maria
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venerdì 23 gennaio 2009
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banale
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scorre piacevolmente ma come (quasi) tutti i film di Woody Allen aspetti con ansia un finale e un senso che non arrivano mai...
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marvelman
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martedì 20 gennaio 2009
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rivedendolo mi ha deluso molto !!!
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Non è un capolavoro , è piuttosto scontato e si salva solo il bellissimo Bardem , la Cruz e la Johannson recitano da cani e sono pure brutte , la stella in più è solo per Javier !!!
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(di m)
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divas
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lunedì 19 gennaio 2009
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il genio woody e la splendida penelope
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E fu così che Vicky e Cristina arrivarono in una calda estate a Barcellona: due amiche che hanno molte cose in comune ma tante differenze quando si parla d’amore.
Vicky (Rebecca Hall) è ben salda sui suoi principi, sta per sposarsi ed è inesorabilmente convinta delle sue scelte.
Scarlett Johansson, nei panni di Cristina, è invece una ragazza idealista, dedita all’arte e con una particolare vocazione per la trasgressione.
Come reagiranno alla proposta di Juan Antonio (Javier Bardem) di trascorrere un fine settimana di sesso a Oviedo?
Ed ecco che la parodia degli stereotipi viene orchestrata da Woody Allen con ironia e senza banalità. Il regista ci fa vedere, anche con l’aiuto di una voce fuori campo, come tutte le posizioni e le attitudini alla vita possono essere attaccate.
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E fu così che Vicky e Cristina arrivarono in una calda estate a Barcellona: due amiche che hanno molte cose in comune ma tante differenze quando si parla d’amore.
Vicky (Rebecca Hall) è ben salda sui suoi principi, sta per sposarsi ed è inesorabilmente convinta delle sue scelte.
Scarlett Johansson, nei panni di Cristina, è invece una ragazza idealista, dedita all’arte e con una particolare vocazione per la trasgressione.
Come reagiranno alla proposta di Juan Antonio (Javier Bardem) di trascorrere un fine settimana di sesso a Oviedo?
Ed ecco che la parodia degli stereotipi viene orchestrata da Woody Allen con ironia e senza banalità. Il regista ci fa vedere, anche con l’aiuto di una voce fuori campo, come tutte le posizioni e le attitudini alla vita possono essere attaccate. Il “no” stonato, talmente stonato da diventare un “ni” di Vicky, e il “sì” a tutti i costi di Cristina si intrecciano in dialoghi volutamente falsi e banali, che in nessun caso potranno mai convincerci a simpatizzare per una delle due. E Juan Antonio porta la maschera di un damerino, di un bohemien, l’artista dissoluto e seduttore che mai e poi mai, almeno in quei termini, potrebbe conquistare nella vita reale il cuore di più donne.
Ma se pensaste che una volta concluso il Dismissed, il film volga al termine vi sbagliate di grosso.
Nella casa della coppia irrompe Penélope Cruz, alias Maria Elena, ex moglie di Juan…e lo fa con tutta la sua carica e con la sua pistola (carica anche quella!) per creare nuovamente un triangolo. E sarebbe forse il caso di cantarlo “no, il triangolo no, non l’avevo considerato”, perché ci starebbe davvero bene tra le musiche del film, se non fossero già dei tormentoni che ci accompagnano per i novanta minuti.
Woody Allen insomma ci porta a spasso per Barcellona come se fossimo dei turisti, mette in scena vari aspetti della vita (dall’amore alla gelosia, dalla trasgressione alla follia) e insinua il dubbio là dove regna la certezza, la naturalezza là dove sembra che la pazzia dilaghi. E lo fa senza annoiarci ma divertendo, senza pretendere dallo spettatore un giudizio morale. Al contrario, quando il marito di Vicky si erige a giudice, sappiamo tutti quanto sia a sproposito: è un mondo, quello di Allen, dove né il “sì” né il “no” sono delle risposte. L’unica vera risposta aderente alla realtà è l’insoddisfazione che accomuna tutti i personaggi e quel mostro che si chiama desiderio: questo può essere o un bel ricordo o un grande rimorso.
