paolo antonucci
|
venerdì 22 maggio 2009
|
dia-volo a cannes
|
|
|
|
Pare che il regista danese sia qui ad un ripensamento del suo percorso, come stesse facendo il punto sulla propria carriera dopo il progetto partito con Dogville. Esplicito pare il riferimento a delle atmosfere di Lo specchio o Solaris di Tarkoskij cui per altro il regista, non ironicamente, dedica l'opera. La misoginia medievale e moderna ha lo stesso grado di irrazionalità dell'analisi/terapia attuata dal marito sulla moglie/Gainsbourg: entrambe proiettano paure e spettri in un’opera che dicono scientifica ma alla cui base è poco più di una petizione di principio ( «sono un medico migliore perché ho avuto più pazienti» dice all’incirca il marito dottore sostituendosi ad uno specialista per le cure della moglie).
[+]
Pare che il regista danese sia qui ad un ripensamento del suo percorso, come stesse facendo il punto sulla propria carriera dopo il progetto partito con Dogville. Esplicito pare il riferimento a delle atmosfere di Lo specchio o Solaris di Tarkoskij cui per altro il regista, non ironicamente, dedica l'opera. La misoginia medievale e moderna ha lo stesso grado di irrazionalità dell'analisi/terapia attuata dal marito sulla moglie/Gainsbourg: entrambe proiettano paure e spettri in un’opera che dicono scientifica ma alla cui base è poco più di una petizione di principio ( «sono un medico migliore perché ho avuto più pazienti» dice all’incirca il marito dottore sostituendosi ad uno specialista per le cure della moglie). Il marito non accetta la cura che la moglie sta seguendo perché paradossalmente non lo coinvolge; perché non mette in campo le sue di angosce che egli non ammette avendo la pretesa di aver già risolto. Sarà lui alla fine ad uccidere la moglie espiando, forse, il senso di colpa di entrambi.
Nel film, naturalmente, c'è qualcosa che va al di là del semplice dramma analitico, e che sconfina nel mondo dei simboli coinvolgendo una riflessione antropologica sul modo in cui la nostra società abbia trattato le proprie angosce, indentificandole con un Male astratto che di volta in volta si incarna nel nemico, nell'infedele, ma anche con tutto ciò che sia capace di risvegliare le passioni, le emozioni, le pulsioni che ci riavvicinano alla nostra naturalità. La nostra parte ad un tempo più ferina e debole è rappresentata dalla donna dall’era del manicheismo giudaico-cristiano, essa diviene sineddoche del nostro essere Natura, della nostra debolezza, e in momenti particolare del Male, quel male che ci lega a doppio filo al resto degli esseri. La nostra stessa natura si fa 'dia-bolica', ossia schizofrenica, separata da sè stessa.
Il film di Trier è duro e profondo che attraversa le paure e le angosce del mondo contemporaneo, paure e angosce che sembrano il leit motive del festival di Cannes di quest’anno. Speriamo che le platee ne siano consce!
[-]
[+] eh??
(di orazioblur)
[ - ] eh??
[+] non leggete paolo antonucci - spoiler!!!!
(di eles )
[ - ] non leggete paolo antonucci - spoiler!!!!
[+] dice il finale del film non leggetelo
(di karlettinos)
[ - ] dice il finale del film non leggetelo
[+] analizzatori?
(di angelo43)
[ - ] analizzatori?
[+] che schifo !!|!!
(di bruna)
[ - ] che schifo !!|!!
|
|
[+] lascia un commento a paolo antonucci »
[ - ] lascia un commento a paolo antonucci »
|
|
d'accordo? |
|
giulia_mb
|
mercoledì 27 maggio 2009
|
capolavoro registico ma significato complesso
|
|
|
|
"Antichrist" è uno di quei film su cui uno punta diverse aspettative, quindi se non va come ti aspetti ci rimani particolarmente di sasso. Innanzitutto non è un horror, ma uno psico-thriller dalla connotazione un po' mattonesca (io pongo una sostanziale differenza tra horror e thriller e questo, nonostante alcune scene scabrose, non è un horror).
