Whatever Works - Basta che funzioni

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Un film di Woody Allen. Con Ed Begley Jr., Patricia Clarkson, Larry David, Conleth Hill, Michael McKean.
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Titolo originale Whatever Works. Commedia, durata 92 min. - USA, Francia 2009. - Medusa uscita venerdì 18 settembre 2009. MYMONETRO Whatever Works - Basta che funzioni * * * - - valutazione media: 3,47 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   
m. cristina lucchetta venerdì 2 ottobre 2009
una "melodia" che funziona! Valutazione 4 stelle su cinque
70%
No
30%

SCANZONATO E AMARO.... L'ironia al vetriolo dell'ultimo Woody Allen. Una (tragi)commedia brillante! che ha per protagonista "un uomo con un ampia visone del mondo circondato da microbi!"che ha paura della morte e si da la pena di vivere.. per una fugace felicità che si offre al genere umano a dosi omeopatiche.Si ride e si sorride nell'ultimo film di Woody Allen mentre il suo alter ego cerca di negare senso della vita.Cinico e spietato.Filosofo.In bilico tra humor e disincanto.Ironico,e si sa l'ironia è segno di intelligenza e di attenzione alla realtà:una realtà che comprende l'uomo e il mondo o forse l'uomo nel "suo" mondo (microcosmo)contaminato dalla stupidità e dalla superficialità di chi spesso ci rende la vita "peggiore di quello che dovrebbe essere",un mondo in cui però c'è ancora spazio per il caso. [+]

[+] brava (di josefina)
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peter wilson mercoledì 26 gennaio 2011
esilarante con eleganza Valutazione 4 stelle su cinque
100%
No
0%

com'è possibile che si faccia una commedia che necessita per la sua stessa natura di parlare di sesso senza parlarne quasi mai e mai senza eleganza? chiedetelo a Woody Allen

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sofiefatale sabato 21 maggio 2011
"l'orrore"! Valutazione 4 stelle su cinque
100%
No
0%


La storia è: basta che funzioni.Il sunto è questo, e sin dal principio,sin dal dialogo che inaugura la pellicola, traspare la bellezza di una mente raffinata, ed,estremamente,colta,di un uomo che ha realmente un'ampia visione del mondo:Woody Allen.
Uno dei suoi piccoli capolavori piu' belli.
Come dice lo stesso protagonista questo non è un film da: "oh quanto mi sento bene!se siete di quegli idioti che devono setirsi bene fatevi fare semplicemente un massaggio ai piedi".ebbene si,tale film non è sicuramente di difficile interpretazione ma se nn si ha anche una certa sensibilita' culturale o un'attenzione particolare nell'ascoltare i dialoghi gravidi di intuizioni filosofiche lo spettatore potrebbe anche non apprezzarlo;in caso contrario uscirà dalla sala entusiasta. [+]

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trimegisto85 domenica 21 aprile 2013
il fato è, dio forse Valutazione 3 stelle su cinque
100%
No
0%

Boris Yelnikoff è un fisico, un tempo di fama mondiale, che si è ritirato in se stesso: detestando il mondo con il suo cinismo frutto del suo genio, essendo in pochi ad avere la visione d'insieme, tenta un suicidio che uccide solo il suo matrimonio e la sua vecchia vita. Da allora si rintana nel suo piccolo mondo a New York, passando le giornate a impartire lezioni di schacci a "bambini stupidi", che non riescono a imparare, e a filosofeggiare con i suoi amici della vita e dell'uomo.
Un giorno (...c'è sempre un giorno) la sua routine viene infranta dall'incontro con Melody, giovane, ingenua e bella ragazza di provincia che è scappata da un mondo troppo chiuso per cercare spazio nella Grande Mela: convince Boris ad ospitarla per una notte, per qualche tempo e, infine, si sposano: Boris creerà una nuova routin con Lei. [+]

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andrea d domenica 20 settembre 2009
ha funzionato, eccome Valutazione 5 stelle su cinque
64%
No
36%

Dopo una vacanza europea di quattro film (il sopravvalutato "Match Point", l'inutile "Scoop", il sufficiente "Sogni e Delitti" e il più riuscito "Vicky Cristina Barcelona"), era ora che il regista newyorkese tornasse in patria. Il film comincia con un'esplosione atomica di scrittura cinematografica, un lungo e intelligentissimo monologo sull'esistenza pronunciato dal protagonista interpellando il pubblico in sala, cioè guardando la macchina da presa: una perfetta introduzione metafilmica ci dà, così, il benvenuto, o meglio, il bentornato, nelle strade di New York, nelle sue strade di Manhattan, di cui avevamo sentito la mancanza negli ultimi anni. Un ritorno nel proprio habitat comporta, dunque, una serie di altri ritorni, dal jazz alla psicoanalisi, e così via, nella cornice di quello che è Woody Allen allo stato puro, nella sua espressione più classica e sincera, a dispetto di quei critici che continuano a scambiare per ripetitività una coerenza stilistica (i titoli di testa sempre uguali e l'audio rigorosamente mono) e contenutistica (l'imperterrita ricerca di un significato) che dura ormai da quarant'anni. [+]