Ed è in mezzo ai rimorsi e ai ricordi tra le vie di Barcellona che lasciamo Penélope Cruz, anello fondamentale di “Vicky Cristina Barcelona”, una commedia che non è proprio commedia, un dramma non proprio drammatico. E c’è chi dice che dovrebbe essere candidata all’Oscar per la sua parte, in attesa di vedere cosa riuscirà a tirare fuori Almodovar in “Abrazos Rotos”. Intanto il grande Woody Allen ha saputo fare ancora una volta del suo meglio, creando un’altra brillante storia, stavolta piena di Spagna.
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teo
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giovedì 1 gennaio 2009
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alchimie d'amore
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Accoppiate impossibili. Rincorse amorose. Trasgressioni. Ricerche esistenziali. Trasgressioni indotte ed alimentate dalle atmosfere eroticamente suggestive di una città così fascinosamente onirica come Barcellona. E ricerche esistenziali che non possono portare a nulla, in effetti, se non ad indurre l’amara sensazione dell’incompiutezza del destino. “Vicky Cristina Barcelona” è questo ed altro. Un’opera vivace, spumeggiante, coinvolgente, accattivante, ma irrimediabilmente sconfortante, avvilente, malinconica. Woody Allen (mai stato così pessimista) ritorna alla grande con uno dei film più bollenti della stagione, nel quale dimostra tutta la sua maturità umana e registica. La voce fuori campo, sebbene un po’ troppo invadente e didascalica, è un efficace contraltare tra la natura intima delle gioiose alchimie d’amore dei protagonisti e il distacco ideologico, in cui si pone appunto Allen, atto a descrivere, con un certo tocco di freddezza, l’eterno e irrefrenabile incontro (scontro) uomo-donna.
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Accoppiate impossibili. Rincorse amorose. Trasgressioni. Ricerche esistenziali. Trasgressioni indotte ed alimentate dalle atmosfere eroticamente suggestive di una città così fascinosamente onirica come Barcellona. E ricerche esistenziali che non possono portare a nulla, in effetti, se non ad indurre l’amara sensazione dell’incompiutezza del destino. “Vicky Cristina Barcelona” è questo ed altro. Un’opera vivace, spumeggiante, coinvolgente, accattivante, ma irrimediabilmente sconfortante, avvilente, malinconica. Woody Allen (mai stato così pessimista) ritorna alla grande con uno dei film più bollenti della stagione, nel quale dimostra tutta la sua maturità umana e registica. La voce fuori campo, sebbene un po’ troppo invadente e didascalica, è un efficace contraltare tra la natura intima delle gioiose alchimie d’amore dei protagonisti e il distacco ideologico, in cui si pone appunto Allen, atto a descrivere, con un certo tocco di freddezza, l’eterno e irrefrenabile incontro (scontro) uomo-donna. In questa atmosfera (inizialmente) così gioiosa e frizzante, “Vicky Cristina Barcelona”, purtroppo, si abbandona frequentemente ad un’inutile loquacità dialogica, cadendo a volte in una disturbante ovvietà narrativa.
Scarlett Johansonn e Rebecca Hall (di una bellezza mozzafiato) sono bravine, ma di certo non eguagliano il fascino e il carisma di una quanto mai in profumo di Oscar Penelope Cruz: stupendamente palpitante nelle sue grottesche esternazioni nevrasteniche e commovente nei momenti in cui vengono fuori tutte le fragilità interiori. E poi, l’immagine di lei che schizza animatamente i colori su di una tavola bianca stesa per terra è, certamente, di quelle che rimangono scolpite nei proibiti sogni maschili. Javier Bardem, in un ruolo totalmente agli antipodi di quello dell’assassino de “Non è un paese per vecchi”, da cui si porta dietro lo sguardo un po’ tenebroso, è totalmente a suo agio nei panni di Juan Antonio, pittore dedito al surrealismo artistico e alla continua ricerca di un’avventura amorosa.