Registicamente devo dire che è girato in modo magistrale. La sequenza del "Prologo" è da manuale, rare volte ho visto un'attenzione all'estetica così curata e particolareggiata. Splendida! In ogni caso, tutto il film presenta peculiarità tecniche notevoli.
Quello che mi ha delusa è stata un po' la trama, semmai. Dato che il film si regge esclusivamente sull'interpretazione, dall'inizio alla fine, di due soli attori, e dato che è quasi totalmente privo di commento musicale, il rischio che diventasse una noia era bello alto e in parte è successo.
[+]
"Antichrist" è uno di quei film su cui uno punta diverse aspettative, quindi se non va come ti aspetti ci rimani particolarmente di sasso. Innanzitutto non è un horror, ma uno psico-thriller dalla connotazione un po' mattonesca (io pongo una sostanziale differenza tra horror e thriller e questo, nonostante alcune scene scabrose, non è un horror).
Registicamente devo dire che è girato in modo magistrale. La sequenza del "Prologo" è da manuale, rare volte ho visto un'attenzione all'estetica così curata e particolareggiata. Splendida! In ogni caso, tutto il film presenta peculiarità tecniche notevoli.
Quello che mi ha delusa è stata un po' la trama, semmai. Dato che il film si regge esclusivamente sull'interpretazione, dall'inizio alla fine, di due soli attori, e dato che è quasi totalmente privo di commento musicale, il rischio che diventasse una noia era bello alto e in parte è successo. Per 3/4 di film ci si aspetta che debba accadere chissà cosa, e lo spettatore inizia a collezionare un numero notevole di domande, per le quali, spera, ci sarà una risposta. All'ultimo quarto del film le carte in tavola cambiano, ma io ho avuto l'impressione di trovarmi in una commistione di: "Misery non deve morire", "La guerra dei Roses", "The Blair Witch Project 2" e diverse altre pellicole. Le domande cui accennato poco sopra? Eh, rimangono irrisolte. Quali non ve le dico, altrimenti vi rovinerei la sorpresa. Insomma sono uscita dalla sala con quell'amarezza in bocca tipica di quando una pellicola non viene colta o semplicemente è troppo cervellotica per essere capita al primo colpo. ebbene si, stavolta lo dichiaro: non l'ho capito!
Se qualcuno mi illustra gentilmente il significato recondito di questo film... e soprattutto degli animali che compaiono (perchè la volpe ha una campana al collo?).
[-]
[+] si vabbè...
(di giulia_mb)
[ - ] si vabbè...
|
|
[+] lascia un commento a giulia_mb »
[ - ] lascia un commento a giulia_mb »
|
|
d'accordo? |
|
alespiri
|
giovedì 4 giugno 2009
|
una lucida riflessione sul male
|
|
|
|
Sgombrate le menti dalle rimembranze dell' "Esorcista" e da altri film satanici. Siamo in un territorio diverso che spazia tra Lynch, Cronenberg, Polansky..un film esoterico-simbolico che lascia un caos vuoto nella mente che, man mano, si riempie di riflessioni e sensazioni. Il film è una tragedia familiare in cui il soprannaturale c'entra solo come riflesso delle menti stravolte dei protagonisti. Il male di tutte le donne perseguitate nei secoli in una donna; la protagonista che, in un crescente dramma di follia dissociativa, tenta di rappresentare questo male castrante in se stessa e nelle sue azioni come per riscattare qualcosa. Esso si trasferirà nel protagonista maschile che, con il suo gesto finale, pensera' di essere nel bene avendo riscattato tutto il male del femminile.
[+]
Sgombrate le menti dalle rimembranze dell' "Esorcista" e da altri film satanici. Siamo in un territorio diverso che spazia tra Lynch, Cronenberg, Polansky..un film esoterico-simbolico che lascia un caos vuoto nella mente che, man mano, si riempie di riflessioni e sensazioni. Il film è una tragedia familiare in cui il soprannaturale c'entra solo come riflesso delle menti stravolte dei protagonisti. Il male di tutte le donne perseguitate nei secoli in una donna; la protagonista che, in un crescente dramma di follia dissociativa, tenta di rappresentare questo male castrante in se stessa e nelle sue azioni come per riscattare qualcosa. Esso si trasferirà nel protagonista maschile che, con il suo gesto finale, pensera' di essere nel bene avendo riscattato tutto il male del femminile.