[+] match point sopravvalutato?? (di pep87)
[+] per pep87 (di andrea d)
[+] vicky cristina barcelona riuscito? (di xenja)
[+] ciao andrea (di pep87)
[+] per pep87 e xenja (di manuelfloyd)
[+] per xenja, pep87 e manuelfloyd (di andrea d)
[+] bananas super! (di manuelfloyd)
[+] per tutti ^^ (di pep87)
[+] amore e guerra (di andrea d)
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ilpredicatore mercoledì 31 marzo 2010
basta che sia di woody allen Valutazione 3 stelle su cinque
100%
No
0%

Non è un caso se il nuovo film del regista più prolifico d'America sia il migliore degli ultimi anni. Woody torna nella sua New York, una città, una metropoli, il suo universo, dopo una manciata di titoli ambientati in Europa e girati senza mordente, ironia e senza quella ipocondria e quella tipica (auto) analisi che lo avevano reso grande. Ed eccoci qui, proprio a New York, con il suo alter ego Boris, genio fisico, misantropo, misogino, sociopatico e perfino ansiolitico, che guarda tutti dall'alto in basso e che si sveglia la notte con gli attacchi di panico. Il personaggio interpretato da Larry David è impagabile, grande mattatore dell'ultima fatica del regista newyorchese, autentico fanale di tutta la storia, capace di alzarsi e di rivolgersi direttamente allo spettatore con lo scopo di disilluderlo, di rendere le cose come stanno senza giri di parole (“Ve lo dico subito, okay? Io non sono un tipo simpatico”), di deprimerlo, di fargli aprire gli occhi proprio come fa con la ragazza sbandata che finisce per ospitare a casa sua. [+]

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fab_y sabato 14 aprile 2012
il male di vivere... Valutazione 3 stelle su cinque
71%
No
29%

Film "filosofico" impegnato nella ricerca costante di un significato dell'umana esistenza, ricerca che però viene continuamente interrotta e disillusa dalla consapevolezza dell'indigenza e della precarietà della natura dell'uomo. Woody Allen percorre e ci fa percorrere questo intricato itinerario tramite il protagonista, Boris, vecchio genio e mente brillante che riesce a stento a sopravvivere ai suoi pensieri e alle sue convinzioni circa il non-senso della vita umana, appigliandosi un po' a quel suo crudo sarcasmo , un po' alle situazioni e alle persone alle quali si rapporta sempre con distacco e con commiserazione per quel comune destino che porta ogni essere vivente ad essere nient'altro che il nulla nell'assurdo caos della vita. [+]

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nino pell. lunedì 21 settembre 2009
woody allen e la sua filosofia della vita Valutazione 4 stelle su cinque
63%
No
38%

Quest'ultima pellicola di Woody Allen non lascia spazio a mezze misure nell'essere giudicata. La filosofia di vita che il regista intende esprimere con questa sua ultima fatica raggiunge un considerevole livello di espressività. Gli uomini ("zombi senza cervello", "primitivi", come ironicamente vengono definiti da Boris, protagonista della storia) sono troppi legati alle aspirazioni, a rincorrere gli evanescenti obiettivi di felicità ed, in genere, a tutto ciò è circoscritto nell'esistenza vitale in quanto tale, per fermarsi a meditare e cogliere il vero senso della vita. Il saggio Boris tutto questo l'ha capito da tempo ed è per questo che la sua visione della vita è profondamente riflessiva, realistica, ma non per questo da definirsi cinica o distaccata. [+]

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federicarlo giovedì 24 settembre 2009
boris allen..? Valutazione 0 stelle su cinque
58%
No
42%

“Basta che funzioni” si sarà detto fra se e se Woody Allen prima che uscisse il suo ultimo film. In effetti ha funzionato: tutti gli spettatori si saranno divertiti passando una serata davanti ad una simpatica e divertente commedia americana. In realtà io mi permetterei di definirla una tragedia alleniana, il coronamento di una carriera volta a descrivere e ironizzare sull’ inettitudine umana. Parlo di coronamento non perché ritenga questo il più bel film di Woody Allen, ma il più tragico. Mentre in altri film il finale aperto spesso lasciva un velo di speranza, in “Basta che funzioni” il finale aperto in realtà è chiuso. Il protagonista (Boris Yelnikoff) sembra essere l’alter ego del regista americano: una persona che crede nella scienza e odia la religione, paranoica, che ha paura del buio (forse il buio rappresenta ciò che è estraneo alla ragione), che si interroga continuamente sui problemi esistenziali, che si rivolge al pubblico (come in “Amore e guerra”), che all’ improvviso incontra una giovane e affascinante ragazza… Fin qua sembra tutto visto e rivisto, ma in realtà il protagonista si rivela completamente diverso dal vero Woody Allen, come se fosse un Allen invecchiato: non prova attrazione fisica verso la ragazza, ripudia il sesso, è deciso e fermo nei suoi ideali e non è più un caos mentale in continuo mutamento, non va dallo “strizzacervelli”. [+]

[+] forse si (di manuelfloyd)
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ipno74 mercoledì 11 maggio 2011
l'amore nel suo intero Valutazione 5 stelle su cinque
100%
No
0%


Allen ci regala un film che appena finito si ha voglia di rivederlo per le frasi stupende e le genialità ironiche descritte.Tutti ci sforziamo di essere delle buone persone ma alla fine è il nostro istinto a prevaricare.
Il film oltre ad essere divertente e con una sceneggiatura che spiazza, ci fa pensare sulla nostra piccola vita e ci dice di godercela perchè alla fine, dopo la morte, dall'altra parte non c'è nessuno, quindi facciamo festa finchè si può.
Allen è ritornato alla grande

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