In questo andirivieni di ripicche sentimentali, litigi, colpi di pistola, instabilità morali, l’etica di Allen (che non riacquista comunque la freschezza dei film precedenti) si afferma meravigliosamente. Quando si esce dalla sala, resta in bocca, quindi, quell’ amara sensazione propria del suo cinema. Così come resta l’immagine di Vicky e Cristina che, con lo sguardo disilluso, sono pronte a far ritorno alle loro vite precedenti, come se il ricordo di quell’ estate a Barcellona si fosse dissolta insieme ai loro sogni.
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vincenzo carboni
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giovedì 25 dicembre 2008
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qualcosa sta cambiando
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Vengo trascinato da una amica al cinema. Non mi piace andare al cinema. Preferisco la classicità alle strenne dei tanto citati festival, quindi conservo in casa un piccolo santuario formato dalla mia vecchia TV a tubo, un divano nemmeno troppo comodo, e una serie di DVD che trasmetto nel mio personalissimo palinsesto. Vedere Allen poi mi dà l'impressione di incontrarmi con una persona interessante certo, ma che conosco già e da cui non mi aspetto più sorprese. Eppure... La storia di Vicky e Cristina mi commuove già dalle prime immagini, mi fa sorridere, mi fa essere indulgente con i personaggi e con i miei altrettanto goffi tentativi di cercare un senso dentro l'amore, dentro un potere cioè a cui attribuiamo la capacità di trasformare le cose e noi stessi.
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Vengo trascinato da una amica al cinema. Non mi piace andare al cinema. Preferisco la classicità alle strenne dei tanto citati festival, quindi conservo in casa un piccolo santuario formato dalla mia vecchia TV a tubo, un divano nemmeno troppo comodo, e una serie di DVD che trasmetto nel mio personalissimo palinsesto. Vedere Allen poi mi dà l'impressione di incontrarmi con una persona interessante certo, ma che conosco già e da cui non mi aspetto più sorprese. Eppure... La storia di Vicky e Cristina mi commuove già dalle prime immagini, mi fa sorridere, mi fa essere indulgente con i personaggi e con i miei altrettanto goffi tentativi di cercare un senso dentro l'amore, dentro un potere cioè a cui attribuiamo la capacità di trasformare le cose e noi stessi. Questa fiducia, o -meglio- questa ‘fede’ mi fa sempre commuovere. Credo sia questa una delle poche aree di candore quasi fanciullesco che rimangono da vivere ad un uomo. Vicky -incerta e tormentata- è pronta a considerare la sofferenza come parte della gioia di vivere. Questa inevitabilità è spesso così poco ‘pensabile’, tanta è l’energia che mettiamo a ricacciare indietro il dolore derivante dall’amore. Cristina -certa di sè e delle cose che vuole- pianifica la propria vita separando ciò che è lecito da ciò che non lo è, tanto da pensare di poter sovrapporre questo piano della ragione a quello della propria esistenza. Crede cioè di poter fare diventare esperienza questo livello morale. Ma la storia non ha esperienza, la vita non ha esperienza, non dovrebbe averne. L’unica ‘esperienza’ possibile che facciamo è quella con noi stessi, e la scarsa conoscenza che ce ne viene -per paradosso- dovrebbe bastare a cacciarci nei guai con una protezione di noi stessi e dell’altro ogni volta più affinata. Il film di Allen è di fatto un film di formazione, la storia cioè di questa esperienza, di questa rete per noi e per l’altro, che si distrugge nell’attimo stesso in cui si crea e la cui esistenza può essere avvertita solo per fede. Barcellona è Josè Antonio, un uomo che può apparire d’impatto come un cliché esotico. Sua moglie ha avuto con lui un rapporto violento quasi fino all’omicidio, quindi Josè ha tutta l’aria di sapere cosa vuol dire soffrire ed amare, con un talento non da poco ad evitare una medietà tra questi opposti, anzi cadendoci dentro. E’ un’artista. L’arte come via di fuga? Come illusione di comprensione del vivere e morire (Paolo Conte: ‘Blue tangos’)? Questa illusione è il salvagente a cui aggrapparci. Allen la conosce bene tanto da utilizzare il cinema per sè come il lettino di uno psicanalista, come una lente per ingrandire i dettagli dei sentimenti, quelli