Splendida la fotografia e la regia attenta a creare suggestioni oniriche.
Un film ambizioso, forse troppo, con spunti filosofici, ma che non lascia indifferenti. Da vedere.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a alespiri »
[ - ] lascia un commento a alespiri »
|
|
d'accordo? |
|
ammechemmenefregamme
|
mercoledì 12 agosto 2015
|
come la corazzata di fantozzi
|
|
|
|
Più o meno penso di questo film quello che il Fantozzi pensava della Corazzata. Diciamo, per tenere una linea intellettuale di livello adeguato al contesto in cui viene collocato il regista a furor di popolo, che il film potrebbe essere definito come un'evacuazione di dimensioni importanti.
Ciò che vorrebbe risultare claustrofobico, spalmato per tutta la prima metà della pellicola, nei fatti diventa noioso e ritrito. 'Sta voce monotona che ripete, per interminabili quarti d'ora, mantra di para-psicanalisi che fanno quasi rimpiangere i libri di Fabio Volo. Le riprese a mano libera che fanno tanto indie radical chic no global anarchy in the uk. E che fanno venire il mal di mare.
Poi, tutt'ad un tratto, Lars si accorge che forse gli aforismi estrapolati dal Bignami di alta psicologia hanno un po' eroso la sacca scrotale dello spettatore e vai con la sagra dello splatter.
[+]
Più o meno penso di questo film quello che il Fantozzi pensava della Corazzata. Diciamo, per tenere una linea intellettuale di livello adeguato al contesto in cui viene collocato il regista a furor di popolo, che il film potrebbe essere definito come un'evacuazione di dimensioni importanti.
Ciò che vorrebbe risultare claustrofobico, spalmato per tutta la prima metà della pellicola, nei fatti diventa noioso e ritrito. 'Sta voce monotona che ripete, per interminabili quarti d'ora, mantra di para-psicanalisi che fanno quasi rimpiangere i libri di Fabio Volo. Le riprese a mano libera che fanno tanto indie radical chic no global anarchy in the uk. E che fanno venire il mal di mare.
Poi, tutt'ad un tratto, Lars si accorge che forse gli aforismi estrapolati dal Bignami di alta psicologia hanno un po' eroso la sacca scrotale dello spettatore e vai con la sagra dello splatter. Me lo immagino, il Lars, con il suo assistente. Che chiameremo Gigi. «Gigi, sient'ammè, te che bazzichi tutte quelle schifezze di film horror tipo Hostel, Human Centipede, Cannibal Holocaust, Tre metri sopra il cielo, eccetera. Insomma, mi aiuti con qualche idea che faccia veramente schifo? Di quelle che te le sogni di notte, che ti devi prendere il Brioschi mentre guardi il film… sai, no? Che ormai sta gente è sempre più difficile shockarla. Non sai più dove andare a parare. Oh,Gigi, quelli si riescono a guardare la D'Urso al pomeriggio.»
E allora vai con l'antitaccheggio alla gamba, la castrazione alla moda dei tagliaboschi e una bella sforbiciata alla Jean Louis David al clitoride, tanto per gradire.
Insomma.
Un esercizio di masturbazione cinematografico-psicologica che deve aver compiaciuto tanto l'autore, quanto gran parte del suo pubblico, certamente uscito dalla sala attanagliato, in cuor suo, dal dubbio: «Dico che mi è piaciuto e mi godo l'effimera sensazione di sentirmi più intelligente di quando sono entrato, oppure esprimo quello che penso e i miei amici sapientoni con la erre moscia mi mollano qui e devo chiedere l'autostop per tornare a casa?»
Uhm.
Oh belli, vi va una pizza? Bianca, magari.
