Whatever Works - Basta che funzioni

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Un film di Woody Allen. Con Ed Begley Jr., Patricia Clarkson, Larry David, Conleth Hill, Michael McKean.
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Titolo originale Whatever Works. Commedia, durata 92 min. - USA, Francia 2009. - Medusa uscita venerdì 18 settembre 2009. MYMONETRO Whatever Works - Basta che funzioni * * * - - valutazione media: 3,47 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Boris Allen..? Valutazione 0 stelle su cinque

di federicarlo


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giovedì 24 settembre 2009

“Basta che funzioni” si sarà detto fra se e se Woody Allen prima che uscisse il suo ultimo film. In effetti ha funzionato: tutti gli spettatori si saranno divertiti passando una serata davanti ad una simpatica e divertente commedia americana. In realtà io mi permetterei di definirla una tragedia alleniana, il coronamento di una carriera volta a descrivere e ironizzare sull’ inettitudine umana. Parlo di coronamento non perché ritenga questo il più bel film di Woody Allen, ma il più tragico. Mentre in altri film il finale aperto spesso lasciva un velo di speranza, in “Basta che funzioni” il finale aperto in realtà è chiuso. Il protagonista (Boris Yelnikoff) sembra essere l’alter ego del regista americano: una persona che crede nella scienza e odia la religione, paranoica, che ha paura del buio (forse il buio rappresenta ciò che è estraneo alla ragione), che si interroga continuamente sui problemi esistenziali, che si rivolge al pubblico (come in “Amore e guerra”), che all’ improvviso incontra una giovane e affascinante ragazza… Fin qua sembra tutto visto e rivisto, ma in realtà il protagonista si rivela completamente diverso dal vero Woody Allen, come se fosse un Allen invecchiato: non prova attrazione fisica verso la ragazza, ripudia il sesso, è deciso e fermo nei suoi ideali e non è più un caos mentale in continuo mutamento, non va dallo “strizzacervelli”. Alla fine tutto sembra rientrare nella norma: Boris pare riuscire ad innamorarsi e ad accettare molto di ciò che ripudiava e in cui prima non credeva, ma anche gli altri personaggi sembrano avvicinarsi al mondo un tempo tanto lontano del protagonista. Tutto è apparentemente in perfetto equilibrio e il film lascia fra gli spettatori pareri contrastanti fra chi si è divertito di più e chi meno nel vedere una semplice, carina e originale commedia americana. Ma in realtà non credo che Woody Allen avesse in mente proprio questo, o meglio, sapeva che la gente avrebbe reagito così, forse voleva tale reazione; per me il film ha tutt’altro significato. Ho precedentemente parlato di un finale chiuso: in effetti è la prima volta che il protagonista di un film di Allen esce completamente sconfitto: Boris, prima ostile e arrabbiato nei confronti dell’ umanità, sembra rassegnarsi del tutto e calarsi nella parte dell’ uomo che vive per propria volontà nel falso, nell’ assurdo. Perdono le sue catastrofiche teorie e vince la fortuna; ed è proprio la fortuna che lo spinge ad innamorarsi di una maga (antitesi di razionalità, di scienza)... Perde l’umanità, la ragione, il senso di vivere la vita: non ha più senso scervellarsi per anni in chissà quali assurde teorie esistenziali, meglio lasciare vivere la gente nella totale ignoranza e alla fine “basta che funzioni”... Perde soprattutto l’alter ego di Allen. È forse per questo che il film non è stato interpretato proprio da Woody? È come se il regista americano facesse scendere in campo la sua parte dionisiaca ed è come se non se la fosse sentita di interpretarla, o forse non l’avesse ancora del tutto riconosciuta. Insomma non mi sorprende che Allen non abbia scelto Brad Pitt nel ruolo di protagonista: meglio un Larry David zoppo e vestito male, uno che sappia perdere.

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manuelfloyd giovedì 24 settembre 2009
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Forse si, esce sconfitto. Boris compie un percorso durante tutta la narrazione e quello che vediamo alla fine del film pare un'altra persona rispetto a quello del monologo iniziale. Ma saranno demeriti suoi o si fa "sconfiggere" perchè l'amore e il fato sono troppo incontrollabili anche per una mente da quasi nobel?!?!?

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