sulla soglia, quelli che aspettano di essere vissuti e sono stanchi di fare anticamera. Vicky, Cristina e Josè aprono quella porta, ognuno secondo le proprie esitazioni, e la cosa curiosa è che l’infelicità che ne scaturisce non è a loro infelice. Lo sguardo delle due donne al ritorno negli USA sembra vedere il mondo rovesciato, in un modo che non permette più un riconoscimento. Niente è più come prima. Da quando ho visto il film ho ancora in bocca il sapore dolce-amaro di qualcosa di buono, come assaggiare un buon vino (o magari -visto che Allen è entrato in argomento- il sapore del bacio di una donna che si avverte a giorni di distanza, e che ti rimane addosso come un avvertimento: qualcosa forse sta cambiando...). Qualcosa sta cambiando, e nessuno può farci proprio niente.
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(di elisa)
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roberbolgn
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giovedì 25 dicembre 2008
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un filmino di poca sostanza
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una storia fragile fragile per protagonisti poco credibili, sostanzialmente noiosa, direi da sbadiglio sorridente. Un passo indietro di Woody che cinguetta sempre il suo cinemino colto ma abbastanza monotematico. Un grande quasi grande.
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agente al cairo
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lunedì 8 dicembre 2008
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america vs europa
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davvero un film ben riuscito: ma il gioco d'amore e seduzione e' solo una lettura apparente,almeno se relegata ai soli rapporti personali.Mi colpisce piu' vedere la cattiveria di Allen rivolta verso un'America che se cade nella seduzione Europea ne esce senza capire alcunche',rinunciataria e al sicuro dentro le proprie paure.
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alextattoli
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domenica 7 dicembre 2008
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intervento riuscito
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woody ci azzecca ancora.
prende il solito groviglio umano di sconclusionata complicatezza e la ripropone con guizzo e frizzante scioltezza.
dialoghi calzanti. intrigo. la storia sta in piedi nelle sue stesse lacune narrative. nessuno si chiede perché o percome. la vita ha il spravvento sul resto.
la vicenda scivola via senza pretendere di accattivare l'intelletto o il cuore. senza accorgersene ci si ritrova fuori dalla sala coi propri crucci erotici e sentimentali bolliti fuori e senza un libretto di istruzioni.
attori perfettamente in grado e macchina da presa in ottima forma.
sopra la media.
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lotai
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domenica 23 novembre 2008
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un film che vuole spiegare l'amore...
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E' un'opera d'arte, come lo sono i dipinti di Maria Elena, complicati e passionali, è un concentrato di colore, sentimento, creatività...
Si riconosce subito lo zampino di Woody Allen, anche se questo film non è come gli altri. E' una commedia un po' artistica, un po' riflessiva, che trasmette voglia di vivere, di realizzare i sogni, di esprimere la nostra personalità.
Sono tre ragazze le protagoniste, Vicky e Cristina, due turiste americane, e Maria Elena, tutte legate a un uomo, Juan Antonio, artista dalla vita complicata e impetuosa.
Mi piace tanto Cristina, interpretata da Scarlett Johansson, con i suoi sogni, le sue passioni, il colore dei suoi capelli, e la sua visione della vita, romantica, tragica e fatta di libero pensiero.
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E' un'opera d'arte, come lo sono i dipinti di Maria Elena, complicati e passionali, è un concentrato di colore, sentimento, creatività...
Si riconosce subito lo zampino di Woody Allen, anche se questo film non è come gli altri. E' una commedia un po' artistica, un po' riflessiva, che trasmette voglia di vivere, di realizzare i sogni, di esprimere la nostra personalità.