Note positive: la fotografia (a tratti davvero superba), Handel e la coerenza delle fasi della depressione della protagonista, finché non va tutto in vacca.
Ora magari, prima di andare a letto, mi vado a vedere Ace Ventura.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a ammechemmenefregamme »
[ - ] lascia un commento a ammechemmenefregamme »
|
|
d'accordo? |
|
alex99
|
venerdì 12 giugno 2009
|
no.
|
|
|
|
Non ci siamo. Mangiare aria è più soddisfacente. Senza fare i finti psicologi da bar dello sport, o i falsi critici dalla penna d'ora va semplicemente detto quello che va detto. Un film povero di contenuti e di effetti. Poche idee (forse solo quella ricondocibile al prologo) e nessun epilogo di contenuto. Deriva.
|
|
[+] lascia un commento a alex99 »
[ - ] lascia un commento a alex99 »
|
|
d'accordo? |
|
kinema
|
mercoledì 2 settembre 2009
|
capolavoro mancato
|
|
|
|
Antchrist sarebbe stato un buon film, purtroppo atrocemente sfigurato dall’impulso incontrollabile del regista all’esibizionismo.
Essenzialmente potrebbe essere considerato una metafora sull’essenza del male, l’evento drammatico che si insinua nella nostra vita e la stravolge, costringendoci a trovare una soluzione per riportare l’equilibrio. Il protagonista maschile della storia, un terapeuta interpretato da Willem Dafoe, cerca infatti di far superare alla moglie (Charlotte Gainsbourg) un grave trauma causato dalla morte accidentale del loro bambino, portandola nel luogo che più le provoca ansia, il bosco di Eden (ovvissimi i riferimenti biblici). La natura di quel luogo, ostile e perversa, è l’estensione simbolica della mente sconvolta della donna, e ne rappresenta evidentemente il caos, ovvero il regno dell’Anticristo, che, sempre biblicamente parlando, non è da intendersi come persona in carne e ossa: è Essenza del Male in quanto rovescio esatto del Bene (Cristo e i valori a lui collegati); e anche il partner, volendola aiutare con le sue conoscenze terapeutiche e il suo amore (ma professionalmente, non avrebbe dovuto seguirla - Peccato Originale) viene trascinato in questo incubo.
[+]
Antchrist sarebbe stato un buon film, purtroppo atrocemente sfigurato dall’impulso incontrollabile del regista all’esibizionismo.
Essenzialmente potrebbe essere considerato una metafora sull’essenza del male, l’evento drammatico che si insinua nella nostra vita e la stravolge, costringendoci a trovare una soluzione per riportare l’equilibrio. Il protagonista maschile della storia, un terapeuta interpretato da Willem Dafoe, cerca infatti di far superare alla moglie (Charlotte Gainsbourg) un grave trauma causato dalla morte accidentale del loro bambino, portandola nel luogo che più le provoca ansia, il bosco di Eden (ovvissimi i riferimenti biblici). La natura di quel luogo, ostile e perversa, è l’estensione simbolica della mente sconvolta della donna, e ne rappresenta evidentemente il caos, ovvero il regno dell’Anticristo, che, sempre biblicamente parlando, non è da intendersi come persona in carne e ossa: è Essenza del Male in quanto rovescio esatto del Bene (Cristo e i valori a lui collegati); e anche il partner, volendola aiutare con le sue conoscenze terapeutiche e il suo amore (ma professionalmente, non avrebbe dovuto seguirla - Peccato Originale) viene trascinato in questo incubo. L’epilogo è diametralmente opposto ai valori di razionalità e solidarietà, cari alla cultura occidentale contemporanea: infatti il protagonista si accorge che i suoi strumenti