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Come al solito Lars Von Trier non smette di stupirci o inorridirci con le sue opere, così strazianti e visivamente scioccanti, ma anche così profonde e simboliche, aiutate da una fotografia bellissima.
In “Antichrist” ci viene offerta una superba prestazione da parte del regista, che decide di affrontare i fantasmi della sua appena passata depressione, che si denuda ad un tema di difficile digeribilità, che fa contorcere lo stomaco a noi: la donna vista come essere ambiguo e malvagio, come essere più vicino alla natura e alla sua crudeltà.
Levando il fatto che dissento totalmente con i temi preposti da Trier, mi trovo ad analizzare un'opera mistica e psichedelica, fatta di fotografie simboliste che ricordano il regista russo Andreij Tarkovskij (film dedicato alla sua memoria), a cui come Trier, piaceva farle in suggestive scenografie di boschi, e scene girate con slow motion che ne indicano sublimazione e meraviglia fino a quelle soggettive che seguono da vicino i due protagonisti, che ci presentano una realtà sinistra e malefica.
Poi, noi tutti sappiamo che Von Trier, riesce a tirare fuori il meglio dai suoi attori, sottoponendoli a prove psicologiche massacranti, ma il risultato è sempre una prova eccelsa da parte loro, e non fanno eccezione i bravissimi Willem Defoe e Charlotte Gansbourg (Palma d'oro a per lei) che vestono in maniera maledettamente straziante e vera i volti dei genitori addolorati dalla perdita del figlioletto, denotandone le diversità tra loro: razionale psicoterapeuta lui, sofferente e autolesionista lei.
La storia, in questo calderone di simbolismo e di masochismo, un po' si perde, a favore di scene di raccapricciante visione, che ti fanno quasi per forza voltare la faccia dall'altra parte, e anche a favore di analisi psicologiche complesse, che possono farti riflettere.
“Antichrist” è un film che va capito, perché con un'analisi superficiale si fa presto a gettarlo alle ortiche e bollato come “perversione”, e io credo che, si tratti di un lavoro estremamente difficile e duro, ma pieno di bellezza e ricco di riferimenti importanti (che non condivido) sulla sofferenza interiore. Lars, mi hai sconvolto ma anche deliziato, stavolta.
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