Sono tre ragazze le protagoniste, Vicky e Cristina, due turiste americane, e Maria Elena, tutte legate a un uomo, Juan Antonio, artista dalla vita complicata e impetuosa.
Mi piace tanto Cristina, interpretata da Scarlett Johansson, con i suoi sogni, le sue passioni, il colore dei suoi capelli, e la sua visione della vita, romantica, tragica e fatta di libero pensiero.
Anticonformista. Sognatrice. Libera. E "sicura solo di quello che non vuole".
Al contrario dell'amica Vicky, che pensa al matrimonio come la realizzazione della sua vita, ma si troverà confusa e innamorata, di un amore impossibile.
E' bellissimo il personaggio di Maria Elena, pittrice passionale ed eccentrica, con la sua follia di artista, gli scontri con il compagno Juan Antonio, il loro amore-odio. Eh si, perché "l'amore inappagato è il vero romantico".
Adoro il sole e gli sfondi della Catalunya, l'arte che emanano la musica delle chitarre, gli scatti di Maria Elena, una tormentata Penelope Cruz, la colonna sonora, così dolce e travolgente.
E' un film che vuole dare emozioni, vuole cercare di spiegare l'amore, con la ricerca di una vita fuori dagli schemi, con l'arte, con gli schizzi di colore, con la poesia.
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elisa
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venerdì 21 novembre 2008
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verita' e finzione
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"Vicky e Cristina sono buone amiche anche se hanno visioni completamente diverse della realtà. Di fronte ad una proposta considerata 'indecente' per Vicky, ma 'interessante' per Cristina, la prima si mostrerà avversa spinta dalla ragione, o meglio, dalla finzione che è artificio dell' uomo; la seconda si mostrerà subito accondiscendente spinta dalla passione che è propria della realtà. In seguito Vicky sarà protagonista della vincita delle passioni sulla finzione, che verrà però dalla stessa giustificata con un ritorno all' inganno che vede l' amore fisico come elemento imprescindibile dall' amore mentale. Una forte delusione sarà conseguenza di questa finta realtà. Chiusa nella sua delusione, Vicky assisterà alla nascita di un amore, del quale Cristina sarà protagonista, libero da finzioni, pregiudizi e da differenze sessuali, manifestata da un triangolo amoroso che dà libero sfogo alle passioni, ai sentimenti.
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"Vicky e Cristina sono buone amiche anche se hanno visioni completamente diverse della realtà. Di fronte ad una proposta considerata 'indecente' per Vicky, ma 'interessante' per Cristina, la prima si mostrerà avversa spinta dalla ragione, o meglio, dalla finzione che è artificio dell' uomo; la seconda si mostrerà subito accondiscendente spinta dalla passione che è propria della realtà. In seguito Vicky sarà protagonista della vincita delle passioni sulla finzione, che verrà però dalla stessa giustificata con un ritorno all' inganno che vede l' amore fisico come elemento imprescindibile dall' amore mentale. Una forte delusione sarà conseguenza di questa finta realtà. Chiusa nella sua delusione, Vicky assisterà alla nascita di un amore, del quale Cristina sarà protagonista, libero da finzioni, pregiudizi e da differenze sessuali, manifestata da un triangolo amoroso che dà libero sfogo alle passioni, ai sentimenti. Ciò andrà a descrivere la realtà, che però sarà poi rifiutata dalla stessa Cristina che sceglierà di non viverla oppressa dalla finzione. Un ulteriore ricaduta di Vicky nel mondo reale dimostrerà come la paura di uscire al di fuori della tranquillità propria della finzione, la riporterà subito nell' inganno. La verità è che esistono due mondi paralleli, resi distinti da barriere artificiali. Da una parte la finzione, dall' altra la realtà.
Chi da sempre vive nella falsità ha il timore di oltrepassare tali barriere, chi da sempre vive nella realtà non necessita dell' inganno."
Elisa Fracassi
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[+] inganno e realtà
(di vincenzo carboni)
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