sono troppo deboli per combattere una mente che ormai vive la propria identità a rovescio, attribuendo a due componenti del tutto positive della femminilità - il sesso e la maternità - caratteristiche demoniache. Anche la Natura, (attraverso i Tre Mendicanti), sembra spingerlo verso l’unica soluzione possibile: uccidere la compagna, e liberarsi così da un peso (la macina piantata nella gamba) che non gli spettava. Al di là di tutte le possibili interpretazioni, non concordo però con coloro che lo hanno definito un film misogino, in quanto la donna non appare affatto come il male in sé e per sé. La protagonista rappresenta, certamente, il caos, la “strega” nel senso più classico, ma la sua vicenda personale non rappresenta affatto quella di tutte le donne – è soltanto una donna, con i suoi, personali, problemi, tra i quali l'odio psicotico per il suo bambino. Una vicenda senza nome, come ce ne sono mille, per una donna senza nome. La scena dell’auto – infibulazione non credo sia volutamente antifemminista: è puro cattivo gusto e voglia di far scandalo a tutti i costi. Niente di sperimentale, perché è ben noto l’effetto prodotto dall’immagine di un pene che eiacula sangue, o di una vagina mutilata. Il pubblico non è così ingenuo, anzi è in grado, come ha fatto in sala, di leggere tutto l’esasperazione e il ridicolo di quel vero caos di effetti speciali. A tal punto da chiedersi se la protagonista, invece di una nemesi, non sia un transfert di Von Trier stesso: "castrarsi" per punire la propria “lussuria”, abbandonandosi a un’orgia di belle immagini, ma posate e artefatte, da spot pubblicitario, e di effetti speciali tecnicamente da horror hollywoodiano – su cui aleggia lo spettro del giuramento (infranto) di “castità” fatto per l’ormai decaduto Dogma 95.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a kinema »
[ - ] lascia un commento a kinema »
|
|
d'accordo? |
|
nivola78
|
giovedì 24 maggio 2012
|
ernia inguinale
|
|
|
|
Sono entrato in sala perfettamente sano. ne sono uscito 103 minuti dopo con un' ernia inguinale.
Difficile inquadrare questo film in una categoria precisa: horror ? no,non c è orrore. splatter ? molto poco. fantapsicologico con risvolti splatter ? psicologia spicciola,effetti speciali ridicoli. forse la categoria giusta è : Film da non fare. totalmente privo di appeal, noioso fino al sonno, storia con prologo da oscar e successivo sviluppo senza alcun significato. si salva di certo la fotografia nei primi 30 minuti di pellicola, unico aspetto davvero da menzionare.
|
|
[+] lascia un commento a nivola78 »
[ - ] lascia un commento a nivola78 »
|
|
d'accordo? |
|
paolo antonucci
|
venerdì 22 maggio 2009
|
essere dia-bolici
|
|
|
|
Non sono d'accordo, probabilmente a torto, che Trier voglia qui mettere in campo le proprie angosce nei confronti del genere femminile. Tutt'altro. Pare che il regista danese sia qui ad un ripensamento del suo percorso, come stesse facendo il punto sulla propria carriera dopo il progetto partito con Dogville. Esplicito pare il riferimento a delle atmosfere di Lo specchio o Solaris di Tarkoskij cui per altro il regista, non ironicamente, dedica l'opera. Viene da pensare che i giornalisti e il pubblico presente in sala a Cannes abbiano ormai stomaci fin troppo pasciuti per interrogarsi sul perché di una scelta, e preferiscano dare sfogo alla propria pinguitudine fischiando e rimbrottando ciò che per essere colto richiederebbe almeno un pò di attenzione e impegno.
