantistica! L'orgoglio intellettuale, ingiustificato in uno come lui che le ha sbagliate tutte nella vita, e vegeta nell'inutilità, non gli fa perdere la convinzione che la trasgressione liberi le caratteristiche migliori dell'uomo, ma il risultato finale di tutta questa liberazione è a dir poco penoso, perchè in realtà ciò che viene liberato sono le solite banali pulsioni sessuali mal controllate e distruttive della felicità personale e della società (vedi la madre che finisce col dormire con due uomini e dipinge per quattro gatti che attendono reciproci osanna, il padre che si libera in forma di omosessuale, la ragazza sciocchina e plagiata convinta all'ateismo). Il nostro Woody è rimasto a Woodstock, a Timothy Leary, il profeta dell'LSD, aberrazioni che anche in USA considerano preistoria. Woody, mi spiace per te, ma nelle equazioni della meccanica quantistica trovi solo derivate parziali, forme d'onda e che diavolo ne so, e nulla di ciò che seve veramente sapere. Con queste riserve il film si può vedere, ma in fondo non credo valga la pena. Alberto.
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paolorol
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domenica 29 novembre 2009
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non c'è niente che funzioni
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Una vecchia sceneggiatura riesumata da qualche cssetto, le solite ossessioni del vecchio rottame/genio intellettuale polivalente che fa cadere ai propri piedi pulzelle scemotte ma avvenenti. I soliti spunti autobiografici che, attraverso l'ossessiva riproposizione, hanno finito per rendere ridicola l'interpretazione dellì ormai cadente Allen nel ruolo di tombeur de femmes. Stavolta ha perciò rinunciato a fare il protagonista, ma ha fatto, una volta tanto, malissimo, perchè l'antipatico David lo fa rimpiangere. La ragazzotta è una maschera senza vita, un'improbabile oca che accetta l'improbabile convivenza per avere un tetto, ma che poi si lascia facilmente sedurre dall'istrionico gigione.
Ed è così che le numerose valide battute, pur rappresentando al meglio lo humour ebraico, annegano in un mare di noia e prevedibilità.
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Una vecchia sceneggiatura riesumata da qualche cssetto, le solite ossessioni del vecchio rottame/genio intellettuale polivalente che fa cadere ai propri piedi pulzelle scemotte ma avvenenti. I soliti spunti autobiografici che, attraverso l'ossessiva riproposizione, hanno finito per rendere ridicola l'interpretazione dellì ormai cadente Allen nel ruolo di tombeur de femmes. Stavolta ha perciò rinunciato a fare il protagonista, ma ha fatto, una volta tanto, malissimo, perchè l'antipatico David lo fa rimpiangere. La ragazzotta è una maschera senza vita, un'improbabile oca che accetta l'improbabile convivenza per avere un tetto, ma che poi si lascia facilmente sedurre dall'istrionico gigione.
Ed è così che le numerose valide battute, pur rappresentando al meglio lo humour ebraico, annegano in un mare di noia e prevedibilità.
Solita fotografia che testimonia l'amore di Allen per la sua città, solita colonna sonora retro.
Abusata e disturbante l'dea metafilmica del dialogo in diretta degli interpreti col pubblico in sala, anche questa riciclata dai suoi vecchi capolavori.
Un film che non da piacere, che annoia e che ovviamente consiglio solo allo zoccolo duro dei suoi fans, fra i quali criticamente mi situo.
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francesco messina
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lunedì 2 novembre 2009
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funziona ben poco
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Boris Yelnikoff, esperto di fisica quantistica e ora tirannico insegnante di scacchi per ragazzini, si considera genio incompreso e acuto conoscitore dei meccanismi che regolano la vita, ma dopo essersi separato tenta, senza riuscirci, il suicidio. Incontra Melody, giovane statunitense del Sud fuggita da casa e da una madre oppressiva oltre ogni limite. La ragazza si piazza in casa sua, inizialmente quasi contro il volere di Boris il quale, trasmettendole le sue pessimistiche, perentorie e amare convinzioni, la spinge, senza volerlo, a innamorarsi di lui.
I due si sposano (!), ma l’arrivo a New York della madre di lei sconvolgerà la vita sentimentale di tutti i personaggi, per alcuni in positivo, per altri con risvolti del tutto paradossali, che tanto: “Basta che funzioni!” (Boris dixit).
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Boris Yelnikoff, esperto di fisica quantistica e ora tirannico insegnante di scacchi per ragazzini, si considera genio incompreso e acuto conoscitore dei meccanismi che regolano la vita, ma dopo essersi separato tenta, senza riuscirci, il suicidio. Incontra Melody, giovane statunitense del Sud fuggita da casa e da una madre oppressiva oltre ogni limite. La ragazza si piazza in casa sua, inizialmente quasi contro il volere di Boris il quale, trasmettendole le sue pessimistiche, perentorie e amare convinzioni, la spinge, senza volerlo, a innamorarsi di lui.
I due si sposano (!), ma l’arrivo a New York della madre di lei sconvolgerà la vita sentimentale di tutti i personaggi, per alcuni in positivo, per altri con risvolti del tutto paradossali, che tanto: “Basta che funzioni!” (Boris dixit).
Woody Allen abbandona Inghilterra e Spagna per tornare nell’amata Grande Mela, ma il prodotto finale è scarso.
Il protagonista, interpretato dall’attore, produttore e sceneggiatore Larry David, è di un’antipatia più unica che rara, al punto che è veramente arduo provare empatia per lui, e lo spettatore si ritrova a “tifare” affinché Melody (la tanto splendida quanto poco espressiva e credibile Evan Rachel Wood) lo lasci per qualcuno decisamente più giovane e vivo. E poiché l’obiettivo del regista, più o meno coetaneo di Boris, probabilmente non era questo, qualcosa non funziona, giusto per parafrasare il titolo.
L’impressione è che, se lo stesso Allen avesse vestito i panni di Yelnikoff, certe battute qualche “sorriso” in più (parlare di risate è impietoso quanto eufemistico) l’avrebbero anche strappato.
Nella seconda parte sono giusto le assurde vicende amorose dei genitori di Melody a sollevare, appena appena, la trama da una pochezza a tratti insostenibile.
Con la speranza che “Whatever Works” rappresenti soltanto un momentaneo buco nell’acqua in un oceano di buone opere, e non il simbolo di una splendida carriera giunta all’apice e ormai in parabola discendente, non resta che pronunciare, ricordando le perle di un passato forse remoto, o magari anche no, un benaugurante “Provaci Ancora, Woody!”
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[+] sì, insomma fa abbastanza pena questo film.,,
(di luana)
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