[+]
Non sono d'accordo, probabilmente a torto, che Trier voglia qui mettere in campo le proprie angosce nei confronti del genere femminile. Tutt'altro. Pare che il regista danese sia qui ad un ripensamento del suo percorso, come stesse facendo il punto sulla propria carriera dopo il progetto partito con Dogville. Esplicito pare il riferimento a delle atmosfere di Lo specchio o Solaris di Tarkoskij cui per altro il regista, non ironicamente, dedica l'opera. Viene da pensare che i giornalisti e il pubblico presente in sala a Cannes abbiano ormai stomaci fin troppo pasciuti per interrogarsi sul perché di una scelta, e preferiscano dare sfogo alla propria pinguitudine fischiando e rimbrottando ciò che per essere colto richiederebbe almeno un pò di attenzione e impegno. Inoltre la coerenza del film sembra data dal piglio razionale di Dafoe che cela in realtà le proprie angosce. La misoginia medievale e moderna ha lo stesso grado di irrazionalità dell'analisi/terapia attuata dal marito sulla moglie/Gainsbourg: entrambe proiettano paure e spettri in un’analisi sedicente scientifica, la cui base è poco più di una petizione di principio ( «sono un medico migliore perché ho avuto più pazienti» dice all’incirca il marito dottore sottraendo la moglie alle cure di un amico specialista). Che un'analista non possa avere relazioni col proprio paziente è un fondamento della cura psicanalitica liberamente, figuriamoci se la paziente possa essere addirittura la stessa moglie. L’analista sarebbe emotivamente coinvolto, così come lo è nel film (sarà lui alla fine ad uccidere sua moglie espiando la colpa di entrambi). Il marito non accetta la cura che la moglie sta seguendo perché paradossalmente non lo coinvolge; egli non mette in campo le sue di angosce avendo la pretesa di aver già risolto tutto. Ma ciò è solo apparente. Tuttavia, c'è qualcosa che va al di là del semplice dramma analitico e sconfina nel mondo dei simboli coinvolgendo una riflessione antropologica sul modo in cui la nostra società abbia trattato le proprie angosce, indentificando il male col nemico, con l'infedele, ma anche con tutto ciò che risvegliava le proprie passioni, le emozioni, le pulsioni, ossia la nostra parte ad un tempo più ferina e debole. La donna nell’era del manicheismo giudaico-cristiano, sineddoche del nostro essere Natura, della nostra debolezza, del Male. Il progresso umano non fa altro che allontanarci dalle nostre pulsioni spesso relegandole nelle cliniche o dal terapeuta, rifiutando ciecamente di accoglierle. Anche questa caccia cieca contro di esse è frutto della nostra stessa natura 'dia-bolica', ossia schizofrenica, separata da sè stessa.
L’Eden è il punto in cui l’uomo si confronta con Dio, qui la pioggia di semi di quercia diventa l’incombenza della Natura sull’Essere, vero terrore umano, ma mentre in Solaris essa cadeva nella casa rendendo la materialità di un mistero che si perpetua, qui questo mistero assume connotati sinistri, come un’infinità di delitti commessi in nome della rimozione del nostro essere natura.
[-]
[+] complimenti
(di alespiri)
[ - ] complimenti
|
|
[+] lascia un commento a paolo antonucci »
[ - ] lascia un commento a paolo antonucci »
|
|
d'accordo? |
|
spoerri
|
venerdì 12 giugno 2009
|
cu cu? distribuzione??
|
|
|
|
Nella mia città (Pesaro) dell'anticristo nemmeno l'ombra! Intendo quello di cellulosa (e neanche in carne ed ossa per fortuna... vedi il risulato delle nostre comunali e provinciali.... ma questa è un'altra storia!!).
Perchè?
Distribuzione guarda che è così che incrementi la pirateria perchè la gente se è comunque è disposta ancora ad andare al cinema ma un film non riesce a vederlo se lo scarica! Personalmente non è il mio caso e non per falso moralismo: semplicemente è perchè neanche sotto tortura mi guarderei un film registrato in sala con mezzi nel migliore dei casi approssimativi e con audio indecente ma moltissimi altri non si fanno tali scrupoli!!
|
|
[+] lascia un commento a spoerri »
[ - ] lascia un commento a spoerri »
|
|
d'accordo? |
|
aurora m.
|
mercoledì 26 ottobre 2011
|
un viaggio nella psiche del celebre regista danese
|
|
|
|
"Antichrist" si apre con una lunga scena che alterna due momenti contemporanei di una notte invernale: il rapporto sessuale intenso tra un uomo (Willem Dafoe) e una donna (Charlotte Gainsbourg), reso meno "diretto" dalla suadente colonna sonora, e l'uscita del loro bimbo dal box e la sua successiva fatale caduta dalla finestra.
La tragedia della morte accidentale del figlioletto getta la coppia nella più totale disperazione, dalla quale però la donna non riesce assolutamente ad uscire. Il marito, psicoterapeuta, decide di aiutare la moglie ad uscire da questa sofferenza insopportabile, anzichè lasciare il compito ad esperti non coinvolti direttamente dalla tragedia.
[+]
"Antichrist" si apre con una lunga scena che alterna due momenti contemporanei di una notte invernale: il rapporto sessuale intenso tra un uomo (Willem Dafoe) e una donna (Charlotte Gainsbourg), reso meno "diretto" dalla suadente colonna sonora, e l'uscita del loro bimbo dal box e la sua successiva fatale caduta dalla finestra.
La tragedia della morte accidentale del figlioletto getta la coppia nella più totale disperazione, dalla quale però la donna non riesce assolutamente ad uscire. Il marito, psicoterapeuta, decide di aiutare la moglie ad uscire da questa sofferenza insopportabile, anzichè lasciare il compito ad esperti non coinvolti direttamente dalla tragedia. Ma la donna naviga nel suo dolore, che si fa sempre più intenso, disperato e violento. Sembra non poterne più uscire. La donna manifesta continuamente stati emotivi alterni: furia, dolore disperato, voracità sessuale. L'uomo decide allora di risalire alla fonte del problema, all'originario punto di innesco del dolore della compagna; il che porterà la coppia ad afrontare un viaggio fisico verso la loro casa nel bosco, e uno psicologico verso quello che sarà, contrariamente alle loro speranze, l'inizio della fine.
Guardando questo film, non può non venire in mente, la dicotomia freudiana "Eros e Thanatos", l'impulso verso l'amore e quello verso la morte. Già introdotto fin dal principio del film, il sesso in questo film (come in molti altri di Von Trier) gioca un ruolo chiave. Desiderato dall'uomo, reso fonte di violenza dalla donna, riflette l'idea che Lars von Trier ha della nostra natura sessuale: impulso primariamente benefico che si trasforma nelle mani della donna in una potenza distruttiva e autodistruttiva. Nella sessualità della donna, il regista sembre scorgere una natura quasi demoniaca, facendo trasparire la sua difficoltà nelle relazioni con il femminile; cosi come demoniaca ci appare anche la Natura, che anzi si manifesta come la Madre del Male.
Alcune scene di questo film sono decisamente forti, crude, sconvolgenti e angoscianti. Ma, a ben pensarci, questi aggettivi costituiscono generalmente la filmografia di Von Trier. In questo ambito perciò niente di nuovo. Incredibilmente nuova è però la sconvolgente sincerità con cui il regista ci apre la sua mente. Il termine "aprire" non è affatto casuale, in quanto guardando questo film abbiamo la sensazione che il regista ci stia letteralmente proiettando nella sua mente. In realtà però, il percorso è inverso: non siamo noi ad entrare nella psiche del regista/uomo Lars von Trier, ma è lui ad aprirsi totalmente a noi spettatori.
Come ogni viaggio nella psiche di un altro essere umano, ci imbattiamo in immagini e pensieri inquietanti, crudeli, meravigliosi, stupefacenti, irrazionali, inimmaginabili. Non c'è perciò da stupirsi che il film e il suo geniale regista abbiano incontrato resistenze e difficoltà.
Questo film è nato dopo anni di profonda depressione del regista, depressione dalla quale Lars Von Trier non ha mai sostenuto/smentito di essere uscito. E' un film a mio parere molto forte, sconvolgente, crudo, di difficile comprensione.. un pò come l'uomo che lo ha partorito. Di una genialità più unica che rara, questo film è il testamento psicologico che Lars von Trier lascia al suo pubblico, a chi lo ama e a chi lo odia; ma che forse lascia anche a se stesso, dando libero sfogo a ciò che ha dentro.
[-]
[+] parafrasando woody allen..
(di paskmark)
[ - ] parafrasando woody allen..
|
|
[+] lascia un commento a aurora m. »
[ - ] lascia un commento a aurora m. »
|
|
d'accordo? |
|
|